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Fiorentina: Luiz Henrique il sogno viola

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Fiorentina, Palladino

Calciomercato-Fiorentina: Luiz Henrique, fresco pallone d’oro, sudamericano è il sogno velato della dirigenza viola, ma prima bisogna convincere il Botafogo.

Luiz Henrique, classe 2001 del Botafogo, vince il corrispettivo del Pallone d’Oro del Sudamerica dopo aver concluso una stagione oltre che da campione anche da assoluto protagonista.

In 59 partite giocate Henrique ha segnato 12 goal e servito 6 assist, scacciando quelle voci che vedevano il suo ritorno in Brasile, dopo una parentesi sfortunata con il Betis Siviglia, come un fallimento.

Il sogno viola si prospetta molto complicato. Infatti, la dirigenza aveva già sondato il terreno con una prima offerta di 30 milioni. Cifra che il Botafogo aveva rispedito al mittente, giudicandola troppo bassa.

La squadra brasiliana, che nella stagione appena conclusa è riuscita a prendersi tutto quello che poteva – vincendo il campionato ( che mancava dal ’95) e la prima Copa Libertadores della sua storia –  è a conoscenza del grande valore del  giocatore che forse più di tutti ha permesso tutto ciò.

Il talento verde-oro, infatti, con un goal in finale contro l’Atletico Mineiro mise da subito in chiaro che il premio di MVP e la Copa sarebbero stati entrambi suoi.

Chi è Luiz Henrique

Il mattatore della finale di Libertadores si è guadagnato in piena regola il titolo di pallone di Sudamericano. Beffando il suo compagno di squadra Jefferson Savarino, che ha ottenuto solo 25 voti,  a differenza di Henrique che con i suoi 128 sui 244 votanti ha accumulato il 52% dei consensi .

Il premio che viene assegno El Pais (testata giornalistica uruguaiana) fa il paio con quello di  “Craque do Brasileirao” (miglior giocatore del campionato brasiliano) rendendo al massimo il motivo per cui il Botafogo abbia speso 16 milioni di euro per riportare Henqrique in Brasile dopo una non facile prima esperienza in Europa.

“O pantera” è il soprannome che si è guadagnato con l’esultanza nella partita contro Fluminense (sua ex squadra) ad aprile, nel primo turno del Brasileirão. Dove dopo aver aperto le marcature del match ha tirato fuori  una maschera che richiama il celebre personaggio Marvel Black Panther.

Cosa potrebbe dare alla Fiorentina

Lo stile di gioco del giocatore non lascia molto spazio a diverse interpretazioni. Si tratta di un’ala versatile di piede mancino, che può giocare su entrambe le fasce ma che si esprime meglio schierato a piede invertito. Per rendere al meglio l’idea tattica del giocatore basti pensare a lui come ad una versione brasiliana di Nico Gonzalez.

Nel calcio di Palladino si inserirebbe perfettamente, non dovendosi adattare ad uno schema a lui sconosciuto e lasciando aperta la questione di adattamento solo al nuovo campionato. Nel 4-2-3-1 viola potrebbe ricoprire un infinità di ruoli, a partire dalle 2 ali fino alla punta centrale, ma comunque il ruolo prediletto sarebbe quello di ala destra, che gli darebbe l’opportunità di accentrarsi e di sfruttare il suo sinistro.

Ai tempi della Fluminense, squadra in cui è cresciuto, era solito ricoprire il ruolo di ala offensiva all’interno di un 4-3-3. Schema che gli valse la chiamata europea del Betis Sevilla.

La dirigenza della Fiorentina pensa a lui come un possibile nuovo innesto al posto di Andrea Colpani, in grado di dare maggiore imprevedibilità alla squadra e andando a formare un tandem tutto brasiliano sulla fascia destra con Dodò. Tuttavia, la Fiorentina, togliendo un facilitatore come Colpani dal campo, perderebbe un importante uomo squadra, che, seppur non stia rispettando troppo quelle che erano le premesse di inizio campionato, riesce sempre a creare qualcosa per i compagni.

Fiorentina

L’idea di poter vedere alle spalle di Moise Kean un trio formato da Gudmusson-Beltran-Luiz Henrique esalta e non di poco il pubblico viola, che dopo il grande avvio di stagione si è guadagnata il diritto di poter sognare in grande.

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Pisa, notte nera a Lecce: ora la classifica si complica

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Pi

Notte amara per il Pisa di Gilardino dopo la sconfitta contro il Lecce. Ora la classifica preoccupa e il mercato di gennaio diventa decisivo.

