Focus
Serie A: quando un legno può salvarti una, o più, partite
La fortuna può essere un fattore importante, se non determinante, nell’economia di una stagione di Serie A. A tal proposito è stata stilata una statistica.
Analizzando i dati fino alla 33esima giornata della Serie A è stato possibile stabilire una classifica delle squadre italiane di primo livello che sono state salvate più volte dai pali e traverse delle loro porte.

LA GRINTA DI WLADIMIRO FALCONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Serie A: la statistica
Questa statistica, seppure parziale, offre una panoramica interessante sulla predisposizione di un determinato club ad usufruire dell’aiuto di pali e traverse. Tutto questo, al di là dell’andamento di classifica.
Infatti, la squadra più volte salvata dai confini esterni della propria porta, pur navigando pericolosamente nelle zone basse del campionato, è il Lecce . La squadra salentina, protetta da Wladimiro Falcone, ha collezionato ben 16 legni subiti.
I Giallorossi sono seguiti dal Verona che, ad oggi, possono definirsi più fortunati che salvi con i loro 15 legni. Stesso numero per il Como, che chiude il podio.
Gli scaligeri, tra l’altro, stanno confermando il trend della passata stagione. L’anno scorso, infatti, videro vibrare i pali per ben 20 volte, 4 in più del Lecce, che chiuse questa classifica al terzo posto (seconda fu la Fiorentina con 17).
Da segnalare inoltre lo studio sulle “grandi”: Atalanta e Milan 10, Roma e Napoli 9, Juventus 8, Lazio 7 ed infine l’Inter, fanalino di coda, con 5.
E nell’ultimo lustro?
Estendendo la ricerca alle ultime 5 stagioni emerge che: il Verona è costantemente il club maggiormente baciato dalla fortuna. Gli scaligeri vantano la bellezza di 74 legni subiti (1 ogni 2.5 partite). Chiudono il podio Lazio ed Empoli, con il medesimo dato (63). Tuttavia, la squadra biancoceleste ha una media di 2.9 a match, mentre quella dei toscani è di 2.3.
Per quanto riguarda le tante big, dall’Inter (30) alla Juventus (41, due in meno del Napoli) non hanno dovuto chiedere così tante volte aiuti ai legni.
Sarà stata sfortuna?. Ci saranno state meno situazioni convulse nelle proprie aree di rigore o qualche metro fuori?. Difficile dirlo. Sta di fatto che il dato evidente è quello di un miglioramento della mira nelle situazioni d’attacco, con 192 legni colpiti in 660 gare. Il totale dell’anno passato fu di 227 e addirittura nel 2020/21 si toccò quota 282.
Focus
Napoli, Lobotka è imprescindibile: un dato lo conferma
Il Napoli si gioca la Supercoppa col Bologna facendo i conti con le solite assenze. Ma con Lobotka in campo cambia tutto, e i numeri lo confermano.
Domani sera il Napoli affronterà il Bologna nella finale di Supercoppa Italiana. Conte dovrà fare i conti con le ormai solite assenze a centrocampo, a cui nelle ultime ore si è aggiunta anche quella in difesa di Beukema, ex della partita. Resta poi da valutare la condizione di Olivera, per il quale bisognerà attendere la rifinitura di domani per capire se potrà essere del match.
Un quadro tutt’altro che ideale, ma con una certezza ritrovata: Stanislav Lobotka. Il centrocampista slovacco è rientrato da qualche giorno dall’affaticamento muscolare che lo aveva costretto a saltare le tre uscite precedenti e contro il Milan ha subito fatto la differenza.
È vero, il premio di man of the match è andato a Højlund, autore di gol e assist, ma il vero cambio di volto del Napoli è coinciso con il ritorno in campo di Lobotka. Dopo le pesanti sconfitte contro Benfica e Udinese, contro i rossoneri si è rivisto quel Napoli solido capace di battere in fila Atalanta, Roma e Juventus. E gran parte del merito passa proprio dai piedi dello slovacco.

