Focus
LBDV presenta: “Un inviato poco speciale” e “Volevo solo giocare a ping pong
Domenica 21 aprile 2024, alle ore 18.30 presso il Punk Roma, in Via dei Durantini 18, a Roma, saranno presentati i libri “Un inviato poco speciale” (Edizioni2000diciassette) del Direttore Editoriale di LBDV, Daniele Garbo e “Volevo solo giocare a ping pong”, del caporedattore di LBDV, l’Avv. Ciro Romano (Caffèorchidea editore).
Dialogherà con gli autori il giornalista Mediaset Guido Del Turco, mentre a presentare l’incontro ci sarà il vice direttore di LBDV Alessandro Piacentini.
Un inviato poco speciale:
Il giornalista sportivo, già Mediaset, e direttore editoriale de Le Bombe Di Vlad Daniele Garbo ha depositato con 2000diciassette edizioni la sua opera giornalistico-letteraria: “Un inviato poco speciale” (clicca qui per ordinare la tua copia).
Tra interviste inedite, aneddoti e curiosità, “Un inviato poco speciale” ci guiderà lungo la ricca storia del giornalismo dagli anni ottanta in poi, così come vista dagli occhi di Garbo stesso, pregno protagonista di quei decenni.
A tal proposito, il nostro direttore editoriale così si è espresso:
“Non esagero se dico che questo libro è un “danno collaterale” del Covid-19. Perché senza la pandemia che ha colpito il mondo intero, non mi sarei mai messo a scrivere. Costretto in casa come tutti, in clausura, mi sono dedicato all’ascolto della musica, alla lettura dei giornali, alla rilettura di molti libri (tutti thriller, il mio genere preferito), ho limitato al minimo indispensabile la televisione.
Ma a un certo punto è esplosa la voglia di scrivere.
Ho scoperto che si può pubblicare un libro digitale su Amazon in “self publishing” ed è stata la molla che mi ha fatto tuffare sul PC.
In realtà volevo scrivere per me, per passare il tempo, per combattere la noia, per fissare alcuni momenti del mio percorso professionale. E mi sono accorto che avevo molto da raccontare.”
Garbo ci dà anche qualche “scorcio”, in anteprima, del suo libro:
“Ho scritto così il primo capitolo, quello intitolato “Week end a casa Gheddafi”, una sorta di sequestro di persona durato tre giorni in Libia.
Mi sembrava interessante, l’ho mandato a qualche amico e collega per avere un’opinione, possibilmente critica.
Le risposte entusiastiche e gli incoraggiamenti ricevuti sono andati ad li là di ogni più rosea aspettativa e mi hanno convinto di essere sulla strada giusta.
Ho scavato nei cassetti della mia memoria ritrovando episodi che avevo dimenticato, li ho messi in pagina e quando li ho riletti mi sono sembrati divertenti, oltre che inediti.
Ho cominciato a scrivere con regolarità, 4 o 5 ore ogni giorno, ho riletto tutto almeno dieci volte, trovando ogni volta un refuso, un’imperfezione, qualcosa che si poteva dire meglio. E ho limato e corretto e ancora corretto.
Non sono uno scrittore, quindi non ho idea di come facciano i veri scrittori: per me è stata un’esperienza fantastica perché mi sono proprio divertito.
Quando ho sottoposto il libro intero alla mia giuria di amici e colleghi, oltre ai complimenti, ho ricevuto inviti unanimi: “Devi trovare un editore e pubblicare un libro cartaceo”. Più che un consiglio sembrava un ordine.”
“Ed eccoci qui, dopo aver firmato il mio primo contratto da “scrittore” in attesa di conoscere le date di uscita del libro.”, continua Daniele: “Mi piace il titolo, “Un inviato poco speciale”, ed è piaciuto a tutti perché rispecchia alla perfezione la mia personalità.
E secondo me sono azzeccati anche i titoli dei singoli capitoli. Non so se il libro piacerà e se venderà qualche copia, ma già il fatto di vederlo pubblicato è per me un successo.
