Focus
L’anno degli Underdogs: dal Bologna al Crystal Palace
Il 2025 ha visto tornare a trionfare ed alzare un trofeo club e tifosi che aspettavano da tanto tempo un momento del genere: è l’anno degli Underdogs.
Il 2025 calcistico è stato un anno particolare. Infatti, molti trofei, europei e nazionali, sono stati alzati da club che, per diversi motivi, aspettavano da tempo una gioia del genere. Quest’anno sono diverse le squadre che hanno interrotto i loro lunghi digiuni per alzare un trofeo: è stato l’anno degli Underdogs.
Dal Tottenham che torna a trionfare dopo 17 anni al Bologna di Vincenzo Italiano che ferma un digiuno durato oltre 51 anni. Per non pensare al Crystal Palace che, con la vittoria dell’FA Cup, ha vinto il suo primo trofeo nella sua storia.

L’anno degli Underdogs: tutti i digiuni di trofei interrotti
Tottenham
Come già detto prima il Tottenham è il primo della lista. Per gli Spurs sembrava una vera e propria maledizione l’assenza di un trofeo. 17 anni di assenza sono tanti e Postecoglou, dopo una stagione fallimentare (soprattutto in campionato), è riuscito a interromperlo. In finale di Europa League, dopo aver battuto il Bodo-Glimt in semifinale, ha affrontato nel derby tutto d’oltremanica il Manchester United di Amorim, anche lui alle prese con una delle stagioni più brutte di sempre.
A regalare una notte di gioia e di festa al Tottenham ci ha pensato l’autogoal di Luke Shaw nel primo tempo. Digiuno interrotto dopo 17 anni.
Stoccarda
Cambiamo nazione e arriviamo in Germania dove lo Stoccarda è tornato ad alzare un trofeo dopo 18 anni. In DFB Pokal (la nostra Coppa Italia) gli Svevi hanno battuto una delle favole più belle di questo 2025. Infatti, nell’atto finale, oltre al club di Bundesliga, c’è l’Arminia Bielefeld, club militante nella terza divisione tedesca.
La formazione della 3. Liga in DFB Pokal vive un vero e proprio sogno. Batte, partendo dai sedicesimi, tutte le squadre di Bundes che incontra sul cammino. Prima l’Union Berlino, poi agli ottavi il Friburgo, ai quarti elimina il Werder Brema e infine si toglie una grande soddisfazione facendo fuori i campioni di Germania in carica, il Bayer Leverkusen in semifinale.
Termina 4-2 la final di DFB Pokal a favore dello Stoccarda, che torna ad alzare un trofeo dopo 18 anni.
Bologna
Adesso torniamo in Italia e dal Bologna di Vincenzo Italiano, che al primo anno sulla panchina felsinea, conquista un trofeo dopo 51 anni. Il percorso in Coppa Italia del club emiliano è perfetto fino all’atto finale dell’Olimpico contro un Milan molto sbandato. La rete di Ndoye, arrivata ad inizio secondo tempo, fa esplodere di gioia un’intera città che, dopo la storica qualificazione in Champions dello scorso anno, vive un’altra notte da sogno.
Un moto d’orgoglio anche per il tecnico felsineo che alza il suo primo trofeo, dopo aver perso due Conference League e una Coppa Italia in due anni.
Newcastle
Si ritorna in Inghilterra per il primo trofeo dopo 70 anni del Newcastle. In Carabao Cup, contro il Liverpool di Slot, la banda di Eddie Howe conquista a Wembley la coppa grazie alle reti di Isak e Burn. Inutile la rete, arrivata a tempo oramai scaduto, di Chiesa per le speranze dei Reds.
Per i Magpies si tratta del primo trofeo dopo l’arrivo della cordata araba, che ha rilevato il club nel 2022. Da quel momento il club, che lottava per la retrocessione, cambia totalmente volto, conquistando solamente un anno dopo una insperata qualificazione in Champions, che mancava da oltre 20 anni.
Go Ahead Eagles
Il ritorno al trionfo più bello se lo aggiudica il Go Ahead Eagles, club olandese che milita nella prima divisione. Le Aquile battendo l’AZ Alkmaar ai calci di rigore hanno conquistato la prima Coppa d’Olanda della loro storia. Interrotto un digiuno che durava da ben 92 anni: un’eternità.
