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Gravina interrogato per due ore, l’accusa: autoriciclaggio

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FIGC, Gravina

Gravina sentito dalla procura di Roma per il caso sollevato dai dossier di Perugia. “Ora voglio i nomi dei mandanti, stanco delle falsità sui media”.

Il presidente della Federcalcio ha voluto l’incontro con il procuratore Francesco Lo Voi per “chiarire la sua posizione”.
Quindi la sua iscrizione nel registro degli indagati è “tecnica”.

I legali: “Ci auguriamo che presto emerga la verità”

L’accusa è di autoriciclaggio ma secondo gli avvocati, Leo Mercurio e Fabio Viglione, si tratta di “Intollerabili strumentalizzazioni”.
Per la Direzione nazionale antimafia Gabriele Gravina avrebbe compiuto diverse attività illecite. 

In particolare, come riportato da Ansa e dal quotidiano La Stampa, si parla dell’assegnazione del bando del 2018 per il canale tematico della Lega Pro di calcio alla Isg Ginko, per il quale avrebbe intascato delle tangenti.

Si parla di cifre pari a 250 mila euro e 350 mila euro, giustificate con la compravendita di una collezione di libri antichi, soldi poi utilizzati per l’acquisto di un appartamento a Milano per la figlia della sua compagna.

Prove bancarie sembrano smentire questo giro di soldi, oltre a riferimenti temporali che non combaciano con le ricostruzioni del dossier.

Cosa deve aspettarsi Gravina

Non è ancora chiaro come procederanno gli inquirenti di Roma, che dovranno anche coordinarsi con i pm di Perugia.

Nel capoluogo umbro è in corso l’indagine per abuso d’ufficio e falso nei confronti del finanziere Pasquale Striano e del pm della Dna Antonio Laudati. In questa inchiesta il presidente della FIGC era stato ascoltato come testimone.

Sembra che Striano abbia inizialmente ricevuto una “soffiata” sulla questione Lega Pro e che poi abbia ottenuto altre informazioni su Gravina da Emanuele Floridi, uomo vicino a Claudio Lotito.

Lotito coinvolto nel caso Gravina

Claudio Lotito

Da parte sua il presidente della Lazio, sentito anche lui dai pm umbri, nega qualsiasi coinvolgimento nel pilotaggio delle operazioni contro Gravina.

Il caso

Striano ha effettuato migliaia di accessi alle banche dati delle Sos (Segnalazioni operazioni sospette): tra i suoi bersagli ci sono politici, calciatori, vip.

Nessun ricatto ma il passaggio di informazioni a giornalisti “amici”. Come quelle riguardo Guido Crosetto arrivate sulle pagine del quotidiano Domani che hanno poi dato il via all’inchiesta di Perugia.

 

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Fiorentina, Goretti: “Non siamo squadra. I tifosi sono venuti a Reggio Emilia, noi no”

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Roberto Goretti commenta a DAZN e in conferenza stampa la sconfitta della Fiorentina contro il Sassuolo, analizzando uno dei momenti più difficili della storia recente viola.

Roberto Goretti ha parlato ai microfoni di DAZN dopo Sassuolo-Fiorentina, analizzando uno dei momenti più bui e delicati della squadra viola nelle ultime settimane.

Sul momento buio:

“C’è una presa di coscienza ancora più forte della situazione – ha spiegato Vanoli –. Dopo Bergamo la società ha chiamato i nostri tifosi, ma noi no. Abbiamo dimenticato di venire in Reggio Emilia e dimostrato che non siamo squadra. Ci sono aspetti positivi, ma oggi questo non è successo. Se non si trova la chiave emotiva per risolvere il blackout, continueremo a partire male, e questo non va bene”.

Sulla partenza positiva e la mancanza di fiducia:

“Se non c’è fiducia tra compagni, collaborazione e aiuto reciproco, diventa chiaramente una situazione difficile. Bisogna ritrovare le piccole cose che, messe tutte insieme, sono determinanti. E’ ora passata di farlo”.

Fiorentina, le parole di Goretti in conferenza stampa

Momento della squadra.

