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LIVE: Lazio – Roma 1-0, il Derby s’infiamma
Lazio – Roma, il Derby più famoso e combattuto d’Italia ha infiammato, come di consueto, gli spalti e il campo. Ecco cos’è successo nel corso di questa partita.
Quello che si è giocato stasera è il derby numero 196, per la Lazio e la Roma: il numero si riferisce a Massima Divisione, Coppa Italia e competizioni minori.
In generale, il primato di vittorie spetta alla Roma, che può vantarne 73. Le altre partite hanno riportato 66 pareggi e 56 vittorie della Lazio.
Per quanto riguarda i derby ufficiali sono 179: di questi 67 sono stati vinti dai giallorossi, 63 sono finiti in pareggio e 49 se li sono aggiudicati i biancocelesti.
Una statistica non sorride, però, alla Roma: l’ultimo derby vinto in casa della Lazio risale al 4 dicembre 2016: allora vinse 2-0 grazie ai gol di Kevin Strootman e Radja Nainggolan.
Veniamo alla partita di stasera. Sulla panchina giallorossa è ancora assente Mourinho per squalifica, con il vice Foti a farne le veci.
Indice
Lazio – Roma: un primo tempo bollente
Si gioca subito a un ritmo alto, con un primo giallo per Ibanez per un fallo su Felipe Anderson all’ottavo minuto.
La Lazio corre, indugia nei palleggi a centrocampo. La Roma si serra in difesa, l’avversaria retrocede.
Momento di tensione per un fallo di Mancini su Zaccagni: il giallo per il difensore giallorosso non arriva, i tifosi laziali fischiano forte.
Al diciassettesimo la prima conclusione della Roma, con un tiro forte e bene assestato di Gini Wijnaldum che finisce troppo alto e colpisce la traversa.
Un minuto dopo, è il turno della Lazio: un tiro poco potente e centrale di Felipe Anderson finisce nello specchio della porta, ma viene agguantato dalle manone di Rui Patricio.
La prima punizione viene conquistata al ventitreesimo da Wijnaldum grazie a un fallo di Pedro: tira Pellegrini. Belotti recapita il pallone di testa tra le braccia di Provedel.
Al ventiquattresimo la Lazio s’infuria: l’arbitro recapita a Luis Alberto il primo cartellino giallo dei biancocelesti. Il motivo? Un intervento su Zalewski.
Zaccagni attenta nuovamente alle virtù della porta giallorossa al ventottesimo: ancora una volta, Rui Patricio non sbaglia la parata.
Colpo di scena al trentunesimo, che può cambiare tutto: il fallo di Ibanez ai danni di Milinkovic-Savic gli vale un rosso che pesa come piombo sulla compagine giallorossa.
Ricordiamo come il giocatore brasiliano si sia reso protagonista, al negativo, anche nella partita di andata: commesse un errore clamoroso che rese possibile il tiro in porta di Felipe Anderson e la conseguente vittoria 1-0.
Ma torniamo sul campo da gioco. La tensione cresce, i giocatori delle due squadre si spintonano e si urlano parole che, lo intuiamo, non stillano miele.
La situazione esplode quando entrambe le panchine insorgono e l’arbitro assegna un rosso a entrambe (lato Roma viene espulso Nuno Santos, il preparatore atletico dei portieri, ndr).
Il primo tempo si conclude sullo 0-0: si confida in più miti consigli nello spogliatoio, che portino la partita a una chiave di volta e stemperino l’eccessiva tensione fra le due squadre e le rispettive tifoserie.
Lazio – Roma, il secondo tempo: l’impresa di Zaccagni
La prima novità del secondo tempo: esce Dybala ed entra Llorente. Questo il commento dei cronisti di Dazn: “la Roma preferisce puntare sulla forza, sulla gamba, anziché sulla qualità“.
Scelta non così campata per aria, in previsione di un secondo tempo tutto fuoco e fiamme.
A due minuti dalla ripresa, il “Gallo” Belotti conquista subito il primo calcio di punizione del secondo tempo.
Cinquantaduesimo: Luis Alberto coglie una clamorosa occasione per calciare alto e centrale, ma Rui Patricio scalza il pallone.
L’azione è interessante: rimpallo lento e continuo fra i giocatori biancocelesti, con un guizzo improvviso con zampata finale del centrocampista laziale.
Ci riprova anche al cinquanteseiesimo, anche se sbaglia mira. Ancora una volta tenta un tiro, ma Mancini a terra respinge con maestria il pallone.
Un fallo con rotolata di Belotti vale a Romagnoli un cartellino giallo al cinquantanovesimo.
La Lazio crede nella possibilità del suo primo gol: si apre un corridoio per Pedro, che però si trova la strada sbarrata dal portiere.
