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Ultima e speciale puntata di Kickoff: In studio Fabio Caressa e Kristian Pengwin analizzano la stagione calcistica appena terminata

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Kickoff-Fabio Caressa, Eva Gini e Kristian Pengwin commentano l’emozionante stagione di Calcio 2021-22 con analisi, approfondimenti e tantissimi aneddoti attingendo dagli eventi principali su Serie A, Premier League, Bundesliga e La Liga.

Per semplicità: P=Pengwin e FC= Fabio Caressa.

P: Amici di kick off bentornati, per me è un grande onore avere oggi qui Fabio. Un grande evento, il sogno di una vita. Da bambino io ascoltavo le telecronache, soprattutto ovviamente quelle storiche…

FC: Non spingere tanto su sto tasto dell’età che non mi piace!

P: No no no… comunque veramente, per me fare questa chiacchierata di calcio, oggi parleremo fondamentalmente di quella che è stata la stagione, mantenendo i “diktat” del nostro studio, noi abbiamo analizzato sempre tutti i top campionati. Con te voglio fare proprio questo, analizzarli non prima, ma dopo

FC: È più facile! È più difficile quello che fai tu, che li analizzi prima. Non ti ho seguito su alcune scommesse quest’anno, ho fatto male

P: ci sono state sicuramente intuizioni vincenti, altre un po’ meno

FC: I pronostici li sbaglia solo chi li fa

P: Esattamente! È come i calci di rigore, sono d’accordo con te. Direi di non perdere tempo, anche perché devo scrollarmi un po’ di tensione, devo imparare da te! Lascio la parola ad Eva per farci una piccola introduzione su quello che è stato il primo campionato dal quale partiremo. Poi sarà un flow di considerazioni e pensieri su quello che è stata questa lunga stagione. Mi raccomando, commentate anche voi perché con Fabio ed Eva vi leggiamo, un po’ come se fossimo tutti qui insieme attorno a questo tavolo. Un piccolo…club, posso chiamarlo così?

FC: Un club! Siamo pure senza giacca, quindi è perfetto

P: Vai Eva! Lascio a te l’analisi su quello che è successo in Bundesliga

P: […] È un campionato, quello tedesco, Fabio, che vede ormai da 10 anni assoluta protagonista il Bayern Monaco, ma ti dico la verità a me diverte come campionato! Mi ricorda tanto quello olandese

FC: Lo dici a me? Io ho iniziato con la Bundesliga! L’ho seguita dal 1991, erano i tempi della banda dell’oro di Dortmund… è abbastanza imprevedibile in alcune partite, e ci sono delle partite che cambiano tra i primi e i secondi tempi. Ha una caratteristica il calcio tedesco, cambia molto tra la prima fase del campionato in genere, e la seconda, cioè dopo la pausa invernale. Adesso meno perché hanno accorciato la pausa invernale, ma anni fa, quando c’era un mese di pausa, c’erano proprio due campionati completamente diversi.

P: Vero! È un campionato un po’ “sta senza pensieri” mi verrebbe quasi da dire, un po’ rilassato. Un campionato dove si gioca a pallone e si fa poco tatticismo no? Molto diverso da quello italiano…

FC: Molto diverso da quello italiano, ci sono alcuni must che campionato tedesco sono rimasti. Adesso per esempio in nazionale c’è questa discussione sul “nummer sechs”, cioè sul numero sei. Allora, per loro il numero sei sarebbe originariamente il libero staccato dietro: prima giocavano Matthaus, Sammer quando ha vinto il pallone d’oro, giocavano staccati dietro. Adesso il 6 è un po’ “alla Kimmich”, è quello che gioca davanti alla difesa più che dietro la difesa, però il ruolo è più o meno lo stesso perché poi si integrano i tre anche, se necessario. Non sta proponendo grandi novità dal punto di vista tattico, anche lo stesso Nagelsmann gioca molto offensivo, il “gegenpressing” famoso, tutte queste cose qua… però mi ha lasciato un po’ perplesso quest’anno in Champions, ti devo dire la verità.

P: Si, non solo in Champions un po’ al di là del campionato forse dove ha fatto bene, ha confermato, in realtà se andiamo a vedere i numeri non ha nemmeno replicato quello che hanno fatto i suoi predecessori, però ha comunque portato a casa un trofeo. Io ti dico la verità, c’è stato tanto entusiasmo per quanto riguarda la scelta di questo tecnico, soprattutto in Germania

FC: Dopo il Lipsia…

P: Sì, esattamente. Anche se poi è arrivato al Bayern Monaco senza trofei in tasca! Quindi, arrivare ad una squadra del genere senza aver vinto nulla è comunque una prova di coraggio sia per la società che per l’allenatore stesso. Sei dell’idea che una stagione come questa dove esci in quel modo contro il Villarreal, e ne parlavamo anche prima della diretta, sono usciti perdendo all’andata 1-0…

FC: Per presunzione, sono usciti per presunzione

P: Per te è una colpa comunque di Nagelsmann?

FC: Guarda, io ne ho parlato anche con Beppe che l’ha fatta quella partita lì. Era una squadra completamente senza equilibrio, giocavano tutti più Musiala… tu non puoi avere la presunzione di giocare in quel modo, soprattutto se non fa parte del tuo DNA. Non è che la tradizione del Bayern sia quella del Barcellona, tanto per intenderci. Cioè, Bayern e calcio tedesco hanno la fisicità come primo elemento. Poi è bello che si voglia inserire il giocatore di tocco, ricordiamoci sempre che c’è un giocatore lì davanti che fa 50 gol a stagione, Lewandowski. Quello ti dà sicuramente un qualcosa in più. Ha voluto esagerare, non ce n’era bisogno secondo me, ed esagerando è uscito male dalla Champions League che poi, se tu cominci a vincere il campionato 7, 8, 9, 10 volte di seguito è quello l’obiettivo, no?

P: Poi, uscita male anche in Coppa perché, quello che stavi dicendo giustamente te quell’esagerare l’abbiamo visto poi anche contro il Monchengladback, non a caso una sconfitta molto molto importante per 5-0 rimediata contro una squadra che comunque in quel periodo non stava nemmeno performando chissà come, anzi… sicuramente al di sotto delle aspettative. Secondo te, un allenatore come Nagelsmann, dopo una stagione di questo tipo, quindi porti a casa lo scudetto, vai completamente male in Champions League ed in Coppa, è giusto dare un’altra opportunità o sono ambienti dove o la va o la spacca e non c’è tempo per costruire? Anche perché ti ritrovi già la squadra fatta fondamentalmente…

FC: Si questo è vero, però è anche vero che in Germania hanno pazienza, generalmente. Lui è un allenatore giovane comunque, la sua esperienza se la deve fare. Diciamo che questa esagerazione sono dei peccati di gioventù. Un allenatore esperto degli errori così non li farebbe mai. Non li aveva fatti Flick infatti, nonostante non fosse espertissimo come panchina ma ha tutta una storia… un percorso lunghissimo. Ha fatto il manager, il direttore sportivo… aveva tutta un’altra esperienza. Secondo me Nagelsmann, se è intelligente, e sono sicuro che lo sia, prenderà da questa stagione per migliorarsi, perché poi è molto importante per gli allenatori che non vadano secondo me con un flusso di pensiero costante, cioè con la loro filosofia, sempre e solo quella, devono saper cambiare, perché il calcio si evolve, si evolvono anche loro come uomini, si evolvono le squadre. È quindi molto importante che loro siano in grado di farlo, e qui si vedrà se Nagelsmann può diventare quello che tutti veramente avevano previsto potesse diventare già due anni fa.

P: E a proposito di previsioni… Proprio per rimanere in tema, considerando che, con gli amici di Kickoff facciamo questo, proprio per l’anno prossimo io non so quanto possa essere in realtà la vita più semplice per Nagelsmann, soprattutto se dovesse andar via un pilastro come Lewandowski, capocannoniere anche quest’anno, quinta volta consecutiva, sesta con il Bayern in generale… Non vuole più giocare in Germania, vuole cambiare aria. Uno stimolo diverso…

FC: Non è facile trovare un attaccante come Lewandowski. In genere il Bayern era abituato che il migliore della Bundesliga tipo Haaland se lo prendevano loro, invece adesso non è più così e quindi può diventare più complicato. Avrà sicuramente delle soluzioni, poi loro sono sempre attenti al bilancio, sono intelligenti nelle scelte. Secondo me, ecco, con Lewandowski in meno, paradossalmente per Nagelsmann è più semplice costruire un tipo di gioco che magari con quel genere di punta si andava un po’ a schiantare su questa cosa. A lui piace il grande movimento, sono sicuro che Nagelsmann vorrebbe un “non centravanti” come Guardiola, perché hanno più o meno la stessa filosofia. La realtà è che nel calcio moderno, soprattutto a livello internazionale, se non hai la punta che segna, non vai da nessuna parte. Arrivi col gioco fino ad un certo punto, poi ti serve la punta. E infatti…

P: Lo abbiamo visto negli ultimi anni con Guardiola al City fondamentalmente

FC: Vince chi ha la punta. E infatti Guardiola si è convinto e ha preso la punta…

P: E ha preso il buon Haaland. Perderà tanto la Bundesliga senza Lewandowski ed Haaland, ma io voglio tornare ancora con te sul caso Robert. Pensi che la sua scelta sia condizionata proprio da una volontà della società di continuare con Nagelsmann? Secondo te, tra Nagelsmann e Lewandowski non scorreva buon sangue?

