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L’enciclopedia della Serie A – Parte quinta

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Eccoci cari amici e lettori all’ultimo appuntamento con l’enciclopedia della Serie A, un grande lavoro che vi ha portato a scoprire la storia dei venti club. Si viaggia adesso da Sassuolo a Verona, pronti? Si parte!

Sassuolo

La squadra di questo piccolo paesino in provincia di Modena è stata fondata nel 1920 come Unione Sportiva Sassuolo Calcio, a tutti nota come Sassuolo.

La maglietta di questa squadra emiliana è neroverde a pali orizzontali, ed è più o meno la stessa da cento anni, anche se a volte, per seguire le mode del momento, è stata interamente verde o bordata di nero, anche se la fantasia palata è sempre stata la prima scelta.

Lo stemma del Sassuolo è molto particolare, si tratta di uno scudo decorato nella parte inferiore da strisce neroverdi con un pallone da calcio, al centro vi è una banda col nome della squadra mentre nella parte superiore è diviso in due, a destra è a pali coi colori sociali, mentre a destra, su sfondo bianco, vi è lo stemma cittadino, ovvero tre colli sfumati di nero con un mazzolino di fiori. Esternamente vi è un bordo nero interno ed uno grigio esterno. Il soprannome è la denominazione in dialetto della città, ossia Sasol.

Sassuolo

Il Sassuolo non gioca in casa, gli impianti cittadini sono troppo piccoli per la Serie A, e così si è stabilito al “Mapei Stadium – Città del Tricolore” di Reggio Emilia.

La tifoseria neroverde è composta attualmente dal “Clan Curva Nord” e dal “Sasol”. Da quando il Sassuolo si è trasferito per giocare prima la B e poi la A dapprima a Modena e quindi a Reggio Emilia, la tifoseria si è ridotta a 3000 persone e sono venuti meno gli storici gruppi organizzati della Curva.

La tifoseria neroverde è gemellata in particolare con Udinese e Chievo e poi con mezzo Nord Italia, da Bra a Bolzano. La rivalità più sentita è quella col Carpi, spesso sbeffeggiato dai tifosi sassolesi, ma c’è anche quella col Modena per questioni di campanilismo. In più il resto del Nord Italia è rivale degli emiliani, citiamo, una per tutte, la Pro Vercelli.

L’inno del Sassuolo è “Neroverdi” composto nel 2013 dal cantautore sassolese Nek:

“Sassuolo che gioca, Sassuolo che dà siamo nuova luce che non morirà il Sassuolo ci crede e nessuno potrà toglierci la grinta per puntare più in là nero sarà il cielo che vedrete voi dopo aver provato tutto contro di noi verde la speranza di restare su perché se il gioco è duro noi colpiamo di più.”

Torino

Il Torino, rifondato nel 2005, ha radici storiche che affondano nel 1906, quando nacque dalla fusione tra la Torinese e i dissidenti del Football Club Torino (fino al 1936, poi Juventus). Il Toro, com’è colloquialmente chiamato è uno dei club più blasonati d’Italia con 7 scudetti, di cui 5 consecutivi, quelli del Grande Torino, la squadra più forte degli anni ’40.

Il 4 maggio del 1949 alle 17.03 l’aereo che trasportava la squadra del Torino, di ritorno da una partita celebrativa disputata col Benfica, a causa del maltempo si andò a schiantare contro il muro di cinta della basilica di Superga. Non ci furono superstiti, tra le vittime più note ci furono i calciatori Valentino Mazzola e Valerio Bagicalupo. Successivamente quella squadra fortissima passò alla Storia come il “Grande Torino”.

La maglietta era in origine a pali arancio e verde. Da qui la scelta del colore granata avvenne perché i colori scelti erano troppo simili a quelli degli Asburgo, nemici storici dei Sabaudi. Sul perché di questo originale colore ci sono diverse tesi che parlano del Servette, club svizzero di questo colore e, per gli stessi motivi, degli inglesi dello Sheffield ma la tesi più accreditata è tutta italiana ed è da ricondurre alla Brigata Savoia che contribuì, due secoli prima, a liberare la Torino capitale del Ducato di Savoia. La Brigata aveva un fazzoletto color del sangue per ricordare la staffetta caduto per portare la notizia del trionfo.

