Focus
Barcellona, Hansi Flick è il re delle finali
Il Barcellona batte nuovamente il Real Madrid e conquista anche la Copa del Rey. Secondo trofeo in stagione per i blaugrana allenati da Hansi Flick.
Il Barcellona lo ha fatto di nuovo: i blaugrana hanno battuto il Real Madrid per la terza volta in stagione, stavolta nella splendida cornice della Copa del Rey. Uno spettacolo pieno di emozioni e ribaltamenti di fronte, prolungatosi fino ai tempi supplementari.
È stato Jules Koundé, al 116°, a scrivere la parola fine con un gol bellissimo che ha mandato in estasi i tifosi blaugrana. Una rete pesantissima, che ha consegnato al Barça il secondo trofeo stagionale dopo la Supercoppa di Spagna e che conferma la rinascita della squadra sotto la guida di Hansi Flick.

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Barcellona, con Flick cambia tutto: ora si sogna il triplete
Dall’arrivo del tecnico tedesco a inizio stagione, il Barcellona ha cambiato completamente marcia. Flick ha dato una nuova identità tattica alla squadra, ma soprattutto ha inciso sulla testa dei giocatori, rivalutando anche profili che sembravano ai margini. E i risultati parlano chiaro: due trofei già in bacheca e una semifinale di Champions League alle porte.
Ma c’è un dato che fa ancora più impressione: Flick, da allenatore, ha vinto tutte le finali disputate in carriera. Coppa di Germania, Supercoppa tedesca, Champions League, Supercoppa UEFA, Mondiale per club, e ora anche Supercoppa e Coppa di Spagna con il Barça.
Una statistica che fa tremare chi lo sfiderà in una finale, ma che forse fa tirare un sospiro di sollievo all’Inter, che affronterà i catalani solo in semifinale.
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Trasferte vietate e criteri discutibili: l’ONMS ha davvero capito il tifo?
Divieti di trasferte, residenza come colpa e due pesi due misure: il tifo italiano tra ONMS, restrizioni e narrazione mediatica
Negli ultimi giorni, le proteste dei tifosi a Napoli hanno riportato al centro del dibattito un tema che nel calcio italiano non è mai stato realmente risolto: la gestione delle trasferte. Divieti comunicati all’ultimo momento, criteri poco chiari e decisioni che finiscono per colpire intere tifoserie in base alla provenienza geografica, più che ai comportamenti individuali.
In un sistema nato per studiare il fenomeno del tifo e prevenire la violenza, la sensazione è che si sia progressivamente smarrita la distinzione tra analisi e scorciatoia. La residenza diventa un filtro, il contesto viene semplificato e la complessità del tifo ridotta a un problema da contenere. Ma il calcio italiano è fatto di tifoserie nazionali, di appartenenze diffuse, di identità che non possono essere racchiuse in una mappa.
La domanda, allora, è inevitabile: il tifo viene ancora compreso e studiato, oppure gestito attraverso divieti comodi e generalizzati? Tralasciando i nessi storici e culturali, il punto resta evidente: da quando la tessera del tifoso è entrata in vigore nel 2009, il sistema dei divieti ha assunto contorni sempre più sbilanciati. Stesso problema, soluzioni diverse. Due pesi e due misure.

I TIFOSI DEL MILAN ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Il criterio della residenza
Il Napoli, da questo punto di vista, rappresenta un caso emblematico, così come la Lazio. Tifoserie che da anni si trovano a convivere con provvedimenti più rigidi rispetto ad altre piazze. Oggi il tema è tornato d’attualità perché, nella restrizione in vigore, viene utilizzata la residenza come fattore discriminante, a prescindere da comportamenti individuali o responsabilità oggettive.
Per chiarire il punto, basta semplificare il concetto. La tessera del tifoso funziona come un documento d’identità: contiene dati personali, tra cui la residenza. Nel caso del Napoli, è proprio quel dato a diventare il discrimine. Non perché esista un reato, non perché vi sia un rischio concreto e dimostrabile, ma perché si appartiene a una determinata area geografica.
La mappa del tifo e i due pesi
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A questo punto la mappa del tifo diventa uno strumento utile. Guardando alle squadre più tifate come prima scelta, emerge un dato chiaro: Juventus, Inter e Milan dominano gran parte del territorio nazionale. Sono tifoserie trasversali, diffuse, presenti ben oltre i confini delle città di origine.
Se si osservano invece le seconde squadre più tifate, il quadro si completa. Nelle aree storicamente bianconere, come seconda scelta emergono soprattutto Inter e Milan. In regioni come Campania e Toscana, dove l’appartenenza territoriale incide maggiormente, la seconda squadra più tifata resta proprio la Juventus.
Questo porta a una conclusione semplice ma spesso ignorata: esistono tifoserie nazionali che non possono essere colpite attraverso un criterio territoriale. Vietare le trasferte in base alla residenza è quindi un principio sbagliato alla radice. A Juventus, Inter e Milan non potrà mai essere realmente inibita una trasferta “per regione”, perché non esiste un territorio unico da colpire.
Con il Napoli, invece, questo meccanismo diventa applicabile. Ed è qui che il sistema mostra tutta la sua incoerenza. Non si entra nel merito della pericolosità, non si valutano i singoli comportamenti. Si sceglie la strada più semplice: colpire una tifoseria più concentrata perché è più facile farlo.
Trasferte vietate: da dove nasce il sistema