Tanta perseveranza, però, viene premiata: al sessantaquattresimo Zaccagni riesce ad andare a segno, segnando il primo gol biancoceleste di questo match.
La Roma cerca di risollevarsi dal gol di svantaggio con un doppio cambio: esce Wijnaldum ed entra Matic, esce Belotti ed entra Abraham.
Illusione sfumata per la Roma: su calcio di punizione di Pellegrini, il fuorigioco di Smalling rende nullo l’autogol commesso dalla Lazio al sessantanovesimo.
Al settantunesimo anche il centrocampista giallorosso Cristante si prende un giallo per fallo su Luis Alberto.
Applausi per Llorente, che effettua una copertura da maestro al settantatreesimo, evitando che Luis Alberto riesca a realizzare una seconda rete.
E’ il momento di El Shaarawy: il giocatore entra al settantottesimo al posto di Llorente, per provare a sbloccare l’assenza di gol dal lato giallorosso.
Subito dopo la Roma cerca di cambiare registro, con un potente tiro da lontano di Pellegrini che però finisce troppo sull’esterno.
Pochi cambi, per i biancocelesti
All’ottantesimo, il primo cambio della Lazio: fuori il marcatore Zaccagni, dentro Cancellieri. Dalla panchina, Sarri esulta assieme al giocatore.
Cartellino giallo anche per Mancini.
Si schiantano Cataldi e Zalewski: possibile colpo al costato per il laziale, mentre il giallorosso si rialza zoppicante.
Un altro cambio per la Roma: fuori Pellegrini e dentro Solbakken.
Un’altra sostituzione per la Lazio arriva all’ottantottesimo: fuori Pedro, che si è distinto per diversi passaggi virtuosi, e dentro Bašić.
Scatta il novantesimo: la Roma è stanca e non riesce a recuperare il gol di scarto. Nel frattempo, la Lazio punta sul suo giocatore più fresco. Che ci mette del suo, al punto di guadagnarsi un giallo.
I tifosi giallorossi cantano per incoraggiare i propri beniamini. Invano. Le telecamere indugiano sui volti corrucciati di Pellegrini, Wijnaldum, Bove.
Le bandiere della Curva Nord sventolano fiere, la partita è ormai decisa: vince la Lazio 1-0.
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eFootball™: è iniziata la qualificazione per l’Arsenal
eFootball™: il 25 marzo sono iniziate le competizioni per il club inglese. Quattro round per decidere chi si qualificherà alla finale del 4 maggio.
Oggi si sta disputando la finale del Bayern, che ha visto fronteggiarsi 4 players di console e 4 di mobile.
Mentre è iniziata lunedì quella per l’Arsenal. Ecco il calendario.
Indice
Le qualificazioni online
Chi rappresenterà “I Gunners”?
Il primo round, iniziato il 25 marzo, è tutt’ora in corso.
Il secondo si svolgerà dal 1 al 4 aprile. Il terzo sarà dal 5 al 7 aprile.
L’ultima fase di qualificazione online si svolgerà il 20 aprile tramite la modalità torneo.
Finale il 4 maggio.
Gli altri club
Decretati un mese fa i gamers che rappresenteranno il Barcellona alle finali mondiali di Tokyo in estate.
Saranno l’americano LaCasAA su piattaforme mobile, e il brasiliano FuTeFacil su console.
Verso la finale, il 3 aprile, anche l’Inter.
I Canali ufficiali dell’evento eFootball™:
Website: konami.com/efootball
Youtube: youtube.com/PlayeFootball
Instagram: instagram.com/efootball
Twitter: twitter.com/play_eFootball
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Ultras Juventus, messaggio profondo e incisivo
Gli ultras della Juventus sono pronti a sostenere la squadra fino alla fine della stagione, senza contestazioni, ma con una condizione chiara.
Ultras dei 7 Gruppi annunciano sostegno alla Juventus
Nel cuore di Torino, di fronte alla maestosità dell’Allianz Stadium e agli occhi vigili della Continassa, quartier generale della Juventus, si è verificato un momento di comunione straordinaria tra la squadra e i suoi tifosi più appassionati. Gli Ultras della Juventus hanno dato vita a un gesto che ha fatto eco nell’animo di molti: uno striscione, imponente e carico di significato, è stato srotolato con orgoglio e determinazione.
La frase incisa su questo striscione è stata una dichiarazione di intenti, una promessa di sostegno eterno: “Ciò che facciamo in vita riecheggia nell’eternità. Forza Juve, noi siamo la Serie A”. Questo potente messaggio è stato firmato dagli “Ultras Juve“, una firma che porta con sé un senso di autenticità e appartenenza profonda.
La citazione, tratta dal celebre film “Il Gladiatore”, non è stata scelta a caso. Evoca un senso di grandezza e immortalità, suggerendo che le azioni compiute durante la vita lasciano un’impronta indelebile nella storia. È un richiamo alla grandezza della Juventus, una squadra che ha scritto pagine di gloria nel panorama calcistico nazionale e internazionale, e che continuerà a farlo per sempre.