Lo stemma del Torino è uno scudo granata, come la scritta del nome della squadra nella parte alta in campo bianco. All’interno dello scudo, su sfondo granata, campeggia un toro rampante con le scritte in bianco 1906 a destra e FC a sinistra. Lo scudo è bordato d’oro.

Torino

Il Torino gioca all'”Olimpico Grande Torino”, uno stadio di 66.000 di cui solo 28.000 omologati per questioni di sicurezza.

La tifoseria del Torino vanta diversi riconoscimenti nazionali, il primo striscione fu esposto addirittura al “Filadelfia” e la prima trasferta è attribuita ai tifosi granata a Roma, nel 1963. Nel 1969, a Santa Vittoria d’Alba, un membro del Torino Club ideò la Federazione Italiana Sostenitori Squadre Calcio (FISSC) con sede presso il Torino Club di Via Ormea. Le prime coreografie illustrate sono state ideate dalla storica Curva Maratona, che la Renault, curiosamente, usò per i suoi spot pubblicitari. Da un giornale francese la Maratona ottenne il riconoscimento di “Curva più bella d’Europa”. Il Torino ha ritirato la maglia numero 12, come si con i calciatori illustri, assegnandola proprio alla Maratona a significare che rappresenta il dodicesimo uomo in campo.

Gemellaggio molto sentito è quella con la Fiorentina, sia per la comune rivalità con la Juventus sia perché la squadra Viola fu molto vicina ai granata in occasione della tragedia di Superga. Col Genoa vi è un’altalenante gemellaggio più volte rotto e ricostituito.

All’estero c’è un forte legame col Corinthians, sia perché i granata divennero i primi a compiere una tournee in Sudamerica giocando sei amichevoli, due proprio contro i bianconeri brasiliani, sia perché nel 1949, dopo la tragedia di Superga, i brasiliani scesero in campo in una amichevole contro la Portuguesa indossando una maglietta granata. Sempre a Superga è legato il gemellaggio col River Plate e il Benfica, ultima squadra ad aver affrontato il Grande Torino.

Rivalità storica è, appunto, quella con i “cugini” bianconeri, con cui si gioca il “Derby della Mole”, dal 1988 rivale è anche il Verona per motivi politici dopo dieci anni di gemellaggio. Per il resto il Toro è inimicato con mezza Serie A e con altre realtà minori del calcio italiano come Perugia e Mantova.

L’inno del Torino è “Ancora Toro” di Valerio Liboni:

“Io questa maglia sognavo da bambino quando giocavo ancora col trenino mio padre andava sempre al comunale c’era il Torino, Torino da sognare.”

Udinese

L’Udinese Calcio, nota a tutti semplicemente col nome della città friulana, è nato nel 1911.

In origine la maglia è a due tinte diversamente ripartite, poi divenne bianca con decorazioni nere e dagli anni ’30 e a pali bianconeri. Negli anni ’80 si è giocato con la maglia bianca con un unico palo nero centrale e altre fantasie alla moda all’epoca. Poi, dal 2000, si è tornati alla sobrietà e la maglia di oggi è quella degli anni ’30.

Lo stemma dell’Udinese avrebbe dovuto riportare l’aquila friulana ma i tifosi si sono opposti perché ritenevano il rapace simbolo non del Friuli Venezia Giulia ma della rivale Trieste. Attualmente lo stemma è un’ovale circondato da una corona d’alloro con la data della fondazione (1896, anno della nascita della polisportiva di scherma e ginnastica friulana da cui nacque poi la squadra di calcio); all’interno della corona vi è un cerchio grigio con il nome della squadra e uno scudo al centro dentro cui passa una V rovesciata bianca che all’interno dello scudo diventa nera.

Udinese

Lo stadio è il “Friuli” di Udine, più noto come “Dacia Arena”.