Per capire come si sia arrivati a questo punto è necessario fare un passo indietro. Dalla fine degli anni Settanta il calcio italiano è stato attraversato da una lunga scia di episodi violenti: morti negli stadi e fuori dagli stadi, accoltellamenti, scontri, incendi di treni. Eventi che hanno segnato profondamente il rapporto tra tifo e istituzioni.
In risposta a quella stagione, tra anni Ottanta e Novanta, lo Stato costruisce un impianto normativo sempre più articolato: nasce la legge 401 del 1989, poi più volte inasprita, prende forma il DASPO e, dopo la tragedia del treno dei tifosi salernitani del 1999, viene istituito l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive (ONMS), con il compito di studiare il fenomeno del tifo, analizzarne le dinamiche e prevenire la violenza.
Sulla carta, tutto appare chiaro: studi, relazioni, strategie pluriennali. Nella pratica, però, il risultato è spesso diverso. Decisioni generalizzate, criteri semplificati, provvedimenti che non distinguono. Ed è qui che la distanza tra missione e realtà diventa evidente.
Il racconto che semplifica tutto
A completare il quadro c’è il racconto mediatico. La protesta diventa notizia, ma il problema resta sullo sfondo. A parlarne sono spesso testate che di sport si occupano marginalmente, e il messaggio si riduce a una formula semplice: “in strada per una partita di calcio”.
Ma non è solo una partita. È il diritto di vivere il calcio senza essere trattati come un problema. Il tifo, nella sua dimensione moderna e lontana dall’hooliganismo, è anche condivisione, amicizia, appartenenza. In una società sempre più frammentata, lo stadio è uno degli ultimi spazi e sprazi di socialità reale in una società che corre veloce, dove i social promettono connessione ma spesso producono isolamento, bolle algoritmiche e polarizzazione continua.
Quando tutto questo (trasferte) viene ridotto a un problema da contenere, il punto non sono i tifosi.
Il punto è il modo in cui si sceglie di gestirli e raccontarli.
Focus
Serie B: quando si giocava anche la vigilia di Natale
Tra il 2014 e il 2016 le partite di Serie B si giocarono anche il 24 dicembre. Spesso tutte le partite di quella giornata di campionato si giocavano il 24.
Come sappiamo le partite di Serie B non si fermano durante le vacanze. Come in Premier League c’è il consueto Boxing Day di Serie B. Tuttavia, quest’anno ci sarà solo una partita di Serie B in programma il 26 dicembre: le altre si giocheranno il 27.
La Serie B non si ferma mai durante le feste: Immacolata, Santo Stefano, Festa Della Liberazione, Pasquetta, Festa Dei Lavoratori. Sono tutti giorni dedicati interamente alla Serie B. Tuttavia, tra il 2014 e il 2016 le partite si giocarono anche il 24 dicembre, la vigilia di Natale.
Serie B, in campo il 24 dicembre: dal 2014 al 2016

