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Champions League Milan, il punto tattico della sfida con il Chelsea

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Milan

Milan, questa sera i rossoneri chiamati a riscattare la sconfitta di Stamford Bridge. Le mosse di Pioli e la sicurezza degli inglesi.

Dopo la vittoria sulla Juventus, morale a mille. La mini crisi originata dal tris subito a Londra non ha lasciato scorie. Lo stadio di San Siro ancora una volta sarà esaurito in ogni ordine di posti: notti magiche.

La spinta del pubblico sarà la prima arma a disposizione di Pioli contro la montagna Chelsea. Gli inglesi hanno una rosa importante, zeppa di campioni e di nazionali. Il cambio di allenatore è stato assorbito bene.

Il gruppo dei Blues è sbarcato a Milano consapevole della propria forza e deciso a chiudere il discorso qualificazione. Proprio la (eccessiva ?) sicurezza degli inglesi sarà la seconda arma a favore del mister rossonero ?

L’allenatore Potter ha confermato la formazione vittoriosa qualche giorno fa, con il solo inserimento di Chalobah al posto dell’infortunato Fofana nei tre dietro: altra arma importante per Pioli che li ha studiati a fondo.

Milan: le motivazioni faranno la differenza, ma occhio alla guerra tattica

Come amano ripetere gli allenatori in tutto il mondo, le partite importanti si preparano da sole, non serve trasmettere motivazioni particolari. Prevarrà la ferocia dei rossoneri o la tranquillità dei forti del Chelsea ?

Ma sarà anche una partita nella quale a fare la differenza saranno le mosse tattiche degli allenatori. Abili strateghi e fini condottieri. Pioli e Potter si stimano, hanno le stesse concezioni e nel dopo partita a Londra sono stati a chiacchierare mezz’ora.

Rispetto alla gara di Stamford Bridge, Potter ha deciso di alzare la difesa fino al centrocampo per aggredire in prima battuta Tonali e Bennacer, per togliergli aria. Gli esterni James e Chilwell hanno l’ordine di attaccare a tutto spiano per non far salire Kalulu ed Hernandez, costringendo Diaz e Leao a rinculare.

Gli stessi Sterling e Mount hanno l’ordine di giocare molto larghi per “aprire” la difesa rossonera e prenderla in velocità con gli inserimenti dei centrocampisti. Come risponderà Pioli a queste mosse studiate a tavolino ?

Milan, la risposta di Pioli con il tridente rotante dietro Giroud

Per chi ha seguito gli allenamenti nel verde di Milanello, la mossa di Pioli è stata evidente: il tridente dietro a Giroud composto da Diaz, Krunic e Leao si è mosso scambiandosi spesso la posizione. Un modo per togliere riferimenti alla retroguardia inglese.

Non solo, in fase offensiva Hernandez si “alza” sulla linea di Tonali e Bennacer andando a costruire gioco, lasciando dietro di sè il terzetto Kalulu-Gabbia-Tomori. Pioli ha chiesto a Tonali di giocare addosso a Kovacic (o a Jorginho), lasciando libertà a Loftus.-Cheek.

Infine, per la prima volta in conferenza stampa il mister rossonero ha fatto passare l’idea di una partita “attendista”, nella quale lasciare il pallino del gioco in mano agli avversari e di ripartire in verticale una volta conquistata la palla.

 

Champions League

PSG, Luis Enrique: “Sappiamo di poter contare sui nostri tifosi. Vogliamo festeggiare con loro.”

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PSG, Luis Enrique - depositphotos.com

Il tecnico del PSG Luis Enrique ha preso parte alla conferenza pre-gara in vista della semifinale di ritorno di Champions League contro il Borussia Dortmund.

Le parole di Luis Enrique

“È una mentalità perfetta per affrontare un episodio della tua vita professionale o personale. Essere sempre preparati al fatto che le cose vadano male ed essere colpiti il ​​meno possibile e poter ottenere un buon risultato. Abbiamo passato tutta la stagione a parlare delle partite con i giocatori e delle ingiustizie. La palla esce? Continuate. C’è un errore? Non lamentatevi, continuate a stare in partita per farvi trovare pronti.

Abbiamo l’assoluta garanzia che i tifosi saranno con noi. Soprattutto quando le cose vanno meno bene. L’abbiamo visto a Dortmund, è stato magnifico. Spero che potremo festeggiare il raggiungimento della finale. Cerchiamo sempre di mettere in dubbio che partita sarà? So che partita giocheremo ma il risultato dipenderà dall’atteggiamento dell’avversario.