FC: Non lo so, so solo che ci sono state delle voci… non so, perché i miei amici di Monaco non mi hanno detto niente da questo punto di vista. Di sicuro il campionato tedesco ti mette alla prova fino ad un certo livello, poi magari vuoi provare qualcosa di più, sia a livello economico, perché comunque la Bundesliga, per quanto ti paghino tanto, poi rimangono con dei tetti abbastanza costanti; sia perché ti provi in un altro campionato, vuoi vedere come va da un’altra parte. Secondo me Lewandowski imputa il fatto di giocare a Monaco con il fatto di non aver mai vinto il pallone d’oro, e quindi ritiene più facile magari andare in squadre considerate più spettacolari per riuscire a fare questo ultimo gradino. Io lo capisco da un certo punto di vista, credo anche che alcuni contratti e alcuni rapporti nel calcio moderno paradossalmente si siano prolungati fino all’eccesso. Lewandowski è l’uomo simbolo, ma non è Del Piero alla Juventus, è uno che ci è arrivato al Bayern Monaco.

P: Anche perché sappiamo la sua storia, lui è partito dal Borussia…

FC: Appunto! Non è la bandiera di sempre del Bayern, quindi cambiare secondo me è più possibile e fattibile.

P: Haaland invece, rimanendo in tema di grandi bomber…

FC: Stagione così e così di Haaland, condizionata da tanti infortuni, certo

P: Proprio sugli infortuni volevo soffermarmi con te. Non c’è il rischio che ora, passato al Manchester City, possa rivelarsi… Allora, io sul piano delle qualità non vado sicuramente a discutere il norvegese…

FC: Non si discute. Non si può discutere se gli dai un po’ di campo davanti, perché se giochi con il Manchester City, a ridosso dei sedici metri avversari, allora Haaland, che è fortissimo lo stesso, non dà il 110% delle sue potenzialità. Noi sappiamo bene che le sue caratteristiche sono l’allungo, il tiro da fuori, è bravo in area di rigore, di testa può migliorare secondo me… però sull’allungo, mi pare che è sceso sotto gli undici secondi sui 100 metri, lì è veramente irresistibile. E secondo me questo vuol dire che Guardiola qualcosa l’anno prossimo magari cambia. Anche perché ha Ederson che lo può lanciare direttamente, già la ricerca del gioco verticale negli ultimi anni di Guardiola è stata importante. Secondo me, se prendi uno come Haaland, vuol dire che vuoi andare ancora di più in verticale.

P: Pensi possa essere la scelta giusta per il Manchester City e per Guardiola? Io onestamente, poi approfondiremo il blocco per quanto riguarda la Premier, ma io onestamente penso che questa possa essere una mossa vincente per quanto riguarda il Manchester City. Tante volte quest’anno l’ho visto un po’ mancante sotto quel punto di vista. Tanto possesso, tanta costruzione ma quasi sterile, poco pericoloso nel momento in cui poi devi incidere. Con uno come Haaland, che da una parte ti apre tanti spazi e lascia tanti spazi ai compagni, dall’altra riesce a concretizzarti ciò che prima il City non riusciva a concretizzare, può essere il binomio vincente…

FC: Il Manchester non fa mai scelte per caso. Hanno una struttura fortissima che non a caso è quella che ha allacciato Guardiola nelle giovanili al Barcellona, è quasi la stessa squadra come organizzazione societaria che c’era al Barcellona, che l’ha portato da -40 a +100 con una serie di investimenti importanti. Se loro hanno deciso di fare questo investimento clamoroso su Haaland, che non è l’investimento di Grealish, che ha ragioni politiche, perché devi prendere un giocatore inglese… un giocatore che secondo me serviva relativamente, ma che devi fare per altri motivi. Invece Haaland è un investimento di prospetto. Quindi vuol dire che si sono messi lì Soriano e Guardiola, si sono parlati e hanno deciso che la nuova prospettiva del Manchester è probabilmente in un’altra dimensione. Io penso che qualcosa cambierà Guardiola. Tutti pensano che lui sia quello del tiki-taka, ma non lo gioca più da anni, dal Bayern Monaco che ha cambiato questo tipo di gioco! Lui cerca di andare verticale, molto più rapido, sfrutta delle cose completamente innovative, come per esempio questa nuova posizione di Cancelo. A me prendono spesso in giro per questa cosa di Cancelo, ma lui non fa mica il terzino al Manchester City! Cioè, parte da terzino destro ma poi viene quasi a fare il ‘6’ tedesco in mezzo al campo, fa il regista avanzato… c’è un continuo cambio al Manchester City che lo fa sembrare sempre più vicino all’Olanda di Michels, quella degli anni ’70, senza posizioni predeterminate. Però, secondo me, Guardiola si è accorto che poi alla fine devi avere uno lì davanti che concretizza tutto quello che crei.

P: Sono assolutamente d’accordo con te. Ragazzi, secondo voi il Manchester City l’anno prossimo riuscirà a migliorarsi? Che poi significa vincere la Champions…

FC: È esattamente quello che Guardiola deve fare in questo momento

P: Anche perché i soldi che ha speso negli ultimi anni il Manchester City…

FC: Mi pare abbia speso qualcosa come 600 milioni solo per la difesa… Tornando alla Bundesliga, il sistema che funziona di più – parlavamo di Nagelsmann – è quello del Lipsia. Il Manchester ha la possibilità di andarsi a prendere i giocatori che vuole, il Lipsia invece ha un progetto completamente diverso, a “tre strati”: il primo strato della proprietà è il Liefering, la squadra di Serie B austriaca, il secondo è il Salisburgo. In genere prestano al Liefering, poi giocano al Salisburgo e poi magari li prende il Lipsia. Questo è un sistema molto moderno e funzionale secondo me

P: Tra l’altro quest’anno lo avevano fatto addirittura al “level up” successivo, perché non l’hanno fatto solo con i calciatori ma anche con l’allenatore, avevano preso Marsch, poi sappiamo com’è andata l’operazione e i risultati non sono arrivati, ma l’idea è proprio quella, costruire in un cantiere e poi…

FC: Che è l’idea di Rangnick praticamente, quella che poi lui vorrebbe riproporre in giro, però deve prendere una decisione, deve capire che vuole fare! Deve capire se fare l’allenatore o il general manager. Fare le due cose insieme è troppo complicato nel calcio moderno.

P: Tornando al Lipsia, a me non ha entusiasmato quel cambio d’allenatore. Molto pragmatico, i risultati sono arrivati, hanno conquistato la Champions…

FC: Che era quello che serviva, perché sennò porti a casa perdite e in Germania non te lo puoi permettere…

P: Hai ragione, però non mi ispira sul piano del gioco! Io ero abituato a vedere quel Lipsia spensierato, sempre con il muso in avanti verso la fase offensiva, è cambiato tutto. Mi ha convinto molto invece un altro allenatore, quello arrivato dalla Svizzera, quindi dallo Young Boys, con il Leverkusen. E tra l’altro, mi piaceva approfondire con te un discorso collegandomi poi anche al calcio italiano, quello di Patrick Schick. Dati alla mano, andiamo a vedere, lui ha fatto 24 gol in 27 partite quest’anno. Da quando si è trasferito in Germania riesce a fare bene e io ho una domanda per te: perché tante volte giocatori che in Italia non solo non performano ma entrano anche in un loop di “meme” quasi, di presa in giro continua. Patrick Schick ai tempi della Roma era diventato “il male supremo” della squadra giallorossa…

FC: È perché in Italia c’è stata questa cosa delle visite mediche con la Juventus, quindi si era portato indietro quell’alone di giocatore non perfettamente a posto fisicamente, che ha influito molto secondo me sulla sua crescita e considerazione. Poi in Italia si fanno spesso degli errori: un giocatore che gioca nella Sampdoria, subentra, e fa molti gol da subentrante, non vuol dire che sia pronto per fare il titolare in una squadra di livello superiore, anzi, probabilmente non lo è! Secondo me Schick ha avuto quel problema delle visite mediche, poi superato, doveva arrivare per fare il titolare e fare un sacco di gol quando in realtà non era ancora pronto. Aveva avuto degli altri problemi fisici, si è incartato psicologicamente e l’Italia è un paese che secondo me devi essere molto strutturato psicologicamente per giocare, perché la pressione è sicuramente più forte che in altri posti.

P: Pensi che sia anche più complicato scendere in campo proprio a livello tattico per un attaccante in Italia?

FC: Rispetto alla Bundesliga si, per esempio le cose stanno un po’ cambiando rispetto alla Premier. Prima io pensavo che un giocatore che faceva 20 gol all’anno in Premier poi poteva farne 14/15/16 in Italia, perché comunque i difensori erano più forti. Adesso però noi abbiamo un problema di struttura dei difensori e di attenzione ai difensori, cioè non sono più attenti come erano prima perché non c’è scuola da questo punto di vista, e allo stesso tempo molti di quelli più “grossi” non arrivano più in Italia. Tanto è vero che se ci fai caso, un attaccante come Lukaku in Inghilterra fa più fatica perché lo tengono fisicamente, mentre in Italia fisicamente domina e fa quello che gli pare. Quindi stanno un po’ cambiando le cose, ma certamente, rispetto alla Germania invece, la difesa è ancora superiore in Italia. Quindi è più difficile fare gol da noi che lì.

P: Ok, quindi diciamo, in parte colpa di Schick e in parte dell’ambiente?

FC: E in parte anche il fatto che noi in Italia non aspettiamo i giocatori, ed è un grave errore. Spesso buttiamo all’aria degli investimenti che potrebbero sul medio-lungo portare vantaggi, li buttiamo via perché sul breve non ti danno i risultati che ti aspetti. Questo dipende anche dal fatto che, secondo me, per anni non c’è stata questa grande conoscenza proprio del giocatore, perché c’erano dei DS molto bravi che conoscevano molto bene e dei DS che si fidavano di chi gli presentava il giocatore. Secondo me ecco, è stato un eccesso di fiducia da quel punto di vista.

