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ESCLUSIVA CS, Fulvio Collovati: “Mancini è un grande conoscitore di calcio, se vediamo i risultati nelle coppe europee il nostro calcio non è da buttare via, Su Scirea e Rossi…”

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Fulvio Collovati

Il Campione del Mondo 1982 Fulvio Collovati si racconta ai nostri microfoni parlando del calcio di ieri e di oggi e della Nazionale.

Le parole di Collovati in esclusiva per CalcioStyle

Fulvio Collovati

Fulvio Collovati, il calcio italiano non vive un bel momento, siamo molto indietro rispetto alle altre nazioni?

“In realtà non dovrebbe essere così se si pensa che per una serie di combinazioni, parliamoci chiaro, in Champions e nelle coppe l’unica squadra che è stata eliminata è la Lazio, in realtà c’è la Fiorentina, c’è la Juve stessa in Europa League e abbiamo 3 squadre in Champions League.

Questo cosa ti fa pensare? Da una parte che in fondo il nostro calcio non è tanto da buttare via però dall’altra, quando guardi la nazionale, tieni presente che le squadre di Club sono piene di stranieri e la realtà è questa.

Guardi la Nazionale e ti viene un po’ di tristezza perché non c’è stato un ricambio generazionale. Faccio un esmpio, l’altro giorno ho visto Francia e Olanda e non è che la Francia ha vinto solo 4-0 ma non c’era Benzema che non lo convoca neanche più, si permette il lusso di non convocarlo. Noi siamo alla ricerca di un centroavanti, andiamo a naturalizzare un argentino!

La Francia si permette il lusso di non convocare Benzema, di lasciare in pachina Giroud, Camavinga che è un titolare nel Real Madrid era in panchina, éavard che è un titolare del Bayer Monaco era in panchina. Cioè, è una generazione questa dove purtroppo non nascono più talenti, pochissimi attaccanti, pochi difensori e tanti centrocampisti.

Fatto sta che Mancini ha una scelta vasta a centrocampo, in attacco non ce l’ha perchè hai visto che ha dovuto chiamare Redegui. In difesa c’è ancora Acerbi, Bonucci, non c’è il ricambio generazionale. Faccio un esempio, noi nel 1982 abbiamo vinto il mondiale, poi nel 1986 (4 anni dopo) ci siamo qualificati passando il girone e poi siamo stati eliminati dalla Francia e quando siamo ritornati forse 2 di noi sono rimasti in quella nazionale, Bergomi che era ancora giovane, VierchowodAltobelli fece l’86 un poì l’89 però a Italia90 ci fu totalmente l’Under21. Adesso se vai a mettere qualche giocatore che fa l’Under21, in Serie A a parte Fagioli e Miretti (che tu conosci molto bene) giocano in pochi. Tutti fanno fatica a giocare anche in Serie B per cui chi è che convochi? Fai fatica, c’è ancora Acerbi, c’è ancora Verratti che è in fase discendente al PSG. Per cui il nostro calcio come vedi è un paradosso, da un lato abbiamo 6 squadre nelle coppe, è un po’ come il nostro campionato. Perchè abbiamo 6 squadre nelle coppe? Perchè le altre a parte il Real Madrid, il Bayer Monaco ha addirittura cambiato allenatore pensa un po’. Io ho visto giocare il Psg col Bayer Monaco ed è stato uno spettacolo, han cambiato l’allenatore perchè sono secondi in campionato! Cioè, hai capisci? Non si pongono problemi, cambiano, loro vogliono assolutamente emergere e vincere, hanno cambiato allenatore, incredibile!

E’ un calcio italiano, un campionato, ucciso dal Napoli perchè indubbiamente è più forte di tutte, ma le altre, parlo di Milan, di Inter, di Roma, di Lazio (la Juve è un discorso a parte perchè ha il -15)… le altre è come se fossero depresse dal campionato del Napoli.

Magari fanno qualcosa di più in Champions ma in campionato fanno enorme fatica. Una squadra come l’Inter che perde 9 partite è una cosa folle! Con quella rosa lì? vuol dire che c’è qualcosa che non va!

Il Napoli ha ucciso il campionato, le altre si sono rassegnate troppo in fretta?

“Si, si sono rassegnate non hanno messo quella grinta che probabilmente in alcune partite, per esempio anche il Milan che pareggia con la Salernitana o perde con l’Udinese, c’è qualcosa che non quadra.

