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Italia, ormai non sai più vincere
La nazionale italiana non sa piu’ vincere.
L’ultima affermazione azzurra risale ormai al 28 Maggio scorso contro l’Arabia Saudita e lo score delle ultime 10 gare degli azzurri è impietoso 1Vittoria 5 pari e 4 sconfitte.
È un momentaccio per il nostro calcio e la situazione che si vive in Federcalcio ne è la piena testimonianza dei risultati modesti che stiamo ottenendo.
Il ranking per nazioni
Il ranking ci vede indietro rispetto al passato in modo indecoroso dietro a nazionali meno blasonate di noi e la situazione a quanto pare non è di semplice risoluzione.
Eppure ieri sera a Marassi qualcosa di buono si e’ intravisto soprattutto nei primi 45 minuti, allorquando gli avversari sono sembrati in balia degli azzurri e storditi da un Italia arrembante e che riusciva con una corsa costante e senza sosta dei centrocampisti a coprire ogni centimetro del terreno di gioco, dimostrando voglia di fare, autorevolezza e superiorita’ tecnica individuale e collettiva.
Il primo tempo
E’ mancato solo l’acuto in fase realizzativa nei primi 45 minuti, la squadra ha interpretato ripeto al meglio la gara mettendo sotto pressione gli avversari, ma in avanti complice anche qualche individualismo di troppo in particolar modo di Chiesa e Bernardeschi finiva per delapidare azioni su azioni infrangendosi nel muro della difesa Ucraina.
Le occasioni migliori del match sono concentrate nella prima mezzora di gioco ma vuoi per casualità scelte sbagliate individuali o per la bravura dell’estremo difensore la porta Ucraina e’ rimasta inviolata.
Il secondo tempo
Nella ripresa gli Ucraini per nulla soddisfatti e ripresi da Shevchenko mettono in campo un agonismo maggiore e grazie ad un’altro atteggiamento, mettono in evidenza quelli che sono i nostri limiti attuali e cioè inesperienza e poca coesione e vuoi un po’ per la fatica e un po’ perche’ tra i tanti cambi e conseguenti variazioni tattiche si è fatta più confusione di quella accettabile mostrando il fianco agli avversari apparsi più squadra.
Le noti dolenti maggiori vengono dalla linea di difesa che ha iniziato a traballare senza un adeguato filtro nella mediana , non si e’ riusciti piu’ ad uscire in modo semplice col pallone e spesso ci si affidava a lanci dalle retrovie.
L’Italia ‘è ancora un cantiere aperto
Insomma un atteggiamento e un approccio differente, un’Italia a due facce, che non sarà piaciuta al Mancio e che lo indurra’ a ulteriore riflessioni nella scelta degli uomini che dovrebbero rappresentare il pilastro di questo nuovo corso.
Quel che resta di questa serata e’ l’ esordio nella nazionale maggiore di Piccini, qualche ombra (la linea difensiva e la sterilita’ in avanti) e qualche nota lieta (Barella e Jorginho) , e nella globalita’ che il lavoro del Mancio si è appena intravisto e che quindi la nostra nazionale e’ ancora un cantiere aperto.
Resta il dubbio ad esempio se la mancanza di alternative valide in difesa e in attacco e’ un fattore migliorabile, se la poca esperienza internazionale dei nostri pesa e non poco nella gestione delle gare, se ci sono inoltre margini di miglioramento nell’espressione di gioco e nella scelta per la composizione della rosa tali da poterci condurre ai fasti del passato,
Le domande sono varie e cosi in relazione tra loro che trovare delle risposte convincenti non è semplice.
La strada ‘è in salita
Di certo c’e che la strada da percorrere è tanta e che un confronto tra questa attuale nazionale e quelle del passato oggi è improponibile per via che la scelta è notevolmente ridotta dalla massiccia quantità di giocatori stranieri nelle nostre squadre di prima fascia, quindi manca di certo l’esperienza e il carisma con il quale affrontare i rivali.
In secondo luogo noto delle carenze strutturali nella composizione della rosa, ad esempio a centrocampo manca un uomo di esperienza che supporti le giovani leve, in attacco a parte Belotti in Italia non abbiamo piu’ giocatori che facciano la punta centrale, in difesa tolto il duo bianconero quali sono le alternative in termini di valore assoluto?
