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Como, Nico Paz riprende da dove aveva lasciato

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Real Madrid

Il talento del Como Nico Paz è tornato protagonista con la maglia del Como durante la Como Cup. I lariani hanno conquistato il trofeo anche grazie a lui.

La squadra di Fabregas è riuscita a trattenere il gioiello del Real Madrid per un’altra stagione e lui ha subito ricominciato da dove aveva lasciato la scorsa stagione.

Como, Fabregas si gode Nico Paz

La straordinaria stagione conclusa con 6 gol e 9 assist in 35 presenze ha messo sotto i riflettori il calciatore spagnolo classe 2004, che è stato a un passo dal tornare al Real Madrid, club che ne detiene il cartellino. La volontà del giocatore però è stata decisiva, grazie anche ai colloqui col club e l’allenatore Cesc Fabregas che l’ha voluto fortemente anche per questa stagione.

La prossima estate succederà quel che succederà ma intanto i tifosi biancoazzurri si godono uno dei talenti più cristallini del calcio europeo, che si è messo nuovamente in mostra durante la Como Cup. Contro l’Ajax, nella finale del mini torneo, è andato in gol su calcio di rigore ma già contro l’Al Ahli aveva offerto una prestazione di altissimo livello.

Per la prossima stagione tutti si aspettano il salto di qualità definitivo anche grazie a un gruppo giovane e che punta a obiettivi importanti. In riva al lago sognano in grande e con giocatori del calibro di Nico Paz tutto diventa possibile.

nico paz

NICO PAZ SORRIDENTE PUNTA IL DITO IN ALTO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Focus

Arbitri, VAR e polemiche: Un problema creato dal sistema

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FIGC

Arbitri e VAR sono al centro di molte discussioni nel calcio italiano. Ogni giornata porta nuovi dubbi e polemiche sulle decisioni in campo, che spesso finiscono sotto la lente dei media e dei tifosi.

Ranieri

Il problema non riguarda solo gli arbitri: anche il sistema in cui operano influisce sulle scelte. Il VAR è arrivato con la promessa di maggiore chiarezza, ma non sempre riesce a evitare gli errori o a spiegare le decisioni in modo trasparente.

Quando le situazioni restano controverse, spesso le responsabilità sembrano sfumare tra arbitri e tecnologia.

In altri Paesi, gli arbitri forniscono spiegazioni ufficiali dopo le partita; in Italia, invece, la comunicazione resta limitata. Questo contribuisce a creare incertezza e sospetti tra tifosi e addetti ai lavori. Gli arbitri italiani affrontano una pressione costante e, talvolta, questo si riflette nelle decisioni prese in campo.

Var, cambiamento a fuoco lento

Un esempio recente arriva dalla partita Lazio–Milan a San Siro. Nei minuti di recupero, il VAR ha richiamato l’arbitro Collu al monitor per valutare un possibile rigore per la Lazio, dopo un tocco di braccio di Pavlovic che inizialmente era stato ignorato. Dopo l’on‑field review, l’arbitro ha deciso di non concedere il penalty, assegnando invece un calcio di punizione per fallo in attacco.

La scelta ha provocato proteste della Lazio, critiche diffuse sui media e la squadra biancoceleste ha anche saltato la conferenza stampa post‑gara, pubblicando immagini del replay sui social per contestare il verdetto. L’allenatore Maurizio Sarri ha poi suggerito di riposizionare le postazioni VAR lontano dalle panchine per ridurre tensioni e confusioni durante le partite.

Nonostante le critiche, ogni stagione vengono annunciate nuove iniziative per aumentare trasparenza e dialogi, ma i cambiamenti concreti sono spesso lenti o limitati. In sintesi, il dibattito sugli arbitri e sul VAR no riguarda solo singoli episodi: riflette questioni più ampie legate al sistema del calcio italiano, alla gestione della tecnologia e alla comunicazione con tifosi e media.

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Focus

Il Milan di Modric: continuità e divertimento in campo

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Benessere e divertimento, gli ingredienti del campione croato Modric: a 40 anni guida il Milan e trascina i compagni sotto la guida di Max Allegri.

In meno di sei mesi, Luka Modric ha già lasciato un’impronta indelebile sul Milan: regista completo, leader esperto e modello per i compagni e tifosi.  Arrivato a parametro zero dal Real Madrid nell’estate 2025, con un bagaglio di esperienza e un palmares straordinario, l’ex Pallone d’Oro è entrato in punta di piedi e si è imposto subito con personalità dando ordine alla manovra rossonera.

A 40 anni compiuti a settembre, Modric è stato sempre titolare e costantemente decisivo. Nei primi 14 turni di Serie A, il rendimento del centrocampista croato non si limita solo alla gestione del pallone, ma coinvolge anche l’aspetto offensivo, con ben 300 passaggi riusciti, di cui 169 nella metà avversaria, 46 passaggi filtranti che hanno penetrato la retroguardia avversaria e 31 possessi guadagnati. Sul piano offensivo, ha realizzato un gol (contro il Bologna) e due assist (contro Lecce e Pisa), confermando il suo impatto a 360 gradi sul gioco della squadra.