Poi magari elimini il Totthenam perché nella partita secca può succedere di tutto però nell’arco di un proseguo di un campionato si stanno dimenticando che forse nelle prime 4 ci devi arrivare.

Se non arrivi in Champions il prossimo anno, già soldi ce ne sono pochi ce ne saranno ancora meno e allora forse sottovalutano il secondo, il terzo e il quarto posto! Li stanno sottovalutando secondo me.

Ti dice che la Juve è un discorso a parte perchè ha da un lato sul groppone questi -15 che effettivamente pesano però questa posizione da settima in classifica ti dà uno stimolo per andare avanti come dire “possiamo arrivare sesti, possiamo arrivare quinti, possiamo arrivare…” .

Nonostante ha degli infortuni, adesso leggevo che si è fermato anche Kostic, è un’annata sfigata sotto tutti gli aspetti. Però ha dalla sua questo stimolo in attesa di capire come andrà a finire. Io non voglio parlare di giustizia ma è stata una roba ridicola, consentimi di dirti.

Una roba … guarda quello che è successo sulla squalifica di Mourinho, hanno aspettato 2 settimane in attesa di poter parlare con l’arbitro Serra, cioè ma ti rendi conto?

Lo convochi è il giorno dopo lo porti a testimoniare.

No! Non riuscivano a reperire, questa io l’ho letta, l’audio per cui in attesa di poter definire..

Cioè, perder tempo come per l’inchiesta Prisma hanno preso tempo ancora. Prendono tempo perchè non sanno cosa fare, la realtà è questa!”

Secondo te ci vorrebbe una rivoluzione in FIGC, nei vertici del calcio italiano, per cambiare qualcosa?

“I vertici lasciano a desiderare, sono 20 anni da quando i vari presidenti di Federazione sono succeduti che dicono di rivoluzionare il calcio italiano, di puntare sui giovani e settori giovanili, di riformare.

In Germania non ci hanno messo niente a farlo e la nazionale tedesca ha puntato molto sui giovani. In Francia non ne parliamo, in Italia ognuno è attaccato alla poltrona! Parlano e fanno estremamente poco. Sarebbe da fare, puntare sui settori giovanili, non sto parlando contro gli stranieri attenzione, però puntare di più sul serbatoio e fare delle regole ben precise che in realtà non ci sono.

Per cui si va avanti così, per forza di inerzia, ognuno rimane attaccato alla poltrona e ci si affida ai Magistrati tifosi, la realtà è questa! La giustizia non è di mia competenza, io sono un tecnico e mi piace parlare di calcio e di calcio giocato però quello a cui abbiamo assistito è veramente ridicolo, dai! Parliamo di plusvalenze?

Ti parlo di 25-30 anni fa, le facevano già 30 anni fa le plusvalenze! Per cui se volevano fare una legge che tutelasse il calcio italiano nei confronti delle società, di tutte quelle che hanno fatto plusvalenze perchè le hanno fatte tutte, ci vogliono 25 anni per fare una legge?

Io ho fatto il Dirigente del Piacenza esattamente nel 2000, son passati 23 anni, e le plusvalenze ti posso garantire che c’erano anche 23 anni fa!”

Che differenza c’è tra fare il Dirigente rispetto a fare il calciatore o allenatore?

“E’ un lavoro diverso perchè nel calcio c’è una suddivisione delle responsabilità. Infatti, ammettiamo che tu perda la partita la responsabilità è dei giocatori, dell’allenatore della società. Quando sei Dirigente o allenatore le responsabilità sono tue, aumentano le responsabilità da Dirigente. Quando devi dirigere una società le responsabilità aumentano, io ho fatto il dirigente col Piacenza in Serie A per 3 anni poi ho dato le dimissioni.

Ti stupirò, ho dato le dimissioni non perchè io sono… perchè ho capito che il mondo del calcio non faceva per me.

Perchè è la mia vita, perdonami ma ognuno è fatto a modo suo, io non potevo accettare compromessi! Il calcio a volte è fatto di compromessi, magari un compromesso su una trattativa, un calciatore, tra due società, tra due dirigenti tra un procuratore e lo stesso giocatore. A volte mi rendo conto che bisogna anche averli ,a io da buon friulano sono un po’ come Bearzot, o bianco o nero, non accetto compromessi.

