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Sarri dice il vero, ma la sua comunicazione fa bene alla Lazio?

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lazio

Sarri è uomo d’altri tempi. Appartiene a un calcio che ormai non esiste più e sembra fare molta fatica ad adattarsi a quello moderno.

Sarri è sempre stato un sanguigno. Un uomo sincero. Onesto. Che rifugge le ipocrisie e i costrutti artificiosi. Tuttavia, le sue ultime uscite pubbliche ci hanno mostrato un Sarri che non avevamo mai visto prima d’ora.

Un Sarri quasi kantiano nella sua ricerca spasmodica e incondizionata della verità. E se Sarri, nelle interviste e nelle conferenze stampa, dice solo la verità e nient’altro che la verità, come ho sottolineato anche nel mio editoriale di ieri, è diverso però chiedersi se faccia bene a sbandierarla in questo modo.

Cosa ha detto Sarri?

Sono scontento del rendimento di qualcuno, ma è la normalità. Non mi aspettavo neanche di venire in questo stadio e creare quattro gol palle gol, sinceramente. L’Atletico ci ha punito a ogni nostro errore. Noi invece non ci siamo riusciti. A livello numerico la partita non propone una grande differenza. Forse dipende dalla qualità offensiva.❞

Sfido chiunque a opinare qualcosa in merito al contenuto delle dichiarazioni di Sarri. Nessuno pensava che la Lazio potesse andare a vincere in casa dell’Atletico Madrid. Persino i laziali stessi, dall’alto della loro proverbiale arroganza, ammettono a denti stretti che l’Atletico è più forte di loro.

Penso non si possa obiettare nulla neppure sulla chiosa concernente la qualità offensiva differente. L’Atletico ha giocatori in grado di punirti al minimo errore e a cui bastano pochissime occasioni per fare gol. GriezzmanCorrea.

Con Morata (che alla Lazio probabilmente gli darebbero pure le chiavi del centro sportivo) addirittura entrato dalla panchina. La lapalissiana dimostrazione che nel calcio non conta giocare bene, ma avere i giocatori forti. Non conta creare occasioni, ma avere gente che la palla la butti dentro.

Pedro e Immobile (soprattutto il primo) sono stati grandi giocatori in passato, ma il meglio lo hanno già dato. Zaccagni probabilmente è stato sopravvalutato. E’ indubbiamente un buon giocatore, ma a questi livelli fa una fatica enorme. A riprova di come in Italia si giochi un calcio totalmente diverso dal resto dell’Europa. Soprattutto quella che conta.

Leggi l’intervista integrale su LaLazioSiamoNoi

Lazio Sarri

Prodromi di un addio annunciato?

Viene da chiedersi, però, se Sarri faccia bene a sbandierare ai quattro venti l’inadeguatezza della sua squadra. A voler fare dietrologia verrebbe quasi da pensare che Sarri stia cercando di mandare un messaggio a qualcuno.

All’ambiente? Forse. Ai media? Ai tifosi? Già più difficile. Più probabilmente alla società, considerando come continua il suo intervento.

❝Se chiederò nuovi giocatori a Lotito a Gennaio? Li avevo chiesti anche a Giugno. Sono problemi societari. Vediamo quello che decidono.❞

Tradotto: se si vuole competere a certi livelli, servono giocatori diversi da quelli che ci sono attualmente. Alla faccia di chi sosteneva che la Lazio avesse fatto un mercato soddisfacente. Certo non il sottoscritto, che da Agosto ribadisce fieramente come quello appena trascorso sia stato il peggior mercato dell’era Lotito.

Sarri, nel giro di pochi giorni, ha completamente distrutto la narrativa formellese. Una scelta comunicativa che difficilmente influirà negativamente sulla squadra, come alcuni parolai di professione hanno provato timidamente a far intendere. Basti pensare a ciò che Provedel ha detto nell’immediato post-partita di Madrid, schierandosi al fianco del proprio allenatore nel condannare le critiche dell’ambiente.

Più probabilmente, queste parole incrinano definitivamente il rapporto (già logoro di suo) fra Sarri e i tifosi della Lazio. Un assist perfetto per concedere a Lotito la scusa buona per silurare il proprio allenatore e sostituirlo con uno più aziendalista, potendo così demandare all’ex-tecnico del Napoli tutte le responsabilità per una stagione lontana dalle aspettative.

