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Mourinho, quale futuro per l’ormai ex allenatore giallorosso?
E’ ufficiale: come da noi riportato, José Mourinho è fuori dalla Roma. Quale futuro gli si prospetta, ora? Facciamo il punto.
José Mourinho dirà “Adeus” alla Roma. La goccia che ha fatto traboccare il viso già colmo è stata la sconfitta contro il Milan 3-1, ma già da tempo si parlava del suo mancato rinnovo di contratto e del fatto che i Friedkin temporeggiavano.
Il portoghese, fresco del compimento dei suoi 60 anni, ora ha una nuova storia da scrivere: dove e con chi lo farà?
Ecco le ipotesi più accreditate che sono state fatte nel tempo.
1. Possibile successore di Carlo Ancelotti alla guida del Real Madrid.
Ad ottobre dello scorso anno si parlava di Mourinho come uno dei possibili candidati più graditi al ruolo di successore di Ancelotti sulla panchina del club madrileno. I tifosi dei Blancos non sembrano averlo mai dimenticato.
Peccato che, proprio due settimane fa, l’italiano abbia abbandonato il progetto di andare ad allenare la Nazionale brasiliana e abbia firmato per il rinnovo di contratto fino al 2026. Questa pista, quindi, sarebbe altamente improbabile.
2. Possibile CT del Brasile.
Dopo il diniego di Ancelotti si era fatto il suo nome anche per la panchina verdeoro. Ma il portoghese ha declinato l’offerta per la sua volontà di restare alla Roma.
Che si sia pentito del suo rifiuto o meno, non potrà tornare indietro sulle proprie posizioni. Il Brasile ormai ha un nuovo CT suo coetaneo: Dorival Junior.
3. Possibile CT del Portogallo.
L’occasione, in tal senso, è sfumata da tempo: dopo il suo rifiuto, risalente addirittura al dicembre 2022, a gennaio 2023 la Federcalcio portoghese ha scelto lo spagnolo Roberto Martínez come nuovo CT.
4. Allenatore di un club in Arabia Saudita.
Mourinho gode della stima del CEO della Saudi Pro League Carlo Nohra, che in passato ha dichiarato: “Abbiamo bisogno dei migliori manager. Non importa da dove vengano, innalzeremo gli standard ovunque sia possibile farlo.
Questo è ciò che andremo a cercare. E idealmente vorremmo anche sviluppare gli allenatori sauditi affinché siano appetibili a livello internazionale”. Chissà se tra quei “migliori manager” di cui parla Nohra ci sia ancora il portoghese. La pista che lo conduce in Arabia Saudita, comunque, è l’unica rimasta calda.
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Fiorentina, Goretti: “Non siamo squadra. I tifosi sono venuti a Reggio Emilia, noi no”
Roberto Goretti commenta a DAZN e in conferenza stampa la sconfitta della Fiorentina contro il Sassuolo, analizzando uno dei momenti più difficili della storia recente viola.
Roberto Goretti ha parlato ai microfoni di DAZN dopo Sassuolo-Fiorentina, analizzando uno dei momenti più bui e delicati della squadra viola nelle ultime settimane.
Sul momento buio:
“C’è una presa di coscienza ancora più forte della situazione – ha spiegato Vanoli –. Dopo Bergamo la società ha chiamato i nostri tifosi, ma noi no. Abbiamo dimenticato di venire in Reggio Emilia e dimostrato che non siamo squadra. Ci sono aspetti positivi, ma oggi questo non è successo. Se non si trova la chiave emotiva per risolvere il blackout, continueremo a partire male, e questo non va bene”.
Sulla partenza positiva e la mancanza di fiducia:
“Se non c’è fiducia tra compagni, collaborazione e aiuto reciproco, diventa chiaramente una situazione difficile. Bisogna ritrovare le piccole cose che, messe tutte insieme, sono determinanti. E’ ora passata di farlo”.
Fiorentina, le parole di Goretti in conferenza stampa

