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Napoli, verso gli Europei 2032: 150 milioni per ristrutturare il Maradona
Il Comune di Napoli presenta un piano da 160 milioni per la candidatura della città come una delle sedi ospitanti degli Europei del 2032.
Il piano: 160 milioni per il nuovo Maradona
Il futuro dello stadio Diego Armando Maradona torna al centro del dibattito sportivo e politico. Gli Europei del 2032 sono in arrivo e l’Italia è chiamata a selezionare cinque città per ospitare le partite. Il Comune di Napoli fa sul serio e elabora un piano per la candidatura dell’impianto di Fuorigrotta. Il progetto, completamente pubblico, è stato presentato ufficialmente dal sindaco Gaetano Manfredi. Il sindaco, ha chiesto alla Regione Campania un sostegno economico di 150 milioni di euro.
Il piano del Comune prevede un investimento complessivo di 160 milioni di euro. Di questi, 10 saranno stanziati direttamente da Palazzo San Giacomo, già nel bilancio cittadino. Mentre gli altri 150 sono stati richiesti al presidente della Regione Vincenzo De Luca. Con le prime risorse si partirà subito con la riapertura del terzo anello dello stadio. L’intervento permetterà di aumentare la capienza di circa 10mila posti.
Se la Regione darà il via libera, i lavori si allargheranno anche alle aree esterne, quindi con nuovi parcheggi e sistemazione urbana. E ovviamente, saranno destinati alla struttura interna, dove è prevista la copertura della pista d’atletica e l’estensione del secondo anello verso il campo. Stando a quanto assicura il Comune, i lavori saranno organizzati per fasi. In questo modo sarà garantita la regolare disputa delle gare di campionato e Champions League del Napoli.
UEFA e FIGC a Napoli: summit decisivo
Domani, venerdì 25 luglio, è in programma un incontro in Comune tra il sindaco Manfredi, l’assessore ai Lavori Pubblici Edoardo Cosenza, il delegato UEFA Michele Uva e tecnici della FIGC. Non è esclusa anche una visita diretta allo stadio Maradona. Assente quasi certa la SSC Napoli. Aurelio De Laurentiis, infatti, sembra voler procedere per conto proprio. La sua idea rimane quella di costruire un nuovo stadio nell’area del mercato Caramanico a Napoli Est. Anche se il progetto era già stato bocciato dal Comune. Non è chiaro neppure se il club invierà un rappresentante all’incontro, nonostante l’invito ufficiale della FIGC.
«Napoli, Capitale Europea dello Sport 2026, intende candidare lo Stadio Diego Armando Maradona per gli Europei 2032». Ha spiegato Manfredi in una nota ufficiale. «Per rispettare gli standard UEFA, la struttura ha bisogno di importanti adeguamenti. Il Comune ha già predisposto una progettazione da 10 milioni di euro, che comprende anche lavori per l’efficientamento energetico, la messa in sicurezza sismica e la riapertura del terzo anello».
Una lettera con richiesta formale di finanziamento è già stata inviata a De Luca. Il modello è quello degli interventi realizzati per le Universiadi del 2019. L’obiettivo sarà quello di ottenere fondi tramite specifici programmi regionali.

De Laurentiis si defila, De Luca ago della bilancia
Resta ora da capire quale sarà la posizione della Regione. I rapporti tra Manfredi e De Luca non sono dei migliori. Eppure, con le elezioni regionali in vista e la prospettiva di rilanciare Napoli come polo sportivo del Sud, una convergenza istituzionale è ancora possibile. In passato, De Luca si era mostrato favorevole a un intervento per il Maradona, anche su sollecitazione dello stesso De Laurentiis.
Ad oggi, lo scenario è cambiato. Il presidente del Napoli è deciso a costruire un nuovo stadio privato, completamente indipendente dal progetto comunale, alimentando uno scontro di visione e strategia. Manfredi, intanto, tira dritto e rilancia sul Maradona, convinto che solo un progetto condiviso tra istituzioni possa garantire alla città un posto nel calcio europeo del 2032.
Ricapitolando: da un lato c’è il progetto istituzionale del Comune, pubblico e già avviato, con il sostegno della UEFA; dall’altro, l’ambizione solitaria di De Laurentiis di avere uno stadio di proprietà. In mezzo, c’è la Regione Campania, che con i suoi 150 milioni può decidere se puntare sul Maradona o restare alla finestra. Comunque, entro ottobre 2026, l’Italia dovrà indicare le cinque città ufficialmente candidate. Napoli vuole esserci, bisogna capire se ci sono le risorse. E la volontà di trovare un accordo.
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Fiorentina, Goretti: “Non siamo squadra. I tifosi sono venuti a Reggio Emilia, noi no”
Roberto Goretti commenta a DAZN e in conferenza stampa la sconfitta della Fiorentina contro il Sassuolo, analizzando uno dei momenti più difficili della storia recente viola.
Roberto Goretti ha parlato ai microfoni di DAZN dopo Sassuolo-Fiorentina, analizzando uno dei momenti più bui e delicati della squadra viola nelle ultime settimane.
Sul momento buio:
“C’è una presa di coscienza ancora più forte della situazione – ha spiegato Vanoli –. Dopo Bergamo la società ha chiamato i nostri tifosi, ma noi no. Abbiamo dimenticato di venire in Reggio Emilia e dimostrato che non siamo squadra. Ci sono aspetti positivi, ma oggi questo non è successo. Se non si trova la chiave emotiva per risolvere il blackout, continueremo a partire male, e questo non va bene”.
Sulla partenza positiva e la mancanza di fiducia:
“Se non c’è fiducia tra compagni, collaborazione e aiuto reciproco, diventa chiaramente una situazione difficile. Bisogna ritrovare le piccole cose che, messe tutte insieme, sono determinanti. E’ ora passata di farlo”.
Fiorentina, le parole di Goretti in conferenza stampa