Per cui dopo 3 anni ho detto no, io ho lavorato sempre nel mondo della pubblicità, tu lo sai e collabori con le mie trasmissioni, per cui preferisco fare quello, mi diverto di più, non mi rompe le balle nessuno (scusa il termine) e quando vado in televisione a commentare lo faccio perchè mi diverte e dico quello che penso perchè se non dicessi quello che penso preferisco starmene a casa”.

Hai avuto una grande carriera, qual’è il ricordo più bello nei Club in cui hai giocato?

“Nel Milan son cresciuto quindi ho dei ricordi da bambino meravigliosi. Poi l’esordio in Serie A indubbiamente indimenticabile, l’esordio in Nazionale, giocavo nel Milan, il 24 Febbraio 1979. Il primo scudetto col Milan, la stella!

Poi con l’Inter non è che abbia vinto molto ma siamo arrivati in 2 semifinali di Coppa Uefa ed eliminati dal Real Madrid tutte e due le volte. Una volta quando andavi a giocare a Madrid non c’era il VAR per cui episodi o non episodi gli arbitri lasciavano correre. Adesso col Real Madrid puoi anche vincere perchè c’è l’episodio però una volta che non c’era il VAR era un campo molto rispettato dagli arbitri. Vorrei ricordare anche con il Genoa con cui abbiamo espugnato l’Anfield Road, lo stadio di Liverpool, la prima squadra italiana a vincere a Liverpool nel 1992.

Sai, c’è chi ha carriere migliori ma mi sono preso le mie soddisfazioni, ho giocato 8-9 anni in Nazionale, ho fatto 2 mondiali

avrei potuto fare di più e giocare fino a 40 anni perchè stavo benissimo ma a 36 ho deciso di smettere per fare altro perchè allora era così, la carriera di calciatore ti permetteva di guadagnare bene però di non essere un milionario o miliardario come lo sono adesso.

Non mi posso certamente lamentare, ho fatto un’ottima carriera, potevo fare di più ma non ho rimpianti e lo dico con molta sincerità”.

Fulvio cosa ne pensi di Roberto Mancini come allenatore della Nazionale?

Roberto Mancini è uno che conosce il calcio innanzitutto perchè ha cominciato a giocare a 16-17 anni in Serie A, mi pare che lui esordì a 17 anni in Serie A col Bologna. Poi fece tutta la carriera alla Sampdoria e gli ultimi anni andò alla Lazio. Poi cominciò a fare l’allenatore subito senza fare il patentino e senza niente perchè era uno in gamba. Io gli riconosco che, non dimentichiamoci che 2 anni fa ha vinto l’Europeo quindi non è che improvvisamente perchè perdi con la Macedonia o perdi con l’Inghilterra o vinci di poco con Malta diventi… No!

E’ uno che ha le sue idee però siamo sempre lì, è una via di mezzo. Quando vinci io sono dell’idea che il 50% è merito dei giocatori ed il 50% è merito degli allenatori. Non è che vinci perchè improvvisamente l’allenatore è diventato un fenomeno o adesso… perchè vedi? Se adesso contasse l’80% o 90% l’allenatore tu anche adesso non saresti stato eliminato al recente mondiale.

E’ un grande conoscitore di calcio, mi piace anche perchè convoca anche gente sconosciuta, il primo a convocare Zaniolo fu lui in Nazionale e tanti si domandavano chi fosse questo Zaniolo. Convoca Gnonto, la gente diceva ma chi è questo Gnonto. Vuol dire che ha una visione mondiale perchè va a vedere i calciatori, i calciatori devi andare a vederli. I dirigenti che stanno seduti in tribuna tutte le domeniche a vedere la tua squadra non vai a vedere le altre! Devi andare a vedere le altre squadre, conoscerli i giocatori ed io il Dirigente che amo è quello li. Quello che non si fa vedere e si fa vedere il meno possibile in tribuna a vedere la tua squadra che però va a vedere le altre, va a seguire da vicino i giocatori, li sceglie, li compra, li tratta, quello è uno che conosce il calcio! Mancini devo dire che è uno che gira, gira molto perchè è il suo ruolo. Purtroppo il momento del calcio italiano e quello che ci offre è questo e non è che abbiamo molte alternative”.

1982: un’Italia diversa, una nazionale criticata fino all’esasperazione tanto da farvi fare un silenzio stampa, però poi va a vincere il Mondiale eliminando Argentina e Brasile. Tu uscisti dal campo contro il Brasile per un fastidio alla caviglia, Bearzot anche lui fu molto criticato, che persona era un ricordo per lui?