P: Per quanto riguarda la Bundesliga io voglio lanciare una bomba sul prossimo campionato. Io sono dell’idea Fabio che se il Bayern dovesse perdere un pezzo come Lewandowski, soprattutto a fine stagione come è successo alla Juventus con Cristiano Ronaldo, con il ritorno di Allegri tutti erano convinti che sarebbe stato scudetto… Se togli un pezzo che negli ultimi anni ti ha trascinato, diventa quasi matematica!

FC: Con la doppietta ha fatto 815 gol in carriera! Ti cambia 25-30 gol a campionato, è una cifra pazzesca

P: Quindi, senza un giocatore come Lewandowski, sei d’accordo con me che il Bayern potrebbe rischiare, dopo 10 anni, di non vincere più lo scudetto?

FC: Certamente si, bisogna vedere come crescono dietro. Il Dortmund deve sostituire Haaland e non sarà facile, anche perché aveva calibrato il suo gioco su di lui nelle ultime stagioni. Il Leverkusen è una buona squadra ma non ancora a quel livello lì…

P: Anche se, ti apro una parentesi, quest’anno tante volte ho visto il Dortmund meglio senza Haaland! Sarà una bestemmia…

FC: A livello di gioco forse sì, però perdi tanto altrove… Il Dortmund poi senza lui non riusciva a segnare. È possibile che il Bayern perda, a patto però che una di queste cresca, magari proprio il Lipsia, che potrebbe trovare un certo equilibrio, magari fa uno o due colpi che servono per rimettere a posto la squadra e calibrarlo. Farebbe bene al calcio tedesco se il Lipsia vincesse una Bundes…

P: A me l’underdog che piace è il Leverkusen. Poi dipende anche da quanto andranno a lavorare nella sessione estiva di calciomercato…

FC: Ma lì in genere sono bravi, il Leverkusen si è sempre mossa benino sul mercato. Ci sono stati quegli anni gloriosi in cui i giocatori più forti della Bundesliga giocavano nel Leverkusen… è una squadra molto divertente. Lo è stato di nuovo, poi di meno, poi di nuovo… lì funziona molto anche a come va la stagione di tutte quelle squadre lì intorno, tra Colonia e Dusseldorf ci sono 7/8 squadre… Fammi dire che sono molto contento anche per il Colonia, con Modeste che fa ancora la differenza, ha fatto una grande stagione secondo me. Il Colonia ha avuto stagioni molto difficili anche con Podolski, invece adesso mi sembra abbia trovato una sua stabilità.

P: Una che sta deludendo molto negli ultimi anni è invece la squadra della capitale, l’Hertha Berlino quest’anno si è salvata allo spareggio…

FC: Anche lì sono stati fatti degli investimenti sbagliati, non mi pare siano una società che si sporge molto da quel punto di vista. Molto deludenti così come lo Stoccarda…

P: Lo Stoccarda però ha avuto una buona parte del campionato senza il loro bomber di riferimento, da quando poi è rientrato le cose sono cambiate. Molte partite poi le hanno perse pur costruendo tanto…

FC: Però poi all’ultimo minuto si sono salvati… Letteralmente! 93esimo il gol della salvezza.

P: Passiamo ora al campionato spagnolo, magari non emozionante per quanto riguarda la lotta al titolo, ma ci ha regalato tante storie da raccontare! […] Una Liga, Fabio, che vede come grande protagonista e regina il Real Madrid, il “nostro” Carlo Ancelotti, autore di un’altra grande stagione. Penso che questa forse sia stata una delle vittorie più complicate per Ancelotti.

FC: Quello che ha fatto quest’anno è un CAPOLAVORO! Ricordiamoci che quando Carlo ha telefonato al Real Madrid dicendo “se volete io ci sono” il Real Madrid era in una situazione difficile! Parlavamo del Real e del Barcellona come le due grandi più in crisi in assoluto. Il mercato “questi hai e questi tieni”, alcuni giocatori neanche sono scesi in campo, giocatori inutilizzati, si parlava solo dei “vecchietti” a centrocampo. Ancelotti ha pensato e ha detto “ma chi sono questi tre di centrocampo? Fammi pensare…” sarebbero Modric, Casemiro e Kroos, tre che in tutta la carriera hanno sbagliato due partite, la base ce l’ho. Davanti ho Benzema, metto lui. Ho i ragazzi sui laterali, difesa solida, senza inventarsi niente. Un paio di jolly utilizzati in modi diversi, e un portiere fortissimo. E io so, che Carlo lo conosco bene, ci ho lavorato e lo conosco da anni, che il suo pensiero è “se il portiere para, l’attaccante fa gol, e il centrocampista è forte, già sto un pezzo avanti”. Mi fa ridere quando poi dicono “ho contato le parate di Courtois…”, finalmente abbiamo capito che un portiere che para decide le partite! C’era una statistica dell’istituto internazionale di statistica, anni fa quando giocava Gigi Buffon nel 2005, che diceva che i portieri tendenzialmente valgono 2/3 punti, ma quelli superiori di categoria (tipo Buffon quell’anno lì) possono valerne 13. Ora, un portiere come Courtois che può valerne 7, 8 o 10 te li fa un trequartista con gol e assist o un attaccante. Quindi, c’è un portiere, Courtois, che vale come un attaccante. Se poi ci metti uno che in Champions va avanti a triplette… Lì poi ti devi inventare il giusto, la squadra deve essere equilibrata, Carlo va per certezze, quando la squadra deve essere equilibrata fa il 4-4-2 sacchiano e così sta tranquillo, ha funzionato lo spogliatoio, che era da rimettere a posto… E permettimi di dire che il figlio di Carlo sta crescendo tantissimo come allenatore e io vorrei vederlo a un’esperienza adesso, perché questo arriva a 37 anni con l’esperienza di un allenatore di 60 con tutte le cose che ha fatto… Tutte queste cose insieme hanno fatto sì che la stagione fosse vincente con Campionato e Champions, inattese tutte e due, con la Champions capolavoro assoluto ”

P: Tra l’altro assurdo ripensare al momento del litigio in campo tra Benzema e Vinicius, con tutte le clip che giravano… Adesso hanno dimostrato…

FC: Però non aveva tutti i torti Benzema! Perché, guarda caso, Vinicius è sceso di involuzione del 30% quest’anno con Carlo, che evidentemente è riuscito a fargli capire che se giocava più semplice magari arrivava più lucido sotto porta. Prima si mangiava un sacco di gol! Ti ritorna indietro poi: tu giochi per la squadra, la squadra gioca per te e tu fai un sacco di gol e sei decisivo.

P: Sul Real torneremo, è la prima pagina della Liga…

FC: E di Modric! Che giocatore…

P: Sì… ma vorrei un attimo riavvolgere il nastro, e tornare a quasi un anno fa, fine agosto dell’anno scorso. Barcellona, tutto tranquillo, tipica estate spagnola… Messi va via. Io voglio sapere la prima reazione di Fabio Caressa. Io ti racconto la mia, in un primo momento tristezza, ho pianto alla conferenza di Messi! Però poi mi ha preso un momento di rabbia, mi sono sentito quasi tradito. Per me Messi era l’ultima luce di un calcio in cui i soldi hanno sempre la meglio, e sono rimasto deluso.

FC: Io con l’età sono diventato un po’ più cinico. Il mio pensiero è stato “troppo tardi”. Da anni si capiva che prima o poi sarebbe successo. Messi, che si sa che è il più grande di tutti, se ritorna un po’ in condizione, è oltre, non c’è una definizione per lui. Siccome però è arrivato in ritardo e forzatamente…

P: Voglio interromperti e farti una domanda. Io sono molto malfidato, in questa storia è stato davvero tutto così naturale e casuale?

FC: No, appunto, era maturata da anni! Il contratto di Messi ti lega moltissimo. Se sei una società che vive un momento molto florido puoi permetterti quella spesa, ma quando arrivano i problemi economici tu non puoi permetterti una squadra per Messi, perché non hai i soldi per costruirla, e Messi ti lega troppo come contratto. Io quando dissi che Messi sarebbe andato via dal Barcellona era perché la strada economica portava a questo. Tu devi pensare che commercialmente, Messi che va al PSG, solo per le magliette, per gli sponsor e per il brand, vuol dire tantissimo! Tant’è vero che Cristiano Ronaldo, cambiando casacca spesso, è diventato appetibilissimo per gli sponsor, perché ha preso tutti i mercati! Messi, rimanendo lì, era il più grande di tutti, ma commercialmente no.

P: E ce ne rendiamo conto anche a livello social, i numeri non mentono mai. Se vediamo il profilo di Messi e quello di Ronaldo…

FC: E quello conta! Quando tu paghi una story 1 milione e 2 sul profilo di Cristiano Ronaldo, vuol dire che se tu fai un piano di comunicazione forte con CR7 nella tua società, ti rientra anche dal punto di vista commerciale. Quando mi chiedo chi sia più forte tra Messi e Ronaldo, non c’è dubbio su Messi, è il più forte di tutti. C’è solo Maradona a parallelo con lui.