Momento della squadra.
“Nelle ultime partite credo di aver visto dei passi in avanti, oggi siamo tornati indietro. ogni palla buttata in area di rigore dimostrano che non c’è una sufficiente connessione e un grado di fiducia tra i giocatori, e questo dimostra che siamo obbligati a trovarla in una situazione che è difficile, molto difficile, ma è vietato mollare, è vietato cedere terreno, ma è vietato retrocedere”.
Vanoli.
“Chi fa un’analisi con un giusto spirito critico è ben accetto sempre. Più volte bisogna prendere decisioni anche drastiche, a volte decise, bisogna capire la situazione, , bisogna essere realisti e bisogna agire”.
Rigore contestato da Kean e Mandragora.
“Questa è una cosa che non mi piace e non è neanche la prima volta che la facciamo, quindi non mi piace doppiamente”.
Notizie
Lazio, Lotito denuncia minacce e pressioni: “Costretto a rivolgermi alle istituzioni”
Il presidente della Lazio presenta denuncia dopo intimidazioni, campagne diffamatorie e notizie false tese – secondo i pm – a spingerlo a cedere il club. Cinque gli indagati.
Il patron della Lazio, Claudio Lotito, rompe il silenzio e passa al contrattacco. Il presidente biancoceleste ha presentato denuncia per una serie di minacce, pressioni e false informazioni circolate via social, mail e telefonate anonime, che – secondo quanto riferito – miravano a costringerlo a vendere la società.
“Mi sono rivolto alle istituzioni perché, più volte, sono stato minacciato di morte. Ho raccontato tutto ciò che è accaduto e l’autorità giudiziaria ha poi agito di conseguenza”, ha dichiarato Lotito.
Lazio, la reazione di Lotito
Nel decreto di perquisizione, i magistrati parlano di “un disegno ampio e unitario” volto da un lato a diffondere notizie false per abbassare il valore del titolo in Borsa, e dall’altro a indurre l’azionista di maggioranza a cedere il pacchetto di controllo. Gli indagati avrebbero utilizzato i social e una testata online, “Millenovecento”, per rilanciare notizie infondate sulla presunta vendita imminente della Lazio e sull’idea attribuita a Lotito di far retrocedere volontariamente la squadra per ottenere il cosiddetto “paracadute” economico.

Diverse le segnalazioni che hanno dato il via all’inchiesta: uno striscione esposto in piazza del Parlamento con la scritta “Lotito libera la Lazio”, una telefonata con minacce di morte e varie e-mail dal contenuto offensivo. Le indagini proseguono per chiarire la portata del presunto piano di pressione ai danni del presidente biancoceleste.
Esteri
Turchia, caso scommesse in SuperLig: in manette anche calciatori di Galatasary e Fenerbahce
Nuovo scandalo scommesse nel mondo del calcio. In Turchia sono stati emessi mandati di arresto per 46 persone tra arbitri e tesserari. Tra i fermati anche calciatori di Fenerbahce e Galatasaray.
Non si ferma lo scandalo legato alle partite pilotate per le scommesse scoppiato in Turchia negli scorsi mesi. Come riportato dai media turchi, nella giornata di oggi sono stati emessi mandati di arresto per 46 persone, tra cui 29 calciatori e ex arbitri. Spiccano tra gli indagati anche alcuni tesserati dei due club più importanti della SuperLig, Fenerbahce e Galatasaray.
Si tratta di Mert Hakan Yandas, centrocampista 31enne dei gialloneri di Istanbul, e Metehan Baltac, difensore della formazione giallorossa.

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Turchia, l’inchiesta sul mondo del calcio si allarga
L’inchiesta sulle scommesse con tentativo di combine è emersa a fine ottobre dopo le indagini della procura di Istanbul in seguito alle dichiarazioni dell’ex presidente delle Federcalcio turca, Ibrahim Haciosmanoglu, secondo il quale era stato scoperto molti arbitri attivamente coinvolti in scommesse sportive. Le indagini della procura si sono concentrate inizialmente sui direttori di gara, per poi allargarsi anche verso i tesserati del club.
Il coinvolgimento di calciatori anche dei club più importanti della nazione getta ulteriore ombre sul sistema calcio della Turchia.
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