Siamo alla 20a giornata (penultima d’andata di Serie B), e si gioca il 24 dicembre, invece che il 26 dicembre. La giornata di campionato si apre alle 12:30 con l’anticipo tra Crotone e Frosinone. La partita finirà 2-0 per i Pitagorici grazie alle reti di Maiello (19′) e Ricci (89′).
Alle 15 si giocano tutte le altre partite: Bologna-Pro Vercelli 3-0, Brescia-Bari 2-1, Carpi-Perugia 4-0, Cittadella-Catania 3-2, Latina-Virtus Entella 1-1, Pescara-Varese 2-0, Spezia-Lanciano 3-3, Ternana-Modena 1-0, Trapani-Avellino 4-1, Vicenza-Livorno 0-0. Alla fine della giornata, sono Carpi e Frosinone tra le prime due (ci andranno loro in Serie A). In zona playoff, invece, si trovano Livorno, Bologna (salirà in A), Virtus Lanciano, Spezia, Trapani e Avellino.
Nella stagione successiva (2015/16) sarà solo una partita a giocarsi il 24 dicembre. Siamo alla 20a giornata e, dopo l’anticipo giocato il 22 dicembre (Avellino-Virtus Entella 2-0) e tutte le altre partite giocate il 23, il posticipo tra Salernitana e Cagliari si gioca il 24. La partita terminerà 0-2 per la squadra sarda grazie alle reti di Giannetti (29′) e Tello (84′). A fine stagione, la squadra allenata da Rastelli salirà in Serie A insieme al Crotone e al Pescara.
La stagione 2016/17 è l’ultima volta che la Serie B si è giocata la vigilia di Natale. Come nella stagione 2014/15, tutte le partite si giocano il 24 dicembre. Anche in questo caso ci troviamo alla 20a giornata, e come due stagioni fa si inizia con un anticipo di mezzogiorno, mentre tutte le altre partite si giocano alle 15.
Si comincia, dunque, alle 12:30 con l’anticipo tra Pisa e Spezia che terminerà senza reti. Dopodiché, la giornata prosegue con queste partite: Ascoli-Bari 1-1, Avellino-Salernitana 3-2, Brescia-Pro Vercelli 2-1, Carpi-Verona 1-1, Cesena-Trapani 3-1, Frosinone-Benevento 3-2, Perugia-Latina 1-1, SPAL-Ternana 4-0, Vicenza-Cittadella 2-0, Virtus Entella-Novara 4-1.
Al termine della giornata sono il Verona ed il Frosinone ad essere tra le prime due: in zona playoff, invece, si trovano SPAL, Benevento, Carpi, Cittadella, Perugia e Virtus Entella. A salire in Serie A saranno il Verona, la SPAL e il Benevento (via playoff). Tra le ultime tre, invece, si trovano Ternana, Avellino e Trapani, con Pisa e Pro Vercelli in zona playout. Alla fine a retrocedere saranno il Trapani, il Vicenza, il Latina ed il Pisa: non si disputeranno i playout.
Focus
Napoli, accadde oggi: Hamsik supera Maradona
Oggi, 8 anni fa, il Napoli ospitava la Sampdoria per la 18a giornata della Serie A 2017/18. Una giornata storica per il capitano dei Partenopei, Marek Hamsik.
La lotta Scudetto 2017/18 tra la Juventus e il Napoli è considerata una delle più belle della Serie A. Quello che succede alla 18a giornata è uno dei tanti motivi. I Partenopei allenati da Maurizio Sarri sono primi in classifica a +1 dalla Juventus e a +2 dall’Inter.
In attesa del big match tra Juventus e Roma che chiuderà la giornata di campionato, i Partenopei ospitano la Sampdoria. Può essere la partita in cui Marek Hamsik supera Diego Armando Maradona nella classifica marcatori all time della squadra Partenopea.
Napoli-Sampdoria, 23 dicembre 2017

MAURIZIO SARRI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Sarri si affida ai suoi giocatori chiave ovvero Reina, Koulibaly, Albiol, Allan, Jorginho, Hamsik, Callejon, Mertens e Insigne. La Sampdoria, invece, si presenta in campo con Strinic, Torreira, Gaston Ramirez, Caprari e Quagliarella.
Nel primo tempo succede di tutto. Gli ospiti passano subito in vantaggio con un gran gol su calcio di punizione di Gaston Ramirez (2′). I Partenopei reagiscono, buttandosi all’attacco, ed eventualmente trovano il gol del pareggio. Cross di Mertens, tiro al volo di Callejon parato da Viviano, ma Allan riesce a mettere il pallone in rete a porta vuota (16′).
La partita si fa intensa, con Gaston Ramirez che si guadagna un calcio di rigore (fallo di Allan): dal dischetto, Quagliarella segna il gol dell’1-2 (27′). Anche in questo caso, però, arriva la reazione dei Partenopei che ci mettono 7 minuti a pareggiare l’incontro. Lancio lungo di Mertens che riceve palla da Allan, e Insigne batte Viviano con un bel tiro al volo. Il numero 24 dei Partenopei non segnava dal 18 novembre 2017 contro il Milan.
5 minuti dopo arriva il vantaggio dei padroni di casa. Dopo una grande giocata, Allan la passa a Mertens che lascia il pallone ad Hamsik che deve solo battere Viviano. 3-2 e sono 116 gol per Marek Hamsik in maglia azzurra, superati i 115 gol di Diego Armando Maradona per la stessa squadra.
Il secondo tempo cala di intensità, nonostante la Sampdoria provi a segnare il gol del pareggio, soprattutto quando la squadra di Sarri rimane in 10 per l’espulsione di Mario Rui. Tuttavia, la difesa Partenopea non concede particolari occasioni da gol agli ospiti: sono addirittura i padroni di casa a sfiorare il quarto gol con Mertens.
Alla fine, però, il San Paolo può festeggiare: Natale in vetta, Insigne torna al gol ed Hamsik supera Maradona nella classifica dei marcatori all time del Napoli.
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