Focus
Milan, bentornato Allegri: com’era il calcio nel 2014?
Massimiliano Allegri torna al Milan, 11 anni dopo la sua ultima gara da allenatore del club rossonero. Ma com’era il calcio in quel periodo?
Adesso è fatta: Massimiliano Allegri prende il posto di Sergio Conceição sulla panchina dei rossoneri. L’ex allenatore della Juve torna a Milano dopo aver allenato i rossoneri dal 2010 al 2014.
La sua ultima partita fu il 12 gennaio 2014, una sconfitta per 4-3 contro il Sassuolo. Andiamo a vedere com’era la situazione calcistica durante quel periodo.
Milan, il mondo calcistico nell’ultimo anno di Allegri in panchina

MARIO BALOTELLI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Partiamo dal fatto che durante quel periodo il Real Madrid non aveva ancora vinto la sua Decima. Arrivano in finale di Champions, dove affrontano l’Atletico Madrid da poco Campione di Spagna. Sulla panchina dei Blancos siede Ancelotti, mentre Cristiano Ronaldo ha vinto una sola Champions con la maglia del Man Utd.
Il Real riesce a vincere la sua decima Champions, grazie ad un gol di Sergio Ramos in pieno recupero L’Atletico era in vantaggio grazie a un gol di Godin.
La partita va ai supplementari e il Real dilaga negli ultimi minuti con le reti di Bale, Marcelo e Ronaldo. E pensare che ne arriveranno tante altre di Champions per i Blancos dopo questa.
In estate si gioca il Mondiale in Brasile e l’Italia di Cesare Prandelli si trova in un girone con Inghilterra, Costa Rica e Uruguay. Gli azzurri partono bene battendo i Tre Leoni 1-2 grazie ai gol di Marchisio e Balotelli.
Poi però arriva una clamorosa sconfitta contro la Costa Rica, che già aveva battuto l’Uruguay nella prima giornata. Contro la Celeste, arriva un’altra sconfitta per Balotelli e soci.
Una partita piena di episodi come l’espulsione di Marchisio e il morso di Luis Suarez a Chiellini. Poi arriva il gol di Godin che condanna gli azzurri all’eliminazione. Chi avrebbe mai detto che ad oggi sarebbe stata la nostra ultima partita in un Mondiale?
L’ultima di Conte alla Juventus e il dramma sportivo del Liverpool
In Serie A, intanto, la Juventus di Antonio Conte vince il suo terzo Scudetto di fila con ben 102 punti. Nessuno però si sarebbe aspettato che quella sarebbe stata l’ultima di Conte sulla panchina bianconera. Il tecnico pugliese, infatti, prende il posto di Prandelli come CT dell’Italia
Infine, in Premier League, il Man City vince il titolo anche grazie ad un clamoroso suicidio calcistico del Liverpool. Nel giro di una settimana i Reds capolisti perdono 0-2 in casa con il Chelsea di Mourinho, con il primo gol che arriva dopo uno scivolone di Gerrard a meta a campo.
La partita dopo, succede l’impensabile. A 12 minuti dalla fine Gerrard e soci sono in vantaggio per 0-3 a Selhust Park contro il Crystal Palace: la partita finisce 3-3 con un Luis Suarez disperato in lacrime. Il Liverpool è ancora primo a una giornata dalla fine, ma il City ha una partita in meno ed è solo a -1 dai Reds.
Focus
L’autogol di Folorunsho: tensione in Cagliari-Roma
Dagli insulti a Hermoso alle scuse social di Folorunsho: il caso che ha infiammato il finale di Cagliari-Roma tra proteste, diverbi e polemiche.
La vittoria del Cagliari contro la Roma non ha fatto parlare soltanto per il risultato. Una partita già tesa, segnata dall’espulsione di Celik, è infatti esplosa nel finale con un episodio che ha coinvolto Michael Folorunsho e il difensore giallorosso Mario Hermoso.
Dal possibile rigore allo scontro Folorunsho-Hermoso: tutto in pochi secondi.
