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ESCLUSIVA CS – Tiberio Timperi: “Tifo Lazio per bastian contrario. La stagione è ancora lunga, resto ottimista”

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Il noto giornalista e conduttore radiofonico della Rai, Tiberio Timperi, ha rilasciato ai nostri microfoni un’intervista in cui ha parlato della sua grande passione per il calcio e, in particolare, per la sua squadra del cuore: la Lazio.

Il celebre volto televisivo, che dall’8 settembre ha lasciato la conduzione de I Fatti Vostri su Rai 2 – dove affiancava Anna Falchi – per approdare su Rai 1 alla guida di Unomattina News (in onda dal lunedì al venerdì, dalle 6.30 alle 8.00, insieme alla giornalista del TG1 Maria Soave), ha condiviso con noi diverse riflessioni sulla sua fede calcistica, l’inizio di stagione dei biancocelesti e il momento della Nazionale italiana.

Di seguito, l’intervista completa di Tiberio Timperi.

Le parole di Tiberio Timperi

Com’è nata la sua passione per la Lazio?
“Sono diventato laziale per spirito di contraddizione: ero circondato da bandiere giallorosse e, forse per questo, ho scelto di tifare biancoceleste. Sono cresciuto con la Lazio di Maestrelli, una squadra che mi è rimasta nel cuore per quella magia irripetibile che la contraddistingueva, ma non si può dimenticare anche quella dell’era Cragnotti, che ci ha regalato uno Scudetto. Mi piace tifare con il cuore, senza farmi troppo condizionare da tattiche o strategie. Purtroppo per via del mio lavoro non riesco a seguire tutte le partite; quindi, mi limito spesso a controllare il risultato: o gioisco, o vado avanti.”

Si aspettava un inizio così complicato per gli uomini di Sarri?
“Sinceramente no. L’anno scorso le cose non erano andate male nel complesso, quindi non mi aspettavo un avvio così difficile. Resto comunque ottimista: la stagione è ancora lunga.”

Secondo lei, perché la squadra non sta rendendo come dovrebbe?
“L’organico è più o meno lo stesso dello scorso anno, quindi le basi ci sono. Evidentemente qualcosa non funziona come dovrebbe: magari lo spogliatoio, forse la sintonia con l’allenatore…non saprei.”

Tiberio Timperi

MAURIZIO SARRI PARLA CON I SUOI GIOCATORI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

La Lazio può ancora puntare all’Europa o è già tutto compromesso?
“Come dicevo, la stagione è lunga e non credo sia già tutto scritto. C’è tempo per rimettersi in carreggiata e risalire la classifica.”

Le prossime due partite, contro Atalanta e Juventus, saranno due banchi di prova importanti. Quanti punti pensa possano arrivare?
“Sono molto scaramantico, quindi preferisco non rispondere. Mi appello al quinto emendamento!”

Per lo Scudetto invece chi vede più avanti?
Il Napoli, secondo me, ha ancora qualcosa in più rispetto alle altre: quella marcia, quella “cazzimma” che può fare la differenza. Se continuerà così, credo possa mettere una seria ipoteca sullo Scudetto.”

Domani affrontiamo Israele in una sorta di match point per i playoff Mondiali. Quanto è importante qualificarsi?
Ce lo auguriamo tutti, è da troppo tempo che mancano le vere soddisfazioni. Per ora navighiamo a vista e incrociamo le dita. Bisogna onorare una tradizione storica, quella di andare al Mondiale a ogni costo. Evidentemente, però, c’è un problema strutturale, un po’ come succede in Ferrari. Occorre ripartire dalla base, dalla formazione nelle scuole calcio.”