P: Ti schieri dunque

FC: Messi è il più forte di tutti, perché il Signore gli ha messo una mano sulla testa, ma questo non toglie che a me può piacere Cristiano Ronaldo che è un giocatore che si è costruito con la fatica e con il lavoro, anche commercialmente! Io dico sempre che, da amante di calcio, prendo sempre Messi, se avessi una società in mano forse prendo Cristiano, perché a livello economico puoi avere un ritorno diverso. Messi è uno “meno glamour” come immagine, lui parla con i piedi. Tecnicamente non c’è dubbio, ma sono due mondi diversi.

P: Io invece volevo parlarti di una mia supposizione. Avevo pensato, ma alla fine, questa mossa di Messi al PSG, con questa dinamica, facendo sembrare agli appassionati una questione quasi come “forzata” dalla Liga. Messi alza le mani, “io me ne sto andando perché non ho modo di rimanere qui”, il Barcellona alza le mani… non è che è stata un po’ costruita come cosa per dire “ok, guadagniamo entrambi”?

FC: Molto semplicemente, ci sono delle regole che vanno rispettate, il Barcellona sapeva benissimo di essere fuori dalle regole, non si è svegliato una mattina… Lo sapevano tutti.

P: Anche perché a gennaio hanno rifondato la squadra…

FC: Con quei soldi lì! Ma è normalissimo che sia così, è una mossa necessaria per il Barcellona, altrimenti Messi doveva accettare un declino della squadra che corrispondeva ad un avanzamento dell’età. Le due cose assieme non erano più accettabili. Le trattative non nascono in due ore, anche se so che Leonardo, su Messi, hai voglia con gli incontri!

P: Rimarrà al PSG Messi?

FC: Io vedo queste cose, 100 milioni spesi e poi l’estate dopo va via. Messi vorrà dimostrare qualcosa no? Adesso ci sarà questo mondiale che secondo me sarà decisivo e deve essere il mondiale di Messi, io dico che sarà un bis del 1986, perché io vedo Inghilterra ed Argentina. Deve essere il mondiale di Messi, vediamo se lo sarà, ma io credo che resterà al PSG, sarà una stagione difficile ma è Messi… Non può essere che Messi che abbiamo visto al PSG quest’anno. È stato un forte trauma per lui andare via secondo me, era anche una questione di abitudini quotidiane.

P: È stato criticato anche per aver sbagliato il rigore decisivo in Champions League. Secondo me è giusto che un campione nel momento in cui non performi è giusto che qualcuno te lo faccia notare. Ciò non vuol dire che tu non abbia fatto niente, però quest’anno, proprio perché hai fatto tutto, hai deluso un po’ le aspettative.

FC: Chiunque faccia un lavoro che è sottoposto al giudizio degli altri, la storia conta ma conta quello che fai domani, non ieri. Quello che hai fatto ieri conta per quello che gli americani definiscono “legacy”, ma per il lavoro reale conta quello che fai domani. Se domani sbagli e fino a ieri hai fatto bene hai sbagliato, quindi è normale criticare anche uno come Messi. Ci sono tante motivazioni per spiegare la sua stagione, ma che sia stata credo la sua peggiore è sotto gli occhi di tutti, nazionale a parte. Forse non è un caso che ha fatto la sua miglior stagione in nazionale e la peggiore con il PSG.

P: Io sono molto curioso di vedere l’Argentina in Qatar ai mondiali, tra l’altro nei gironi con la Polonia, io sono originario polacco…

FC: Però guarda che la Polonia è una squadra che è cresciuta, anche se meno di quanto mi aspettassi, perché dei talenti ce li ha avuti

P: Io mi sarei aspettato una gestione migliore da parte di Boniek. A livello di scelta di tecnici, anche arrivare, lasciando stare la storia di Sousa, mi sarei aspettato un percorso più quadrato e preciso.

FC: Ci siamo parlati in radio: lui aveva pensato ad altri tecnici che era più difficile da far arrivare in radio. Però una squadra che ha Lewandowski…

P: La Polonia è una squadra che dal centrocampo in su è sempre stata una buona squadra. Zielinski, Lewandowski, lo stesso Zalewski… il problema è la difesa! Negli anni passati non c’era tutto questo dislivello, adesso ti aspetti qualcosa di più, soprattutto dopo quell’europeo quando arrivarono ai calci di rigore con il Portogallo. C’è tanto da lavorare dietro. A proposito di difesa, c’è un allenatore in Spagna che secondo me nell’ultimo periodo sta un po’ fermando il suo club. Si parla tanto di Cholismo, di quanto il Cholo ha sempre fatto bene con l’Atletico. Io sono dell’idea che è un periodo, da circa due stagioni, dal periodo del Covid, sia un po’ come una relazione che va avanti per inerzia e abitudine.

FC: Allora, innanzitutto, parliamo di cosa intendiamo per Cholismo. Se intendiamo squadra tosta, gioco duro, difesa seria… va bene. Se per Cholismo intendiamo mani in faccia, proteste con l’arbitro, panchine in campo… Quando ho detto che non mi piaceva il Cholismo intendevo queste cose. L’Atletico, avendo un grande potenziale tecnico, sporcava volontariamente le partite e diventava insopportabile, ma portava risultati! Secondo me il Cholo negli ultimi anni ha cambiato il suo modo di giocare, la squadra non gioca più così sporca, hanno preso giocatori più tecnici, ma non ha cambiato troppo. Lui si sa che ai suoi giocatori quando arrivano gli dice “se giochi con me devi accettare che tocchi sei palloni e corri per un’ora e un quarto dietro l’uomo”. Lo accettano, però Griezmann così non è più lui, per fare un esempio. È vero quello che dici, sicuramente ha ottenuto grandi risultati il Cholo, ma credo che nel calcio moderno, i rapporti troppo lunghi tra una società e l’allenatore non sono buoni per l’uno e per l’altro, perché gli ambienti dopo un po’ si esauriscono.

P: È forse quello che stiamo vedendo un po’ in Italia con l’Atalanta?

FC: Io sono molto amico del Gasp, secondo me lui aveva avvertito che quest’anno sarebbe stato un anno di transizione. Tu considera che in una società come quella dell’Atalanta ci deve essere un momento di assestamento, che è stato quest’anno. Sono molto curioso di vedere come sarà quest’anno, come rilanceranno. Da una parte c’è la volontà di rilanciare con i ragazzi, gli Scalvini ecc…, dall’altra ormai si è raggiunto un livello tale che anche essere fuori dall’Europa non è una bella cosa. Cercheranno quindi di trovare un giusto mix. La squadra quest’anno era un po’ più vecchia ed esaurita, e secondo me con qualche giocatore che è rimasto a Bergamo non troppo convinto…

P: Lo stesso problema anche dello Stoccarda, perché senza Zapata… Muriel mi ha deluso tanto, ma anche la gestione del Gasp al rientro dall’infortunio… Muriel va coccolato

FC: Ma c’era solo lui, gli serviva, doveva giocare per forza, era in un momento di difficoltà. Muriel in carriera è sempre stato così, alti e bassi… lui secondo me fisicamente è dominante da subentrante, la miglior stagione ne ha segnati 11 dalla panchina.

P: Però a livello di condizione fisica…

FC: Il problema di Muriel è sempre lo stesso, è disordinato a tavola, lo dice lui stesso… Poi mancava completamente Ilicic, anche emotivamente queste cadute psicologiche fanno effetto, quando vedi un tuo amico in difficoltà.

P: Ci torneremo dopo.

FC: Parliamo del Villarreal ora. Secondo te, una stagione che ti porta quasi all’incredibile successo in Champions ma poi vai in Conference, è un successo? Secondo me mica tanto…

P: Secondo me dipende anche dalla piazza. Per il Villarreal è anche accettabile, l’importante è seguire un percorso l’anno prossimo. La cosa che mi è dispiaciuta del Villarreal è che, quando hanno capito che potevano andare bene in Champions, ci hanno creduto e hanno mollato il campionato

FC: È questo quello che dicevo, ma capisco anche come una città come Villarreal, una città così che va a giocare la Champions

P: Alla fine hanno giocato la Conference, che, con un allenatore come quello che hanno, possono vincere. Vedremo come si comporteranno…

FC: Io sono curiosissimo nel vedere il Valencia che è un po’ in difficoltà, ma arriva Rino…

P: Ah si confermato Rino? Anche questa volta giravano delle voci… ce l’hanno con lui, non se lo merita. Lo conosci come persona? È buono?

FC: Assolutamente sì! Lui ha una cultura quasi anglosassone, hanno ripreso delle cose di 15 anni fa, con un “sentiment” totalmente diverso. Gli stanno facendo una guerra ridicola, appena lo conosci capisci Rino che uomo è, una persona di rettitudine.

P: Secondo me, in tante sue esperienze, Napoli compreso, non è stato trattato come meritava. Ha fatto un bel percorso col Napoli

FC: Io glielo dico sempre, se lo dice anche lui, ogni tanto deve tirare sto freno quando parla! Nel mondo professionale, se dici una parola in meno… è bello essere schietti, ma ogni tanto si è sporto leggermente troppo, e se n’è accorto. Poi ripeto, è una persona veramente di grande livello sotto tutti i punti di vista, un ottimo allenatore, ma per questo fatto di come urla passa come l’allenatore del “daje daje”. Lui crede tantissimo nella partenza da dietro, è stato uno dei primi nel farla, è attentissimo nella preparazione delle partite… L’idea che si ha ogni tanto di Rino è profondamente diversa dalla realtà sua come allenatore

P: È la conferma che oggi, spesso e volentieri, si giudica un libro dalla copertina. Per concludere il capitolo sulla Liga, un ultimo accenno su Karim Benzema. Io ho letto una statistica molto curiosa sul francese: quarta stagione di fila in “doppia doppia”, in cui segna più di 20 reti. La cosa che fa realmente sorridere è che Benzema, superati i 30 anni, ha cominciato a carburare di più. È andato via Ronaldo dal Real, ma è cambiata anche la sua testa. Sai quante volte ha superato i 20 gol stagionali prima dei 30 anni? Due! Due su 14! E dopo i 30, sempre lì pronto a superarli e a fare la differenza. A volte puoi avere i numeri ma dipende da come li raggiungi, e Benzema quest’anno è stato sublime. Anzitutto, il pallone d’oro glielo diamo, sì?