La tifoseria bianconera friulana è formata dal gruppo Hooligans Teddy Boys, noto come HTB, fondato nel 1980. Di questo gruppo è la prima rivista fanzine di Italia, la “One Step Beyond”.

L’Udinese è gemellata con il Vicenza e, all’estero, col Werder Brema e col Sportverein Austria Salzburg. Rivalità molto accesa è quella con la Triestina e con mezza serie A, tra cui Juventus e Napoli, oltre che col Venezia per questioni di vicinanza e di campanilismo.

L’inno ufficiale dell’Udinese si intitola “Vinci per noi” ed è interpretato dalla cantante Connie Del Colle:

“Una città, una terra cento anni in una sera lo stadio canta una canzone alziamo la bandiera. Vinci per noi magica Udinese vinci per noi grande cuore bianconero.”
https://www.youtube.com/watch?v=PbNTzhknz0w

Hellas Verona

L’Hellas Verona Football Club, noto a tutti come Verona, è un club fondato nel 1903 da alcuni studenti del liceo classico “Scipione Maffei” e, su un consiglio del professore di greco Decio Corubolo, lo chiamarono Hellas per ricordare l’Ellade, ossia l’antica Grecia.

In origine a quarti bianconeri, la maglietta divenne presto gialloblu e attualmente è blu con decorazioni gialle. 
Lo stemma dell’Hellas (è il nome corretto preferito anche dai cronisti e, soprattutto, dai tifosi) raffigura due mastini e la scala (la famiglia della Scala, da cui scaligeri, dominò Verona nel trecento) sormontati dal nome della squadra.
La mascotte è Zeno, una scala gialloblu con occhi, gambe e braccia e sul retro il numero 12. Il nome è un’omaggio al Santo Patrono di Verona, San Zeno per l’appunto.
L’Hellas gioca al “Marcantonio Bentegodi”.
La tifoseria veneta gialloblu, dopo lo scioglimento delle Brigate gialloblu nate nel 1971, si è concentrata in Curva Sud, cuore pulsante del tifo veronese per nulla intaccato dalla “scomparsa” del suo gruppo storico.
Un gemellaggio molto sentito è quello con la Fiorentina, la Curva Sud è poi gemellata con la Sampdoria, la Triestina, la Lazio il Lecce e la Sambenedettese. All’estero ci sono gemellaggi col Kairserslaten e coi tifosi del Chelsea, nata quando dal 1970 fu permesso ai tifosi gialloblu di esporre un loro striscione nella temuta Shed. Da segnalare anche il forte legame col PSG.
La rivalità più accesa è quella con il Lanerossi Vicenza e poi con mezza Italia, segnaliamo tra le tante il Napoli, il Torino e il Brescia.

L’inno dell’Udinese è “Verona Beat” dei Gatti di Vico dei Miracoli:

“Beat Beat cos’era il Beat e l’America è sempre là Beat Beat Verona Beat la tua curiosità.”
https://www.youtube.com/watch?v=kaJAPCi6U2U
Si conclude così il nostro singolare viaggio tra le venti squadre si Serie A, grazie per avermi letto sperando di avervi anche divertito. Ci vediamo presto, il programma della Serie A e fitto e articolato, quindi vi aspetto a partire da settembre col nostro bellissimo Campionato.

 

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World Sports Summit, Crouch e quella marcatura di Maldini

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maldini

Il ricordo indelebile di Milan-Liverpool torna a vivere al World Sports Summit, con Peter Crouch che riporta alla mente la finale di Istanbul.

Il ritorno di un classico: Milan-Liverpool al World Sports Summit

A distanza di 18 anni, l’epica sfida tra Milan e Liverpool torna a far parlare di sé al World Sports Summit. Durante l’evento, l’ex attaccante dei Reds, Peter Crouch, ha ricordato con un sorriso la marcatura serrata subita nella finale di Istanbul dal leggendario capitano del Milan, Paolo Maldini. La partita, che è rimasta nella storia per il suo drammatico svolgimento e la spettacolare rimonta del Liverpool, continua a suscitare emozioni e risate tra i protagonisti di allora.

