Focus
Napoli, ecco perché Conte ha scelto Lucca
Manca ormai solo l’ufficialità, ma Lorenzo Lucca è un nuovo giocatore del Napoli. Antonio Conte non ha dubbi: è l’attaccante giusto per il futuro azzurro.
Ha fatto molto rumore l’arrivo di Lorenzo Lucca al Napoli. La società azzurra era da tempo alla ricerca di un attaccante che potesse alternarsi con Romelu Lukaku, e il primo nome sulla lista è stato a lungo quello di Darwin Núñez.
Poi, però, le richieste altissime del Liverpool hanno spinto il club partenopeo a cambiare rotta e a chiudere per il centravanti italiano, reduce da una stagione positiva con l’Udinese. Su di lui si erano già mosse anche Atalanta e Milan, ma il Napoli era in vantaggio da tempo e ha potuto chiudere in poche l’accordo con i friulani per 40 milioni totali tra parte fissa e bonus.
Una cifra che ha fatto storcere il naso a molti tifosi, considerando i soli 20 gol segnati in Serie A, ma che dimostra quanto la società e soprattutto Antonio Conte credano nelle sue qualità. D’altronde, Conte non è uno che si accontenta: lo si è visto anche con Lukaku, costato 30 milioni più 15 di bonus l’estate scorsa nonostante fosse fuori dai piani del Chelsea.
Se il tecnico ha dato il suo ok all’arrivo di Lucca, nonostante la trattativa per Núñez, è perché in lui ha visto qualcosa di più dei numeri.

LORENZO LUCCA (FOTO DI SALVATORE FORNELLI)
Napoli, Conte ha scelto l’ambizione di Lucca
Conte ha riconosciuto in Lucca la fame, l’ambizione e la voglia di migliorarsi. Quelle caratteristiche che, in certi contesti, contano più del talento. Il classe 2000 è in crescita costante e l’allenatore salentino probabilmente vede in lui un potenziale ancora inespresso, che nel contesto Napoli potrebbe finalmente esplodere.
Ma Lucca sa bene che la cifra spesa per il suo cartellino non gli garantirà nulla. Anzi: le pressioni saranno altissime, perché questa è una squadra che vuole ripetersi in Italia e diventare grande in Europa. E davanti, nelle gerarchie, c’è sempre quel Lukaku che è quasi come un figlio per Conte.
Per questo motivo, l’ex Udinese dovrà lavorare ancora di più per guadagnare la fiducia del tecnico e ritagliarsi uno spazio importante nel Napoli che sta nascendo.
Focus
Alla scoperta di Alex Toth, il mediano sui radar della Juve
Uno dei talenti da seguire nel mercato 2026 è il centrocampista ungherese Alex Toth, classe 2005 del Ferencvaros, nel mirino della Juventus.
Uno dei nomi che potrebbe accendere le prossime finestre di mercato del 2026 è quello di Alex Toth, centrocampista ungherese classe 2005 del Ferencvaros, finito anche nel mirino della Juventus. I bianconeri guardano al futuro e, tra i profili monitorati per rinforzare la mediana, hanno individuato nel giovane talento magiaro uno dei prospetti più interessanti del panorama europeo, già protagonista in patria e pronto al salto in un campionato di alto livello.
Cresciuto nel vivaio del club ungherese e diventato titolare fisso in meno di un anno, Toth si è imposto come uno dei giovani più promettenti del calcio europeo, attirando l’attenzione di numerosi top club del continente.
Un centrocampista totale
Nato a Budapest il 23 ottobre 2005, alto 1,81 e destro naturale, è un giocatore estremamente duttile: nasce come centrocampista centrale ma può interpretare più ruoli in mediana. Ha i tempi e la visione del regista, gli inserimenti della mezz’ala e, all’occorrenza, può agire anche da trequartista. A soli vent’anni gioca con la tranquillità di un veterano: verticalizza con naturalezza, conduce palla con sicurezza ed è efficace nei duelli sia difensivi sia offensivi. Tecnico, dinamico e pulito nelle scelte, abbina intensità, personalità e intelligenza tattica, diventando un vero faro della mediana. In patria molti lo indicano come il talento più promettente della nuova generazione ungherese e c’è già chi lo paragona a Dominik Szoboszlai, anche se il suo percorso è ancora tutto da scrivere.