“Mi hai fatto venire in mente una cosa, quella Nazionale e diciamo tutte le nazionali vincenti hanno avuto sempre uno zoccolo duro. Cosa intendo per zoccolo dure? Che quella Nazionale aveva 7 Juventini in campo, c’è stata l’epoca in cui ci sono stati 4 o 5 Milanisti con Baresi Costacurta Maldini Evani ecc.

Le storie vincenti delle nazionali le costruisci con lo zoccolo duro ed è per quello che ti dico che ho qualche preoccupazione per questa nazionale, perchè prendi un giocatore di qua e un giocatore di la. Ci vuole uno zoccolo duro con 5 o 6 giocatori che giocano nella stessa squadra, come infatti quella del 2006 o di quella precedente dove c’era Buffon, Barzagli, Chiellini, Pirlo, c’era uno zoccolo duro. Con giocatori che giocano nella stessa squadra poi ti scatta qualcosa e si trovano a meraviglia. Io ho avuto la fortuna di giocare in quella Nazionaleproprio perchè lo zoccolo duro era Juventino con Zoff, Cabrini, Gentile, il grande Gaetano, Paolo Rossi, Tardelli erano tutti fior di campioni, Franco Caudio che era in panchina. Per cui tutti fior di campioni guidati da un personaggio che secondo me è stato sottovalutato che si chiamava Enzo Bearzot, un allenatore che conosceva il calcio.

Non era l’epoca dei social e dei telefonini dei video come oggi che chiedi a uno “fammi avere un video di Retegui” il giorno dopo i Match Analyst ti mandano 10 video di Retegui. Allora c’erano i VHS, le cassette, lui andava a vedere le partite e conosceva il calcio Mondiale e le andava a vedere. Andava anche in Argentina a vederle. Conosceva tutti i giocatori del mondo, è stato sottovalutato perchè era uno molto preparato, quella Nazionale a detta di molti che giocava un calcio difensivo… eravamo solo io e Gentile che marcavamo, gli altri andavano tutti!

A cominciare da Cabrini, per parlare di Tardelli, di Bruno Conti, di Paolo Rossi e di Graziani per non parlare di Antognoni. Era una squadra che giocava con 2 punte, un’ala destra come Bruno Conti, e una mezzapunta come Antognoni per cui era tutto tranne che difensiva. Però nell’immaginario colletivo della gente quella era una Nazionale che giocava in difesa, no non era così, eravamo solo io e Gentile che marcavamo e Gaetano che faceva… Infatti c’è un’immagine del 2-0 di Tardelli dove Bergomi e Gaetano Scirea si scambiano il colpo di tacco in area di rigore e poi Gaetano gliel’ha data a Tardelli.

Cose che succedono raramente. Adesso trovami 2 difensori che si scambiano il pallone di tacco dentro l’aera di rigore, non ce ne sono! Indubbiamente è cambiato il calcio, è cambiato molto, magari è più veloce però adesso è molto più tattico. Il difensore fa il difensore… all’ora ti dicevano “marca e vai” e tu andavi, eri anche libero di poter andare però poi dovevi sempre ricordarti di avere il tuo uomo da marcare e tornare in marcatura. Adesso invece sei coperto, Bearzot è stato splendido perchè ci ha difeso contro tutti!

Noi abbiamo fatto il silenzio stampa quando poi l’unico modo di poter comunicare era la Stampa! E’ come se tu adesso in un Mondiale spegnessi il WhatsApp, spegnessi il Web. Noi all’ora abbiamo spento la nostra voce, non parlavamo più ed i media sono andati in difficoltà.

Ci avevano criticato prima di partire e poi ancora di più, poi però si sono ricreduti quando abbiamo vinto il Mondiale, sono saliti come spesso si dice sul carro dei vincitori”.

Il ricordo che tu hai di Gaetano Scirea e Paolo Rossi? Ce li puoi descrivere non solo come calciatori ma anche come uomini?

“Allora hai presente, adesso sto cercando di sdrammatizzare e ridere un po’, Kean? Ti nomino alcuni nomi: Kean, Zaniolo, Pogba, i primi che mi vengono in mente, Cassano non lo conosco quindi non posso giudicarlo, diciamo che Gaetano Scirea era totalmente l’opposto! Gaetano Scirea mangiava e alle 21.00 era già a letto!