FC: Il pallone d’oro lo vince uno di quelli che vince il mondiale, è scritto nelle regole. Non so se i voti li mandano prima, quest’anno i voti li mandano prima. Credo che aspetteranno, se aspettano lo danno a uno di quelli che ha vinto il mondiale. Benzema ha patito molto la storia del filmato con Valbuena nella nazionale francese, una storiaccia di ricatti… Ha pagato un carattere un po’ particolare nella sua carriera, ma un carattere particolare fuori dal campo! In campo non l’ho mai visto sbracciarsi con Cristiano, arrabbiarsi, non mettersi a servizio… è maturato anche come uomo. Stiamo parlando del più tecnico 9 forse del secolo, dal 2000 in poi.

P: Spesso si dice che gli anni peggiorano la tua prestazione sportiva. Io sono appassionato anche di tennis, il caso più eclatante è Nadal, che nonostante l’età continua a spazzare via tutti quanti.

FC: È perché l’età ti porta anche della maturità. Questa maturità a Benzema ha fatto bene e gli ha fatto superare quel gradino che magari prima faceva fatica a superare

P: Sei capace anche di conservarti meglio, da giovane dai il 100% sempre e poi impari a gestirti, conosci il tuo corpo…

FC: Da giovane dai il 100% in campo e il 110 al tavolo in discoteca! Crescendo non c’è più bisogno

P: È importante anche l’atteggiamento fuori dal campo…

FC: Guarda, io in trent’anni ho conosciuto tantissimi giocatori. Ti dico quelli che hanno superato i quarant’anni che io ho conosciuto: Billy Costacurta, Beppe, Ale Del Piero, Francesco Totti, Ibrahimovic… Sono giocatori che fuori dal campo, io sono andato fuori a cena con Costacurta prima che smettesse, quando diceva “un dito di vino” è davvero un dito di vino. Quando va a casa perché è tardi che sono le 11.20, è davvero tardi perché sono le 11.20. La professionalità è importantissima.

P: Abbiamo visto anche i festeggiamenti, vedere i calciatori in certe condizioni un po’ ti fa capire che stile di vita hanno solitamente… Comunque, andiamo avanti con il prossimo campionato, è tempo di parlare del campionato inglese, il più bello per te Fabio, vero?

FC: Certamente!

P: Fabio, il City si è portato a casa il campionato, ma all’ultima giornata ha rischiato grosso!

FC: L’ha vinto come Mancini…

P: Io credo nella ruota che gira, e avevo questo sentore che potesse succedere un qualcosa di strano a favore del Liverpool. A me piacciono le favole nel calcio, e la favola di Gerrard che ferma il City, magari all’ultimo minuto… ma non è servito a niente

FC: Una partita strana. Il City era partito molto contratto, pesava l’eliminazione, poi si è rilassato. È stato anche molto fortunato, gli avversari hanno preso due gol che non si possono guardare… ma alla fine il City ha meritato. Il Liverpool ha giocato un calcio divertentissimo. Io dico sempre che sono tre quelli che hanno cambiato il calcio: Michels, Sacchi e Guardiola. Klopp non è uno di questi, ma ha fatto vedere delle cose nuovissime, questo suo uso degli esterni, l’apertura di manovra che poi si restringe…

P: Ti piacerebbe vedere Klopp in Italia? E quale squadra ti piacerebbe che allenasse? Io un’idea ce l’ho ma aspetto te

FC: Per come gioca Klopp? Beh, il Milan in questo momento

P: A me piacerebbe vederlo all’Inter

FC: Si, ma dovrebbe cambiare modulo. Ma farebbe bene ovunque, in tutte le squadre. Mi piace tantissimo questo suo atteggiamento. L’unica domanda che dovrebbe farsi è quella delle finali, perché comincia ad essere un ostacolo importante, ce l’ha avuto sempre un po’ in carriera. Forse è talmente bravo a rilassare l’ambiente che in una finale non funziona. Non lo so…

P: Pensi più ad una fatalità, frutto del caso?

FC: No, al caso non ci credo. Un motivo c’è, ma bisogna trovarlo. La fortuna e la sfortuna sono solo un calcolo sbagliato della probabilità. Ci ho scritto anche un libro su queste cose: noi abbiamo la possibilità di analizzare il mondo, perché utilizziamo gli algoritmi, l’algoritmo può essere predittivo. Se l’algoritmo sbaglia non ha sbagliato l’algoritmo, ma abbiamo sbagliato l’inserimento dei dati. Se nella nostra vita ci portiamo ad avere il massimo della conoscenza possibile, la nostra probabilità di sbagliare sarà sempre più bassa. Sulla roulette vieni pagato 35 volte e i numeri sono 38, quei numeri in più sono quello che usa il banco per essere aritmeticamente sicuro alla lunga di vincere, ma se tu conoscessi dove parte il croupier quando lancia la pallina, qual è la forza di lancio della pallina, la forza elastica, la velocità con cui gira la ruota… tu giocheresti su 9 numeri invece che 36, quindi le tue possibilità aumentano enormemente. Il che vuol dire che più dati hai a disposizione e più riesci a fare le cose. Quindi cos’è la sfortuna? O hai sbagliato a calcolare le probabilità, o avevi a disposizione dati insufficienti per calcolare le probabilità.

P: Però c’è una variabile che interviene sempre, soprattutto nello sport, che è l’episodio

FC: Il primo libro di statistica reale che è stato scritto sul calcio l’hanno scritto due economisti inglesi e si chiama “Tutto quello che sapete sul calcio è sbagliato”. Loro calcolano che su una partita di calcio ci sono 14000 eventi, di cui 7000 sono quasi imprevedibili, significa che al momento non abbiamo gli strumenti analitici sufficienti per ridurli a dei numeri. Quindi non siamo in grado di comprenderli non avendo le variabili giuste. Ad esempio, loro avevano stabilito che quando gli inglesi esultavano per un calcio d’angolo è perché avevano un’illusione ottica, perché si arrivava alla conclusione in porta nei cinque campionati ogni 10 calci d’angolo e al gol ogni 10 partite di media. Ora le statistiche sono cambiate, perché gli allenatori che conoscono le statistiche come Mourinho preferiscono giocare con giocatori alti più di 1.85.

P: Per analizzare una partita bisogna partire dalla base, che sono i numeri, che vanno analizzati. Io posso dirti che un cane non è mai entrato in una partita di calcio all’85’, ma se tu contestualizzi degli eventi più probabili nel tempo, cambia la porzione

FC: Si chiama varianza. Devi calcolare che su un numero molto alto di ripetizioni, devi contare la possibilità di un cambio di un evento stesso. Le statistiche non sono casuali, e vanno capite anche le statistiche. Alcune statistiche non servono a niente, tipo il possesso palla. Io ho il pallone tra i piedi, lo passo a te, il pallone che io passo a te che sei il mio compagno. Lì in mezzo di chi è il possesso?

P: Ah tu intendi nell’analisi del possesso…

FC: Per esempio i più moderni valutano il tempo di impossessamento e tempo di spossessamento del pallone, due cose totalmente diverse dal possesso palla.

P: Nella partita tra Juventus e Fiorentina di Coppa Italia a Firenze ho pronosticato il possesso palla della Fiorentina e stavo pensando: se il portiere perde tempo e tiene palla dieci secondi in più, e possesso in più per chi?

FC: Sai quanto è al massimo il possesso palla di un giocatore? Due minuti e trentacinque secondi. Per me sono più interessanti alcune statistiche tipo: numero di scambi e possesso palla nella trequarti avversaria, tempo di recupero del pallone dopo che l’hai perso, che è la chiave del gioco di Guardiola.

P: Io nell’analisi di un match parto dagli expected goals, quanti gol ci aspettiamo e perché

FC: Ecco per esempio, quando giudichi un attaccante, lui può essere bello, colpi di tacco… ma se overperforma sugli expected goals o è in calo, quello fa l’attaccante. L’attaccante ti cambia le statistiche se fa gol! Se hai un attaccante che segna come gli expected goals, hai Cristiano Ronaldo. Se vedi gli expected goals ad inizio stagione e alla fine di Abraham, cambia tutto.

P: Poi una cosa a cui ho fatto caso quest’anno è la percentuale di conversione dei tiri dei calciatori. Se tu vai a vedere alla lunga i numeri non sbagliano mai. Mi sono concentrato su Vlahovic, guardate quanti tiri riesce a convertire in gol. Alla lunga vedrete un andamento lineare e simile, ciò rappresenta il valore e la forza di un attaccante

FC: Quando studi i numeri vedi che un attaccante deve segnare. Se vedi che sono sotto una certa soglia, secondo me le grandi squadre non dovrebbero neanche considerarli. Poi che sia generoso, che corra dietro l’avversario, mi frega relativamente. Se devo vedere uno che corre dietro l’avversario, pesco anche in Serie C. Un trequartista che fa 3 gol a campionato non è un trequartista; un trequartista deve incidere almeno sugli 8/10 gol per essere decisivo, oppure fare 12 tra gol e assist.