Se cambia il punteggio, cambierà l’atteggiamento ma la nostra mentalità è quella di giocare qualunque sia il risultato, per essere migliore dell’avversario. L’obiettivo non è vincere con due gol, ma vincere la partita. Possiamo segnare due gol in tre minuti ma puoi anche soffrire. Devi concentrarti in attacco e in difesa, se subiamo solo un gol, è non importa. Se segniamo due gol molto velocemente, l’avversario dovrà reagire.”

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Champions League

PSG – Borussia Dortmund: probabili formazioni e dove vederla

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PSG

Tutto quello da sapere sul match di ritorno della semifinale di ritorno PSG-Borussia Dortmund, in programma domani alle 21:00.

PSG-Borussia Dortmund

Il match di ritorno tra Borussia Dortmund e PSG, valido per la semifinale di ritorno di Champions League in programma domani alle 21:00 al Parco dei Principi, riparte dall’1-0 in favore del club tedesco grazie alla rete di Fullkrug.

Il club parigino deve riuscire a ribaltare il risultato dell’andata sfruttando il fattore casa, mentre il club giallo nero deve provare a fare la partita sperando di raggiungere una finale che manca dal 2013.

Indice

Qui PSG

Il mister del PSG Luis Enrique in vista del match contro il Borussia Dortmund schiererà un 4-3-3 con Donnarumma tra i pali, una linea difensiva composta da Hakimi e Nuno Mendes sulle fasce con Skriniar e Marquinhos coppia centrale viste le assenze di Lucas Hernandez e Kimpembe.

In mezzo al campo ci sarà il terzetto composto da Zaire-Emery, Vitinha e Fabian Ruiz, mentre in attacco ad affiancare Mbappe ci saranno Barcola e Dembelè.

Qui Borussia Dortmund

Il mister del Borussia Dortmund Edin Terzic in vista del match con il PSG non avrà defezioni di formazione e si dovrebbe schierare con una formazione molto simile al match di andata.

Quindi un 4-2-3-1 con Kobel tra i pali e con una linea difensiva composta da Ryerson, Hummels, Schlotterbeck, Maatsen. In mediana ci saranno Sabitzer ed Emre Can, mentre in attacco alle spalle di Fullkrug agirà il terzetto composto da Sancho, Brandt, e Adeyemi.

Probabili formazioni di PSG-Borussia Dortmund

PSG (4-3-3): Donnarumma; Hakimi, Marquinhos, Skriniar, Nuno Mendes; Zaire-Emery, Vitinha, Fabian Ruiz; Dembelé, Mbappé, Barcola. All. Luis Henrique.

BORUSSIA DORTMUND (4-2-3-1): Kobel; Ryerson, Hummels, Schlotterbeck, Maatsen; Sabitzer, Emre Can; Sancho, Brandt, Adeyemi; Fullkrug. Allenatore: Terzic.

Dove vedere PSG-Borussia Dortmund

La partita tra Psg e Borussia Dortmund, in programma martedì 7 maggio alle 21 al Parco dei Principi, valevole per la semifinale di ritorno di Champions League, sarà trasmessa in diretta tv da Canale 5 e da Sky.

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Champions League

Niclas Fullkrug è l’ultimo “nove vero” del calcio moderno

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La rete di Niclas Fullkrug ha mandato il Borussia Dortmund a giocarsi il ritorno della semifinale di Champions a Parigi da favorito.

Andare a Parigi con un gol di vantaggio, in una gara a eliminazione diretta, non è certo un accadimento che fa divenire ricolmo di ottimismo il cuore dei sostenitori giallo neri. L’ultima volta, in piena pandemia, il PSG di Tuchel ribaltò la doppietta di Haaland (2-1 Dortmund all’andata) grazie alla reti di Neymar e Bernat.

Si giocava a porte chiuse, differentemente dall’andata che fu una delle ultime partite a porte aperte prima della crisi pandemica, ma era anche una partita (un ottavo di finale) dal peso specifico nettamente differente rispetto a quella di ieri sera. E la rete di Fullkrug rischia di essere molto più pesante dell’allora doppietta di Haaland.

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Il calcio ha cambiato il suo concetto di “centravanti

Il concetto di “vero nove” o “nove puro” è lentamente scivolato via dal dibattito calcistico, come un rivolo d’acqua in un tombino lavato via da una pioggia torrenziale. La modernità calcistica ha portato in dote una crescente necessità di occupare gli spazi con tanti uomini e soprattutto con uomini diversi. 