Era un personaggio di altri tempi, una persona che diceva 2 parole, in campo parlava tantissimo perchè era in campo che ti guidava ed era la mia guida praticamente.

Ma fuori dal campo era come se non ci fosse, un ragazzo di una serietà e di una timidezza che penso che ogni famiglia avrebbe voluto avere un figlio come lui. Purtroppo se ne è andato prematuramente.

Paolo Rossi era più estroverso però era uno che non ti lasciava… ti faccio un esempio: Paolo Rossi è diventato Campione del Mondo, Pallone d’Oro vincendo con 6 goal il pallone d’Oro, ma io penso che non l’abbia mai fatto vedere una volta neanche a noi, non gliene fregava, cioè lui rideva e scherzava ed era come se non avesse vinto nulla. Perché uno che vince il pallone d’oro va in giro per tutto il mondo a a farlo vedere. Lui invece era di un’umiltà, la parola giusta è umiltà!

Purtroppo il calcio è cambiato, fai 3 partite in Serie A e dicono che sei già Messi a momenti! Gaetano Scirea era uno dei Liberi più moderni, già 50 anni fa giocava come adesso la chiamano “la costruzione dal basso”. Gaetano Scirea insieme a Ruud Krol dell’Olanda lo facevano già 50 anni fa! Perchè lui era un ex centrocampista e non è che da libero ti aiutava a coprire i tuoi buchi, io magari facevo un buco e lui me lo copriva, no!

Anche in attacco era uno che costruiva perchè era un ex centrocampista per cui come uomo era eccezionale come Paolo Rossi, come giocatore io penso che non ne vedo più mi dispiace dirlo ma ne vedo sempre meno, io parlo in Italia poi… Gaetano faceva 5 o 6 goal all’anno. Adesso trovami un Libero, lo chiamano adesso centrale, che ti fa 6 goal all’anno. Bremer! Però è diverso, Bremer fa il centrale, marcatore, va sulle palle ferme però è un giocatore diverso e non gioca con la squadra. Gaetano giocava con la squadra!”

Quando avete vinto il Mondiale avete sentito quella sensazione di rivalsa dopo il silenzio stampa? Un silenzio stampa che è servito a tenere unito e compatto il gruppo?

“Beh noi abbiamo deciso di farlo tutti insieme delegando Zoff a parlare, proprio per il motivo che, te lo dico sinceramente, volevamo un po’estraniarci dalle critiche e la stampa aveva esagerato!

Ti faccio un esempio, noi ci eravamo qualificati nelle qualificazioni del ’81-’82 prima di partire per il Mondiale con 2 giornate di anticipo. Le ultime 2 abbiamo giocato non benissimo , abbiamo vinto 1-0 col Lussemburgo ho fatto goal pure io (pensa!)– poi siamo andati al Mondiale, abbiamo fatto la prima amichevole con lo Sporting di Praga e abbiamo vinto 1-0 e ci dicevano “che cosa andate a fare al Mondiale”, i titoli erano “Vergognatevi” ed eravamo andati da qualificati da primi nel girone eh! La stampa era più cattiva, mi devi credere, molto più cattiva ed esigente!

Adesso i cattivi sono gli Heaters sul Web che sfiorano la volgarità, anzi no a volte sono anche volgari. I giornali sono diventati molto più accomodanti. Quindi ad un certo punto ci siamo detti ma basta, in fondo non avevamo nemmeno incominciato il Mondiale e già ci rompono.

Poi abbiamo giocato le prime 3 partite male e non ti dico… “ah adesso ritornerete a casa”, “chissà adesso che dovrete incontrare il Brasile ma statevene a casa prima di giocare”, tutto così, e noi non ce l’abbiamo più fatta. Abbiamo deciso tutti insieme: “ma basta, così non ci rompono più le balle” ed abbiamo deciso di non parlare prendendoci una grande responsabilità, perchè tieni presente che era l’unico modo come ti dicevo di comunicare, per cui ci avrebbero ammazzato una volta tornati in Italia.

Poi dopo non c’è stata nessuna rivalsa, credimi, perchè il primo a dire… Pensa che quando sono uscito dallo stadio io e Bearzot dal Bernabeu gli dissi a Bearzot, per fati capire che persona era: “Mister adesso gliene deve dire quattro, ha vinto il Mondiale Lei, è l’allenatore Campione del Mondo!” e mi rispose: “no no, a me non interessa vendicarmi!”. Per farti capire che persona era, un’umiltà che non ce più.