P: A proposito di giocatori decisivi… Cristiano Ronaldo: è tornato al Manchester United, tra tante aspettative… La mia domanda è: era Ronaldo a fare la differenza nel Real o era lui che faceva la differenza a prescindere? Perché negli ultimi anni abbiamo visto che Ronaldo, trasferendosi, ha inciso poco forse nelle partite che contavano. Io ho grande rispetto per Ronaldo, tornando al discorso con Messi, io apprezzo più uno come Ronaldo che lavora, si “spacca il sedere” per raggiungere i propri obiettivi rispetto ad un Messi “toccato dal Signore”. Tra lavoro e arte io preferisco il lavoro.

FC: Si ma Messi lo devi giudicare come giudichi Picasso, Mozart… Mozart a cinque anni già componeva. Ronaldo è schiavo dei suoi numeri in questo momento, gioca solo per i record, e non è più il Ronaldo che giocava nel Real Madrid. Detto questo, in una stagione negativa in cui ha lasciato il ritiro, ha litigato con Rangnick… ha fatto 24 gol.

P: Secondo te, tornando al discorso sulla maturità con Benzema, Ronaldo andando avanti con gli anni, ha forse un po’ l’ansia di vedere il tramonto della sua era?

FC: Può essere, secondo me lui non ci pensa. Lui vuole battere tutti i record, vuole arrivare a 1000 gol, è a 815. Vuole battere tutti i record di presenze, in nazionale va per le 180, gioca con una cattiveria incredibile… ma è molto finalizzato a sé stesso. Questo lo ha visto soprattutto nell’ultimo anno di Juventus, perché non avendo la possibilità di vincere la Champions, pensa ai suoi numeri. Io l’ultimo Cristiano Ronaldo che toccava i suoi compagni di squadra e aiutava era nel 3-0 con l’Atletico Madrid, la grande rimonta. Caricava i compagni… Da lì in avanti no.

P: L’atteggiamento diverso l’ho notato dalla sconfitta, forse anche inaspettata, con l’Ajax. Essere campioni vuol dire anche essere leader

FC: Lui lo è stato, adesso è un individualista, anche al Manchester si è comportato così, pur avendo buoni rapporti con Bruno Fernandes

P: Rimarrà al Manchester United?

FC: Non mi sorprenderebbe se andasse via

P: Qui solo lui può darci la risposta

FC: Se fossi in lui penserei: quanto ho guadagnato? Non ho più bisogno di soldi, mai più! Allora io, se fossi in lui, per completare la mia legacy, andrei a scegliere una squadra non di primissima squadra e trascinarla a fare determinate cose. E non escludo che lui possa fare una cosa del genere, perché è una scelta che commercialmente, su un brand importante, si sposa tantissimo

P: Può essere una scelta se ti prendi una squadra giovane e i giovani si affidano a te come leader e come esempio

FC: Sarebbe una Bellissima cosa e gliela consiglierei, sarebbe una giusta conclusione a questa sua straordinaria carriera.

P: Un leader, non in campo, leggermente fuori, è Antonio Conte.

FC: La VERA impresa di questo campionato inglese: ha preso il Tottenham, gli ha dato con Paratici una quadratura importante prendendo giocatori completamente perduti qui in Italia come Kulusevski. Lui ha sentito secondo me tanta pressione una volta arrivato alla Juve, pagato quella cifra…

P: La sentono secondo te i calciatori la pressione della cifra con cui arrivano?

FC: Non lo dicono ma secondo me la sentono. Se tu dessi cinque milioni ad un giocatore e non ti rendi, non andresti da quel giocatore e gli diresti “giovane, cinque milioni ti pago!”. La pressione la sentono. Ha fatto molto bene Bentancur, e non è che li hanno pagati poco. Poi hanno l’unica punta inglese vera che c’è in circolazione. Era partito malissimo, sono anni che doveva andare via e non era più motivato, ma quando c’è “il martello”, e io so che martello che c’è quando c’è Conte… Quando ti prepara la partita, tu sei pronto. Ci sono due leadership: uno parte dalla testa ed arriva al cuore ed è quella di Conte; ti senti talmente preparato, vedi come lavora lo staff e ti senti pronto. L’altra è Ancelotti che ha un approccio più familiare e passa dal cuore per arrivare alla testa. Sono due tipi diversi ma entrambi totalmente efficaci.

P: Conte qui spesso non è stato neanche apprezzato…

FC: Ma perché c’è questa cosa qui in Italia… qui facciamo sembrare tutto complicatissimo. È tutto molto più semplice. Le complicazioni servono per giustificare se stessi, così l’allenatore può dire “il mio calcio…”, il calcio è uno. La filosofia lasciamola stare. Il pallone è semplice: il portiere deve parare, l’attaccante deve segnare e il centrocampista non deve perdere il pallone. Poi ci sono mille altre cose, che però non sono la sostanza, sono un di più. Non si vince in un modo, tutti dicevano “vinceranno tutte le squadre che attaccano”, non ne ha vinta una. La Roma ha vinto difendendosi, il Real Madrid ha vinto in quel modo lì. Non ci sono delle verità assolute, altrimenti il PSG vincerebbe la Champions dal 2014, il Manchester City con Guardiola ne avrebbe vinte 7 di seguito. Il bello è che quando succede una cosa che va contro la filosofia, la risposta è “che culo!”, ma che analisi è? Io alla fortuna e sfortuna non ci credo. Metti anche il portiere che para tanto, che fortuna è? L’ho preso io!

P:  Di portieri ne dobbiamo parlare anche col Milan

FC: Lui e Leao i due più decisivi per lo scudetto, una sicurezza. Quando il portiere si alza in piedi negli ultimi 3 minuti nelle partite che vinci 1-0, arriva il traversone, si alza e la blocca, lo stadio applaude e tutti esultano, di quel portiere ti fidi. Se ti fidi del portiere hai sempre qualcosa in più da dare.

P: Il Cagliari ha buttato via la salvezza. Io ero a Salerno per l’ultima sfida, per respirare l’aria di Salerno. Si sono salvati, hanno festeggiato, ma è stato un po’ deludente vedere quella non prestazione. Poi ora sono uscite tante dichiarazioni tra Iervolino e Sabatini, ma rimane una salvezza storica

FC: La più grande impresa dal -9 della Reggina. Devo dire inattesa, con dei giocatori importanti che aveva preso Sabatini

P: Tra l’altro l’avevi prevista in un video! Io ero scettico…

FC: Il problema è che, per quanto fosse indietro, io vedevo che quelli davanti non facevano un punto! L’Empoli si è salvato non facendo un punto nel girone di ritorno, senza fare un punto in quattro mesi!

P: I primi punti che ha fatto sono stati quelli che hanno condannato il Napoli poi…

FC: Io penso che il Genoa, Ballardini lo avrebbe salvato fumando…

P: Blessin non ti piace?

FC: C’è questa cosa strana, in questo sport, bisogna buttare quella roba tonda, dentro i pali della porta avversaria…

P: Non aveva i mezzi però, dai

FC: Bah… se li aveva, non li usava… degli ultimi 4 gol, 3 ne ha segnati Destro che non giocava mai, se l’è un po’ cercata. Mi è sembrato un fenomeno mediatico sto Blessin. Ha avuto il merito, conoscendo benissimo la comunicazione, di ridare entusiasmo alla piazza. È stato bellissimo come hanno salutato la retrocessione. In Serie B è dura, è un campionato tosto… Il Cagliari francamente secondo me si è sentito salvo, nel momento buono di Mazzarri. Il cambio di Mazzarri alla fine, boh… Ma anche lì, Mazzarri a Torino a un certo punto l’hanno cambiato per disperazione, forse qualcosa si era rotto… Il Cagliari è stato designato per essere una squadra che invece non era. Le squadre hanno le loro caratteristiche: il Cagliari è sardo. Ricordo quando giocava Langella, quella deve essere la mentalità del Cagliari! Invece secondo me si è presa questa strada sulla leziosità, cercando di salire di livello in buona fede, perdendo la base. Il Venezia a me faceva ridere quando dicevano che si sarebbe salvato perché giocava bene… Io invece ero convinto che sarebbe sceso come ultima proprio perché cercava di giocare bene. A me piacciono gli allenatori che giocano, ma quando ti devi salvare, “coltello tra i denti, picchia e fai gol”.

P: Equilibratissima anche la lotta scudetto…

FC: Qui invece le statistiche ci hanno fregato. Tutte le statistiche, fino a due giornate dalla fine, davano l’Inter vincente.

P: Per il calendario soprattutto

FC: Invece secondo me proprio il calendario l’ha fregata, perché ha perso punti in quel mese in cui ha giocato tutte le partite ravvicinate, è stato decisivo.

P: La maggior parte senza Brozovic, è mancato Lautaro in quel momento…

FC: È mancato Brozovic, Lautaro per tre mesi non si è visto… Ma è anche vero che è una squadra che giocava e segnava in un modo, ma non c’era un piano B. Forse è stato questo il limite. Un giudizio alla stagione? Io non penso che la Coppa Italia salvi mai una stagione. Alla fine è andata bene perché hai perso lo scudetto all’ultima giornata, e comunque avevi perso Lukaku, Conte, Hakimi… non si può dire altro a Simone, ha fatto un ottimo lavoro.

P: Anche a livello di gestione io credo che Inzaghi abbia fatto un ottimo lavoro: è arrivato in punta di piedi, non si è imposto, ha seguito il percorso del suo predecessore, è stato sfortunato nel calendario…

FC: A me sto calendario asimmetrico non piace! Prima non influiva per niente sulla stagione, adesso troppo.

