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Milan: ecco lo staff di Rangnick con qualche sorpresa
Il progetto sta prendendo forma, dubbi non ce ne sono più, Ralf Rangnick approderà in rossonero sotto una veste decisamente innovativa per il calcio italiano, un allenatore manager dalle nostre parti non si era ancora visto il che crea curiosità e stimoli per tutti gli addetti ai lavori di casa Milan.
Indice
Pieni poteri ed autonomie
Il tedesco fin dai primi colloqui con Gazidis datati dicembre 2019 ha sempre chiesto una cosa sola: autonomie e pieni poteri. Saranno concessi, Rangnick infatti avrà ampio potere decisionale sul mercato, quindi acquisti e cessioni, sul controllo delle principali voci di spesa con una capillare condivisione tra tutti i suoi affezionati membri dello staff che sarebbero già stati scelti e pronti per la nuova avventura.
Il progetto
Il progetto sarà pluriennale, ossia durerà inizialmente tre anni durante i quali Rangnick assumerà il ruolo di dirigente, ma anche di allenatore salvo riservarsi la possibilità di fargli succedere dall’anno prossimo qualche nome illustre pescato tra i suoi allievi, per esempio Julian Nagelsmann oppure Marco Rose.
Ecco lo staff di Rangnick
Inizialmente lo staff del tecnico tedesco avrebbe dovuto essere formato addirittura da 18 collaboratori, ora la situazione pare essere mutata, così come i nomi scelti. Si punterà come prevedibile su Moncada, Almstadt e Massaro che un po’ a sorpresa potrebbe assumere il ruolo di team-manager affiancando il tedesco sui campi di Milanello.
Rangnick avrebbe anche espresso il desiderio di avere accanto qualche gloria rossonera, qualche italiano in grado di fare da trait d’union tra lui e la squadra, per questo incarico si è pensato di trattenere Daniele Bonera che attratto dal progetto potrebbe non rispondere alle sirene del Villareal pronto a dargli la poltrona di vice direttore sportivo.
I collaboratori tedeschi
Oltre ovviamente a qualche nome italiano, Rangnick vorrebbe avere una parte tedesca, il suo zoccolo duro, coloro che conoscono a memoria metodi, toni, idee e fissazioni del tecnico tedesco. Si pensa quindi a Lars Konetka, vice di Rangnick con il Lipsia, Paul Mitchell nella veste di direttore sportivo oltre a Moritz Volz che attualmente è in forza all’Arsenal.
Mitchell è il nome forse più n dubbio, difficilmente il Lipsia lo libererà dopo l’ottimo lavoro svolto in questi tempi, pertanto il ruolo potrebbe venire preso da Frederic Massara escludendo ogni possibilità di permanenza a Paolo Maldini.
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Mourinho: “Commesso un errore a non aver accettato il Portogallo quando ero alla Roma”
L’ex allenatore della Roma, José Mourinho, è tornato a parlare della sua esperienza sulla panchina giallorossa e sulla possibilità di lasciarla dopo Budapest.
José Mourinho è tornato a parlare della sua esperienza di due anni e mezzo sulla panchina della Roma. Il tecnico portoghese ha rilasciato una breve intervista ai microfoni del canale coreano di EA Sports su Youtube soffermandosi sul periodo dopo la finale di Budapest con la proposta di sedersi sulla panchina del Portogallo.
Le parole dello Special One
“Le due finali con la Roma sono state quelle più difficili da raggiungere. Forse anche l’Europa League con il Manchester United è stata molto difficile. Perché erano due squadre che quando sono arrivato erano in una situazione molto difficile. Alcuni allenatori sono magari più furbi e intelligenti e quindi scelgono l’incarico giusto con le condizioni ideali per arrivare al successo.
Io ho bisogno di lavorare sempre, sentire che sto facendo qualcosa e sto aiutando. Mi piacciono le sfide, anche se a volte sono ingiuste perché non ci si può aspettare che io vinca trofei quando la mia squadra non è la più forte.
