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Come diventare un calciatore
Siamo nel 2020 e molti ancora si chiedono perché il calcio è il gioco più bello del mondo? Perché il sogno di diventare un calciatore come Ronaldo come Messi o magari come un semplice calciatore che milita nelle serie superiori di questo sport, sia il sogno nel cassetto della maggior parte dei ragazzini delle ragazzine o anche dei bambini e delle bambine di ogni parte del mondo? La risposta va ricercata in ogni singolo ragazzo o ragazza che tramite genitori, amici o semplicemente per curiosità si interfaccia in questo meraviglioso sport fatto di uomini o donne che rincorrono un semplice pallone.
L’amore per il calcio
L’amore per il calcio il sogno di diventare un professionista parte dalle basi, da piccoli quandosi cominciano a dare i primi calci al pallone, quando si comincia a far parte di un gruppo, di una squadra di un progetto che porta il nome di una società calcistica. La prima volta che indossi la maglia con il tuo primo numero, che ti è stato assegnato così a caso perché era l’ultimo o perché era l’ultima taglia che era rimasta, ma con un entusiasmo e gioia la indossi senza pensarci due volte e li che sei subito pronto a partire.
Il cammino per realizzare questo sogno è molto lungo, complesso e pieno sopratutto di insidie chiamate gelosia, invidia o cattiveria per il tuo talento o per la tua grande forza di volontà. La partita della domenica del sabato o semplicemente quella di allenamento in settimana è la cura a tutto lo stress accumulato dei gradoni, dei pesi, delle ripetute di allunghi, sembra essere tutto finito quando rincorri quel pallone pensando solo ad un unica cosa, ponendo nella tua testa un unico obiettivo di arrivare più in alto che puoi.
Questo sogno per molti sembra essere davvero una chimera perché si lasciano condizionare dalle voci che bisogna avere qualche conoscenza o qualche euro in più per poter arrivare in alto. Qualcuno invece guarda solo il calciatore che è arrivato in cima e si gode tutti i privilegi e le gioie di questo fortunato sport. Le televisioni, le radio i giornali e sopratutto in questo tempo internet, non parla del modo in cui la maggioranza degli atleti sono arrivati dove sono. Il vero segreto per diventare un calciatore professionista e calpestare i stadi più prestigiosi del mondo, è quello del sacrificio, del sudore e sopratutto tantissima forza di volontà, insomma, bisogna crederci più di qualsiasi altra cosa.
Il sogno
Svegliarsi presto la mattina con zaino in spalla prima di tutto la scuola e poi tanto allenamento. Sole, pioggia, neve, freddo, nessun imprevisto dovrà farti distogliere l’attenzione dal tuo obiettivo, dal tuo sogno. Diventare un calciatore è quel sogno che ti permette di giocare ore e ore con i tuoi amici anche in un cortile, in mezzo ad una strada trafficata piena di buche oppure sulla spiaggia in qualsiasi luogo l’importante che ci sia un pallone e una porta creata con
qualsiasi cosa. Non importa quante sgrida dei tuoi genitori che ti ripetono che è difficile, non importa quante volte i tuoi amici che seguono il calcio in tv o lo giocano su una consolle ti danno dello stupido. Non ascoltare chi ti ripete che bisogna avere una raccomandazione per realizzarlo. Tu prendi le tue scarpette, il tuo pallone e allenati, corri, cadi, vivi questa tua passione per il calcio come se fosse la tua meta da raggiungere a qualsiasi costo. Non dimenticare mai che volere è potere e quindi per realizzare il sogno di diventare un calciatore basta crederci e volerlo più di qualsiasi altra cosa. Il sacrificio e la volontà sono alla base di qualsiasi campione, e quando sei riuscito a diventare quello che hai sempre sognato non fermarti e non cullarti, ma racconta, condividi e sopratutto insegna a chi come te sta provando con lo stesso tuo spirito a diventare un calciatore.
In collaborazione con Roberto Landi.
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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”
Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.
Le parole di Lotito su Gravina
Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.
In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.
Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.
❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞
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Mourinho: “Roma? Mi dissero di andare via dopo Budapest”
L’ex tecnico della Roma, José Mourinho, è tornato a parlare del suo passato sulla panchina giallorossa, terminato a gennaio 2024 per esonero.
José Mourinho torna a parlare della sua avventura a Roma sulla panchina giallorossa. Nell’intervista rilasciata qualche giorno fa al The Telegraph, Il tecnico portoghese si è soffermato sul post finale di Europa League di Budapest dove gli fu consigliato da amici e parenti di lasciare la società giallorossa.
Mourinho ha passato due anni e mezzo nella Capitale collezionando su 138 match 68 vittorie, 30 pareggi e 40 sconfitte con una media punti pari a 1,70. Nella sua avventura giallorossa il portoghese ha portato la Roma a giocare due finali consecutive in Conference League (trionfo contro il Feyenoord) ed in Europa League (sconfitta ai rigori contro il Siviglia).
Mourinho, l’addio dopo Budapest
“I miei amici, la mia famiglia, perfino il mio agente mi dissero di andare via dopo la finale di Europa League dello scorso anno. Ma ho sentito la spinta del club, dal punto di vista emotivo, e sono andato avanti. Ho rifiutato la panchina della nazionale portoghese e anche un’offerta molto conveniente dall’Arabia Saudita per restare alla Roma”.
Scelta, quella di rimanere ai giallorossi, risultata sbagliata visto l’esonero arrivato a fine gennaio dopo aver collezionato 29 punti in 20 partite.
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