I numeri di Toth
La stagione 2025-2026 sta confermando il suo valore: finora Toth ha collezionato 25 presenze, 2 gol e 5 assist, per un totale di 1803 minuti tra campionato ungherese, preliminari di Champions League e fase iniziale di Europa League. A questi dati si aggiungono le 9 presenze con la Nazionale Maggiore guidata da Marco Rossi, ulteriore testimonianza di una crescita ormai sotto gli occhi di tutti.
Il suo contratto con il Ferencvaros è valido fino a giugno 2027 e la valutazione attuale oscilla tra i 10 e i 15 milioni di euro, cifra destinata a salire se continuerà su questi livelli. La Juventus lo segue con attenzione grazie al lavoro della propria rete scout, ma sul giocatore si registrano anche gli interessi di club di primissimo piano come Liverpool, Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Bayer Leverkusen e Red Bull Lipsia.
Le parole del presidente del Ferencvaros
Il prossimo mercato invernale potrebbe già portare novità: attorno a Toth sta nascendo una vera e propria corsa internazionale, con diversi club pronti a inserirsi. La sensazione è che il giovane centrocampista sia destinato, prima o poi, a lasciare l’Ungheria per confrontarsi con un campionato di livello superiore.
A confermare la centralità del suo profilo è stato anche il presidente del Ferencvaros, Gabor Kubatov, che ai microfoni di M4 Sport, il canale sportivo della televisione pubblica ungherese, ha dichiarato:
“Sono convinto che la cessione di Alex Toth sarà una delle più importanti della storia del calcio ungherese. Questo trasferimento darà impulso non solo al Ferencvaros, ma all’intero movimento calcistico nazionale. Se arriverà l’offerta giusta, bisognerà essere pronti a lasciarlo partire.”
La Juventus osserva, valuta e riflette. E se dovesse decidere di affondare il colpo, potrebbe assicurarsi uno dei talenti più intriganti del calcio europeo emergente.
🎙️| Kubatov on Alex Tóth:
“I am convinced that the sale of Alex Tóth will be one of the biggest player sales in Hungary. This will elevate not only us, Ferencváros, but also Hungarian football..
If an offer comes along, you have to be able to let go.”
Via: M4 Sport https://t.co/BMsKidoZJD pic.twitter.com/NjApifm9tI
— Hungarian Football Xtra (@HunFootballXtra) December 18, 2025
Focus
Sul filo del rasoio: il Frosinone e l’anno che ha ribaltato tutto
Serie B, il caso Frosinone e la lezione del campionato: progettualità, identità e scelte che fanno la differenza.
La Serie B è un mondo a parte, ma questo lo sapevamo già. Un campionato dagli equilibri labili, mai definitivi, e dal finale quasi mai scontato. La stagione 2025 lo conferma ancora una volta spiattellandoci anc e la prova più evidente è rappresentata dal Frosinone.
La squadra ciociara è protagonista di una rinascita sorprendente, un vero e proprio ritorno di fiamma. Un percorso che dimostra come, nella vita come nel calcio – e forse ancor di più nella categoria cadetta – il fattore economico non sia sempre determinante. Non serve necessariamente investire cifre importanti per costruire un gruppo solido o trovare la giusta alchimia tra i giocatori.
Il confronto con il Palermo è emblematico. I rosanero hanno speso, anche in maniera significativa, senza però riuscire a dare continuità né a trovare una vera identità di squadra. Il Frosinone, al contrario, sta lavorando in silenzio, senza clamore, costruendo qualcosa di nuovo attraverso idee chiare, organizzazione e senso di appartenenza.
È la dimostrazione che in Serie B contano più di tutto la progettualità, la gestione quotidiana e la capacità di creare un gruppo che sappia riconoscersi in un’idea di calcio. Un campionato che non perdona l’improvvisazione e che premia chi riesce a dare stabilità anche nei momenti più complicati.
In questo contesto, il percorso del Frosinone rappresenta una lezione per molti: meno riflettori, meno proclami e più lavoro. Perché in Serie B, spesso, è proprio così che si costruiscono le storie migliori.
Il caso Calò
Tra i rimpianti recenti della Sampdoria c’è anche un certo Giacomo Calò. Cresciuto nel vivaio blucerchiato, oggi il centrocampista sta disputando un gran campionato di Serie B con il Frosinone. La scorsa estate il suo ritorno a Genova era stato più di una semplice idea: il giocatore aveva aperto alla cessione e le condizioni per chiudere sembravano favorevoli. Alla fine, però, la Samp ha scelto un’altra strada, puntando su Jordan Ferri.
