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Roma, Espirito Santo è il nome giusto per il dopo-Ranieri?

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Roma

La Roma è alla ricerca del prossimo allenatore, e nelle ultime ore è spuntato il nome di Nuno Espirito Santo. Ma sarebbe davvero il profilo giusto?

La Roma continua a lavorare in vista della prossima stagione, in attesa di capire se giocherà in Champions League o Europa League. La dirigenza giallorossa, però, non perde tempo e porta avanti la ricerca del nuovo allenatore che prenderà il posto di Claudio Ranieri. 

Nelle ultime ore, come riportato da Revelo, è spuntato il nome di Nuno Espirito Santo, attualmente sulla panchina del Nottingham Forest. Il club capitolino avrebbe già formulato una proposta al tecnico portoghese: un contratto biennale con opzione per il terzo anno. 

Vien però da chiedersi se Espirito Santo sia davvero il profilo giusto per una piazza ambiziosa come quella romanista.

Nottingham Forest, Roma

Il Nottingham di Espirito Santo: pochi numeri ma grande efficacia

Guardando la stagione del suo Nottingham Forest, c’è da restare sorpresi. Per diverse settimane la squadra è stata stabilmente al terzo posto in Premier League, e a una giornata dal termine si trova ora al settimo posto, ma a soli tre punti dal Manchester City terzo. 

Eppure i numeri raccontano un calcio controcorrente: il Nottingham è in fondo alle classifiche per possesso palla, numero di passaggi, tocchi e intensità di pressing nella metà campo avversaria. Il segreto è tutto nella fase difensiva, molto organizzata e basata su un 4-4-2 o un 5-3-2 a seconda dell’avversario. 

L’obiettivo è indirizzare gli attacchi sulle corsie esterne per chiudere gli spazi centralmente e costringere gli avversari a tiri da fuori o a cross sterili. 

Da questa impostazione nascono dati eccellenti: la squadra è tra le prime per clean sheet, tiri non concessi e gol subiti. Il tutto con un’identità precisa, costruita sul concetto che “la squadra viene prima di tutto”.

Roma

FLORENT GHISOLFI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Roma, tanti dubbi

Espirito Santo propone un calcio solido, quasi “all’italiana”, ma che rischia di rivelarsi poco adatto alla Roma. Il suo stile si basa sulla compattezza, sulle ripartenze e sul non avere il pallone, caratteristiche che funzionano bene in Premier, dove gli spazi si trovano con maggiore facilità. 

In Serie A, però, la realtà è diversa: molte squadre di medio-bassa classifica tendono a chiudersi contro squadre più forti come la Roma e le costringono a fare la partita. In questi occasioni, il calcio reattivo del portoghese potrebbe diventare sterile, privo di soluzioni nella costruzione. 

Inoltre, l’esperienza negativa al Tottenham pesa: in una piazza esigente non è riuscito a incidere e ha lasciato con più dubbi che certezze. È vero che ha una grande capacità di tenere unito lo spogliatoio e di creare un’identità solida, ma in questo momento la Roma ha bisogno anche di idee offensive chiare e adatte al contesto tattico del campionato italiano. 

Al momento, quindi, Espirito Santo appare come un’idea intrigante ma rischiosa, forse troppo per una Roma che ha bisogno di certezze e continuità.

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Magic moment per Jamie Vardy: miglior giocatore di novembre

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Vardy Leicester, Cremonese

Il mese straordinario di Vardy è stato coronato dal riconoscimento più prestigioso: il premio EA SPORTS FC Player of the Month di novembre.

Se qualcuno nutriva ancora dubbi sull’impatto dell’ex attaccante del Leicester che, a 38 anni, è sbarcato in una neopromossa come la Cremonese, questi sono stati definitivamente spazzati via. I dati di novembre parlano chiaro e hanno premiato Jamie Vardy, che si è tolto una soddisfazione enorme, per la gioia dell’intera città di Cremona.

Se è vero che in termini puramente statistici non è stato il migliore del mese, nessuno ha inciso sulla propria squadra quanto l’attaccante inglese: con il gol alla Juventus e la doppietta al Bologna, ha sempre garantito prestazioni di alto livello, mostrando carattere da vendere. Sono proprio questi gli aspetti che hanno contribuito al lavoro della squadra di Nicola, che sta beneficiando in pieno della sua presenza.

