Serie A
Cremonese-Monza 2-3, sconfitta e capolinea per Alvini: le pagelle grigiorosse
La Cremonese cade ancora, tra le mura amiche contro il Monza, e resta desolatamente ultima. Le pagelle grigiorosse.

Carnesecchi 6: i limiti della difesa lo esentano da particolari colpe sui gol.
Quagliata 5,5: primo tempo difficile, meglio la ripresa, quando si destreggia bene in difesa (dall’83’ Zanimacchia sv).
Bianchetti 5,5: va in confusione come tutta la difesa quando il Monza si rende pericoloso.
Ferrari 5: molto insicuro e in difficoltà sugli attaccanti brianzoli. Disimpegni sbagliati e schermature inefficaci (dal 46′ Aiwu 6: meglio di Ferrari, qualche anticipo lo compie).
Ghiglione 4,5: sulla sua prestazione pesa il fallo che sfocia nel rigore realizzato da Caprari. Rimedia alla distanza sul piano dell’impegno, ma non basta a rendere la prestazione positiva.
Pickel 6: inizio di match traumatico, con il pressing asfissiante dei mediani avversari. Con il passare dei minuti si fa valere di fisico (dal 73′ Buonaiuto 6: Alvini lo inserisce per muovere qualcosa in attacco e lui porta dinamicità).
Meite’ 6: in linea con la prestazione del compagno di reparto.
Valeri 6,5: sulla fascia sgomma e produce cross in serie, va vicino anche al gol. Una spina nel fianco per il Monza.
Okereke 5,5: dovrebbe essere quello che accendere l’attacco e dare profondità, non ci riesce quasi mai (dal 46′ Castagnetti 6: le sue geometrie regalano alla Cremonese almeno un secondo tempo ordinato tatticamente).
Dessers 7: sfrutta al meglio i palloni che gli arrivano, realizza anche il gol che da l’illusione della rimonta.
Tsadjout 4,5: innocuo e ben marcato dalla difesa brianzola (dal 57′ Ciofani 7: il suo ingresso elettrizza l’attacco grigiorosso. Mette a segno il primo gol, offre a Dessers l’appoggio per il 2-3).
Massimiliano Alvini 5: male, malissimo il primo tempo, reazione di nervi nella ripresa e rimonta quasi completata. La sua esperienza sulla panchina lombarda, con ogni probabilità, finisce qui.
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Serie A
K. Thuram: “Giocare nella Juventus è un sogno. Sono in uno dei club migliori al mondo. Marcus? dico questo”
Khephren Thuram si racconta a Dazn: “Giocare nella Juve, la squadra di mio papà, è una storia bellissima”.
Khephren Thuram e il suo legame con la Juventus
Khephren Thuram, giovane centrocampista di talento, ha condiviso le sue emozioni in un’intervista a Dazn, esprimendo la gioia di far parte della Juventus, la squadra che ha segnato la carriera di suo padre, Lilian Thuram. “Giocare nella Juve è una storia bellissima”, ha dichiarato Thuram, sottolineando come il legame familiare renda questa esperienza ancora più speciale. La Juventus, riconosciuta come uno dei club più prestigiosi al mondo, rappresenta per Khephren l’opportunità di crescere e confrontarsi a livelli altissimi, con l’obiettivo costante di vincere.
La doppia felicità di papà Thuram
Nonostante Lilian Thuram sia storicamente legato alla Juventus, il padre del giovane Khephren non potrebbe essere più felice di vedere i suoi figli brillare nei rispettivi club. Infatti, anche Marcus, fratello di Khephren, gioca in Italia, indossando la maglia dell’Inter. “Papà è juventino, ma è contento anche di Marcus all’Inter”, ha aggiunto Khephren, confermando quanto sia speciale vedere la storia della famiglia Thuram continuare nei campi della Serie A. La scelta della Juventus, secondo Khephren, è stata la più giusta per la sua carriera, e il centrocampista è pronto a dare il massimo per onorare la maglia bianconera.
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Fonte: l’account X di Schira
Khephren #Thuram a Dazn: “Una storia bellissima giocare nella #Juve che è stata la squadra di mio papa. Sono in uno dei club migliori al mondo: qui si gioca sempre per vincere. Papà è juventino, ma è contento anche di Marcus all’ #Inter. La #Juventus era la squadra giusta per me”
— Nicolò Schira (@NicoSchira) Dec 26, 2025
Serie A
Genoa, De Rossi: “L’esonero a Roma? Ecco cosa è successo”.
L’allenatore del Genoa ha parlato a DAZN dei retroscena del suo esonero con la Roma, che ritroverà da avversario lunedì prossimo all’Olimpico.
Lunedì sera alle 20:45 la Roma e il Genoa si affronteranno nel match che chiuderà diciassettesima giornata di Serie A. Sarà una gara a dir poco speciale per Daniele De Rossi, tecnico dei genoani, che per la prima volta si ritroverà da avversario la squadra di cui è tifoso e di cui è stato giocatore ed allenatore.
Proprio del suo ritorno, e non solo, De Rossi ha parlato in una lunga intervista a DAZN con Massimo Ambrosini.
“Il mio arrivo al Genoa? Non ho rifiutato altre squadre”
“Forse ho rifiutato la categoria, quindi gli altri hanno rifiutato me. Nelle mie prime due esperienze da allenatore ho avuto dei problemi. Alla Spal con un dirigente (Lupi) abbiamo chiarito, mentre a Roma ho avuto problemi con l’AD. Non voglio che però passi come l’allenatore che abbia problemi con i dirigenti. Non sono una m…., non tradisco i giocatori e non faccio promesse che non posso mantenere.”
“Alla Roma ho avuto problemi con l’AD”
“Alla Spal in conferenza dissi di quanto non fossi soddisfatto del mercato e Tacopina, che era il presidente, mi disse: “chi ti ha detto che puoi dire la verità?“. Da quel momento ho capito tante cose. La Roma una ferita aperta? A vederla lì un po’ mi dispiace, hanno avuto l’exploit che avevo predetto. Il primo anno si costruisce, il secondo si cresce, il terzo si lotta per lo scudetto. Non eravamo proprio pazzi. I presidenti pendevano dalle mie labbra, hanno iniziato a chiedermi le cose prima di darmi la conferma per altri tre anni. Poi le cose si sono incrinate, ma io e il mio staff non meritavamo questo trattamento. Il mio esonero più doloroso di quello alla SPAL? No, non credo. A Ferrara c’era una palestra che era molto più brutta di quella di Trigoria, ma al mio addio piangevano tutti. Ti rimane quel senso di incompiutezza.”

