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Inghilterra-Scozia: “Dateci il Parlamento e vi restituiremo Wembley”

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Wembley

Per gli scozzesi,  Inghilterra-Scozia non è mai stata solo una partita di calcio. Dal 1872 battere l’Auld enemy era un modo per rovesciare i rapporti di forza.

Del resto il calcio era, al pari della chiesa o dei reggimenti militari, una delle poche istituzioni in cui l’identità scozzese si poteva distinguere da quella inglese. Ciononostante fino agli anni ’60, per quanto aspra, la rivalità degenerò raramente dall’ambito sportivo.

inghilterra

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Inghilterra-Scozia: politica e calcio a braccetto

Nel corso degli anni ’70, tuttavia, anche il calcio si fece portatore dell’ascesa del nazionalismo politico scozzese. Peraltro la crescita dello Scottish National Party (SNP) nella politica britannica andò di pari passo all’emergere di una generazione d’oro, in cui spiccavano campioni come Law e Dalglish.

Nel 1974 il coro «noi odiamo gli inglesi», cantato a squarcia gola ad Hampden Park, quasi preannunciava il trionfo elettorale dello SNP. Il partito ottenne ben undici parlamentari a Westminster. Negli anni successivi, in un climax crescente, l’inno britannico God Save the Queen fu spesso preso di mira, mentre Flower of Scotland divenne l’inno ufficioso cantato dai tifosi prima e durante le partite.

L’apice del nazionalismo sportivo si raggiunse però il 4 giugno del 1977, in occasione di Inghilterra-Scozia. Il match era valido per l’Home Championship, torneo in cui annualmente si sfidavano le quattro federazioni britanniche. Londra venne letteralmente invasa da una marea di tifosi scozzesi. Armati di birre e bandiere presero possesso in maniera festosa Trafalgar Square, prima di occupare buona parte dello stadio di Wembley.

Cronaca di un risultato inaspettato

Trascinati dal pubblico e grazie alle reti di McQueen e Dalglish gli scozzesi tornarono a vincere in Inghilterra dopo dieci anni di digiuno. Al fischio finale dell’arbitro in migliaia invasero il campo celebrando l’impresa. A causa dell’elevato tasso alcolico e nonostante il carattere non violento, i festeggiamenti degenerarono.

Il prato venne razziato dai molti che volevano portare a casa un ricordo dell’impresa. Addirittura una traversa collassò sotto il peso dei tifosi più invasati. L’indomani i giornali britannici sorvolavano comunque sulle rivendicazioni politiche. Si criticò severamente solo il comportamento da teppisti. A fine match si udiva uno slogan urlato dagli scozzesi sul prato di Wembley: «Dateci il Parlamento e vi restituiremo Wembley».

Questa esternazione, a metà tra il nazionalismo e la goliardia, contribuì a convincere i laburisti a indire un referendum per una maggiore autonomia della Scozia, come deterrente contro i gruppi più estremi.

Alcuni osservatori si sono addirittura spinti a sostenere che la deludente performance della Scozia al Mondiale 1978 contribuì alla sconfitta nel referendum del 1979. In ogni caso, nonostante il declino del calcio scozzese, il pallone ha continuato fino ad oggi ad avere un carattere politico-identitario ambivalente.

Da un lato ha permesso di rafforzare l’identità di una Nazione priva di Stato. Tuttavia da un altro ha agito anche da surrogato del nazionalismo. Tanto che nel 1992, dopo una disfatta elettorale, l’allora leader dello Snp Jim Sillars, coniò la felice espressione «90 minutes patriots». Con tale frase accusò i suoi conterranei di essere dei patrioti solo in occasione delle partite della nazionale.

Competizioni

Rivoluzione Coppa d’Africa: si disputerà solamente ogni quattro anni

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Coppa d'africa

Coppa d’Africa a cadenza quadriennale dal 2028: decisione della CAF per tutelare i calciatori, alleggerire i calendari e aumentare il prestigio del torneo.

Negli ultimi anni si è discusso spesso dell’eccessivo carico di impegni a cui sono sottoposti i calciatori, in particolare quelli che militano in Europa. Con calendari sempre più fitti e nuove formule pensate per aumentare il numero di partite, gli impegni con le rispettive nazionali sono stati spesso oggetto di dibattito.
Come accaduto anche in questa stagione, in cui a ogni sosta le squadre si ritrovavano profondamente cambiate, costrette a fare i conti con assenze non preventivate.
Figuriamoci poi quando, ogni due anni, i giocatori provenienti dal continente africano, intorno alla metà di dicembre, erano costretti a lasciare i club detentori del cartellino per prendere parte alla Coppa d’Africa con le rispettive nazionali.

La Coppa D’Africa cambia a partire dal 2028

Nella giornata di oggi, è stato reso noto un cambiamento destinato ad alleviare sensibilmente questo tema: il presidente della Confederazione Africana di Calcio (CAF) ha infatti annunciato che, a partire dal 2028, la Coppa d’Africa subirà un cambiamento significativo, non svolgendosi più ogni due anni, ma assumendo una cadenza quadriennale.

Un cambiamento che segna una svolta storica, capace di riequilibrare le esigenze sportive ed economiche, restituendo centralità ai calciatori e maggiore valore competitivo e simbolico a una competizione destinata ora a diventare ancora più rilevante nel panorama calcistico globale.