Il calcio è figlio dei nostri tempi purtroppo, è cambiato il mondo del calcio come sono cambiati i nostri tempi. Vedi le violenze tutti i giorni tra i giovani, è cambiato il mondo esterno per cui di conseguenza anche il mondo del calcio è cambiato”.

Hai avuto Giovanni Trapattoni e Nils Liedholm, cosa ricordi di loro con più piacere?

Trapattoni l’ho avuto a livello giovanile perchè poi quando sono andato all’Inter lui venne dopo. Trapattoni ha allenato la Juve, pensa come si rischiava una volta: lui veniva dal settore giovanile del Milan, fece il secondo a Nereo Rocco, la Juventus lo prese e diventò l’allenatore della Juventus! Lo prese Boniperti, per farti capire a volte come si rischiava anche con l’allenatore. Adesso no, prima prendevi un allenatore dal settore giovanile. Allenare nel settore giovanile ed allenare in Serie A è tutta un’altra cosa eh, hai meno responsabilità! Liedholm era un Maestro, uno che più che allenatore, perchè poi in panchina parlava poco, però lui preparava tutto fino a due ore prima della partita e poi non ti diceva più niente!

Era un allenatore di carisma di grande carisma. Adesso gli allenatori, li vedi, sono lì a bordo campo che urlano e che ti entrano in campo e sono figli della telecamera, io li chiamo figli della telecamera! Sanno di essere inquadrati e sono tutti lì pronti ad entrare in campo”.

Hai mai pensato nella tua carriera di vestire la maglia della Juventus? Platini era difficile da marcare?

“Io ho giocato contro la Juve di Platini, in Italia ci sono stati parlando di stranieri e non di italiani, 4 o 5 numeri 10 più forti al mondo. A cominciare da Maradona, Platini, Zico, già ti nomino questi tre. Poi ce ne sono stati anche altri, Platini è stato uno dei primi tre fuoriclasse che c’erano in Italia, era un fuoriclasse perchè c’è differenza tra fuoriclasse e campione e ottimo giocatore.

Il campione è campione ma il fuoriclasse è fuori categoria! Platini era tra quelli.

Vestire la maglia della Juventus? Nell’82, il Milan fu retrocesso per la seconda volta e c’erano 2 squadre che si erano interessate a me, una era la Fiorentina che allora era in auge con Pontello e poi la Juventus!

Poi però l’ultimo giorno di mercato prima di partire per l’82 mi chiamò l’Inter, io non avevo il procuratore, attenzione, e rimasi all’Inter per rimanere a Milano e non per altro, sicuramente avrei guadagnato di più sia a Firenze che allora era quella che pagava di più e poi alla Juventus che era quella che pagava di meno però ho guardato l’aspetto logistico, non volevo trasferirmi da Milano, venivo dal Milan, cambiar casa e tutto, e ti posso garantire che avrei guadagnato di più a Firenze ma non mi interessavano i soldi, te lo posso garantire”.

Fulvio ti ringrazio per il tuo intervento e da parte di tutta la redazione di CalcioStyle, è stato bello specialmente ripercorrere tramite le tue parole quel 1982 che ancora oggi rimane nel cuore non solo di tutti gli italiani ma di tutti i tifosi di calcio perchè è stata un’annata dove è veramente difficile dimenticare ciò che è successo

“Grazie a te ed un augurio per la tua professione ed un abbraccio a tutti voi”.

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Michele Padovano da Seta (Senigallia): “Ecco cosa penso su Juve e Max”

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Michele Padovano, attaccante campione d’Europa con la Juventus nell’annata 1996, sarà special guest al Ristorante Seta di San Silvestro di Senigallia (An), nelle Marche, con il suo libro “Tra la Champions e la Libertà”Venerdì 29 marzo, a partire dalle ore 20, l’ex attaccante racconterà durante una cena a tinte bianconere la sua lunga storia personale e professionale, tra sogni calcistici ed incubi giudiziari.

Era il lontano 10 maggio 2006 quando alcune auto gli sbarrano improvvisamente la strada e agenti in borghese lo trascinano dritto in caserma. È il 31 gennaio 2023 quando giunge l’assoluzione dall’accusa di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Un volume appassionante in cui Michele Padovano riassume interminabili 17 anni di vita. Proprio come dice il suo libro, “Tra la Champions e la libertà”.

