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Serie B

Reggina: serve davvero il grande colpo?

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Il calciomercato è iniziato da pochi giorni e i giocatori accostati alla Reggina si fa fatica a contarli sulle dita di una mano, specie i papabili centravanti.

Reggina: serve davvero il grande colpo?

Sono davvero tanti i nomi di giocatori accostati alla Reggina con lo scopo di andare ad occupare lo slot di un centravanti che possa garantire tanti gol.

Partendo da Coda, passando per Forte e per poi finire dal più “recente” La Mantia tutto lascia intendere che Taibi voglia regalare a Inzaghi un nuovo numero nove.

Evidentemente sconfortata dal rendimento nullo di Santander e un po’ delusa da quello scarso di Gori la società ha messo nella lista degli obiettivi la punta.

Dal mio punto di vista però i tanti grandi nomi fatti fino ad oggi hanno in comune delle caratteristiche che mettono la Reggina di fronte a due possibili problemi.

Il primo è che, essendo tutti dei numeri nove importanti abituati ad essere titolari nelle proprie squadre, sarebbe da valutare una eventuale alternanza con Menez, fresco di fascia da capitano.

Il secondo è un aspetto meramente tecnico: la Reggina gioca senza un attaccante di peso, vince e gioca bene.

Prendere un grande goleador significherebbe rischiare di cambiare la struttura di una squadra collaudata mettendo a repentaglio quanto di buono fatto fino ad oggi.

È difficile trovare un giocatore che possa interpretare il ruolo come Menez quando le disponibilità non sono ampie, ci vuole la qualità e la qualità costa.

La domanda dunque è: non sarebbe meglio cercare di intervenire in modo forte su ruoli più scoperti ed evitare di andare a toccare equilibri sottili di spogliatoio e di gioco?

Serie B

Catanzaro, fantasia e gol le armi in più per i playoff

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Catanzaro, venerdì sera si giocherà l’ultimo impegno di campionato prima dei playoff. I calabresi vogliono completare un ottimo percorso di stagione.

Nessuno ha più certezze del Catanzaro, alla vigilia degli ultimi novanta minuti di questo campionato. I calabresi, infatti, sono già sicuri del quinto posto finale.

Con un cammino fatto di 17 vittorie, 9 pareggi e 11 sconfitte, gli uomini di Vivarini non hanno mai abbandonato la zona playoff, dimostrando di poter sedersi al salotto delle migliori di questa cadetteria.

A tenere in alto i giallorossi ci ha pensato, prima di tutto, un gioco chiaro e offensivo, impostato sul 4-4-2, e spinto dalla fantasia di Jari Vandeputte e dai gol di Pietro Iemmello.

Il primo, vero perno e terminale dell’attacco, ha realizzato fino qui 15 gol, dimostrando di poter fare la differenza, anche oltre i 30 anni, e dopo una carriera passata tra B e C.

A sorprendere veramente, tuttavia, e’ stato Jari Vandeputte. Il 28enne belga non ha sofferto il salto di categoria, e ha fatto il vuoto nella classifica degli assist.

Il 27 giallorosso, infatti, ha servito ben 14 assist, realizzando anche 9 gol. Un giocatore completo e molto utile al tecnico Vincenzo Vivarini, che ne ha esaltato le doti nel 4-4-2 dei calabresi.

Un bagaglio complessivo che il Catanzaro porterà con sé nei playoff, per andare più lontano possibile e lottare per riprendersi la serie A.

 

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Serie B

Como, un solo risultato per festeggiare la serie A

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Como, è iniziato il conto alla rovescia per l’ultima partita di campionato, quella che potrebbe valere il ritorno in serie A. A disposizione dei lariani un solo risultato e un Venezia da tenere dietro di sè. 

La seconda sarà quella buona? Dopo il match point sprecato contro il Modena, il Como ha l’occasione, all’ultimo tuffo, di conquistare la serie A dopo oltre 20 anni. I lariani sono padroni del proprio destino, e con i tre punti non sarà necessario preoccuparsi del risultato del Venezia.

Venerdì sera, allo stadio Sinigaglia, arriverà il Cosenza di William Viali, che ha già conquistato la matematica salvezza, e non ha più nulla da chiedere a questo torneo.

Attenzione, però, alle trappole che i calabresi metteranno sul rettangolo verde per rovinare la gioia ai padroni di casa. La mina vagante dei rossoblù si chiama Gennaro Tutino, bomber napoletano che ha fatto la differenza quest’anno.

L’attaccante di proprietà del Parma ha finora messo 19 palloni alle spalle dei portieri cadetti, e si è tolto la soddisfazione di diventare l’attaccante più prolifico della storia del Cosenza in una sola stagione.