Calò, lasciato andare in passato a parametro zero, ha continuato il suo percorso senza clamore, confermandosi uno dei centrocampisti più continui del campionato. Un rimpianto che oggi pesa.
Perché, soprattutto in Serie B, le scelte sbagliate prima o poi tornano sempre a chiedere il conto.
Frosinone, essere ciociari è un vanto

L’ESULTANZA DEL FROSINONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Il Frosinone di un anno fa oggi faticherebbe a riconoscersi allo specchio. Fanalino di coda della Serie B 2024-25, salvo soltanto grazie al fallimento del Brescia che evitò ai ciociari la disputa dei playout. Una stagione segnata da difficoltà evidenti, dentro e fuori dal campo.
In rosa c’erano già elementi come Chedjemis e Kvernadze, ma mancava qualcosa di più profondo. Forse lo spirito giusto, forse una mente ancora appesantita dalla retrocessione dalla Serie A dell’anno precedente. Di certo una squadra che faticava a creare gioco, schiacciata da una serie di sconfitte e da un contesto che sembrava andare sempre nella direzione sbagliata.
Dodici mesi dopo, lo scenario è completamente cambiato. Il Frosinone si ritrova a guardare verso l’alto, in mezzo a squadre costruite con nomi altisonanti e investimenti importanti. Eppure i canarini sognano, non per caso, ma grazie a un progetto preciso.
Un progetto che passa dalla continuità tecnica, dalla crescita dei singoli e da una società che ha investito sulle strutture: uno stadio di proprietà, con bar, ristorante e store interni, in pieno stile inglese. Ma soprattutto passa dalla propria gente. Sempre presente, in casa e in trasferta, compatta anche nei momenti più bui. Perché, come recita un coro storico della Curva Nord, “Sono ciociaro e me ne vanto”.
Il Frosinone dovrebbe essere un modello da osservare con attenzione in un’Italia calcistica spesso in ritardo sul piano della progettualità rispetto a realtà come Inghilterra o Spagna. Qui il calcio è appartenenza prima ancora che ambizione. Tradizione, identità e presenza non vengono mai meno.
Perché, nello sport come nella vita, restare uniti è spesso il segreto. Senza farsi condizionare troppo dal rumore esterno. A Frosinone questo lo sanno bene.
Focus
Inter-Auxerre 1997, il Fenomeno sbarca in Sicilia
La fine dell’anno 1997 vide un match amichevole molto interessante, Inter-Auxerre che si disputò a Palermo allo Stadio della Favorita, in campo Ronaldo.
La fine dell’anno 1997 vide il 30 dicembre disputarsi un amichevole di lusso allo Stadio della Favorita di Palermo, che riaprì i battenti in quella occasione: Inter-Auxerre, con Ronaldo che sbarcò per la prima volta in Sicilia, con una cornice di pubblico degna di un match di Serie A.

PALERMO, ITALY – November 9, 2013 – US Citta di Palermo vs Trapani Calcio – Serie B
Inter-Auxerre 1997, amichevole di lusso alla Favorita con in campo Ronaldo, per la prima volta in Sicilia davanti 35000 spettatori
Per la vigilia di Natale, dedichiamo alla nostra rubrica sugli anni ’90 uno speciale riguardante un match amichevole di fine anno 1997, Inter-Auxerre. Un match che passa alla storia non tanto per la posta in palio, visto che si trattò di un amichevole, bensì per il luogo dove si disputò la partita, ovvero alla allora Stadio della Favorita di Palermo, che in quella occasione riaprì i battenti dopo le Universiadi di quella estate, con la compagine locale costretta giocare le partite interne al Velodromo Borsellino. Fu anche la prima volta che venne in Sicilia un certo Ronaldo Nazario de Lima, si proprio il Fenomeno, con l’impianto di Viale del Fante che ebbe una cornice di pubblico di ben 35ooo spettatori.
Ma la partita del Fenomeno durò pochissimo: il tecnico Simoni, per preservarlo negli impegni di campionato e Coppa Italia ( derby con il Milan) decise di toglierlo dal terreno appena dopo 16 minuti, ma lasciò il segno, con la solita serie di serpentine che lasciarono ubriachi sia i difensori francesi che il pubblico della Favorita, segnando il gol anche del vantaggio nerazzurro.
Finì 3 a 0, altre reti nerazzurre di Fresi e West, un bel testo che chiuse un buon anno per l’Inter, che si accingeva al 1998 con speranza, con un Ronaldo che chiuse un anno monstre incantando un pubblico che restò strabiliato dalle sue giocate.
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