Un lungo tragitto fatto di problemi, galera, processi e arresti domiciliari, fino alla tanto attesa libertà. Padovano sarà al Ristorante Seta per svelare tutti i dettagli della sua incredibile storia. Appuntamento, dunque, nelle Marche venerdì 29 marzo. “Mi sento marchigiano d’adozione”, ci ha detto Michele Padovano, intercettato al ritorno in Italia da Malta. “Juve? Credo la società sia in linea con i programmi. Avevano chiesto a Max Allegri qualificazione Champions e valorizzazione giovani – Next Gen. Credo questi obiettivi siano stati raggiunti. Poi non lo nascondo: non è che Allegri abbia un gran gioco. Si può sempre migliorare nel gioco del calcio..”. E su Euro 2024: “Lorenzo Lucca dell’Udinese mi piace come attaccante, contento sia stato convocato da Spalletti. Il CT e questa Italia qualcosa di buono ci faranno sicuramente vedere…”. Grazie Michele per la disponibilità… Grazie a te Daniele (Bartocci) per l’attenzione.

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Biasin: “Euro 2024? Non sottovalutate l’Italia. Su Inter e Como..”

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E’ un Fabrizio Biasin bello carico e senza filtri alla vigilia di un interessante evento a tinte nerazzurre nella regione Marche. Domani sera il ristorante “La Cucina degli Angeli”, a Casette Verdini di Pollenza (Macerata), sarà ‘tempio incontrastato’ di una gustosa cena interamente a sfondo Inter. Special Guest di questa  serata tutta da vivere saranno il giornalista sportivo e opinionista Fabrizio Biasin e gli ex calciatori dell’Inter Evaristo Beccalossi e Massimo Ciocci. Nell’occasione Fabrizio Biasin presenterà il suo libro “Odio il calcio”.  Un interessante volume in cui Biasin descrive in maniera puntuale “drammi esistenziali costantemente segnati dal rimbalzo di un pallone”.

Alla vigilia dell’evento in terra marchigiana abbiamo scambiato quattro chiacchiere in ESCLUSIVA proprio con Fabrizio Biasin. Nativo di Como (3 luglio 1978) e tifosissimo dell’Inter non potevano mancare spunti di riflessione sul club lariano (che sogna oggi la Serie A) e sul team di Simone Inzaghi. Breve focus anche sulla Nazionale Azzurra di Luciano Spalletti, reduce dalla vittoria per 2 a 1 contro il Venezuela. Ecco l’intervista (esclusiva) integrale al “Biaso”.

Indice

FABRIZIO BIASIN SULL’INTER DI INZAGHI: “UN CALCIO DI ALTO LIVELLO. E ICARDI…”

“Domani nelle Marche cercheremo di passare una bella serata. Parleremo di calcio in modo leggero in quanto, come scrivo nel libro, il pallone è quella cosa che accompagna un po’ tutti gli italiani nel bene o nel male”. Queste le parole di Biasin ai nostri microfoni. “L’idea, dunque, è quella di vivere fino in fondo una piacevole serata, raccontandoci le nostre cose…”. Gli abbiamo chiesto, nell’occasione, se vuol lanciare un messaggio all’Inter e/o ai tifosi nerazzurri… “Personalmente non devo lanciare messaggi a nessuno – scherza Fabrizio – È l’Inter che sta lanciando messaggi rispetto a un 2024 fatto di tante belle partite e una delusione in Champions League. Passo falso che però non deve distrarre dalla mission finale ovvero dall’obiettivo annunciato di vincere lo scudetto. Il tutto giocando peraltro un calcio, come abbiamo visto, a livelli molto elevati”. Telegrafico su Mauro Icardi: “Se mi piacerebbe rivederlo in Italia? Icardi guadagna 10 milioni a stagione, è impossibile”.

FABRIZIO BIASIN SULLA NAZIONALE ITALIANA: “AGLI EUROPEI NON SAREMO I FAVORITI NUMERI UNO MA… GUAI A SOTTOVALUTARCI!  DA CAPIRE SE SARA’ DIFESA A 3 O A 4”

“La Nazionale è una squadra ancora in costruzione”, commenta Biasin. “Manca poco all’inizio del campionato europeo (EURO 2024). E non abbiamo ad oggi trovato gli incastri necessari per capire se Spalletti deciderà di affrontare l’europeo con una difesa a 3 o se tornerà alla difesa a 4. L’amichevole vinta ieri per 2 a 1 (Italia-Venezuela) non ha dato certezze. Però è anche vero che era una partita da definire sperimentale. Già dal prossimo test vedremo in campo diversi titolari, ci faremo dunque un’idea più chiara in merito. Di certo sappiamo di non essere i favoriti numero uno ad Euro 2024. Ma attenzione a non sottovalutarci perché credo Luciano Spalletti abbia le chiavi per riuscire a mettere in campo una formazione competitiva”.