Stanislav Lobotka da indicazioni ai compagni ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Napoli, Lobotka è il direttore d’orchestra di Conte
Lobotka è il vero perno di questo Napoli. È lui a dettare i ritmi, a tenere corti i reparti, a consolidare il possesso e a offrire sempre una soluzione pulita in uscita ai compagni. La sua importanza non si limita alla costruzione: è fondamentale anche nella fase di non possesso, grazie a un lavoro costante nel pressing e nelle letture. Senza di lui, il Napoli perde equilibrio e identità, diventando più vulnerabile e meno continuo.
A confermarlo non sono solo le sensazioni, ma anche i numeri. Delle sette sconfitte stagionali arrivate tra tutte le competizioni, circa il 50% sono maturate quando Lobotka non era in campo. Un dato che evidenzia in modo chiaro quanto lo slovacco sia imprescindibile per questa squadra e per il sistema di Conte.
La finale di domani, però, rappresenta per Lobotka anche un’occasione personale di riscatto. Nella sconfitta in campionato contro il Bologna lo slovacco era presente e, come il resto della squadra, fu protagonista di una prestazione negativa. Stavolta il contesto è diverso, così come il momento del Napoli.
Conte si affiderà ancora una volta a lui, perché questo Napoli, ormai è chiaro, senza Lobotka fatica. Con lui, invece, tutto torna a funzionare. E domani sera servirà il miglior Lobotka possibile per portare a casa il primo trofeo stagionale.
Focus
Roma: l’attacco non mi basta
La sconfitta della Roma all’Allianz Stadium ha mostrato ancora una volta i problemi di sterilità offensiva dei giallorossi: Gasperini chiede aiuto.
La Juventus batte la Roma per 2-1 e condanna i giallorossi alla quarta sconfitta negli scontri diretti. Nonostante una gara in cui, specie nella prima frazione di gioco, i giallorossi hanno provato ad imporre il loro gioco con pressing e recuperi alti, le reti di Conceicao a fine primo tempo e di Openda a venti minuti dal termine hanno reso vano ogni tentativo degli uomini di Gasperini di provare a far male ai bianconeri.
La rete di Baldanzi ad un quarto d’ora dalla fine è stato un lampo e nulla più. Ancora una volta la Roma è sembrata a due facce: ottima nell’imporre una pressione costante sull’uomo ma incapace di pungere in maniera decisa là davanti.
L’attacco della Roma fa ancora flop

PAULO DYBALA RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
La scelta (ancora una volta) di Dybala come falso centravanti non ha pagato: l’argentino è stato dominato fisicamente per larghi tratti da Bremer. Stessa cosa per Pellegrini e Soulé, incapaci di creare dei veri pericoli alla porta di Di Gregorio. E nemmeno le sostituzioni hanno aiutato. Bailey è entrato al posto dello stesso Pellegrini ma risultando totalmente evanescente e venendo anche sostituito da El Shaarawy, dopo aver rimediato l’ennesimo infortunio muscolare della sua stagione.
Ferguson ha provato a dare un po’ di peso la davanti (da un suo tiro ribattuto nasce il gol di Baldanzi), ma la difesa juventina non gli ha mai concesso la profondità, anche se una delle poche occasioni limpide ce l’ha avuta proprio l’attaccante irlandese in pieno recupero, senza però riuscire a far male.
Ancora una volta la Roma è sembrata avere l’attacco spuntato. La Juventus è stata brava ad aspettare i giallorossi al limite della propria area e chiudendo ogni possibilità di penetrazione con il fraseggio e senza mai regalare contropiedi. I giallorossi hanno sempre faticato a trovare lo spazio per delle conclusioni pulite verso la porta, senza mai riuscire a saltare l’uomo nell’ uno contro uno.
Un problema non di ieri, ma che si ripresenta puntualmente ogni volta che la Roma affronta squadre collaudate dal punto di vista difensivo. Il tema è sempre quello: mancano uno o due attaccanti capaci di iniziative personali, di creare per sé stessi o per gli altri.
Gasperini avvisa (ancora) Massara: bisogna intervenire