P: La stessa scelta di non farle giocare contemporaneamente, io dico, almeno le ultime giornate… Influisce anche quello! Lo spettacolo sta anche in quello…

FC: Io a questo ci credo un po’ meno, perché devi vincere comunque, magari un pochino incide ma relativamente. Secondo me sull’Inter ha inciso il fatto che la rosa fosse nettamente inferiore all’anno scorso e anche un filo sopravalutata. Molti giocatori erano considerati di livello nonostante non lo fossero più. Molti giocatori hanno anche “overperformato”: Dzeko ha fatto una seconda parte deludente dopo una prima parte ottima, Dimarco ha fatto molto bene e sembrava quasi potesse togliere il posto a Bastoni, che anche lui ha fatto benissimo.

P: Io sulla mia pagina ho lanciato gli MVP, anche con una piccola provocazione, mettendo Leao tra i centrocampisti. Mi hanno massacrato! A parte che Leao ha delle caratteristiche che, volendo, ci rientra tranquillamente…

FC: Quarto a destra o quarto a sinistra in un 4-4-2 può farlo tranquillamente

P: Sì! Ma poi non posso mica metterlo a paragone con gente del calibro di Vlahovic, Immobile, Abraham, per ruolo. Posso metterci Giroud o Ibrahimovic

FC: Io ho fatto 3-4-3 e i due esterni erano Perisic e Leao. Perisic l’ho fatto giocare opposto ma uno fa anche dei compromessi. Leao è stata la vera arma in più del Milan. Un giocatore di quasi un metro e 90 che strappa, ha un fisico assolutamente superiore. Deve ancora limare alcune cose, ogni tanto gioca in ciabatte, gli piace la giocata… è un giocatore che sa di essere forte. Lui, come Vlahovic, deve capire l’importanza della semplicità. Non sempre, questo Allegri lo dice sempre, ogni giocata deve essere decisiva perché sei Vlahovic e sei arrivato alla Juventus, ci sono delle giocate che magari sono semplici, come un appoggio all’indietro, e poi risultano decisive nel gioco. Giocare semplice è il passo in avanti del campione: il campione è quello che ha la tecnica di Messi ma fa le cose che fa Messi, cioè ogni tanto fa la giocata semplice e passa all’uomo.

P: Inter-Milan alla fine si è risolto all’ultima giornata, ma più al derby. Più demeriti dell’Inter o meriti del Milan?

FC: Il primo tempo del derby è finito il campionato, perché l’Inter domina. Poi si è spenta la luce, e lì si devono fare delle domande, perché evidentemente è subentrata un po’ di ansia o paura. L’unico errore grosso che ha fatto Simone è stato a Liverpool sull’uno a zero. Sei con l’uomo in meno, è quasi impossibile che tu riesca a passare il turno, quasi impossibile che tu riesca ad andare ai supplementari, ma te la devi giocare. Altrimenti crei la mentalità che ti accontenti. Si è accontentato di vincere a Liverpool, di essere il quinto allenatore che vinceva a Liverpool… La mentalità vincente è quella di provarci fino al 94’ e perdere magari 3-1, sti cazzi. Quella roba lì in spogliatoio influisce, perché togli la voglia di andare al di là dell’ostacolo, che è stato l’atteggiamento dell’Inter nel finale di campionato. È l’unica cosa che imputo di una grande stagione e ad un grande allenatore come Simone Inzaghi.

P: Secondo me ci sono stati vari momenti della stagione in cui l’Inter ha dimostrato qualcosina in meno rispetto al Milan a livello del crederci proprio. Il derby ad esempio, l’errore di Radu pesa… il Milan vede una sconfitta così e prende coraggio, pur avendo un calendario molto più difficile sulla carta riesce a portare a casa il risultato. Poi nei singoli, quei singoli che dovevano fare la differenza, Lautaro su tutti, secondo me hanno deluso. Tanti non sono d’accordo con me. L’anno che va via Lukaku…

FC: Lautaro ha giocato tre mesi su sei. È diverso giocare con Lukaku piuttosto che con Dzeko. Io credo che Lautaro abbia la possibilità di diventare uno fortissimo, a me per certe movenze ricorda Aguero… ma un attaccante deve essere continuo nel corso della stagione, non puoi fare tre gol in tre partite e zero nelle successive sei, incidi troppo sul risultato. Noi abbiamo questo nuovo calcolo, a seconda dell’importanza del gol attribuiamo un punteggio. Poi facciamo la classifica marcatori in base all’incidenza. Leao ha avuto grande incidenza, come Vlahovic. Lautaro ha avuto un filo meno incidenza. Segna meno gol decisivi. Se lo facessimo sulla media di periodo, Lautaro sarebbe più basso degli altri, nei periodi invernali ha avuto proprio una forbice.

P: Calciomercato, sappiamo che l’Inter deve cedere qualcuno. Si parla molto di Bastoni al Tottenham, ma anche di un’eventuale cessione di Lautaro. Dovessi scegliere, io sacrificherei Lautaro Martinez.

FC: Secondo me vendono Skriniar, il dubbio è tra lui e Bastoni. Le punte costano… Se torna Lukaku, cambia tutto. Io l’ho detto prima che arrivasse: un giocatore come Lukaku, in Italia, è sempre dominante, guarda Abraham. Un giocatore sopra il metro e 90, forte fisicamente, in Italia, non hanno la struttura fisica per tenerlo. L’unico che lo tiene in Italia è Smalling che ha la stessa struttura fisica. Lukaku va in Inghilterra e non fa lo stesso, perché la struttura fisica dei difensori è diversa, e quindi devi mettere in campo altre caratteristiche

P: C’è anche da dire che la gestione al Chelsea non è stata ottimale…

FC: È stato un anno particolare, qualcosa è andato storto, ma comunque in Inghilterra Lukaku non può essere dominante come in Italia.

P: Lo vorrei rivedere all’Inter

FC: In Italia rifà 40 gol. È immarcabile.

P: Tu hai citato Abraham, io l’ho nominato come attaccante top nel nostro campionato.

FC: Sono d’accordo, nettamente. Attaccante inglese al primo anno in Italia, difficilissimo!

P: Non considerato da nessuno a settembre!

FC: Da qualcuno si. Paolo di Canio appena l’ha preso la Roma mi ha detto “Guarda Fabio, questo è uno che in Italia può fare la differenza: è forte e rapido”, lo conosceva bene

P: Il percorso di crescita della Roma con Mourinho può continuare? O credi che Mourinho sia un allenatore un po’ d’altri tempi? Io non ero un gran sostenitore di Mourinho alla Roma, non mi piace il suo gioco. Secondo me al calcio di oggi un gioco come il suo non porta tanti risultati e punti. O c’è grande differenza di livello tra la sua rosa e quella che va ad affrontare dall’altra parte.

FC: Non vincevamo una coppa da 12 anni, l’ha alzata Mourinho, dopo 12 anni l’ha rialzata Mourinho, non può essere un caso. Mourinho non sarà mai un tattico. Ha un tipo di calcio semplice: se sta in vantaggio mette un difensore, se sta in svantaggio mette una punta, basico.

P: La Roma in finale di Conference, al 50’ contro il Feyenoord chiusa dietro a difendersi

FC: …però ha vinto! Conta quello alla fine. Nulla di ciò che fa è casuale. Se tu pensi al percorso di comunicazione di Mourinho alla Roma in questi mesi: è partito dicendo le cose che non andavano e delineando un obiettivo possibile. Prima cosa vinciamo una coppa. Ha fatto un’analisi dei suoi mezzi, e dato che ogni anno vuole alzare un trofeo, altrimenti è “zero titoli”, ha scelto quella coppa e ha puntato forte su di essa perché poteva vincere quella coppa. Quando i giocatori non rispondevano nella maniera giusta li ha attaccati ferocemente, ma poi ha raccolto i cocci. Nel senso che quelli che hanno dato una risposta emotiva li ha inseriti nel gruppo, gli altri a casa. Lui è un samurai, è un grande ombrello sui suoi giocatori: li insulta, ma può farlo solo lui. Se li insultano da fuori li difende, come con Zaniolo, e fa l’ombrello, a protezione. Tu a quel punto sei protetto, e sei pronto a dare il massimo. Lo dico adesso: se la Roma fa un grande acquisto, e secondo me fa un acquisto “bomba” di quelli che vanno su tutti i giornali…

P: Dybala?

FC: Non lo so, io sono convinto di questo, avendo capito il processo di crescita di Friedkin. Hanno puntato su Mourinho perché volevano l’internazionalizzazione del brand, hanno vinto una coppa con Mourinho che l’ha alzata ed è andato in tutto il mondo, in questo momento per proseguire sull’escalation di comunicazione economica di marketing sul medio-lungo, serve un grande nome. Se la Roma prende un grande nome, l’anno prossimo, attenzione…

P: Domanda: Dybala lo vedresti bene quindi? Qual è il grande nome che hai in testa?

FC: Non lo dico! Ce l’ho alla grande il nome in testa, ma non lo dico, ma ho una convinzione. Dybala è un giocatore che alla Roma potrebbe fare molto bene, ma significa vendere Zaniolo, o l’uno o l’altro.

P: A te piace Zaniolo vero?

FC: A me piace molto Zaniolo, a patto che anche lui capisca che non può vincere le partite da solo. È fortissimo, ma se si aiuta coi compagni le vince di più.

P: A me è sembrato che, da quando è tornato dall’infortunio, che quella tanta voglia di fare lo ha spinto ad esagerare. E torniamo a quello che dicevi tu, la semplicità a volte paga molto di più

FC: E questa è una cosa che Mourinho gli può insegnare, ammesso che lo voglia ascoltare. Se io fossi Zaniolo farei un’altra stagione alla Roma di consolidamento, senza cambiare, affidando anima e corpo a Mourinho. Sono convinto che se si affida a lui viene fuori un’altra grande stagione. La Roma però non mi sembra convintissima nel tenerlo, vediamo cosa succede.