Le bombe di Vlad

LBDV presenta: “Il portiere di Ceaușescu” e “Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio”

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Women's Champions League

Domenica 16 novembre, alle ore 18.00, il Punk Roma (Via dei Durantini 18, Roma) ospiterà un evento speciale dedicato alla letteratura sportiva e alla cultura calcistica.
Protagonisti della serata saranno due firme d’eccezione: Guy Chiappaventi, giornalista di La7, autore del libro “Il portiere di Ceaușescu” (Bibliotheka Edizioni), e Ciro Romano, caporedattore di LBDV, che presenterà “Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio” (Garrincha Edizioni).

A dialogare con gli autori ci sarà Daniele Garbo, giornalista sportivo già volto di Mediaset e Direttore Editoriale di LBDV, mentre la presentazione sarà affidata al giornalista di Le Bombe di Vlad, Alberto Caccia.

L’incontro rappresenta un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati di calcio, giornalismo e narrazione sportiva. Due libri diversi ma accomunati da una stessa passione: quella per il pallone e per le storie che lo rendono eterno.

Il portiere di Ceaușescu. Helmut Duckadam, storia di un antieroe

Una storia lunga quasi quarant’anni e undici metri, la storia di quando una squadra di sconosciuti strappò il titolo più importante del calcio europeo – la Coppa dei Campioni – a una superpotenza, il Barcellona.
Era la notte magica del 7 maggio 1986 quando, nello stadio di Siviglia, Helmut Duckadam, allora ventisettenne, riuscì nell’impresa di parare tutti e quattro i rigori dei giocatori catalani consentendo alla Steaua Bucarest di laurearsi campione d’Europa, prima volta per una squadra dell’Est. Una notte di felicità per un popolo che viveva con le luci spente, senza riscaldamento e con il frigorifero vuoto.
Quando la Steaua rientrò in Romania, all’aeroporto 15 mila persone accolsero i giocatori e almeno altrettante scesero in strada per seguire il tragitto del pullman fino a Bucarest. Fu un fatto insolito per la Romania comunista, dove le manifestazioni spontanee di piazza erano vietate, ma il regime volle capitalizzare la vittoria. Il presidente Ceaușescu invitò la squadra a palazzo e Duckadam diventò per sempre l’eroe di Siviglia.

L’autore

Giornalista, inviato del tg La7. Dopo aver raccontato la suburra di Roma, la mafia e la ‘ndrangheta, due guerre in Medio Oriente, terremoti, tsunami e alluvioni, negli ultimi anni ha seguito la cronaca a Milano.
Ha vinto il premio Ilaria Alpi, il Premiolino e il premio Goffredo Parise. Ha pubblicato sette libri, incrociando spesso il calcio con la cronaca: il primo, Pistole e palloni sulla Lazio anni Settanta, ha avuto otto edizioni in quindici anni e ha ispirato la serie Sky Grande e maledetta.

Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio

Ciro Romano ci racconta le gesta dello storico portiere olandese Jongbloed, eroe dell’arancia meccanica di sua maestà Cruijff . Un viaggio dentro la vita di uno dei calciatori più importanti della sua era. Non una monografia, dimenticate i tabellini, quello che troverete in queste pagine è l’atmosfera, è l’uomo prima del calciatore, è la storia prima dei gol, è il lato nascosto del pallone. Preparatevi, riavvolgete il nastro, premete play e godetevi questa partita di carta e inchiostri, inseguendo in campo un calciatore indimenticabile. Una nuova figurina letteraria da collezionare, una nuova figurina per completare lo scaffale dei campioni.

L’autore

Ciro Romano vive a Salerno è avvocato, abilitato alle Magistrature Superiori. Guarda il calcio dall’età di tre anni, e ne scrive per testate giornalistiche e pagine social. Prima per passione, poi per motivi professionali, diventa esperto di tifo radicale. Tiene conferenze e partecipa a dibattiti pubblici per l’abolizione alle limitazioni di legge al tifo e agli spostamenti delle tifoserie.

Ha pubblicato “Volevo solo giocare a ping pong” (Caffèorchidea).