Sempre più squadre prediligono il fraseggio stretto al cross dalle fasce. Sempre meno squadre alzano il pallone a campanile dalla difesa: quasi tutti preferiscono iniziare a costruire l’azione palleggiando da dietro. E sempre più squadre preferiscono avere un attaccante mobile, associativo, che non dia punti di riferimento alle difese avversarie.

Non è un caso quindi come sia sempre più raro trovare nell’epoca moderna centravanti il cui physique du role rispecchi perfettamente (o anche solo in larga parte) i crismi dell’attaccante inglesi anni 70/80. Quei pochi che resistono all’ineluttabile scorrere del tempo lo fanno grazie a capacità tecniche e atletiche fuori dall’ordinario. Sono merce rara e vanno considerate come delle eccezioni, non la regola.

Lo “spazio” lasciamolo agli astrofisici

Del resto anche Guardiola dichiarò pubblicamente di non aver bisogno di un centravanti, in quanto “il suo centravanti era lo spazio“. Eppure persino lui, il patrocinatore di tale concetto, fu costretto (parzialmente) a tornare sui suoi passi dopo la finale di Champions League persa contro il Chelsea.

Sconfitto da una squadra, ironia della sorte, che esattamente come lui giocava senza un vero e proprio centravanti di ruolo. Eppure, la prima cosa che Tuchel fece da Campione d’Europa in carica, fu quella di identificare nell’acquisizione di un centravanti di peso l’acquisto ideale per trascinare la squadra al Next Level.

Stessa cosa che fece una volta arrivato a Monaco, evidentemente scottato dalla finale di Champions persa a sua volta per aver preferito Choupo-Moting a Mauro Icardi, eppure parliamo di giocatori (Lukaku, Haaland e Kane) che a un’imponente struttura fisica abbinano tutti capacità tecniche e qualità atletiche di prim’ordine.

Nulla a che vedere con Niclas Fullkrug, che meglio di tutti esemplifica il concetto di “centravanti vecchio stampo“. Il classico pivot offensivo che non eccede in nulla (quantomeno dal punto di vista atletico e tecnico) e che solo a guardarlo ti riporta con la mente a un’altra epoca: quella della preparazione fisica senza le macchine.

Fullkrug

Photo Source: BVB.de

Fullkrug, un gol (e una partita) d’altri tempi

La partita del Borussia Dortmund contro il PSG sembra appartenere a un’altra epoca, almeno stando al martellamento mediatico a cui veniamo sottoposti ogni singola volta che la Champions League entra nel vivo.

Merito sicuramente di Edin Terzic: allenatore pragmatico e per questo non apprezzato sino in fondo da una tifoseria dal palato fino. Tuttavia, in un periodo storico in cui persino modelli storicamente virtuosi come quello della BVB fanno fatica a tenere il passo delle superpotenze europee, un bagno d’umiltà e un calcio all’ideologia spicciola sono il metodo migliore per trascinare una squadra oltre i propri limiti.

Il calcio di Terzic non sarà spumeggiante e coinvolgente come quello di Klopp, ma lui non ha neppure i giocatori che aveva Klopp. E riportare questo Borussia Dortmund in finale di Champions, a oltre dieci anni di distanza dall’ultima volta, sarebbe un’impresa ancor più grande di quella compiuta dal tecnico tedesco poiché s’inserisce in un contesto di complessivo decadimento di tutte le outsider. 

Fullkrug, il bomber di Hannover

Dalla celebre finale di Wembley del 2013, quella persa nel Der Klassiker europeo contro il Bayern Monaco al 90esimo per un gol di Robben, la BVB ha incassato un qualcosa come 800 milioni di euro dalle cessioni dei propri pezzi pregiati. La sostenibilità economica è la conditio sine qua non per la sopravvivenza di tutti i club non di prima fascia, ma che quasi sempre viene raggiunta a discapito della competitività.

Il Dortmund non ha più rivinto la Bundesliga, non ha più raggiunto nemmeno la semifinale di Champions e ha vinto “solo” cinque titoli nazionali: due DFB-Pokal e tre DFLSupercup. E il volto di un Borussia pronto a fare la storia non poteva che essere Fullkrug: l’Unsung Hero che si è preso i riflettori internazionali a 31 anni.

E chissà se Terzic avesse potuto contare sul nativo di Hannover lo scorso anno, quando perse il Meisterschale all’ultimo respiro (anche) per la grave malattia che lo ha privato di Haller. Forse avrebbe riportato a Dortmund un titolo agognato per oltre dieci anni. E forse, con un campionato e una finale di Champions in più, il giudizio sul suo operato sarebbe diverso. I “se” non hanno mai cambiato la storia, ma il calcio è fatto di episodi.

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