E chissà che Sarri questo non lo sappia già. Chissà che Sarri non stia preparando il terreno per un’eventuale separazione in estate, con Firenze come destinazione più probabile, come la nostra redazione vi racconta da tempo.

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Serie D, Massimo Ferrero annuncia: “Voglio la Reggina!”

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A sorpresa l’ex presidente della Sampdoria Massimo Ferrero è tornato a parlare e lo ha fatto attraverso Radio Cusano. Pare intenzionato ad acquistare un marchio.

Ferrero vuole la Reggina, le dichiarazioni

Durante un intervento radiofonico, l’imprenditore romano ha espresso la volontà di investire a Reggio Calabria. Di seguito le sue dichiarazioni:

Mi candido ad acquistare il marchio della Reggina 1914, potrei farlo domani mattina con un versamento”. Parole inequivocabili che presagiscono il rientro dell’ex numero uno della Sampdoria nel mondo del calcio.

ferrero

Inoltre, proprio in queste ore la Corte di Appello di Reggio Calabria ha avviato la procedura fallimentare per la Reggina 1914 dopo il disastro combinato da Felice Saladini nel 2023. In parole povere, sta per essere posta la pietra tombale sulla società amaranto dalla storia ultracentenaria.

La rinascita, avvenuta la scorsa estate sotto il nome di La fenice Amaranto, ha contribuito a conservare la passione dei tifosi nonostante la Serie D ma ormai la fine è segnata. Il marchio dunque andrà all’asta e c’è già un’offerta pronta sul piatto.

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Caos in Argentina, 4 arresti in casa Velez: le accuse

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velez

Notizia che ha del clamoroso giunge dall’Argentina. Nella notte la polizia sudamericana ha arrestato 4 giocatori del Vèlez con l’accusa di abusi sessuali.

Argentina, 4 giocatori del Velez arrestati

I calciatori sono stati sorpresi dalle forze dell’ordine nelle loro abitazioni dopo che una giornalista di 24 anni ha confessato gli abusi.

Nella denuncia presentata dalla ragazza, circa due settimane fa, sono riportate le seguenti dichiarazioni:

“Abbiamo bevuto alcune birre e poi loro mi hanno offerto un liquore che mi ha provocato uno stato di stordimento, malessere e sonnolenza, al punto di dovermi sdraiare su un letto in stato di torpore. È stato allora che senza alcun consenso i quattro hanno abusato sessualmente di me“.

velez argentina

Parole inequivocabili che hanno dato il via all’effetto domino in cui c’è stata anche la presa di posizione del club argentino:

Nel comunicato si legge, oltre che la condanna dei fatti, anche la sospensione dei contratti dei 4 giocatori coinvolti.

Si tratta nel dettaglio di Sosa, Florentín, Cufré e Osorio. I 4 avrebbero attirato la giovane in Hotel con l’inganno per poi commettere abusi come riportato dalla ragazza stessa.

Nelle prossime settimane i giocatori saranno sottoposti a processo.

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L’involuzione di Locatelli: non è un regista, ad Allegri serve Kroos

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Manuel Locatelli, che giocherà la finale di Coppa Italia con la Juventus

Da centrocampista “dezerbiano” e dell’Italia campione d’Europa a giocatore fischiato nella Juventus. Che succede a Locatelli?

Cominciamo con una verità scomoda. La Juventus ha un centrocampo mediocre (il peggiore delle prime dieci della classifica) e un attacco che non segna. Partendo da questo assunto fondamentale, Allegri ha fatto l’unica cosa che poteva fare: ovvero puntare a non prendere gol.

Se non si prende gol le partite non si perdono. Al massimo si pareggiano e, se tutto va bene, magari le vinci pure. Per una situazione episodica o anche solo per l’inerzia tipica delle grandi squadre. Questa blindatura difensiva, unita alla ritrovata verve di Vlahovic e all’esplosione di Yildiz, ha permesso di tenere il passo dell’Inter senza dover sempre ricorrere al “corto muso“.