Cose per le quali al momento intravedere un futuro radioso sembra utopistico.
Domenica c’è la Nations League
Domenica sera ci sara’ una riprova importante, vedremo se gli azzurri stavolta sapranno esprimere con piu’ continuita per tutti i 90 minuti un gioco efficace e le belle giocate e l’atteggiamento avuto nel primo tempo di stasera.
Sara’ un test impegnativo quello contro i Polacchi anch’essi in difficolta’ ultimamente, ma più avanti di certo nel progetto tecnico globale e che potrà fornire delle risposte importanti sul futuro del nostro calcio, un banco di prova che il selezionatore azzurro e i nostri ragazzi non potranno sbagliare.
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Rui Patricio annuncia il ritiro dal calcio a 37 anni
Rui Patricio annuncia il ritiro dal calcio giocato a 37 anni, confermato dal novembre scorso.
Fine di un’era
Rui Patricio, il celebre portiere portoghese, ha ufficialmente annunciato il suo ritiro dal calcio giocato all’età di 37 anni. La notizia, già anticipata lo scorso novembre, non sorprende gli appassionati di calcio, che avevano già percepito la possibilità di un addio imminente. Patricio ha lasciato un segno indelebile nella storia del calcio, grazie alle sue eccezionali prestazioni sia a livello di club che con la nazionale portoghese.
Durante la sua carriera, Rui Patricio ha collezionato numerosi successi, tra cui il campionato europeo vinto con il Portogallo nel 2016. Le sue parate decisive e la sua leadership in campo lo hanno reso un punto di riferimento per i suoi compagni di squadra e un avversario temuto.
La carriera di Rui Patricio: Un viaggio tra successi e riconoscimenti
La carriera di Rui Patricio è iniziata nelle giovanili dello Sporting Lisbona, dove ha fatto il suo debutto in prima squadra nel 2006. Da lì, ha continuato a scalare la vetta del calcio europeo, difendendo i pali di prestigiosi club come il Wolverhampton e la Roma. La sua abilità nel gestire la pressione e la sua capacità di parare i rigori lo hanno consacrato come uno dei migliori portieri della sua generazione.
Oltre ai successi con i club, Rui Patricio ha avuto un ruolo chiave nella nazionale portoghese, contribuendo al trionfo nel Campionato Europeo del 2016 e alla conquista della Nations League nel 2019. Questi traguardi hanno confermato il suo status di leggenda del calcio portoghese.
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Fonte: l’account X di Schira
#RuiPatricio has announced his retirement from football as player at 37. No surprise here and confirmed since the last November 19! #transfers
— Nicolò Schira (@NicoSchira) Dec 10, 2025
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Protagonisti del calcio diventati simbolici nella cultura pop
Il calcio è ormai parte integrante della cultura pop e rappresenta una delle arti sportive più importanti e seguite al mondo.
Dai grandi campioni agli allenatori più tenaci e fuori dalle righe, fino alle statistiche delle scommesse sportive e record assoluti impossibili da battere, il mondo del pallone ci ha regalato storie incredibili che hanno influenzato anche il cinema.
Iniziamo il nostro viaggio all’interno della sfera più seguita tra tutti gli sport: ecco i protagonisti della storia del calcio che sono diventati veri simboli della cultura pop.
Trapattoni tra record e interviste impossibili
Mago del calcio, ancora oggi detiene il record assoluto di 7 scudetti in Serie A, oltre alla Champions con la Juve ha trionfato anche in Bundesliga con il Bayern. Trapattoni è un’icona pop che negli anni ‘90 è diventata ancora più famosa con le interviste impossibili del programma satirico dedicato al calcio Mai Dire Gol. Ancora oggi i suoi detti vengono usati da allenatori e calciatori.