P: Anche la Roma dici che può sacrificare…

FC: Spero di no, perché nel calcio italiano abbiamo bisogno di giocatori così.

P: La Juve sta mescolando tanto le carte…

FC: Se riesce a prendere… Uno l’ha preso, ma non è quello che vedevamo a Manchester. Pogba in Italia farà grandissime cose

P: Il centrocampo juventino negli anni è sempre stato il problema, anche quando è stato preso Cristiano Ronaldo. La domanda è: con l’arrivo di Pogba, riesce a dare anche valore agli altri? Ne basta uno che dà equilibrio… Da quando è andato via Pjanic, la Juventus è cambiata da così a così, e Pjanic faceva da collante

FC: La differenza è che prima se la passavano e adesso non tengono il pallone. Arthur doveva essere un fenomeno e gioca solo all’indietro… Locatelli è un ottimo centrocampista, Rabiot se l’è reinventato Allegri. Un centrocampo Pogba-Locatelli con Rabiot in inserimento può essere interessante.

P: Un voto tuo alla stagione di Max?

FC: Un 6–. Secondo me Max è arrivato a Torino aspettandosi una situazione simile a quella che aveva lasciato, quella che conosceva, e ha trovato una realtà completamente diversa.

P: Sei d’accordo con me che la stagione della Juventus parta da gennaio?

FC: Non c’è dubbio. Mi fa impazzire questa cosa. Ad Allegri per quattro mesi gli sono mancati almeno 20 gol; quando è arrivato Vlahovic non c’era Chiesa, quindi ne sono mancati 40 alla fine! Dai 40 gol alla Juventus e dov’è? Se la Juve batte l’Inter è la prima candidata a battere il Milan…

P: Numeri alla mano, il rendimento della squadra bianconera nelle ultime giornate era lì…

FC: Tu parti per un viaggio, vai al mare. In una valigia hai tutti i costumi, poi arrivi al mare e la valigia con i costumi non ce l’hai più! È quello che è successo alla Juventus, un po’ di comprensione era giusta. Detto questo, secondo me Allegri si è intestardito su alcuni concetti, non ha bisogno di farlo perché quello che ha vinto dimostra quello che è. Lui è tutt’altro che dogmatico, la squadra l’anno prossimo cambierà radicalmente. Lui dice “se nel gabbione vincevo sempre io, c’è un motivo”: quelli che vincono non sono tanti, sono sempre gli stessi. Quest’anno c’è stato Pioli, ma guarda caso c’era Maldini! Pioli è il più grande surfista di anime che abbia mai visto.

P: Sai cosa mi dà fastidio del percorso del Milan? Dare tutto questo spazio ad Ibrahimovic, mi ha dato fastidio! Questa è stata la vittoria di un gruppo. Io ti dico la verità: per me quando quest’anno Ibrahimovic ha giocato, ha frenato il Milan!

FC: Lo dicono i numeri… In tutta la seconda parte non stava in piedi. Ibra è importante, ha portato al Milan la mentalità per vincere lo scudetto. È un po’ retorico parlare di tutto questo apporto nello spogliatoio, i giocatori non sono mica dei bambini, anche Kjaer se è per questo è stato importante come uomo di esperienza! Chi vince è chi va in campo. Il Milan, secondo me, ha tre nomi quest’anno: Maignan, Tonali e Leao. Loro hanno fatto la differenza. Pioli è stato bravissimo anche nella comunicazione, dimostrando ambizione, quella che è mancata al Napoli. Quando Luciano fa quelle dichiarazioni “dobbiamo pensare e vincere lo scudetto” è perché si accorge che dentro la squadra manca un po’ di ambizione. Non convinzione, ambizione. Una tendenza a sapere che alla società va bene arrivare in Champions League, tanto il campionato è difficile. Quella ambizione cercava di mettere Luciano e che ha provato, senza riuscirci, perché ha perso subito con l’Empoli. Un pizzico di ambizione è ciò che manca al Napoli.

P: Sarà ancora più equilibrato il prossimo campionato secondo me, ciò che mi piace dell’Italia è che le squadre sono tutte un crescendo

FC: C’è una spiegazione: sono arrivate tutte proprietà di prospettiva che lavorano sul medio-lungo. È un campionato che tra tre anni sarà molto diverso rispetto a quello che vediamo adesso. Spero anche che arrivi qualche giocatore importante, non grande di età. Cominciamo a dare un’occhiata ai giovani, e questa è una buona cosa…

P: Scamacca quest’anno ha fatto benissimo, ha dimostrato anche a livello caratteriale di essere forte, anche ciò che girava intorno a lui.

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Svolta sulla panchina, una voce clamorosa:” Conte è già del Milan”

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Svolta sulla panchina rossonera? Una voce raccolta da Il Salotto del Kaiserjny lascia intendere quello da sempre scritto anche da noi di Calcio Style. Ma entriamo qui di seguito in dettaglio per spiegare la clamorosa informazione raccolta.

La questione Antonio Conte sta tenendo banco negli ambienti rossoneri, i tifosi invocano a gran voce il suo nome riconoscendo nel tecnico leccese probabilmente uno dei pochi in grado di raccogliere i cocci e portare la squadra alla vittoria durante la prossima stagione. La cocente sconfitta nel derby non ha fatto altro che acuire questa voglia di rivalsa nei confronti dei nerazzurri e la prossima stagione dovrà essere ben differente a quella attuale.

Il prossimo mercato, come scritto questa mattina, sarà di un certo livello e la priorità sarà quella di non sbagliare allenatore. Quindi, chi meglio di Conte per arrivare subito alla vittoria, mettendolo subito in condizione di fare bene?

A supportare la nostra tesi non possiamo non scrivere di una notizia rivelata da Il Salotto del Kaiserjny i quali, tramite il loro canale ufficiale Telegram, hanno raccolto una dichiarazione confidenziale di Costantino Coratti, ex collaboratore del tecnico leccese, il quale si sarebbe lasciato scappare queste parole:” Conte è già del Milan“.

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Radio Rai, lo sciopero stravolge la programmazione. Anche sul calcio

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Radio Rai

Un programma storico di Radio Rai, Tutto il calcio minuto per minuto, domani non andrà in onda. Il motivo? C’entra uno sciopero importante: anzi, due.

Domani il celebre programma radiofonico di Radio Rai, Tutto il calcio minuto per minuto, non sarà trasmesso. Secondo quanto riportato dal Corriere dello Sport, la ragione di questa assenza è da attribuire a un doppio sciopero che determinerà cambiamenti nella programmazione sia televisiva che radiofonica.

La protesta è legata alla proposta di fusione tra la redazione sportiva di Radio Rai e quella televisiva di RaiSport, coinvolgendo anche Gr Parlamento e Rai Parlamento.

Nella giornata di domani non verranno trasmesse né le partite di Serie B né quelle di Serie A, inclusi i match Juventus-Milan alle 18 e Lazio-Verona in serata. Anche la radiocronaca della Sprint della MotoGP da Jerez subirà una pausa forzata.

Sciopero Radio Rai, il punto di vista del caporedattore Filippo Corsini

Questo il commento di Filippo Corsini, caporedattore centrale: “Togliere l’informazione sportiva a Radio Rai è un fatto epocale. Noi non siamo contrari per principio alla cosa, ma chiediamo un confronto con l’azienda per capire le motivazioni. Se dobbiamo parlare di sinergie, parliamone.

Radio e Tv sono diverse, binari paralleli, negli anni noi abbiamo acquisito una storicità del nostro essere. Ora non capiamo il senso di questo cambiamento. Abbiamo sempre trasmesso tutto, dalla Serie A alle Coppe europee, dal Sei Nazioni alla F1, dalla moto al ciclismo, perché i nostri diritti costano meno e ci sono sempre stati garantiti. Sarò sempre aziendalista, ma non spegnerò io Tutto il calcio: se dobbiamo cambiare spiegateci il perché”.

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Milan, primi contrasti con Calabria: la dirigenza non ci sta

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Milan, noi di Calcio Style avevamo scritto alcuni giorni fa di piccoli dissapori tra il capitano rossonero e la dirigenza stessa. Andiamo a confermare la notizia, arricchendola di particolari importanti.

Arrivano ulteriori informazioni in merito a Davide Calabria. La scadenza del contratto impone scelte e decisioni immediate da prendere possibilmente in tempi stretti ed è quello che sta facendo la dirigenza rossonera la quale ha già parlato con l’entourage del ragazzo.

Le richieste sono piuttosto note, ossia un adeguamento a 4 milioni di euro a stagione. Cosa che la dirigenza ad oggi non è disposta a concedere soprattutto perché non particolarmente soddisfatta dal rendimento dello stesso giocatore. E’ risaputo che ci si sta muovendo sul mercato al fine di reperire un terzino destro di spinta e qualità il quale potrebbe addirittura scalzare l’attuale capitano.

Una mossa che giocoforza non andrebbe quindi a giutificarne un ingaggio considerato pesante dalla dirigenza. Ribadiamo il concetto che difficilmente Calabria opterà per lasciare il Milan, tuttavia attente riflessioni sono in corso soprattutto da parte del ragazzo il quale si troverebbe ridimensionato nell’ingaggio e nelle possibilità di vedere il campo. Considerazioni doverose da fare in un momento in cui devono essere prese delle decisioni importanti.

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