Un’altra sconfitta, forse la più pesante della stagione, per il Pisa di Alberto Gilardino. Nell’anticipo del venerdì sera i nerazzurri escono battuti dallo scontro diretto con il Lecce che avrebbe potuto cambiare il volto della classifica e che invece rischia di complicare ulteriormente il cammino verso la salvezza. Il punteggio racconta solo in parte quanto visto in campo.

A pesare non è neanche tanto il risultato finale, quanto la prestazione. Perché se è vero che fin qui il Pisa aveva spesso dato l’impressione di meritare più punti di quelli raccolti, con prove solide anche contro le grandi del campionato, quanto visto ieri sera è stato ben lontano dalla media stagionale. Una squadra spenta, rinunciataria, mai davvero dentro la partita e incapace di reagire.

Un Pisa praticamente irriconoscibile, come ammesso dallo stesso Gilardino nel post-partita. Poca intensità, poche idee e una sensazione di fragilità che non si era mai vista in modo così evidente. Ed è proprio questo l’aspetto più preoccupante: perdere uno scontro diretto senza mai dare la sensazione di poterlo davvero vincere.

touré pisa

Idrissa Toure’ (Pisa) during warm up during Italian soccer Serie B match AC Pisa vs Ascoli Calcio at the Arena Garibaldi in Pisa, Italy, December 08, 2022 – Credit: Gabriele Masotti

Pisa, il mercato per invertire la rotta

Questa terza sconfitta consecutiva lascia ora il Pisa momentaneamente a quattro punti dalla zona salvezza, una distanza che potrebbe anche aumentare nel prosieguo del weekend. Un dato che fotografa un momento complicato e che non può essere ignorato. Anche perché il bilancio complessivo parla chiaro: un solo successo finora, arrivato contro la Cremonese ormai più di un mese fa. Decisamente non abbastanza per guardare alla salvezza con ottimismo.

A rendere il quadro ancora più difficile ci sono poi le assenze imminenti. Le partenze di Nzola e Akinsanmiro per la Coppa d’Africa toglieranno soluzioni, profondità e qualità a una rosa già in affanno. La sensazione è che, senza interventi, il rischio di scivolare ulteriormente sia concreto.

Per questo gennaio diventa un passaggio obbligato. Servirà intervenire con forza sul mercato per provare a invertire la rotta e dare nuove energie a un gruppo che, dopo un buon avvio, sembra aver perso certezze e brillantezza. 

Il Pisa ha mostrato di poter stare in questa categoria, ma ora servono risposte immediate. Perché il tempo stringe e la classifica, giornata dopo giornata, inizia a fare davvero paura.

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Inter, il futuro di Akinsanmiro: basta un milione per riportarlo a Milano

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Calciomercato Inter

Akinsanmiro stupisce al Pisa e torna nei piani dell’Inter: grazie alla clausola di recompra da 1 milione i nerazzurri possono riportarlo subito a Milano.

Stankovic, Pio Esposito e suo fratello Sebastiano sono solo alcuni dei maggiori talenti usciti dalle giovanili dell’Inter, settore di cui oggi la società di via della Liberazione va particolarmente fiera. Ovviamente, l’unico che gioca stabilmente nella squadra in cui è cresciuto è il più piccolo della famiglia Esposito, Pio, che — a differenza di suo fratello Sebastiano, oggi al Cagliari — ha concluso la classica trafila di prestiti nella scorsa stagione allo Spezia.

Tuttavia, non si può dire lo stesso dell’altro giocatore citato. Pur essendo attualmente in Belgio, Stankovic continua a vestire una maglia nerazzurra, quella del Club Brugge, anche se è dei tre quello più lontano: per riportarlo a Milano, infatti, l’Inter dovrebbe versare i 15 milioni previsti dalla clausola di recompra, inserita nella trattativa con il club vicecampione del Belgio.

Non è però l’unico giocatore con un passato interista ad avere una clausola simile, e che — guarda caso — ha cambiato città, ma non colori. Il nome in questione è quello di Ebenezer Akinsanmiro, centrocampista nigeriano arrivato nel 2023 alla corte nerazzurra e oggi in forza al Pisa. Come per Stankovic, anche sul suo contratto è presente una clausola che permetterebbe all’Inter di riportarlo a Milano senza ulteriori trattative; ma, a differenza del figlio d’arte, la cifra è notevolmente più bassa, rendendo il tutto più realistico.