FABRIZIO BIASIN SUL COMO TRA SOGNO SERIE A E GABRIELLONI-GOL

Alessandro Gabrielloni è l’idolo dei tifosi del Como, al netto che ci sono giocatori più rappresentativi”, prosegue Biasin. “Ebbene sì, non ci sono dubbi: Alessandro è l’idolo assoluto dell’intera tifoseria. E adesso, da titolare, sta provando insieme agli altri a trascinare il Como verso quel sogno chiamato Serie A. La speranza, da comasco, è quella di vivere un finale di stagione ad altissima intensità. Certamente i tifosi del Como possono essere molto felici di come sta rispondendo la squadra e della generosità di questo attaccante, Gabrielloni. Un attaccante veramente, veramente bravo”. Gli abbiamo chiesto: “Gabrielloni di Jesi (An) in Nazionale, ad oggi, è pura utopia?”. Puntuale la risposta di Biasin: “Abbastanza… Cominciamo a vedere se riesce ad arrivare in Serie A con il Como. E da quel momento potremo fare altri tipi di ragionamento. In questo momento direi che è abbastanza difficile vederlo in Nazionale…”.

IL FUTURO DELL’ALTRO ATTACCANTE MARCHIGIANO WALID CHEDDIRA: “STAGIONE INTERLOCUTORIA. OTTIMISTI NEI SUOI CONFRONTI”

Infine un commento sull’altro attaccante marchigiano,  come ‘Alex’ Gabrielloni, Walid Cheddira, ex bomber del Bari (nativo di Loreto – An) oggi al Frosinone in Serie A (in prestito dal Napoli). “Pensavo potesse incidere ancora di più rispetto a quanto fatto. Questo per dire che l’anno scorso mi aveva impressionato parecchio. A mio modo di vedere aveva le chance per fare un po’ di più. In ogni modo diciamo che può essere una stagione interlocutoria, dunque continuiamo ad essere ottimisti nei confronti di Walid Cheddira”. Grazie Fabrizio… “Grazie a te Daniele” (Bartocci)

Italia, Spalletti

LUCIANO SPALLETTI FA IL SEGNO OK (FOTO DI SALVATORE FORNELLI)

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Milan, Ravezzani su Pioli: “Attira fastidi”

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Sul futuro del Milan e più nello specifico sul futuro di Pioli, ha parlato Fabio Ravezzani direttore di TeleLombardia, ai microfoni di Milannews.

Milan

Stefano Pioli, allenatore del Milan

Ravezzani: “Non credo che il Milan sarebbe primo con un altro allenatore”

Dopo un ciclo di partite che ha visto i rossoneri fare 5 vittorie consecutive, arriva la sacrosanta sosta per ricaricare e riordinare le idee.

Sulla questione Pioli in particolare, ha espresso il suo pensiero Fabio Ravezzani, direttore di TeleLombardia vicinissimo alle vicende che riguardano il Milan.

Nello specifico si domanda se davvero ci siano valide alternative a Pioli e se un altro allenatore, al posto dell’attuale tecnico, sarebbe stato in grado di portare i rossoneri in testa al campionato.

Le sue parole:

“Non credo che il Milan sarebbe primo con un altro allenatore in panchina, certo qualcuno più bravo di Pioli sicuramente c’è ma il punto è se riesci ad averlo.”

Conte è sicuramente più bravo, Thiago Motta un investimento in prospettiva rischioso, ma gli altri non sono meglio di Pioli.”

Il paragone tra Giroud e le punte delle altre big e l’impopolarità di Pioli

“Questa squadra non è cosi forte da essere penalizzata dall’allenatore, davanti c’è Giroud che 37 anni e non è Lautaro ne Osimhen, che tra l’altro ha giocato poco e male infatti il Napoli è imploso.”

“I rossoneri dopo 29 giornate hanno gli stessi punti di 2 anni fa, ma la popolarità di Pioli non è la stessa, del resto quando un tecnico arriva al quarto anno attira dei fastidi.”

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