A rendere tutto ancora più bello è la qualificazione diretta in Europa League. Lo scorso anno il club olandese era andato a minuti dalla Conference League, dovendo arrendersi ai playoff contro il Brann.
Crystal Palace
Per concludere c’è il Crystal Palace. Il club londinese interrompe un digiuno datato dall’anno della fondazione del club. Infatti, la FA Cup conquistata contro il Manchester City è il primo trofeo nella storia delle “Glaziers“. A regalare una gioia inimmaginabile è stato il goal di Eze in apertura di gara.
Un anno incredibile di successi inaspettati: è l’anno degli Underdogs.
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Focus
Roma, qualcosa si è inceppato: ora il Celtic per ripartire
Nella sconfitta contro il Cagliari la Roma è sembrata sterile ed affaticata. Ora contro gli scozzesi arriva l’occasione per ritrovare certezze.
Nella sconfitta contro il Cagliari per 1-0 la Roma è sembrata troppo brutta per essere quella che fino ad un paio di settimane fa era in cima alla classifica.
Gasperini aveva avvisato: la sconfitta di Cagliari evidenzia una Roma in affanno
Il risultato maturato all’Unipol Domus Arena ha mostrato una squadra spenta, senza idee chiare dal punto di vista offensivo e, soprattutto, in deficit dal punto di vista fisico. Eppure il campanello d’allarme l’aveva lanciato proprio Gian Piero Gasperini nella conferenza alla vigilia della trasferta in terra sarda.
Il tecnico dei giallorossi aveva parlato di molti giocatori acciaccati e con problemi fisici piccoli ma pur sempre fastidiosi. In tal senso la prova della Roma a Cagliari ha supportato le parole dell’allenatore. I rossoblù sono sembrati andare il doppio rispetto alla formazione romanista, e ciò si è visto soprattutto sulle seconde palle e sui duelli fisici in cui quasi sempre la squadra di Pisacane ha avuto la meglio.
Il centrocampo romanista è sembrato imballato nelle gambe e nelle idee. Cristante, fin ad ora uno dei migliori della Roma, è sembrato poco lucido nella testa e nelle gambe, e Konè ha girato a vuoto perdendo tanti duelli con Folorunsho. Ciò ha avuto ripercussioni inevitabili anche in difesa, con Mancini e N’Dicka, appannati e sempre costretti a correre all’indietro in copertura, e in avanti, con un Pellegrini impalpabile ed un Baldanzi che ha fatto quello che poteva contro la fisicità dei centrali del Cagliari.
L’unico che è sembrato più in palla rispetto ai compagni è stato Soulè, che ha provato a saltare l’uomo sulla destra e a creare qualche pericolo offensivo, ma senza successo.

MATIAS SOULE E PAULO DYBALA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Anche nella sconfitta contro il Napoli la squadra era sembrata molto più appannata rispetto alle ultime uscite. Seppur la gara contro gli uomini di Conte è stata decisa, di fatto, da un contropiede concretizzato della squadra azzurra, nel big match dell’Olimpico la Roma era sembrata a corto di idee e con le gambe pesanti. O forse sono proprio le gambe pesanti ad incidere in questo momento sulla manovra offensiva giallorossa, incapace di creare pericoli concreti se non con un tiro di Baldanzi negli ultimi minuti di gara.
L’attacco della Roma continua ad essere sterile, ma adesso il problema vero per la Roma sembra quello di non riuscire ad arrivare nemmeno a concludere verso la porta. Prima Ferguson, poi Dybala, e alla fine Baldanzi: nessuno di questi tre sembra avere la condizione per poter incidere. Vero, ognuno ha le sue caratteristiche, come dice Gasperini, ma in questo momento chiunque occupi la posizione di centravanti sembra girare a vuoto.
Contro il Celtic per ritrovare la vittoria
Due sconfitte consecutive in campionato, due gol subiti e zero reti segnate. Due indizi preoccupanti, ma non ancora una prova schiacciante. Nella trasferta di Glasgow di Europa League contro il Celtic la Roma ha l’occasione per rialzare subito la testa e ritrovare le certezze di questi primi tre mesi di stagione.
Una vittoria sarebbe ossigeno puro per i giallorossi per preparare al meglio il doppio impegno di campionato contro il Como prima e contro la Juventus dopo e continuare la corsa per la Champions. Gasperini vuole ritrovare freschezza ed entusiasmo per ripartire e mettersi alle spalle queste due battute d’arresto.