“Nelle ultime partite credo di aver visto dei passi in avanti, oggi siamo tornati indietro. ogni palla buttata in area di rigore dimostrano che non c’è una sufficiente connessione e un grado di fiducia tra i giocatori, e questo dimostra che siamo obbligati a trovarla in una situazione che è difficile, molto difficile, ma è vietato mollare, è vietato cedere terreno, ma è vietato retrocedere”.

Vanoli.

“Chi fa un’analisi con un giusto spirito critico è ben accetto sempre. Più volte bisogna prendere decisioni anche drastiche, a volte decise, bisogna capire la situazione, , bisogna essere realisti e bisogna agire”.

Rigore contestato da Kean e Mandragora.

“Questa è una cosa che non mi piace e non è neanche la prima volta che la facciamo, quindi non mi piace doppiamente”.

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Lazio, Lotito denuncia minacce e pressioni: “Costretto a rivolgermi alle istituzioni”

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Lazio

Il presidente della Lazio presenta denuncia dopo intimidazioni, campagne diffamatorie e notizie false tese – secondo i pm – a spingerlo a cedere il club. Cinque gli indagati.

Il patron della Lazio, Claudio Lotito, rompe il silenzio e passa al contrattacco. Il presidente biancoceleste ha presentato denuncia per una serie di minacce, pressioni e false informazioni circolate via social, mail e telefonate anonime, che – secondo quanto riferito – miravano a costringerlo a vendere la società.
Mi sono rivolto alle istituzioni perché, più volte, sono stato minacciato di morte. Ho raccontato tutto ciò che è accaduto e l’autorità giudiziaria ha poi agito di conseguenza”, ha dichiarato Lotito.

Lazio, la reazione di Lotito

Nel decreto di perquisizione, i magistrati parlano di “un disegno ampio e unitario” volto da un lato a diffondere notizie false per abbassare il valore del titolo in Borsa, e dall’altro a indurre l’azionista di maggioranza a cedere il pacchetto di controllo. Gli indagati avrebbero utilizzato i social e una testata online, “Millenovecento”, per rilanciare notizie infondate sulla presunta vendita imminente della Lazio e sull’idea attribuita a Lotito di far retrocedere volontariamente la squadra per ottenere il cosiddetto “paracadute” economico.

Lazio

Diverse le segnalazioni che hanno dato il via all’inchiesta: uno striscione esposto in piazza del Parlamento con la scritta “Lotito libera la Lazio”, una telefonata con minacce di morte e varie e-mail dal contenuto offensivo. Le indagini proseguono per chiarire la portata del presunto piano di pressione ai danni del presidente biancoceleste.

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Esteri

Turchia, caso scommesse in SuperLig: in manette anche calciatori di Galatasary e Fenerbahce

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Besiktas

Nuovo scandalo scommesse nel mondo del calcio. In Turchia sono stati emessi mandati di arresto per 46 persone tra arbitri e tesserari. Tra i fermati anche calciatori di Fenerbahce e Galatasaray.

Non si ferma lo scandalo legato alle partite pilotate per le scommesse scoppiato in Turchia negli scorsi mesi. Come riportato dai media turchi, nella giornata di oggi sono stati emessi mandati di arresto per 46 persone, tra cui 29 calciatori e ex arbitri. Spiccano tra gli indagati anche alcuni tesserati dei due club più importanti della SuperLig, Fenerbahce e Galatasaray.

Si tratta di Mert Hakan Yandas, centrocampista 31enne dei gialloneri di Istanbul, e Metehan Baltac, difensore della formazione giallorossa.

Galatasaray

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Turchia, l’inchiesta sul mondo del calcio si allarga

L’inchiesta sulle scommesse con tentativo di combine è emersa a fine ottobre dopo le indagini della procura di Istanbul in seguito alle dichiarazioni dell’ex presidente delle Federcalcio turca, Ibrahim Haciosmanoglu, secondo il quale era stato scoperto molti arbitri attivamente coinvolti in scommesse sportive. Le indagini della procura si sono concentrate inizialmente sui direttori di gara, per poi allargarsi anche verso i tesserati del club.

Il coinvolgimento di calciatori anche dei club più importanti della nazione getta ulteriore ombre sul sistema calcio della Turchia.

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