(Foto: DepositPhotos)

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Le interviste

Esclusiva CS, Giulio Peroni: “Diouf ed Henrique? Forse la loro dimensione non è quella dell’Inter”

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Giulio Peroni noto opinionista di SportItalia ha incontrato la redazione di Calciostyle per un’intervista sulle principali tematiche attuali calcistiche.

Nello specifico i temi principali hanno riguardato Diouf e Luis Henrique. I 2 acquisti estivi per ora si sono rivelati poco in linea col 3-5-2 specialmente il centrocampista francese autore di molte azioni lesive delle partite nerazzurre in particolare il gol della bandiera nella gara contro la Cremonese.

L’intervista è a cura di Adamo Recchia.

Giulio Peroni

Esclusiva Calciostyle, l’intervista a Giulio Peroni

Come hai scoperto il calcio

A sei anni, prima elementare. Mi piacevano il colore delle maglie, l’attaccamento della gente alla propria squadra, la rivalita’. Per differenziarmi scelsi di tifare per il club per il quale nessuno dei miei amici faceva il tifo. Quando entrai a San Siro la prima volta, restai folgorafo. Passavo le giornate fuori da scuola a giocare a pallone, d’estate da mattina fino a quasi notte. Passione totale.

Quando hai capito potesse diventare un lavoro

Mi occupavo di cronaca, inchieste sociali. Parlando di calcio avrei potuto unire il lavoro con la grande passione. Ho fatto tanta gavetta, scrivevo di squash e canottaggio. Poi ad Usa 94 il grande salto. Un tempo di andava per gradi e per merito. I livelli di esperienza e qualita’ erano molto differenziati e considerati

La tua carriera giornalistica come è cominciata

Nel 1992 fondai un giornale di zona che a Milano si occupava di raccontare certe verita’ sommerse. Nel 1993 ho iniziato a fare incheste per il quotidiano l’Indipendente di Vittorio Feltri, un giornale di rottura. Poi ho scritto sulle testate nazionali Avvenire, Repubblica ed IlSole24Ore.

Chi vedi favorito per lo scudetto

Il Milan. Ha un allenatore esperto, si fa ascoltare. E non ha l’impegno delle coppe. I rossoneri non hanno la squadra piu’ forte, ma quella che ha le condizioni migliori per tagliare il traguardo. Ma non sara’ una discesa. Non credo sara’ un campionato monocaratico.

MASSIMILIANO ALLEGRI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Con che testate collabori ora

Sono opinionista nelle emittenti televisive Sportitalia e TopCalcio24. Non escludo un ritorno da collaboratore in qualche Quotidiano.

Ti vediamo spesso a SportItalia come ti vedi come opinionista televisivo

Come uno che dice cose profonde, poco politacally correct,  ma con ironia ed irriverenza. Il mio grande maestro e’ stato Beppe Viola, uno che stravolgeva le regole della comunicazione e del giornalismo con il suo fare travolgente, di altissimo livello intellettuale. Inarrivabile.

Sei un tifoso interista come vedi Diouf e Henrique

Quando sono giornalista non sono tifoso di nessuna squadra. Come dovrebbe essere nella deontologia di un giornalista. Poi qualcosa di tuo e’ quasi impossibile non trasmetterlo. I due giocatori che hai citato ora sono ai margini, forse un giorno esploderanno, o forse non e’ l’Inter la loro reale dimensione. Anche per Sucic si potrebbe fare discorso piu’ o meno analogo. Certo sono costati parecchio. Ma i Fondi proprietari dei club preferiscono prendere quattro giocatori che non sai da 25 milioni, piuttosto che due campioni certi da 50 milioni. Il perche’ e’ facilmente intuibile.

Var potrebbe essere migliorato

Troppe norme, normette ed interpretazioni. Tanto di meglio dal Var non si puo’ pretendere, il calcio e’ uno sport piu’ dinamico che scientifico.

Gattuso è l’uomo giusto per la nazionale

Per l’attuale Nazionale, in cerca di anima e coraggio (perduto), direi di si.