Momento della squadra.
“Nelle ultime partite credo di aver visto dei passi in avanti, oggi siamo tornati indietro. ogni palla buttata in area di rigore dimostrano che non c’è una sufficiente connessione e un grado di fiducia tra i giocatori, e questo dimostra che siamo obbligati a trovarla in una situazione che è difficile, molto difficile, ma è vietato mollare, è vietato cedere terreno, ma è vietato retrocedere”.
Vanoli.
“Chi fa un’analisi con un giusto spirito critico è ben accetto sempre. Più volte bisogna prendere decisioni anche drastiche, a volte decise, bisogna capire la situazione, , bisogna essere realisti e bisogna agire”.
Rigore contestato da Kean e Mandragora.
“Questa è una cosa che non mi piace e non è neanche la prima volta che la facciamo, quindi non mi piace doppiamente”.
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Lazio, Lotito denuncia minacce e pressioni: “Costretto a rivolgermi alle istituzioni”
Il presidente della Lazio presenta denuncia dopo intimidazioni, campagne diffamatorie e notizie false tese – secondo i pm – a spingerlo a cedere il club. Cinque gli indagati.
Il patron della Lazio, Claudio Lotito, rompe il silenzio e passa al contrattacco. Il presidente biancoceleste ha presentato denuncia per una serie di minacce, pressioni e false informazioni circolate via social, mail e telefonate anonime, che – secondo quanto riferito – miravano a costringerlo a vendere la società.
“Mi sono rivolto alle istituzioni perché, più volte, sono stato minacciato di morte. Ho raccontato tutto ciò che è accaduto e l’autorità giudiziaria ha poi agito di conseguenza”, ha dichiarato Lotito.
Lazio, la reazione di Lotito
Nel decreto di perquisizione, i magistrati parlano di “un disegno ampio e unitario” volto da un lato a diffondere notizie false per abbassare il valore del titolo in Borsa, e dall’altro a indurre l’azionista di maggioranza a cedere il pacchetto di controllo. Gli indagati avrebbero utilizzato i social e una testata online, “Millenovecento”, per rilanciare notizie infondate sulla presunta vendita imminente della Lazio e sull’idea attribuita a Lotito di far retrocedere volontariamente la squadra per ottenere il cosiddetto “paracadute” economico.

Diverse le segnalazioni che hanno dato il via all’inchiesta: uno striscione esposto in piazza del Parlamento con la scritta “Lotito libera la Lazio”, una telefonata con minacce di morte e varie e-mail dal contenuto offensivo. Le indagini proseguono per chiarire la portata del presunto piano di pressione ai danni del presidente biancoceleste.
Esteri
Turchia, caso scommesse in SuperLig: in manette anche calciatori di Galatasary e Fenerbahce
Nuovo scandalo scommesse nel mondo del calcio. In Turchia sono stati emessi mandati di arresto per 46 persone tra arbitri e tesserari. Tra i fermati anche calciatori di Fenerbahce e Galatasaray.
Non si ferma lo scandalo legato alle partite pilotate per le scommesse scoppiato in Turchia negli scorsi mesi. Come riportato dai media turchi, nella giornata di oggi sono stati emessi mandati di arresto per 46 persone, tra cui 29 calciatori e ex arbitri. Spiccano tra gli indagati anche alcuni tesserati dei due club più importanti della SuperLig, Fenerbahce e Galatasaray.
Si tratta di Mert Hakan Yandas, centrocampista 31enne dei gialloneri di Istanbul, e Metehan Baltac, difensore della formazione giallorossa.

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Turchia, l’inchiesta sul mondo del calcio si allarga
L’inchiesta sulle scommesse con tentativo di combine è emersa a fine ottobre dopo le indagini della procura di Istanbul in seguito alle dichiarazioni dell’ex presidente delle Federcalcio turca, Ibrahim Haciosmanoglu, secondo il quale era stato scoperto molti arbitri attivamente coinvolti in scommesse sportive. Le indagini della procura si sono concentrate inizialmente sui direttori di gara, per poi allargarsi anche verso i tesserati del club.
Il coinvolgimento di calciatori anche dei club più importanti della nazione getta ulteriore ombre sul sistema calcio della Turchia.
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