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Maignan, Udinese: arriva il primo daspo

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 Udinese: Maignan, primo indagato, un uomo si 45 anni: a replicato l’insulto razzista per 12 volte.

Udinese

Mike Maignan

Dopo aver individuato il primo tifoso che ha insultato il portiere del Milan Maignan con tanto di cori razzisti

L’Udinese non ha esitato a comunicare il daspo a vita per la persona interessata.

Il comunicato del club friulano

Udinese Calcio comunica, a valle dell’individuazione del primo responsabile dei deplorevoli insulti razzisti a Maignan.

Che il soggetto in questione sarà, a tempo indeterminato, bandito dal nostro stadio con effetto immediato.

La società conferma il suo impegno contro il razzismo e ritiene fondamentale l’applicazione di misure forti per mandare un concreto messaggio contro le discriminazioni, non solo nel calcio, ma nella società.

Il Club tempestivamente, già da sabato sera, ha lavorato in stretta collaborazione con le Autorità.

Mettendo a disposizione tutte le sue telecamere e la strumentazione d’avanguardia di cui è dotato il Bluenergy Stadium.

Al fine di dare un riscontro rapido alle indagini ancora in corso. 

L’Udinese ringrazia la Questura di Udine per la collaborazione e conferma la sua fermezza nel colpire i responsabili degli insulti che infangano l’etica sportiva del club, della Regione, della città di Udine e di una tifoseria che, da sempre, sono un modello di integrazione e rispetto”.

 

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Juventus, Fagioli: “Non ho smesso di combattere la dipendenza”

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Juventus, Fagioli

Nicolò Fagioli ha portato a termine il periodo di squalifica dai campi ed ha voluto esprimersi su ciò che ha passato e sulla sua situazione attuale.

Nell’ultima gara di campionato, Nicolò Fagioli è tornato titolare dopo i 7 mesi di squalifica per la vicenda scommesse. Un’ottima prestazione al rientro che dimostra quanto talento abbia questo ragazzo e quanto ancora abbia da dimostrare alla Juventus e al calcio italiano. Proprio per questo, nonostante l’assenza dai campi, è arrivata comunque la convocazione in nazionale per Euro 2024.

In una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, Fagioli ha parlato di questi temi. Focalizzandosi chiaramente sul suo problema, descrivendolo come un tunnel da cui è difficile uscire.

Indice

Juventus, le parole di Fagioli

Dove tutto ebbe inizio

Quando sono scoppiato a piangere, nella partita con il Sassuolo, non era solo per aver messo in difficoltà la mia squadra, ma perché in quel momento è scesa una cappa nera, tutto mi sembrava negativo, tutto scuro. Avevo sbagliato un pallone, ma il mio errore più grande era dentro di me. Il problema è che non ero più padrone di me stesso. Il gioco mi aveva divorato la vita, era diventato un assillo, un incubo.

Lo so che sono un ragazzo fortunato, che ci sono miei coetanei in condizioni più drammatiche della mia, che non titolo per invocare comprensione. Ma non voglio neanche essere ipocrita. Sono stato inghiottito da un vuoto che non guarda in faccia nessuno, che non distingue per classe sociale, non premia né assolve in base al talento. Mi sentivo soffocare ma non trovavo il modo di venirne fuori”.

È cominciato tutto come un gioco. Scommettevo, tanto, ma non sulla mia squadra o su di me. Non volevo violare dei principi ai quali credo. So che sembra grottesco che io usi questa parola, ma per me è importante. Pensavo che giocare al calcio e alle scommesse, se le due rette non si incrociavano, non fosse grave. Non ho fatto male allo sport, non ho condizionato risultati o leso diritti di altri“.

L’ingresso nel tunnel di Fagioli

Quando finiscono le 4-5 ore di allenamento, ti si spalanca il vuoto. Se non hai altri interessi, quell’abisso ti attira. Io mi annoiavo, sembra assurdo ma è così. Il successo non è un’armatura che resiste alla solitudine, non ti consente, come una corazza, di far rimbalzare le coltellate del tempo vuoto. Pensi a quanti attori, scrittori, musicisti sono precipitati in dipendenze ancora più letali. La noia mi ha rovinato la vita.

E poi ogni problema, anche il più stupido come un litigio o una partita sbagliata, dovevo compensarlo con le scariche di adrenalina che mi dava il gioco. Ogni volta che usavo quel male detto cellulare, ogni giorno e tante volte al giorno, mi sentivo come se fossi in campo.

Non ne ho mai parlato con nessuno perché mi vergognavo. Ho perso completamente il controllo di me stesso nel gennaio 2023. Giocavo male, mi allenavo peggio. La testa era altrove. Mi faceva schifo quello che stavo vivendo, ma non potevo farne a meno. Il centro della mia vita erano le scommesse, non più il calcio. Mi sentivo capovolto. Se sbagliavo un passaggio, mi dicevo che la colpa era di quell’ossessione”.