Milan Como in Australia come la vedi

L’inizio della fine. L’altra faccia della vicenda San Siro. Il calcio per clienti e consumatori, non piu’ per veri appassionati e tifosi.

Luis Henrique Tomaz de Lima in azione ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

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Le interviste

ESCLUSIVA CS – Andrea Fontana: “Un buon procuratore? Deve per forza riuscire a creare un equilibrio tra competenze tecniche e le qualità umane”

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andrea fontana

Questa è la modalità vincente di Andrea Fontana procuratore di vari calciatori che ci spiega come ha scoperto il calcio e come l’ha trasformato in professione.

In questa intervista per Calciostyle, ci indica quali sono le modalità normative per raggiungere questo traguardo. Famoso anche come opinionista dell’emittente SportItalia ruolo in cui si cala molto bene esprimendo le proprie opinioni in modo molto pacato ma ampiamente chiara. Considera Gattuso il ct che ci potrebbe finalmente portare ai Mondiali.

Esclusiva CS, intervista ad Andrea Fontana

Come hai scoperto il calcio?

Ho scoperto il calcio grazie alla passione che mi hanno trasmesso fin da piccolo mio nonno materno e mio padre. Con loro, nei primi anni Ottanta, ho incominciato a frequentare abitualmente gli stadi, ad assistere dal vivo alle prime partite e, soprattutto, ho avuto la possibilità di vedere da vicino quei calciatori che, fino ad allora, avevo visto soltanto alla televisione.

Porto sempre con me il ricordo di quegli anni, vuoi per le persone che mi hanno accompagnato in quell’esperienza e che oggi non ci sono più, vuoi per la bellezza di quel calcio che oggi (e credo non soltanto io) faccio un po’ fatica a ritrovare.

Quando hai capito potesse diventare parte della tua professione?

Dentro di me ho sempre avuto la convinzione che il calcio avrebbe comunque costituito almeno una parte della mia professione. Già durante la mia esperienza universitaria avevo avuto la forte tentazione di prendermi una breve pausa e andare a Roma a sostenere l’esame da Agente Fifa, ma alla fine mi ero convinto che sarebbe stato meglio terminare prima gli studi.

Così, una volta laureatomi in giurisprudenza, mi sono finalmente potuto dedicare alla mia grande passione. L’esame da Agente Fifa, peraltro, è sempre stato un ostacolo piuttosto duro da affrontare; basti pensare che quel giorno su oltre cinquecento candidati diventammo procuratori soltanto in 49.

La mia grande soddisfazione fu quindi quella di entrare finalmente a far parte di un mondo che mi aveva sempre affascinato e che fino a quel momento avevo sempre soltanto visto con gli occhi dello spettatore.

Qualche mese dopo ho superato anche l’esame di avvocato e, in poco tempo, ho avuto così la fortuna di raggiungere gli obiettivi che fin da ragazzino mi ero prefissato: diventare avvocato e procuratore di calciatori.

andrea fontana

Sei un procuratore: quali sono i passi burocratici per svolgere questa professione?

Per diventare procuratore oggi la procedura è piuttosto articolata. Occorre infatti superare una prova generale al CONI e una prova speciale alla Federazione Sportiva Nazionale (FIGC).

È necessario inoltre compiere un tirocinio di almeno sei mesi presso un agente abilitato o frequentare un corso di formazione accreditato dal CONI.

Una volta superati entrambi gli esami, occorrerà quindi presentare una domanda di iscrizione al registro federale della FIGC e successivamente richiedere l’iscrizione nel Registro Nazionale Agenti Sportivi del CONI.

Per avere la fiducia di un giocatore e aver l’incarico di assisterlo, quali qualità umane e professionali bisogna avere?

Per costruire e mantenere rapporti di fiducia duraturi con i propri assistiti, il procuratore deve riuscire a creare un equilibrio tra competenze tecniche e qualità umane.