Vardy non ha brillato nell’ultima sfida contro il Lecce, e forse proprio questo sorprende: perché nelle settimane precedenti era stato il trascinatore assoluto della Cremonese, uno dei protagonisti della sua scalata e della ritrovata competitività rispetto alla stagione 2022/2023, conclusasi con la retrocessione in Serie B per la squadra grigiorossa. A testimonianza del suo ruolo centrale non servono solo i numeri: servono la leadership e la mentalità, qualità che l’ex Foxes porta in campo minuto dopo minuto.

Non a caso anche l’Amministratore Delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, ha voluto sottolineare ciò che Vardy rappresenta oggi per il nostro calcio:

“Jamie Vardy è davvero un giocatore d’altri tempi, uno di quei talenti che con la loro storia, le loro imprese e lo spirito indomito con cui vivono ogni partita esprimono al meglio il romanticismo del calcio. Il suo arrivo alla Cremonese, abile a cogliere l’occasione quest’estate, è stato accolto con grande entusiasmo da tutti i tifosi della Serie A e Vardy sta ricambiando con prestazioni di altissimo livello, leadership innata e gol importanti, frutto della cattiveria agonistica e delle capacità balistiche che l’hanno sempre contraddistinto”.

Parole che descrivono perfettamente l’ascesa che accompagna Vardy fin dai tempi del Leicester, dalle notti di Premier League fino allo storico titolo del 2016 sotto la guida di Claudio Ranieri. Oggi quello stesso spirito combatte e trascina a Cremona, città che lo ha accolto come un simbolo inatteso e luminoso.

vardy

L’ESULTANZA URLO DI CLAUDIO RANIERI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

In attesa di capire come evolverà la stagione della Cremonese, una cosa è già certa: Vardy ha conquistato la Serie A. E il suo primo premio in Italia, lontano dalla sua Leicester, vale come una nuova, ennesima impresa di un giocatore davvero d’altri tempi.

Quale sarà il prossimo capitolo della sua avventura italiana lo scopriremo strada facendo. Intanto, però, Vardy ha già riscritto qualcosa: a 38 anni si è preso Cremona e la Serie A. La sua esperienza, la sua fame e la sua capacità di incidere nelle partite stanno facendo la differenza in una neopromossa che aveva bisogno esattamente di un leader così. Novembre gli ha consegnato un premio importante; il resto dipenderà dal campo. Ma per ora, Jamie Vardy si è guadagnato ogni applauso.

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Napoli, accadde oggi: vittoria amara contro l’Arsenal

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Napoli

Oggi, 12 anni fa, il Napoli ospitava l’Arsenal per la 6a giornata della Champions League 2013/14. Una delle più grandi beffe nella storia recente del club.

A una giornata dalla fine questa è la situazione nel Girone F della Champions League 2013/14: Arsenal 12, Borussia Dortmund 9, Napoli 9, Marsiglia 0. I Partenopei ospitano l’Arsenal all’ultima giornata, ma una vittoria potrebbe non bastare per il passaggio del turno: bisogna anche fare attenzione al risultato di Marsiglia-Borussia Dortmund.

Se il Dortmund vince, alla squadra di Benitez serve una vittoria con almeno tre gol di scarto. In caso di pareggio del Dortmund, i Partenopei devono vincere e basta, non con un numero particolare di gol. Infine, in caso di sconfitta del Dortmund, ai Partenopei basta un pareggio per accedere agli ottavi.

Napoli-Arsenal, 11 dicembre 2013

Napoli

 

Benitez è costretto a rinunciare a Reina e Hamsik infortunati: in porta gioca Rafael, mentre in attacco c’è il solito Higuain davanti a Callejon, Pandev e Mertens. Partono dalla panchina Inler, Insigne e Cannavaro.

I padroni di casa creano le loro occasioni da gol con Pandev, Callejon e Maggio, ma non si rendono particolarmente pericolosi. Dall’altro lato, Rafael respinge con i pugni un tiro centrale di Giroud. Il primo tempo si chiude, dunque, senza reti: intanto, tra Marsiglia e Borussia Dortmund è 1-1. In questo caso, ai Partenopei, basterebbe un solo gol per l’accesso agli ottavi.