Quale nazionale allenerei? È normale, il Portogallo. Ho avuto due volte la possibilità di andarci, ma non sono arrivate al momento giusto per me. Mi sono fatto prendere dalle emozioni quando non ho accettato l’ultima offerta, perché ho deciso di restare alla Roma e penso di aver fatto un errore. Perché ora il Portogallo ha una squadra fantastica, una delle migliori, tra le prime cinque.
Lo sapevo, ma mi sentivo in grande connessione con la Roma, con i tifosi, quindi non ho voluto prendere quella decisione. L’occasione Portogallo è arrivata due volte, credo però che arriverà anche una terza e la prenderò. Sperando che la generazione che avrò sarà forte come questa”.
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Inter: per l’Aiac il migliore è Inzaghi
Il grande cammino in campionato dell’Inter porta in prima pagina i volti di molti interpreti. Uno su tutti Simone Inzaghi, il tecnico premiato dall’AIAC.
Inter, Simone Inzaghi incoronato come miglior allenatore della Serie A per la stagione 2023-2024
Ci avviamo verso il concludersi della stagione ed oltre ai verdetti è tempo anche di riconoscimenti individuali per i protagonisti del nostro campionato.
Tra i premi che hanno già trovato un padrone c’è quello dell’AIAC (Associazione Italiana Allenatori Calcio), che ogni anno assegna questo riconoscimento a quello che è stato il miglior allenatore della stagione, attraverso una votazione.
Riconosciuto da molti, tifosi e non, come uno dei maggiori artefici della grande cavalcata scudetto dell’Inter, il vincitore non poteva che essere Simone Inzaghi.
Il tecnico interista ha battuto il collega e tecnico del Bologna Thiago Motta, con oltre il 55% dei voti a favore e riceverà il premio, assegnato in collaborazione col famoso marchio delle figurine Panini, a Rimini durante la terza edizione dell’evento “Premio Panini – The Coach Experience Figurina D’Oro” che si terrà dal 6 all’8 giugno.
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Milan, un muro intorno a Leao: discorsi con Mendes e fiducia condizionata
Milan, è un po’ sulla bocca di tutti il comportamento in campo dell’esterno portoghese. Divisa infatti la tifoseria la quale pretende un rendimento diverso. Vediamo qui di seguito i ragionamenti della dirigenza rossonera.
Sono ore di riflessione queste per il nuovo reparto offensivo rossonero. La priorità è quella di trovare un attaccante in grado di sostituire al meglio la partenza di Olivier Giroud. Una volta trovato quello, la dirigenza potrebbe anche considerarsi soddisfatta là davanti.
Senonché verranno fatte attente riflessioni anche su Rafael Leao, il cui rendimento non è di certo stato all’altezza durante buona parte della stagione. Le aspettative su di lui erano alte. da tempo si dice che gli manca poco alla consacrazione a top player, che i tempi sono maturi e che la prossima stagione sarà quella buona e sistematicamente queste premesse vengono disilluse. Ma quindi quale è il vero Leao? Un buon giocatore o un potenziale top player?
Se lo sta chiedendo anche il Milan che comunque propende verso la seconda ipotesi e di conseguenza sta costruendo un muro intorno a lui al fine di trattenerlo ancora la prossima stagione. La fiducia sarà appunto condizionata al rendimento in campo, consapevoli della clausola rescissoria che pende sulla sua testa di 175 milioni di euro.
Sappiamo che il discorso è stato affrontato in queste ultime settimane con il procuratore Jorge Mendes il quale avrebbe garantito al Milan (in cambio di un suo assistito sulla panchina, ndr) di trovare un acquirente in grado di avvicinarsi come cifra a tale clausola. I rossoneri hanno risposto no grazie, con l’intenzione di tenere Leao almeno ancora per un anno e farlo allenare da un altro allenatore che sicuramente prenderà il posto di Stefano Pioli in estate. La speranza è che con stimoli nuovi, soprattutto mentali, il calciatore possa davvero switchare in modalità top player.
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