Il procuratore, per come lo intendo io, deve saper instaurare un rapporto di fiducia autentico, dimostrando sempre trasparenza e onestà intellettuale. Deve saper guardare oltre l’immediato, pianificare la carriera dell’assistito con una prospettiva di lungo termine che tenga conto delle opportunità di crescita professionale e delle esigenze personali del calciatore.

Ritengo che il procuratore di successo sia quello che riesce a coniugare competenza tecnica specialistica con qualità umane autentiche, costruendo rapporti di fiducia duraturi basati sulla trasparenza, l’integrità e la dedizione agli interessi dell’assistito.

Solo attraverso questo equilibrio può ottenere e mantenere la fiducia dei giocatori, elemento fondamentale per lo sviluppo di una carriera professionale di successo nel mondo del calcio.

Sei anche un opinionista televisivo: come ti trovi in questa veste?

Da parecchi anni sono ospite in qualità di opinionista a Sportitalia e mi trovo molto bene. Mi piace il loro modo di trattare il calcio, sempre con grande competenza, attenzione e professionalità.

Per quanto mi riguarda, quella di opinionista è una veste che mi sento perfettamente addosso: amo parlare pubblicamente di calcio, confrontarmi con gli addetti ai lavori e, non da ultimo, devo ammettere che questo ruolo negli anni mi ha dato un notevole riscontro in termini di visibilità.

Lotta scudetto: c’è molto equilibrio, chi vedi come favorita?

Vedo ancora favorito il Napoli perché rispetto allo scorso anno ha ulteriormente implementato la rosa e poi perché Antonio Conte, specie in ambito nazionale, è garanzia di successi.

L’Inter a livello di organico mi sembra la più attrezzata. Chivu, grazie agli ultimi risultati, sta acquistando sempre più fiducia e consapevolezza, anche se credo che oggi la squadra debba ancora smaltire del tutto le scorie della finale di Champions.

Il Milan mi sta impressionando: Modric e Rabiot hanno senz’altro alzato l’asticella verso l’alto e mister Allegri sa come si portano a casa i punti che servono a raggiungere traguardi importanti.

La Juventus invece ad oggi non mi sta convincendo. Credo stia scontando una campagna acquisti nella quale si è voluto concentrare di più sul reparto offensivo, quando a centrocampo serviva almeno un giocatore di qualità.

Questo è il mio ordine di arrivo, anche se credo che alla fine una sorpresa (forse la Roma?) ci sarà.

Nazionale: Gattuso secondo te è l’uomo giusto?

Gattuso è l’unico che in questo momento storico può portare un valore aggiunto alla Nazionale. Negli ultimi anni è un po’ venuto meno quel senso di appartenenza alla maglia azzurra che oggi solo lui può trasmettere in maniera tangibile.

Logicamente il compito che lo attende è difficilissimo perché, d’ora in poi, andrà incontro a tutte “finali”, ma credo che, come sempre, darà tutto se stesso per arrivare a disputare quel Mondiale a cui purtroppo non prendiamo parte addirittura dal 2014.

Var: come pensi possa essere migliorato?

Nonostante tutte le polemiche di questi anni, rimango sempre favorevole all’utilizzo del Var. Credo che alla fine abbia recato più benefici che danni.

Auspico soltanto che prossimamente il suo utilizzo venga esteso come si deve anche alle simulazioni, che reputo il male assoluto del calcio.

Negli ultimi anni c’è grande polemica sulle copiose commissioni che si prendono i tuoi colleghi, soprattutto quelli che assistono i giocatori più noti. Cosa ne pensi?

Logicamente chi assiste i calciatori più importanti riceve commissioni altrettanto importanti. È vero che negli ultimi tempi si è assistito a un aumento considerevole delle commissioni, ma va altrettanto riconosciuto che le stesse sono anche conseguenza del sensibile aumento dei cartellini dei calciatori e, ovviamente, dei rispettivi ingaggi.

Di Adamo Giacomo Recchia

andrea fontana

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