Nel secondo tempo, Benitez fa entrare Insigne per Pandev, spostando Callejon al centro dell’attacco dietro a Higuain: la musica cambia. I padroni di casa attaccano con molta più convinzione, e cercano in tutti i modi di segnare il gol qualificazione. Dopo le occasioni per Armero, Callejon e Higuain, arriva il gol tanto atteso.

Cross di Armero, sponda di Higuain per Callejon che restituisce palla al numero 9 argentino che si gira, prima di battere Szczesny con una rasoiata di destro (73′). Il San Paolo è una bolgia: con il risultato a Marsiglia ancora sull’1-1, i Partenopei sarebbero agli ottavi. Pochi minuti dopo, l’Arsenal finisce anche in 10, espulso Arteta per doppia ammonizione.

Tuttavia, a tre minuti dal novantesimo, arriva la beffa: gol del Borussia Dortmund a Marsiglia, adesso ai Partenopei servono due gol per qualificarsi. Ne arriva solo 1 a 20 secondi dalla fine, con Callejon che batte Szczesny con un pallonetto (90+3).

La classifica finale del Girone F è: Borussia Dortmund 12, Arsenal 12, Napoli 12, Marsiglia 0. La banda Benitez, dunque, viene eliminata ai gironi di Champions per differenza reti. Non mancano, però, gli applausi del San Paolo per il cammino eroico della squadra Partenopea.

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Napoli, accadde oggi: l’ultima di Ancelotti con i Partenopei

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Ancelotti

Oggi, 6 anni fa, il Napoli ospitava il Genk per la 6a giornata della Champions League 2019/2020. Una partita decisiva per l’accesso agli ottavi e non solo.

Siamo al 10 dicembre 2019 e la squadra Partenopea allenata da Carlo Ancelotti è in crisi nerissima. Gli azzurri non vincono tra tutte le competizioni da ottobre, e sono settimi in campionato a -17 dall’Inter capolista.

In Champions, i Partenopei sono secondi nel girone dietro al Liverpool. Per la qualificazione agli ottavi basta un pareggio in casa contro il Genk. Tuttavia, la qualificazione agli ottavi potrebbe non bastare per salvare la panchina di Ancelotti, visti i problemi fuori dal campo.

Napoli-Genk, 10 dicembre 2019

Mertens, Napoli

Ancelotti recupera Allan e Milik, entrambi fuori da qualche partita per infortunio. L’attaccante polacco gioca in attacco affiancato da Mertens, mentre il centrocampista brasiliano gioca come centrocampista centrale insieme a Fabian Ruiz. Insigne e Lozano, invece, partono dalla panchina.

I Partenopei vanno vicini al gol dopo 2 minuti, con un colpo di testa di Koulibaly che colpisce la traversa. Pochi secondi dopo, Milik approfitta di una disattenzione del portiere Vandevoordt, e mette il pallone in rete.

Poco prima della mezz’ora, l’attaccante polacco si ripete: cross basso di Di Lorenzo dalla destra, e Milik arriva prima di tutti sul pallone, battendo Vandevoordt, 2-0 (26′). A 10 minuti dall’intervallo, Vandevoordt commette un fallo su Callejon in area, rigore e cartellino giallo per il portiere belga classe 2002: dal dischetto, Milik segna la sua tripletta (37′).

Intanto, il Genk sfiora diverse volte il 3-1, con Onuachu che si divora due gol da solo davanti a Meret: in entrambi le occasioni calcia fuori. Poche emozioni nel secondo tempo, visto che la qualificazione agli ottavi dei Partenopei è ormai archiviata. Ancelotti fa entrare dalla panchina Gaetano (esordio in Champions per lui), Llorente e Lozano, al posto di Zielinski, Callejon e Milik.

I padroni di casa guadagnano un altro rigore poco prima del quarto d’ora finale di gara, con un tiro al volo di Callejon respinto con il braccio da un giocatore avversario. Visto che Milik è uscito, il rigore lo batte Mertens: il belga segna il rigore, battendo Vandevoordt con un cucchiaio.

Milik e compagni, dunque, si qualificano agli ottavi da secondi nel girone. Tuttavia, il cambio in panchina avviene lo stesso: esonerato Ancelotti, al suo posto arriva Gennaro Gattuso.

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