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Roma: “El Flaço” è già un caso?
Arrivato a Roma quest’estate come colpo di mercato, acquistato esattamente il giorno dopo la cessione di Radja Nainggolan, l’obiettivo della società era quello di aumentare il valore tecnico della rosa, trovare quel giocatore che creasse la superiorità numerica e mandasse in porta i compagni.
Ovviamente è presto per dare giudizi, siamo solo alla terza giornata di campionato, ma Javier Pastore è già diventato un caso nella città capitolina.
Mistero infortunio
Adesso di mezzo c’è anche un misterioso infortunio al polpaccio destro, quindi oltre al problema legato al fattore tecnico-tattico, al ruolo in mezzo al campo e quello riguardante i costi dell’operazione, c’è anche quello fisico.
Ma quest’ultimo non è affatto una novità, se facciamo un salto indietro e ci spostiamo in Francia, possiamo ben notare come nelle 7 stagioni al Paris Saint-Germain, il centrocampista argentino è stato in infermeria totalmente 407 giorni e se si fa un calcolo delle partite saltate dal giocatore, il risultato è decisamente cospicuo, 76 sono i match non giocati, praticamente 2 campionati.
Solito polpaccio
Infatti l’infortunio al polpaccio destro non è una casualità, i problemi sono iniziati circa 4 anni fa sul finale di stagione dove saltò circa 7 partite. Ma il problema invece di migliorare, peggiorò nel tempo, nel 2015-2016 il fastidio torna e lì è costretto a non varcare il campo da gioco per circa 2 mesi, avanzando cronologicamente con il tempo, l’attuale calciatore giallorosso, resta lontano dal terreno per circa 5 mesi e mezzo.
A causa di tutto ciò infatti, il PSG prende una decisione e decide di farlo curare in Cina da Eduardo Santos, colui che si occupò dell’infortunio di David Luiz curandolo in tempi record.
La cura funziona e da li in poi Javier Pastore non avrà più problemi, fino ad oggi.
A Villa Stuart parlano di un semplice affaticamento muscolare, ma visti i trascorsi bisogna essere altro che tranquilli. Con il Chievo l’argentino non ci sarà, lavoro individuale per lui, al suo posto dal primo minuto Bryan Cristante.
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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”
Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.
Le parole di Lotito su Gravina
Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.
In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.
Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.
❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞
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Mourinho: “Roma? Mi dissero di andare via dopo Budapest”
L’ex tecnico della Roma, José Mourinho, è tornato a parlare del suo passato sulla panchina giallorossa, terminato a gennaio 2024 per esonero.
José Mourinho torna a parlare della sua avventura a Roma sulla panchina giallorossa. Nell’intervista rilasciata qualche giorno fa al The Telegraph, Il tecnico portoghese si è soffermato sul post finale di Europa League di Budapest dove gli fu consigliato da amici e parenti di lasciare la società giallorossa.
Mourinho ha passato due anni e mezzo nella Capitale collezionando su 138 match 68 vittorie, 30 pareggi e 40 sconfitte con una media punti pari a 1,70. Nella sua avventura giallorossa il portoghese ha portato la Roma a giocare due finali consecutive in Conference League (trionfo contro il Feyenoord) ed in Europa League (sconfitta ai rigori contro il Siviglia).
Mourinho, l’addio dopo Budapest
“I miei amici, la mia famiglia, perfino il mio agente mi dissero di andare via dopo la finale di Europa League dello scorso anno. Ma ho sentito la spinta del club, dal punto di vista emotivo, e sono andato avanti. Ho rifiutato la panchina della nazionale portoghese e anche un’offerta molto conveniente dall’Arabia Saudita per restare alla Roma”.
Scelta, quella di rimanere ai giallorossi, risultata sbagliata visto l’esonero arrivato a fine gennaio dopo aver collezionato 29 punti in 20 partite.
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