Una partita nella partita, dunque, potrebbe accendersi in riva al lago, a suon di gol, in particolare se dall’altra parte c’è un Patrick Cutrone altrettanto affamato e voglioso di tornare in A da protagonista.

 

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Serie B

Parma, Pederzoli: “La Serie A è solo l’inizio, nel calcio di oggi manca uno come Baggio”

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Serie B

Il DS del Parma Mauro Pederzoli ha parlato a La Repubblica in merito alla promozione del club emiliano nella massima serie italiana.

Parma: le parole di Pederzoli

Parma

Di seguito le parole del DS del Parma Mauro Pederzoli rilasciate a La Repubblica relative a la promozione del club crociato in Serie A:

Da squadra con più italiani a quella con meno in Serie B?

“Abbiamo un’ottima struttura di scouting. Il nostro obiettivo è cercare il giocatore giusto, al giusto prezzo. Quale passaporto abbia in tasca, non ci interessa. Continueremo su questa linea. Intanto ci godiamo la festa”.

Momento più bello?

“Il rientro in città dopo il pari promozione a Bari. A mezzanotte c’erano migliaia di tifosi ad aspettarci, sotto il diluvio. In aeroporto, in piazza Garibaldi. Il
pubblico merita la Serie A“.

Quando hai capito che ce l’avete fatta?

“Siamo stati in testa dall’inizio del campionato, la speranza c’è sempre stata. Ma sono andati tutti forte, da una vita non si vedeva una B così. Ce la siamo dovuta sudare”.

Presidente Krause

“A Bari era il più felice di tutti. Il cammino non è stato facile ma ci ha creduto sempre. Ama il Parma e ama questo sport”

Lo chiama football o soccer?

“Né football, né soccer. Ha imparato a chiamarlo calcio. Non è solo una parola, si porta dietro una cultura”

Pecchia?

“Ha un’idea di gioco che può funzionare in ogni situazione. È moderno, sa gestire un gruppo giovane e multiculturale”.

Cosa manca alla rosa per la Serie A?

“Qualche ritocco andrà fatto, ma la base è buona. L’importante sarà tenere i migliori, sapendo che hanno tanti occhi addosso”.

Errori da non commettere?

“Rivoluzionare un gruppo che funziona può essere un errore. Ma
anche non capire che una squadra che vince in B possa non funzionare in A. Non è facile”

Mercato?

“Quello che abbiamo avuto finora. Bernabé è arrivato a zero dal Manchester City. Benedyczak lo abbiamo preso dallo Stettino in Polonia, ed è costato poco.

Circati è un prodotto del vivaio. Sohm e Mihaila erano già qui quando il Parma è retrocesso. Il monte stipendi si riduce e i risultati migliorano”.

Esperienza in Cina?

“Dal punto di vista personale è stato stimolante. A livello professionale, complicato. Lì il calcio è gestito a livello centrale, c’è una regia statale. Ma non si è mai creata la base degli appassionati”.

MLS?

“Ormai è una top league per strutture, stadi, centri sportivi. Dal punto di vista tecnico è in crescita. Hanno programmazione, convinzione e idee. A Miami mi ha portato Paolo Maldini, gliene sarò sempre grato”.

Guardiola al Brescia?

“Aveva una personalità incredibile, sapeva relazionarsi con chiunque. La sua passione smisurata per il calcio era quasi un’ossessione. Non è mai stato solo un calciatore.

Bastava sentirlo parlare per capire che vedeva cose che gli altri non vedevano. Come capitano del dream team, il Barcellona di Cruyff, già ragionava da tecnico”.

Pirlo allenatore?

“Andrea è intelligente e l’intelligenza nel calcio serve, come in ogni ambito. Dietro all’aspetto tranquillo, nasconde una personalità forte. Le carriere, tranne rari casi, non sono lineari. Si è messo in gioco.

Dopo la Juve è andato in Turchia, poi alla Samp. Sta costruendo un percorso importante. Non è facile calarsi in altri ruoli, dopo essere stati campioni in campo”.

Quanto manca Baggio al calcio?

“Tanto, ed è un peccato. Aveva un talento incredibile. È una persona perbene, un grande professionista. Ha valori umani e intuizioni che
potrebbero essere utili a chiunque, nel calcio e non solo”.

Quanto le manca Mazzone?

«Tantissimo. Ho fatto le prime esperienze come direttore
sportivo con lui a Brescia. Subito dopo il presidente Corioni, è la persona a cui devo di più».

Professionista senza un passato da calciatore

«Non ero abbastanza bravo. L’ho capito in fretta, ed è stata una fortuna. Per chi non ha una carriera da atleta alle spalle, riuscire a stare in questo mondo è una grande soddisfazione. Sacchi dice che per fare il fantino non è necessario essere stato un cavallo: una frase bellissima»

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