Al 78′, Palestra supera in velocità Ghilardi, entrato da poco, e cade in area dopo un contatto. I rossoblù protestano chiedendo il rigore, ma l’arbitro Zufferli lascia correre giudicando l’intervento regolare. La decisione accende ulteriormente gli animi in campo e, nel giro di pochi istanti, l’attenzione verte su un aspro diverbio tra Folorunsho e Hermoso.
Quello che sembrava un semplice scambio verbale degenera rapidamente: le telecamere riprendono il centrocampista del Cagliari mentre rivolge al difensore spagnolo un insulto a sfondo sessista, riferito alla madre di Hermoso. Le immagini fanno il giro dei social, generando indignazioni tra i tifosi.

MARIO HERMOSO RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
A fine partita, Folorunsho interviene con un messaggio pubblicato sui social, assumendosi la responsabilità dell’accaduto:
“Solo dopo la partita ho rivisto le immagini di quanto successo: non posso che chiedere scusa. In campo l’adrenalina ha preso il sopravvento: era un momento delicato, c’era tensione e ad una offesa ho risposto con un’altra. Chiedo scusa a chiunque si sia sentito offeso. Anche se si dice che “finita la partita finisce tutto”.
Un paradosso dopo la Giornata contro la violenza sulle donne
L’episodio risulta ancora più amaro se si pensa che, appena qualche settimana fa, tutte le squadre di Serie A erano scese in campo con un segno rosso sul volto per sensibilizzare contro la violenza sulle donne, ricordando come anche il linguaggio possa essere una forma di violenza. Un caso che rende evidente quanto sia difficile ignorare ciò che succede sul campo quando si discutono temi di questo tipo.
Ora spetta al Giudice Sportivo valutare la condotta del centrocampista e stabilire eventuali sanzioni sulla base della prova TV. Un episodio che lascia l’amaro in bocca e che evidenzia quanto ci sia ancora da lavorare nella sensibilizzazione e nel contrasto a comportamenti discriminatori e offensivi.
Focus
Roma, qualcosa si è inceppato: ora il Celtic per ripartire
Nella sconfitta contro il Cagliari la Roma è sembrata sterile ed affaticata. Ora contro gli scozzesi arriva l’occasione per ritrovare certezze.
Nella sconfitta contro il Cagliari per 1-0 la Roma è sembrata troppo brutta per essere quella che fino ad un paio di settimane fa era in cima alla classifica.
Gasperini aveva avvisato: la sconfitta di Cagliari evidenzia una Roma in affanno
Il risultato maturato all’Unipol Domus Arena ha mostrato una squadra spenta, senza idee chiare dal punto di vista offensivo e, soprattutto, in deficit dal punto di vista fisico. Eppure il campanello d’allarme l’aveva lanciato proprio Gian Piero Gasperini nella conferenza alla vigilia della trasferta in terra sarda.
Il tecnico dei giallorossi aveva parlato di molti giocatori acciaccati e con problemi fisici piccoli ma pur sempre fastidiosi. In tal senso la prova della Roma a Cagliari ha supportato le parole dell’allenatore. I rossoblù sono sembrati andare il doppio rispetto alla formazione romanista, e ciò si è visto soprattutto sulle seconde palle e sui duelli fisici in cui quasi sempre la squadra di Pisacane ha avuto la meglio.
Il centrocampo romanista è sembrato imballato nelle gambe e nelle idee. Cristante, fin ad ora uno dei migliori della Roma, è sembrato poco lucido nella testa e nelle gambe, e Konè ha girato a vuoto perdendo tanti duelli con Folorunsho. Ciò ha avuto ripercussioni inevitabili anche in difesa, con Mancini e N’Dicka, appannati e sempre costretti a correre all’indietro in copertura, e in avanti, con un Pellegrini impalpabile ed un Baldanzi che ha fatto quello che poteva contro la fisicità dei centrali del Cagliari.
L’unico che è sembrato più in palla rispetto ai compagni è stato Soulè, che ha provato a saltare l’uomo sulla destra e a creare qualche pericolo offensivo, ma senza successo.