Il disvelamento della vicenda

“Una liberazione. Quel tornado, che mi ha sbattuto con le spalle al muro, mi ha costretto a diventare adulto o comunque più responsabile. Ho iniziato una terapia psicologica con il professor Jarre. Sto guardandomi dentro per cercare le ragioni, per capire perché non avessi antidoti al vuoto e alla noia. Quando la polizia è venuta a casa, io ero stato operato da due giorni, ho chiamato mia madre. Potevo non nascondere più, perché non potevo più nascondere. Un fattore esterno metteva fine a una fase contorta della mia vita e mi costringeva a scegliere: precipitare o rialzarmi. E vorrei dire a tutti i ragazzi che soffrono che non bisogna aver paura di chiedere aiuto.

Quando si sconfigge la dipendenza?

Non lo so, forse mai. So che io non ho smesso e non smetto di combatterla. Sarei un bugiardo se dicessi che non riaffiora, che non fa sentire ogni tanto il suo canto seducente. Ma ora lo domino pensando semplicemente a quanto male mi ha fatto. E so che non esiste “lo faccio una volta sola” perché quella biscia ti avvinghia e non ti molla più. Penso ora che il gioco sia una cosa da sfigati”.

Sul desiderio di Fagioli di tornare in campo

“Avevo una gran voglia di rivincita. Più su me stesso che sugli altri. Dal giorno dopo la squalifica ho cominciato ad allenarmi. Sono stati sette mesi di agonia, contavo i giorni. La mia vita è qui, su questi campi verdi, a vincere o perdere in ragione del talento mio e della mia squadra, non a buttare le giornate e centinaia di migliaia di euro, tanto ho perso, rovinandomi e sentendomi in colpa.

Sulla convocazione in Nazionale

“Non me l’aspettavo, ma ci speravo. Ora voglio dare la vita per essere nella lista per l’Europeo. Se non dovessi riuscirci, tiferò per gli azzurri. Ho cominciato a giocare a quattro anni, a sedici sono andato via di casa perché la Juve mi ha chiamato. Ho lasciato i miei genitori che mi hanno sempre seguito senza mettermi pressioni. Mamma è impiegata, papà distribuisce medicinali e sono stati molto preoccupati per me. Ora li immagino felici e vorrei fossero orgogliosi di me con la maglia azzurra.

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Milan, Bonera passa al 4-3-3: la formazione contro la Roma

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Milan, qui di seguito vediamo come il tecnico rossonero ha deciso di affrontare l’amichevole contro la Roma. Un cambio modulo e alcune novità.

Il Milan si accinge a disputare l’amichevole contro la Roma in quel di Perth. La trasferta australiana vedrà il tecnico Daniele Bonera, succeduto a Stefano Pioli probabilmente solo per questa gara, adottare un 4-3-3.

In porta Sportiello andrà a sostituire l’ancora infortunato Maignan, difesa a quattro con Calabria e Theo Hernandez sulle corsie esterne, centrali Gabbia e Tomori. A centrocampo spazio a Musah, Reijnders e Adli. Terzetto offensivo composto invece da Giroud come terminale offensivo supportato ai fianchi da Loftus-Cheek e Okafor.

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Fiorentina, ennesima delusione | Italiano: “Non meritavamo di perdere”

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Fiorentina

La Fiorentina perde la sua terza finale in due anni: un sogno che svanisce ancora nei minuti finali.

Un’altra sconfitta difficile da digerire, dopo le delusioni da “novizi” della scorsa stagione, la società, la squadra, il tifo viola, speravano di alzare finalmente un trofeo che manca dagli albori degli anni 2000.

Queste le parole di mister Italiano rilasciate a Sky: “Dispiace perché è la seconda volta, perché anche oggi abbiamo avuto tante occasioni per andare in vantaggio noi. Dispiace perché per l’ennesima volta non meritiamo di perdere una partita del genere. Si poteva anche proseguire andando ai rigori ma per me è una grande delusione: è la terza finale giocata come si deve giocare e non riusciamo a portarla a casa. Mi dispiace per i ragazzi però questo è il calcio e bisogna accettare queste sconfitte”.

Le parole rivolte ai suoi ragazzi: “Perdere in generale fa male. Arrivare così in fondo per due anni consecutivi è un grande merito, ma poi bisogna alzare un trofeo e noi non ci siamo riusciti. Accettare le sconfitte è brutto ma è così, poi il cammino che fai, vedendo vincere gli altri, viene un po’ macchiato. Dispiace vedere i ragazzi piangere, poteva esserci un epilogo diverso”.

Nei prossimi giorni l’incontro con Commisso per il suo futuro: “In questo momento sono troppo amareggiato. Insieme ai ragazzi ero il primo a crederci e convinto di poter cambiare questo epilogo. A Bergamo si chiuderà la stagione, poi mi vedrò con il presidente e il direttore. Vedremo”.

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