Questi numeri dimostrano che Modric è il fulcro del gioco rossonero: è lui che detta i tempi, rompe le linee avversarie, recupera i palloni, andando oltre il ruolo tradizionale del regista. L’ex Galactico è un punto di riferimento per i compagni e il tecnico Massimiliano Allegri, che hanno subito percepito la sua influenza dentro e fuori dal campo.

modric

MASSIMILIANO ALLEGRI FA IL SEGNO OK ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Le dichiarazioni di Modric durante i Gazzetta Awards

In un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport in occasione dei Gazzetta Sports Awards, Luka Modric ha raccontato il suo momento al Milan, sottolineando energia, concentrazione e piacere nel giocare. Il numero 14 rossonero ha spiegato di sentirsi in forma sia fisicamente sia mentalmente, di divertirsi in campo e di voler proseguire su questa strada.

Modric ha poi parlato del rapporto con Massimiliano Allegri, definendolo un grande allenatore e un vincente, e si è detto colpito dalla sua capacità di gestire lo spogliatoio e di trasmettere energie positive alla squadra, elementi che possono rendere il Milan credibile nella corsa allo scudetto.

Di seguito ecco un estratto della sua intervista:

Modric, come fa a quarant’anni a essere sempre così decisivo, ma soprattutto a giocare con questa continuità?

“Mi sento bene, fisicamente e psicologicamente, e mi piace quello che faccio. Voglio continuare così perché mi diverto. Tutto sta andando come volevo”.

Adesso con il Milan siete primi in classifica, in lotta per lo scudetto. Meglio di così…

“Secondo me stiamo facendo un buon lavoro e l’obiettivo è quello di non fermarsi anche se ci sono tante squadre che lottano per il primo posto. È dura, ma andiamo avanti. Con fiducia”.

A Milanello ha trovato Massimiliano Allegri. Qual è il suo rapporto con lui? 

“È un grande allenatore, un vincente. Mi diverto a lavorare con lui e mi ha sorpreso per la sua personalità. Ha una grande capacità di creare un feeling con lo spogliatoio perché è abituato a gestire i grandi campioni: ti aiuta a dare il massimo e ti fa stare tranquillo così è più semplice fare quello che devi”.

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Garanzia Vincenzo Italiano: l’obiettivo minimo è sempre centrato

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Bologna

Nonostante l’emergenza in difesa, il Bologna batte il Celta Vigo e vede la fase a eliminazione diretta: con Vincenzo Italiano l’obiettivo minimo è una certezza.

La notte europea del Bologna contro il Celta Vigo è molto più di una semplice vittoria. È una conferma. I rossoblù superano una squadra che solo pochi giorni fa aveva espugnato il Bernabéu battendo 2-0 il Real Madrid, e lo fanno in condizioni tutt’altro che ideali, con una difesa falcidiata dalle assenze, e sfornando una delle prestazioni migliori dell’ultimo anno e mezzo. 

Un successo pesante, fondamentale, che rilancia il percorso europeo del Bologna dopo un avvio altalenante e lo porta ormai a un passo dalla qualificazione alla fase a eliminazione diretta di Europa League. Con le ultime due vittorie consecutive, la squadra di Vincenzo Italiano non solo ha messo in cassaforte l’obiettivo minimo fissato dalla società, ma può legittimamente guardare più in alto: nei prossimi due match c’è la concreta possibilità di entrare tra le prime otto e garantirsi l’accesso diretto agli ottavi.

D’altronde, avere Vincenzo Italiano in panchina significa esattamente questo: sapere che, comunque vada, il traguardo minimo verrà raggiunto. Sempre.

Una carriera costruita sul superare i limiti

La storia di Italiano allenatore è una lunga sequenza di obiettivi centrati, spesso trasformati in imprese. Dall’incredibile terzo posto in Serie D con l’Arzignano Valchiampo, ben oltre le aspettative iniziali, alla promozione in Serie B con il Trapani passando dai playoff. Poi l’esperienza più emblematica: lo Spezia. 

Nell’ottobre 2019 sembrava a un passo dall’esonero, invece riuscì a ricompattare l’ambiente e a trascinare i liguri fino ai playoff, culminati nel doppio confronto contro il Frosinone che valse una storica promozione in Serie A. Un traguardo che rese Italiano l’unico allenatore italiano ad aver vinto, anche consecutivamente, i playoff delle tre categorie nazionali.

Un biglietto da visita, arricchito poi dalla salvezza nella stagione seguente, che gli spalancò le porte di una piazza più ambiziosa come Firenze. Italiano ha riportato stabilmente in Europa una Fiorentina reduce da anni di anonimato grazie a un settimo e due ottavi posti, sfiorando più volte il colpo grosso: due finali di Conference League e una di Coppa Italia, perse ma comunque sintomo di un progetto tornato competitivo.

Bologna, Italiano

VINCENZO ITALIANO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Italiano, una garanzia anche a Bologna

Le sconfitte nelle finali hanno però incrinato il rapporto con parte della tifoseria viola, fino alla separazione nell’estate 2024 e all’approdo a Bologna. Da lì, un’altra storia di crescita. 

In pochi mesi Italiano ha riportato in bacheca un trofeo che mancava da 51 anni, vincendo la Coppa Italia contro il Milan. E quest’anno il Bologna continua a sorprendere: quarti di finale di Coppa Italia già conquistati, qualificazione europea praticamente in tasca e un momentaneo quinto posto in campionato, a soli due punti dalla zona Champions.

Il tutto lavorando sul materiale a disposizione, spesso reinventandosi dopo cessioni importanti, ma senza mai rinunciare a un calcio offensivo, propositivo e riconoscibile. 

Cambiano le squadre, cambiano i contesti, ma una cosa resta immutabile: con Vincenzo Italiano in panchina, l’obiettivo minimo non è una promessa. È una certezza.

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