La questione Stankovic

Tuttavia, anche nel caso di Stankovic si tratta di un’operazione tutt’altro che sconveniente: il giocatore, che non avrebbe trovato spazio — o almeno non quanto nella scorsa stagione al Lucerna, dove aveva collezionato 38 presenze, segnato tre gol e fornito due assist — è stato ceduto a una squadra dove certamente avrebbe avuto modo di giocare. Ma il Club Brugge non avrebbe agito “pro bono” per l’Inter senza nulla in cambio. Ecco perché, ai 10 milioni incassati dai nerazzurri, la dirigenza guidata da Giuseppe Marotta ha deciso di aggiungere una clausola di recompra da 25 milioni: da un lato testimonianza del grande valore del giocatore cresciuto sotto la guida di Christian Chivu, dall’altro segnale che l’Inter, pagando 25 milioni, riacquisterebbe un profilo molto più maturo e con esperienza accumulata anche su palcoscenici importanti, al prezzo di 15 milioni di euro, cifra più bassa di quella che potrebbe diventare la sua valutazione da qui a qualche mese.

Inter, cosa fare con Akinsanmiro

La società nerazzurra sarebbe rimasta molto soddisfatta dell’apporto dato alla causa del Pisa dal suo giovane talento, un fattore che di fatto lo avrebbe riportato al centro dei piani dell’Inter per il futuro. Il giocatore, infatti — per il quale, ricordiamo, basterebbe versare solo un milione per riaverlo — ha già praticamente sextuplicato il valore dell’investimento che l’Inter dovrebbe sostenere per riportarlo a Milano.

L’Inter comunque non si è fatta cogliere alla sprovvista. Durante l’ultima finestra di mercato, quando si è seduta al tavolo con la dirigenza del Pisa, avrebbe deciso di impostare la trattativa nel seguente modo, come raccontato anche da Calciomercato.com: il giocatore sarebbe passato al Pisa in prestito oneroso, con una opzione di riscatto a 7 milioni.
E allora perché l’Inter può riprendere totalmente possesso del suo giocatore — dato che, di fatto, lo è ancora — per soltanto un milione?

La risposta risiede nella clausola di recompra, in pieno stile Real Madrid, una tutela fondamentale per i grandi club che, spesso impegnati in progetti ambiziosi, rischiano di lasciarsi sfuggire i migliori talenti cresciuti nel loro settore giovanile. Una clausola che, in questo caso, permetterebbe — come già detto — di riacquistare il giocatore tramite un controriscatto da un milione di euro.

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LAUTARO MARTINEZ PENSA ALLA CHAMPIONS LEAGUE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

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Arbitri, VAR e polemiche: Un problema creato dal sistema

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FIGC

Arbitri e VAR sono al centro di molte discussioni nel calcio italiano. Ogni giornata porta nuovi dubbi e polemiche sulle decisioni in campo, che spesso finiscono sotto la lente dei media e dei tifosi.

Ranieri

Il problema non riguarda solo gli arbitri: anche il sistema in cui operano influisce sulle scelte. Il VAR è arrivato con la promessa di maggiore chiarezza, ma non sempre riesce a evitare gli errori o a spiegare le decisioni in modo trasparente.

Quando le situazioni restano controverse, spesso le responsabilità sembrano sfumare tra arbitri e tecnologia.

In altri Paesi, gli arbitri forniscono spiegazioni ufficiali dopo le partita; in Italia, invece, la comunicazione resta limitata. Questo contribuisce a creare incertezza e sospetti tra tifosi e addetti ai lavori. Gli arbitri italiani affrontano una pressione costante e, talvolta, questo si riflette nelle decisioni prese in campo.

Var, cambiamento a fuoco lento

Un esempio recente arriva dalla partita Lazio–Milan a San Siro. Nei minuti di recupero, il VAR ha richiamato l’arbitro Collu al monitor per valutare un possibile rigore per la Lazio, dopo un tocco di braccio di Pavlovic che inizialmente era stato ignorato. Dopo l’on‑field review, l’arbitro ha deciso di non concedere il penalty, assegnando invece un calcio di punizione per fallo in attacco.

La scelta ha provocato proteste della Lazio, critiche diffuse sui media e la squadra biancoceleste ha anche saltato la conferenza stampa post‑gara, pubblicando immagini del replay sui social per contestare il verdetto. L’allenatore Maurizio Sarri ha poi suggerito di riposizionare le postazioni VAR lontano dalle panchine per ridurre tensioni e confusioni durante le partite.

Nonostante le critiche, ogni stagione vengono annunciate nuove iniziative per aumentare trasparenza e dialogi, ma i cambiamenti concreti sono spesso lenti o limitati. In sintesi, il dibattito sugli arbitri e sul VAR no riguarda solo singoli episodi: riflette questioni più ampie legate al sistema del calcio italiano, alla gestione della tecnologia e alla comunicazione con tifosi e media.

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