Indice

Allegri più di così non può fare: alla Juve serve uno sforzo della società

Tuttavia, come abbiamo visto nelle ultime uscite, non può bastare. Il punto è che più di così con questa squadra non si può fare. Allegri ha ideato una strategia che calzasse perfettamente indosso alla rosa a sua disposizione e non può ripensarla, perché banalmente con questi giocatori questo puoi fare.

A tagliare la testa al sogno scudetto sono state le partite contro Empoli e Udinese, oltre alla sconfitta nello scontro diretto con l’Inter che però è già più facile da accettare. Due partite in cui la difficoltà cronica della Juventus nel costruire il gioco è stata più evidente che in altre occasioni.

Questo progetto di gioco è a breve (anzi, brevissimo) termine e Allegri lo sa bene. Per questo motivo glissa sempre sul suo futuro. Una volta raggiunto l’obiettivo della qualificazione in Champions League, conditio sine qua non per la sopravvivenza delle casse bianconere, Allegri avrà un incontro con la nuova dirigenza per capire le loro intenzioni in fase di mercato.

Locatelli

Locatelli, i numeri della “crisi”

La differenza più marcata fra Inter e Juventus è a centrocampo. I nerazzurri hanno il miglior centrocampo d’Italia, forse uno dei migliori d’Europa, mentre Allegri è stato “costretto” a riesumare McKennie.

Ad adattare Cambiaso a mezz’ala. A forzare la conversione di Locatelli nel ruolo di regista. E proprio quest’ultimo sembra essere lo specchio dei problemi della Juventus. Giocatore applicato. Focalizzato. Volenteroso, ma che non può fisicamente andare oltre i limiti tecnici imposti da madre natura.

Una situazione che lo accomuna a tanti componenti della rosa bianconera, ma la centralità del ruolo che ricopre (quello di play davanti alla difesa) nel gioco del calcio fa sì che i suoi limiti vengano evidenziati ancor di più di quelli degli altri. Vi consiglio di dare un’occhiata alla splendida analisi statistica dell’involuzione di Manuel Locatelli fatta da “Il Bianconero.

Locatelli

Allegri sogna Kroos, ma la Juve…

Alla Juventus si mangiano le mani per quel Nicolò Rovella che sarebbe stato la panacea a (quasi) tutti i limiti tecnici della Signora e che ora sta facendo le fortune di Sarri e della Lazio. Tuttavia, differentemente da quanto dicono i suoi detrattori, la sua cessione non è stata una scelta tecnica di Allegri.

Un sacrificio doloroso, sull’altare del bilancio, ma necessario. Quella cessione ha però lasciato un vuoto che l’abnegazione di Locatelli non può colmare. Allegri ha bisogno di un aiuto dal mercato ed è arcinoto come il nome di Toni Kroos sia in cima alla lista dei desideri del tecnico labronico.

Il dubbio amletico si pone nel momento in cui ti interroghi su quanto la Juventus sia effettivamente disposta a investire su un 34enne a cui andrebbe riconosciuto anche un più che lauto stipendio.

Allegri ha sposato in toto la nuova “linea verde” della dirigenza. Lo dimostra la cieca fiducia che Max ripone nella Next Gen bianconera e il drastico abbassamento dell’età media della squadra. La Juve sembra aver abbandonato la via dell’instant team, che aveva caratterizzato i primi vagiti dell’Allegri-bis.

Pogba e Di Maria, campioni a fine carriera che nel calcio moderno sono quasi un investimento a fondo perduto, appartengono a un modus operandi che non fa più parte della forma mentis bianconera oppure la linea verde è stata soltanto una scelta dettata dalle attuali contingenze di bilancio?

Di certo, con il ritorno in Champions ci sarebbero sia la forza economica che mediatica per convincere uno come Kroos a sposare la causa bianconera. E non è escluso che una scelta tanto forte sul mercato potrebbe convincere Rabiot a recedere dai suoi intenti e legarsi nuovamente alla Vecchia Signora, stavolta in maniera più longeva e duratura.

Locatelli, riportato nel ruolo che aveva con De Zerbi al Sassuolo e con Mancini in Nazionale, e Rabiot ai lati di Kroos (con Allegri in panchina) renderebbero nuovamente la Juventus una squadra da scudetto. Tutto sta nel vedere quanto la dirigenza bianconera sia disposta ad accontentare il suo condottiero, dal quale passano tutte le speranze di tornare grandi.

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