Coppa d’Africa

L’esultanza di Assane Diao Diaoune dopo il gol ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

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Conference League

Conference League, la classifica finale: Fiorentina ai playoff

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Conference League

La 6° giornata di Conference League è l’ultimo atto della League Phase. L’unico club italiano nella competizi0ne, la Fiorentina, termina sedicesima e dovrà fare i playoff. Lo Strasburgo chiude al 1° posto.

È tempo di tirare le somme della 1° fase della Conference League. La 6° giornata della competizione europea, andata in scena ieri sera in contemporanea su 18 campi, tra tanti gol e emozioni, ha designato il quadro finale della classifica. La sconfitta della Fiorentina sul campo del Losanna, condanna i Viola al posto 16°esimo posto finale. I 9 punti raccolti dagli uomini di Vanoli, al netto di 3 vittorie e 3 sconfitte, non bastano ad entrare nelle prime otto e ad evitare i playoff.

Toscani che dovranno ovviamente concentrarsi al massimo sulla Serie A nei prossimi mesi, per provare a risollevarsi dall’ultimo posto, aspettando l’accoppiamento dei playoff di Conference League nel sorteggio del 16 gennaio 2026.

Il primo posto del tabellone se lo prende lo Strasburgo, grazie ai 16 punti raccolti frutto di 5 vittorie ed 1 pareggio. Al 2° posto, con 14 punti, ci sono i polacchi del Rakow. Accedono direttamente agli ottavi di finale anche Sparta Praga, Mainz, Rayo Vallecano, Shaktar Donestk e AEK Larnaca.

Tra le prime otto c’è anche l’AEK Atene, grazie ad un rigore trasformato al 104′ dall’ex Milan e Fiorentina Luka Jovic. I greci superano quindi in classifica proprio gli svizzeri del Losanna, all’ultima azione utile. Stecca l’accesso alle prime 8 anche una delle grandi favorite per la vittoria finale, il Crystal Palace. Alle Eagles costa caro il 2-2 finale contro i finlandesi del Kups: gli inglesi chiudono al 10° posto.

Conference League, la classifica finale

Fiorentina

December 15, 2023, Brazil. In this photo illustration the UEFA Europa Conference League (UECL) soon appears on a flag

Le prime 8, che accedono direttamente al tabellone degli ottavi di finale:

  1. Strasburgo 16 punti (+6)
  2. Raków Częstochowa 14 pt (+7)
  3. AEK Atene 13 pt (+7)
  4. Sparta Praga 13 pt (+7)
  5. Rayo Vallecano 13 pt (+6)
  6. Shaktar Donestk 13 pt (+5)
  7. Mainz 05 13 pt (+4)
  8. AEK Larnaca 12 pt (+6)

Zona playoff, da 9° al 24° posto:

9) Losanna 11 pt (+3)

10) Crystal Palace 10 pt (+5)

11) Lech Poznan 10 pt (+4)

12) Samsuspor 10 pt (+4)

13)Celje 10 pt (+1)

14) AZ 10 pt (0)

15) Rijeka 9 pt (+3)

16) Fiorentina 9 pt (+3)

17) Jagiellonia 9 pt (+1)

18) Omonia 8 pt (+1)

19) Noah 8 pt (-1)

20) Drita 8 pt (-4)

21) KUPS 7 pt (+1)

22) Shkendija 7 pt (-1)

23) Zrinjski 7 pt (-2)

24) Sigma Olomuc 7 (-2)

 

 

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Conference League

Fiorentina, Mandragora: “Fascia a terra? No, l’ho lanciata a Marì”

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mandragora

Il giocatore della Fiorentina, Ronaldo Mandragora, ha avuto modo di esprimersi sulla partita persa per 1-0 contro il Lausanne. Ecco le parole dell’allenatore. 

Fiorentina

HANS NICOLUSSI CAVIGLIA ( FOTO SALVATORE FORNELLI )

Fiorentina, le parole di Rolando Mandragora

“Se ho gettato la fascia a terra? Assolutamente no!” Ha spiegato il calciatore, che poi ha raccontato la dinamica dell’azione incriminata.

“Ci tenevo a venire di persona a questi microfoni per metterci la fascia e chiarire cosa è successo. Quando sono entrato, Dzeko mi ha dato la fascia e per accelerare l’ho lanciata a Viti, ma la fascia è caduta. Non mi permetterei mai di lanciare la fascia a terra: c’è una distinta e l’ho passata semplicemente a Pablo Marì, che era il vice”.

Si esce da questa situazione?

“Noi dobbiamo trovare il modo di reagire e uscire da questa situazione, capisco che venga fuori questa cosa della fascia ma è una cosa che non fa bene a noi. Ho grandissimo rispetto per la fascia, era semplicemente un passaggio di mano della fascia. Dipende solo da noi, dobbiamo trovare la forza di reagire in una situazione sempre più complicata.

Purtroppo non riusciamo a riportare in partita quello che facciamo in allenamento e che ci diciamo, forse abbiamo parlato fin troppo. Dobbiamo reagire con i fatti, siamo delusi e arrabbiati, dobbiamo trovare la forza internamente, dipende da noi.

Cosa ci diciamo? Il mio parlare troppo era inteso nel senso che ci mancano i fatti, ci diciamo che dobbiamo reagire, bisogna tirare un calcio magari ma in questo momento facciamo fatica a trovare anche questo. Non riusciamo a reagire ed è molto complicato così”.

 

 

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