Mazzone l’allenatore più longevo e veloce della Serie A
Con le sue 792 panchine in Serie A dal 1974 al 2006, Carletto Mazzone è l’allenatore più longevo della massima categoria, amato e conosciuto da tutti anche per i suoi detti e le battute in romano stretto. Famoso perché ha lanciato Pirlo, Guardiola, Totti, Materazzi e ha fatto rinascere Baggio dal 2000 al 2004, ma soprattutto per la sua corsa folle nel derby lombardo tra Brescia e Atalanta: Sor Magara è cultura pop allo stato puro.
Cassano e Balotelli tra letteratura e risate
Non solo nella cultura pop, perché Cassano e Balotelli sono entrati proprio nel dizionario della lingua italiana con le parole Cassanate e Balotellate, che significano rispettivamente comportamenti fuori luogo e soprattutto fuori dalle righe. Non dimentichiamo però i grandi gol di questi due top player e la cavalcata a Euro 2012 con gli Azzurri, che purtroppo persero in finale contro la Spagna.
Oronzo Pugliese il mago scaramantico
Ha fatto impazzire le grandi squadre e soprattutto Helenio Herrera, ma dietro la sua tecnica c’erano diversi riti scaramantici, come le galline porta fortuna nascoste in panchina, lo spargimento del sale a centrocampo e ogni diavoleria che Il Mago di Turi riuscisse a tirare fuori dal suo cilindro magico.
Negli anni ‘80 Banfi si ispira a lui per l’interpretazione di Oronzo Canà, tra i grandi classici di Pugliese, c’erano le interviste in dialetto stretto per depistare I giornalisti e diverse parole inventate per ogni occasione.
Francesco Totti tra record, risate e lacrime
Totti è il più grande calciatore contemporaneo e con i suoi 250 gol in Serie A è diventato il secondo miglior bomber di tutti i tempi, l’unico calciatore a segnare così tanto con un solo club. Il Capitano ha fissato anche il record assoluto di 71 rigori segnati e ci ha fatto ridere con le sue barzellette, che sono diventate anche libri per beneficenza.
Una delle ultime storie postate sui social racconta di un tifoso in lacrime, che ha confessato al Pupone di continuare a fare l’abbonamento ma di non guardare più le partite della Roma da quando nel 2017 si è ritirato. Ed è proprio il suo ritiro con la lettera d’addio che ha fatto piangere gli amanti del calcio e tutto il mondo, perché Totti era già entrato a pieno titolo nella cultura pop.
Zemanlandia il maestro dello spettacolo
Zeman è un allenatore che ha rivoluzionato il calcio più di chiunque altro, un gioco totalmente proiettato sullo spettacolo perché le persone che pagavano il biglietto avevano tutto il diritto di divertirsi. Prima con il Foggia negli anni ‘90 e poi con la Roma di Totti, il maestro del 4-3-3 è ancora oggi un’icona pop venerata e osannata.
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Genoa, Ricciardella: “Il nuovo store è simbolo della città”
Il Genoa inaugura il nuovo Store: un simbolo della città, afferma il Direttore Generale Ricciardella, che celebra l’unione tra sport e cultura.

I TIFOSI DEL GENOA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Genoa, le parole del DG Ricciardella
Un nuovo Store
Il Genoa Cricket and Football Club ha recentemente inaugurato un nuovo Store, un progetto che rappresenta un importante passo avanti per la storica società calcistica. La cerimonia di apertura si è tenuta alla presenza di numerosi tifosi e personalità del mondo sportivo, sottolineando l’importanza di questo spazio non solo come punto vendita, ma anche come simbolo di identità e appartenenza per la città di Genova.
Significato culturale
Durante l’inaugurazione, il Direttore Generale del Genoa, Ricciardella, ha sottolineato come il nuovo Store sia un luogo che riflette l’anima della città. “Un luogo che rappresenta la città”, ha dichiarato, evidenziando il legame profondo tra il club e la comunità locale. Questo spazio non sarà soltanto un negozio, ma anche un punto di incontro per i tifosi, unendo sport, storia e cultura in un unico ambiente.
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Fonte: l’account X di Gianluca Di Marzio.
.@GenoaCFC, inaugurato il nuovo Store. Il Direttore Generale Ricciardella: “Luogo che rappresenta la città”
gianlucadimarzio.com/genoa-s…— Gianluca Di Marzio (@DiMarzio) Dec 10, 2025
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