GIAN PIERO GASPERINI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Gasperini lo ha ribadito ancora una volta al termine della gara: i nuovi non lo convincono, citando Ferguson e indirettamente lo stesso Bailey, due degli acquisti di Massara della scorsa estate. Il tecnico dei giallorossi ha ribadito che ieri nel reparto offensivo ha schierato i migliori che aveva. Un chiaro messaggio, l’ennesimo, al DS Massara: ciò che ho non mi basta.
La Roma è ultima per reti segnate tra tutte le squadre d’Europa che lottano per la zona Champions: 17 gol in 16 giornate. Davvero troppo poco, e Gasperini chiede aiuto. I contatti con Raspadori sono ben avviati, lunedì è previsto un incontro tra le parti, e la dirigenza giallorossa spera di chiudere prima del 31 dicembre per averlo a disposizione già dalla prima settimana dell’anno per le gare contro Atalanta e Lecce. L’operazione per l’attaccante dell’Atletico Madrid non esclude quella di Zirkzee, sul quale però il Manchester United vorrebbe attendere almeno fino a metà gennaio per lasciarlo andare.
Gasperini aspetta dal calciomercato i rinforzi in attacco che darebbero alla Roma quel qualcosa in più per provare a giocarsela davvero alla pari e fino alla fine per la zona Champions, perché quello che ha non basta più.
Focus
Juventus, la cura Spalletti funziona: ora puoi tornare grande
Tre vittorie di fila e una Juventus diversa. Più solida, più convinta e a due punti dalla vetta: il lavoro di Spalletti inizia a dare segnali chiari.
La Juventus continua a crescere. Ieri, contro la Roma, è arrivata la terza vittoria consecutiva tra tutte le competizioni, ma soprattutto il secondo successo di fila contro una diretta concorrente per la Champions, dopo quello della scorsa settimana contro il Bologna.
Segnali importanti, che raccontano di una squadra in netta evoluzione rispetto a qualche settimana fa. Nelle ultime due uscite, soprattutto, si è vista una Juve diversa: più compatta, più attenta, ma anche più sicura delle proprie idee e a tratti persino bella e convincente, pur non essendo ancora ai livelli che Spalletti vorrebbe raggiungere.
Ed è proprio questo il punto: il margine di miglioramento resta ampio, ma il percorso intrapreso sembra quello giusto. La crescita è evidente e si riflette anche sulla classifica. Oggi la Vecchia Signora si trova a soli due punti dalla vetta, seppur con una partita in più, un dettaglio che non cancella però il lavoro fatto fin qui.
Un lavoro che porta chiaramente la firma di Spalletti.

LUCIANO SPALLETTI AMAREGGIATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Juventus, numeri e identità: il marchio di Spalletti
Da quando è arrivato sulla panchina bianconera, infatti, il tecnico di Certaldo ha dato alla Juventus un’identità precisa. In 11 partite da tecnico della Juve è arrivata una sola sconfitta, contro il Napoli. Per il resto il bilancio parla di 7 vittorie e 3 pareggi, risultati che non sono arrivati per caso ma attraverso idee chiare, organizzazione e una maggiore compattezza collettiva.
La Juventus oggi sa cosa fare in campo, sa come difendersi e quando accelerare. È più corta, concede meno e riesce a gestire meglio i momenti della partita. Tutti aspetti che mancavano in precedenza e che ora iniziano a essere riconoscibili.
È probabilmente ancora presto per parlare apertamente di rimonta scudetto, anche perché l’obiettivo dichiarato della stagione resta la qualificazione alla Champions League. Ma se le squadre davanti continueranno a perdere punti, come già successo più volte finora, tutto può succedere.
La Juventus non è ancora tornata grande, ma ha iniziato a comportarsi come tale. La strada è lunga, serviranno continuità e ulteriori conferme, ma la sensazione è che la cura Spalletti stia funzionando. La squadra cresce, i risultati arrivano e la classifica sorride più di quanto ci si potesse aspettare solo poche settimane fa.
Sognare forse è prematuro, ma nemmeno proibito. E in fondo, come spesso accade nel calcio, quando le basi sono solide e le idee chiare, il resto può arrivare da sé.
La Juventus, intanto, ha ritrovato fiducia. E non è poco.
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