Ma il messaggio va oltre la semplice glorificazione del passato. Con la frase “Forza Juve, noi siamo la Serie A”, gli ultras ribadiscono il loro impegno totale verso la squadra e la competizione stessa. Essi si identificano con la Serie A, la massima espressione del calcio italiano, e considerano la Juventus come il suo cuore pulsante, il fulcro intorno al quale ruota tutto il mondo calcistico nazionale.
Questo gesto non è solo un atto di tifo, ma una testimonianza della profonda relazione che lega la squadra ai suoi tifosi più accesi. In un’epoca in cui il calcio è spesso dominato da polemiche e controversie, gli ultras della Juventus offrono un esempio di passione e dedizione.
Oltre al suo impatto emotivo, questo striscione rappresenta anche un richiamo alla responsabilità che la Juventus ha nei confronti dei suoi tifosi. È un impegno a dare sempre il massimo sul campo, a lottare per ogni pallone e a perseguire la gloria con determinazione e spirito di squadra.
In conclusione, lo striscione “Ciò che facciamo in vita riecheggia nell’eternità. Forza Juve, noi siamo la Serie A”, rimarrà come un simbolo tangibile della passione e della dedizione che caratterizzano il rapporto tra la Juventus e i suoi tifosi. E mentre la stagione calcistica continua il suo corso, questo messaggio continuerà a risuonare nell’anima di tutti coloro che amano e sostengono la Vecchia Signora.
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Juan Jesus, lo sfogo dell’agente: “Ricostruzioni fantasiose e offensive. Ecco come stanno le cose…”
Roberto Calenda, agente di Juan Jesus, si è sfogato su Twitter per la nota vicenda che ha visto coinvolti e il suo assistito e Acerbi.
Juan Jesus, il messaggio social di Calenda
In maniera particolare, il procuratore del brasiliano si è soffermato su un articolo recentemente pubblicato su “La Gazzetta dello Sport“, a firma di Elisabetta Esposito, ritenute da Roberto Calenda “fantasiose, se non addirittura offensive“.
Non è la prima volta quest’anno che la Gazzetta strumentalizza i fatti in modo tale da piegarli alla propria linea editoriale. Era già successo con il naufragio della trattativa fra Sensi e il Leicester, con l’articolo di Andrea Ramazzotti, che aveva fatto molto scalpore in Inghilterra e di cui vi ho parlato qui su CalcioStyle.
Di seguito, la versione integrale delle dichiarazioni di Calenda:
❝Ho sentito e letto varie ricostruzioni molto discutibili sui media riguardo gli ultimi sviluppi della vicenda Juan Jesus – Acerbi.
In particolare nell’articolo a firma della giornalista Elisabetta Esposito, pubblicato sulla Gazzetta dello Sport, sono contenute gravi inesattezze e deduzioni fantasiose e, per certi versi, offensive.
Voglio, quindi, precisare quanto segue a tutela della reputazione mia e di Juan a cui ho cercato di dare tutto il supporto in questi giorni così difficili:
- Juan Jesus si è presentato all’audizione senza avvocato perché essendo teste/persona offesa non è prevista la presenza di alcun legale: lo stesso Ufficio che lo aveva convocato aveva precisato questo aspetto. Non ci siamo dimenticati dell’avvocato: abbiamo seguito le regole. Basta conoscerle;
- Juan Jesus ha dato il suo contributo alle investigazioni, raccontando quanto successo e depositando anche un filmato, senza doversi affannare a “cercare” (ex post?) un compagno che potesse “confermare” quello che è chiaramente accaduto;
- Posso rassicurare tutti, e in particolare la dott.ssa Esposito, che Juan Jesus capisce perfettamente l’italiano, sa leggere un verbale di dichiarazioni e non è un ingenuo né uno sprovveduto come viene dipinto nell’articolo, con accenti che, sinceramente, sembrano figli di stereotipi (per non dire altro) duri a morire e che non fanno onore al più importante quotidiano sportivo italiano;
- Mi sarei piuttosto chiesto perché mai sia stata necessaria ad Acerbi una fitta preparazione di una settimana per “studiare la migliore strategia difensiva” se era così evidente l’assenza della discriminazione?
- Mi sarei piuttosto interrogato su quali “prove” abbia portato Acerbi oltre alla sua interpretazione delle parole rivolte a Juan Jesus, … ma non faccio il giornalista e, quindi, non so spiegarmi perché queste semplici domande non siano state neppure affrontate. Ancora una volta siamo di fronte al tentativo di non guardare il problema, fermandosi a considerazioni para-giuridiche maldestre e che non aiutano a capire. Peccato!❞
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