L’aneddoto di Crouch e la leggenda di Maldini

Peter Crouch ha raccontato come la difesa incrollabile di Maldini abbia reso quella notte del 2005 un ricordo indelebile. L’incontro tra i due al World Sports Summit è stato l’occasione per rivivere quei momenti con leggerezza, tra aneddoti e risate. La marcatura di Maldini è ancora oggi un esempio di maestria difensiva, e il suo nome continua a essere sinonimo di eccellenza nel mondo del calcio.

World Sports Summit

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Fonte: l’account X di Schira

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Figo ed Evrà intervengono al World Sports Summit

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Evra

Luis Figo e Patrice Evrà si incontrano al World Sports Summit, dimostrando che amicizia e lealtà possono superare le rivalità calcistiche.

Un Incontro tra Leggende del Calcio

Luis Figo e Patrice Evrà, due icone del calcio mondiale, si sono incontrati al World Sports Summit, un evento che celebra lo sport e promuove l’amicizia tra gli atleti. Nonostante i numerosi duelli sulla fascia che li hanno visti protagonisti in passato, i due ex calciatori hanno dimostrato che il rispetto e la lealtà fuori dal campo possono prevalere sulle rivalità del passato. Questo incontro è stato un momento simbolico di come lo sport possa unire le persone, indipendentemente dalle loro differenze.

Un Nuovo Capitolo di Collaborazione

Al summit, Figo ed Evrà non erano avversari, ma compagni che condividono una passione comune per il calcio e il desiderio di usare la loro influenza per il bene comune. La loro presenza ha attirato l’attenzione dei media e dei fan, sottolineando l’importanza delle relazioni positive tra gli ex avversari. Questo evento ha messo in luce come le leggende dello sport possano essere un esempio di unità e collaborazione in un mondo spesso caratterizzato dalla competizione.

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Fonte: l’account X di Schira

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Guarin racconta la sua lotta all’alcolismo: “Dall’inferno alla luce, un percorso di consapevolezza”

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Grifo

La testimonianza di Fredy Guarin, ex calciatore dell’Inter, rivela la sua lotta contro l’alcolismo e la depressione, culminata con pensieri di suicidio.

La discesa all’inferno

Fredy Guarin, ex centrocampista dell’Inter, ha attraversato un periodo di estrema solitudine e sofferenza, al culmine di una carriera calcistica segnata da successi e sfide. Guarin racconta di come le difficoltà personali e professionali lo abbiano spinto verso l’alcolismo, un rifugio temporaneo dal dolore che alla fine lo ha condotto in una spirale di autolesionismo. “Ho conosciuto le ombre della solitudine, della depressione e dell’alcolismo. Ho toccato lo spettro del suicidio. Un malessere durato anni”, confessa l’ex calciatore.

Il cammino verso la rinascita

Dopo aver toccato il fondo, Guarin ha iniziato il suo percorso di recupero, un viaggio lungo e difficile, ma che alla fine lo ha portato a riscoprire la bellezza della vita. Guarin attribuisce la sua rinascita al sostegno dei professionisti della salute mentale, al suo impegno personale e alla fede in un potere superiore. Oggi, Guarin lavora in una fondazione per aiutare coloro che, come lui, stanno lottando contro la dipendenza. “Ho vissuto quelle esperienze per poterle mettere a disposizione delle persone, per aiutare l’essere umano”, afferma Guarin.

Guarin sottolinea l’importanza di affrontare i propri problemi e accettarsi per quello che si è, compresi i propri difetti. “Siamo anche i nostri problemi”, dice. Ora, Guarin è un uomo cambiato, un uomo che ha imparato ad apprezzare le piccole cose della vita e ad amare se stesso. “Oggi Fredy Guarin sta meglio. È un uomo diverso. Sono grato per questa seconda opportunità che la vita mi ha dato”, conclude Guarin.

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Fonte: [Gianluca Di Marzio](http://gianlucadimarzio.com/).

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