MATIAS SOULE E PAULO DYBALA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Anche nella sconfitta contro il Napoli la squadra era sembrata molto più appannata rispetto alle ultime uscite. Seppur la gara contro gli uomini di Conte è stata decisa, di fatto, da un contropiede concretizzato della squadra azzurra, nel big match dell’Olimpico la Roma era sembrata a corto di idee e con le gambe pesanti. O forse sono proprio le gambe pesanti ad incidere in questo momento sulla manovra offensiva giallorossa, incapace di creare pericoli concreti se non con un tiro di Baldanzi negli ultimi minuti di gara.
L’attacco della Roma continua ad essere sterile, ma adesso il problema vero per la Roma sembra quello di non riuscire ad arrivare nemmeno a concludere verso la porta. Prima Ferguson, poi Dybala, e alla fine Baldanzi: nessuno di questi tre sembra avere la condizione per poter incidere. Vero, ognuno ha le sue caratteristiche, come dice Gasperini, ma in questo momento chiunque occupi la posizione di centravanti sembra girare a vuoto.
Contro il Celtic per ritrovare la vittoria
Due sconfitte consecutive in campionato, due gol subiti e zero reti segnate. Due indizi preoccupanti, ma non ancora una prova schiacciante. Nella trasferta di Glasgow di Europa League contro il Celtic la Roma ha l’occasione per rialzare subito la testa e ritrovare le certezze di questi primi tre mesi di stagione.
Una vittoria sarebbe ossigeno puro per i giallorossi per preparare al meglio il doppio impegno di campionato contro il Como prima e contro la Juventus dopo e continuare la corsa per la Champions. Gasperini vuole ritrovare freschezza ed entusiasmo per ripartire e mettersi alle spalle queste due battute d’arresto.
Focus
Focus Mondiale, quando il calcio sparisce dal palco
L’altro ieri il sorteggio per il Mondiale USA 2026 si è trasformato in un cabaret surreale, un misto tra show televisivo e parodia involontaria.
Sketch senza senso, momenti vuoti e applausi programmati hanno preso il posto del calcio. E noi, spettatori attoniti, abbiamo guardato senza capire se ridere o piangere.
Sul palco, il presidente Donald Trump ha ricevuto il “FIFA Peace Prize”, autoproclamandosi destinatario di uno dei massimi onori della sua vita. Tra elenchi di successi diplomatici e militari, paesi citati a caso come Congo, India e Pakistan e ringraziamenti alla famiglia, alla First Lady e a Gianni Infantino, il discorso si è trasformato in un’autocelebrazione senza freni. I social, prevedibilmente, si sono scatenati tra ironia e critica: parole lunghe, vuote e totalmente scollegate dalla realtà.
A chiudere lo spettacolo, i Village People con l’iconica “YMCA”, simbolo anche della campagna elettorale di Trump, hanno aggiunto un tocco surreale a una cerimonia già sospesa tra incredulità e grottesco. L’impressione netta è stata quella di un evento costruito per il marketing e l’intrattenimento, dove il calcio e lo sport sono diventati accessori di un teatrino senza sostanza.
Il vuoto del gesto è evidente: Trump con una medaglia della pace autoinventata, Infantino che proclama la FIFA portatrice di felicità da quasi un secolo, come se scandali e corruzione potessero essere cancellati da slogan superficiali. La forma schiaccia la sostanza, il simbolo vale più dei fatti, l’apparire supera l’essere.
Ed è qui che emerge il problema più grande: una società che applaude il nulla, che consuma il vuoto come intrattenimento e ha smesso di interrogarsi, di distinguere tra ciò che conta e ciò che è costruito per ingannare gli occhi. Il calcio diventa solo il riflesso di un mondo dove le parole non hanno più senso, dove il pensiero critico è stato sostituito dall’abitudine a osservare senza giudicare, a consumare senza riflettere.
Abbiamo smesso di indignarci. Abbiamo smesso di chiedere conto dei gesti e delle parole. Ci hanno abituati al vuoto, e oggi il vuoto basta.

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