Focus
Focus Mondiale, quando il calcio sparisce dal palco
L’altro ieri il sorteggio per il Mondiale USA 2026 si è trasformato in un cabaret surreale, un misto tra show televisivo e parodia involontaria.
Sketch senza senso, momenti vuoti e applausi programmati hanno preso il posto del calcio. E noi, spettatori attoniti, abbiamo guardato senza capire se ridere o piangere.
Sul palco, il presidente Donald Trump ha ricevuto il “FIFA Peace Prize”, autoproclamandosi destinatario di uno dei massimi onori della sua vita. Tra elenchi di successi diplomatici e militari, paesi citati a caso come Congo, India e Pakistan e ringraziamenti alla famiglia, alla First Lady e a Gianni Infantino, il discorso si è trasformato in un’autocelebrazione senza freni. I social, prevedibilmente, si sono scatenati tra ironia e critica: parole lunghe, vuote e totalmente scollegate dalla realtà.
A chiudere lo spettacolo, i Village People con l’iconica “YMCA”, simbolo anche della campagna elettorale di Trump, hanno aggiunto un tocco surreale a una cerimonia già sospesa tra incredulità e grottesco. L’impressione netta è stata quella di un evento costruito per il marketing e l’intrattenimento, dove il calcio e lo sport sono diventati accessori di un teatrino senza sostanza.
Il vuoto del gesto è evidente: Trump con una medaglia della pace autoinventata, Infantino che proclama la FIFA portatrice di felicità da quasi un secolo, come se scandali e corruzione potessero essere cancellati da slogan superficiali. La forma schiaccia la sostanza, il simbolo vale più dei fatti, l’apparire supera l’essere.
Ed è qui che emerge il problema più grande: una società che applaude il nulla, che consuma il vuoto come intrattenimento e ha smesso di interrogarsi, di distinguere tra ciò che conta e ciò che è costruito per ingannare gli occhi. Il calcio diventa solo il riflesso di un mondo dove le parole non hanno più senso, dove il pensiero critico è stato sostituito dall’abitudine a osservare senza giudicare, a consumare senza riflettere.
Abbiamo smesso di indignarci. Abbiamo smesso di chiedere conto dei gesti e delle parole. Ci hanno abituati al vuoto, e oggi il vuoto basta.

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Focus
Lazio, servono i gol del Taty: l’ultimo risale a…
La Lazio sta mantenendo un’ottima costanza nei risultati ma è tempo di fare uno step ulteriore, per puntare concretamente a traguardi prestigiosi.
Uno dei potenziali artefici di un’eventuale impresa è il Valentin Taty Castellanos, che ha saltato gran parte della prima parte di stagione causa infortunio.
Lazio, Sarri ha bisogno del Taty: l’importanza del bomber argentino
Per i biancocelesti il momento è positivo, soprattutto dopo il passaggio del turno in Coppa Italia ai quarti di finale, visto anche il buon trend registrato aldilà delle sconfitte con Milan e Inter. La squadra però ha già rialzato la testa, riscattandosi in parte contro i rossoneri di Allegri, e contro il Bologna l’obiettivo è accorciare ulteriormente la distanza dal treno Europa.
Per raggiungere questi obiettivi però serviranno anche e soprattutto i gol di Castellanos, miglior marcatore della scorsa stagione della Lazio con 14 gol tra tutte le competizioni. Durante il campionato in corso invece ha gonfiato la rete solo 2 volte ma è stato anche costretto a saltare sei partite (contro Atalanta, Juventus, Pisa, Cagliari, Inter e Lecce) per un problema al bicipite femorale.
In questo senso l’attacco biancoceleste ne ha risentito andando in rete per 5 volte in tutti questi match e il ritorno di Castellanos potrebbe risolvere parte dei problemi offensivi. Le ultime annate hanno dimostrato l’importanza di un attaccante del suo calibro, che da quando frequenta Formello ha messo la firma su 22 gol e 16 assist in 94 partite tra tutte le competizioni. L’ultimo risale a Genoa-Lazio 0-3 della 5° giornata (29 settembre).
Ritrovarlo come uomo decisivo già in questa giornata sarebbe fondamentale per Sarri, che sta affrontando una stagione tra mille difficoltà e spera di poter compiere un miracolo sportivo raggiungendo almeno una coppa europea.

PAVLOVIC E CASTELLANOS ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
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