DANIELE DE ROSSI AMAREGGIATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
“Tornare alla Roma? Non penso ci sia mai stata realmente una possibilità”
“Hanno fatto una scelta talmente evidente , ma non credo che sarebbe stato il passo giusto per me: per la squadra e per i giocatori ovviamente sarei tornato. Ho avuto dei problemi con l’a.d., ma niente di clamoroso. Oramai è acqua passata.”
“Spalletti un genio, Conte non lascia niente al caso”
“Luciano è un genio. Quando faceva le riunioni tecniche me le mangiavo, mi piaceva capire ogni cosa, forse anche perché mio padre faceva lo stesso mestiere. Conte? E’ meglio saper fare una cosa mediocre tutti e 11 piuttosto che una cosa geniale in 4. Luis Enrique? Gli chiesi di poter assistere ai suoi allenamenti e lui mi disse che aveva cambiato tutto rispetto a quando allenava la Roma. La cosa più illuminante di Luis Enrique è stato il suo approccio umano, mi ha cambiato profondamente. Guardiola e De Zerbi? Una volta andai a cena con loro e scrivevano sui dei fogli: sembravano Leonardo e Michelangelo. Andai anche da Maresca e Iraola al Bornemouth, anche per il rapporto che c’è con Tiago Pinto.”
“Ecco come ho deciso di smettere di giocare”
“E’ tutto molto affascinante a Genova. Giocare tutta la vita alla Roma? Sì, ma ero curioso di fare anche altre esperienze. Non avrei odiato smettere quanto avrei odiato trascinarmi in campo. Quando la dirigenza mi comunicò la scelta ero pronto, ma ero anche curioso di togliere questo elefante dal centro della stanza. Per questo chiedi a Guido Fienga di dirmi le cose, perché io volevo uscirne con eleganza. Avevo vissuto l’addio di Totti e non volevo starci così male, quindi ho provato a prepararmi.”
Serie A
Cagliari, finalmente Gaetano: ora è davvero un numero 10
Il Cagliari cerca punti a Torino per allontanare la zona calda: Pisacane si aggrappa a un Gaetano ritrovato, finalmente leader e numero 10.
Il Cagliari, reduce dal pareggio amaro in casa contro il Pisa, si prepara all’ultima sfida del 2025 con un obiettivo chiaro: tornare alla vittoria. Il prossimo impegno, in trasferta contro il Torino, diventa fondamentale per allontanare la zona retrocessione ma anche per ritrovare continuità. I numeri parlano chiaro: nelle ultime 12 partite è arrivato un solo successo, quello contro la Roma, troppo poco per dormire sonni tranquilli.
La squadra di Fabio Pisacane ha bisogno di risposte immediate. Il tecnico napoletano potrebbe dover fare a meno di Michael Folorunsho, che contro i nerazzurri ha riportato un trauma contusivo-distorsivo al ginocchio, ma potrà contare su un giocatore che sembra aver cambiato marcia nelle ultime settimane: Gianluca Gaetano.

L’URLO DI FABIO PISACANE ALLENATORE DEL CAGLIARI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Cagliari, Gaetano ritrovato: qualità e leadership per Pisacane
Il trequartista ex Napoli sta vivendo il suo momento migliore della stagione. Nelle ultime tre partite ha messo a referto 2 gol e 1 assist, più di quanto fatto nelle precedenti 13 gare di campionato. Un dato che racconta bene la sua crescita recente. In estate, la scelta di affidargli la maglia numero 10 era stata un segnale forte per squadra e ambiente, ma finora era mancata quella continuità e quella leadership che ci si aspettava da lui.
Nelle ultime uscite, però, Gaetano sembra essere tornato ai livelli della stagione 2023/24, quando arrivò a gennaio dal Napoli e risultò decisivo nella salvezza rossoblù con 4 gol e 1 assist in appena 11 presenze. Oggi il Cagliari ha bisogno proprio di questo: qualità tra le linee, personalità e un riferimento tecnico capace di accendere la squadra nei momenti difficili.
La speranza dei tifosi rossoblù è che Gaetano continui su questa strada. Perché questo Cagliari, per salvarsi, ha bisogno di un vero numero 10. E ora, finalmente, sembra averlo trovato.
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