Confesso di essere rimasto sorpreso dalle reazioni alla notizia pubblicata sui social network: 31 mila visualizzazioni del tweet in cui annunciavo la firma del contratto mi sembrano un’enormità, ma naturalmente le vendite sono un’altra cosa.
Incredibili le reazioni anche su Facebook e Instagram. Mi hanno chiamato radio e televisioni private offrendomi di fare la presentazione del libro. Confesso che sono molto curioso di verificare come andrà a finire.”
La prefazione, inoltre, è stata curata dal giornalista e radiocronista sportivo Riccardo Cucchi. Anche lui, come Garbo, ha tenuto a condividere un piccolo accenno della sua visione di questo mondo.
A dirne di “Un inviato poco speciale” anche Maria Pia Selvaggio, proprietaria della casa Editrice: “Un libro “fiume” fatto di ricordi; un insieme brillante di inchieste e interviste, di cose accadute messe in fila e a fuoco attraverso un realismo psicologico ed un’ironia senza eguali.
L’attenzione per i particolari, per i gesti compiuti da campioni sportivi, ma anche da personalità poliedriche, che gli sono passati “davanti al microfono”, ci aprono un panorama intellettuale da cui spesso si tira fuori, palesando un’umiltà senza eguali.
Daniele Garbo, scrittore, racconta in maniera distesa e rilassata, rispettando il ritmo che devono avere le cose narrate, riuscendo ad accendere riflettori su aneddoti e vite vissute di cui avremmo ignorato l’esistenza.
Per quanto straordinaria l’aneddotica, lo scrittore affonda in tutta una serie di persone e personaggi (Maradona, per citarne uno a caso), di cui rivela aspetti insoliti trattati in una tonalità capace di chiudere un cerchio narrativo, senza annoiare né pontificare.
Una storia? Una biografia? Un libro? Con lo scrittore Garbo la storia è stata scritta, la biografie raccontate, il libro pubblicato, a breve, con nostro sommo piacere.”
Volevo solo giocare a ping pong:
È il secondo dopoguerra, il mondo è diviso in due blocchi, ma da una parte e dall’altra le crepe si insinuano: Nixon cerca una exit strategy dal Vietnam, URSSe Cina confliggono sulla politica estera. I Beatles si sono sciolti, ma il loro ultimo singolo “Let it be” lo cantano tutti.
Nell’anticamera di un conflitto mondiale nefasto lo sport diventa un mezzo di propaganda ideologica. Ma la vita dei campioni non è mai facile ed è tra il campo e gli spalti che si apre un varco di pace e ribellione.
Storie e aneddoti di un mondo non troppo lontano si alternano fra le pagine di questo libro, rischiarando le vicende di Presidenti, leggende dello sport, attivisti politici e semplici comparse.
Fra un golpe e una rivoluzione, ai garofani di Lisbona e alle strade di Budapestfanno da contraltare campi di calcio, piscine di nuoto e piste di atletica. Sport e politica si nutrono delle stesse narrazioni: i popoli e gli atleti affrontano le loro battaglie, che a volte durano vent’anni, altre solo novanta minuti.
Con una scrittura che ha la voce calda di una cronaca appassionata, Ciro Romano disegna una mappa inedita degli anni della guerra fredda e di quel tempo – che forse non è mai passato del tutto – in cui una partita non era mai solo una partita. E in cui un pullman cinese che fa salire a bordo un campione americano di ping pong potrebbe cambiare il corso della Storia.
L’autore:
Ciro Romano vive a Salerno con la moglie, due figli e una cagnolina con fre zampe. È avvocato, abilitato alle Magistrature Superiori. Guarda il calcio dall’età di tre anni, e ne scrive per testate giornalistiche e pagine social. Prima per passione, poi per motivi professionali, diventa esperto di tifo radicale. Tiene conferenze e partecipa a dibattiti pubblici per l’abolizione alle limitazioni di legge al tifo e agli spostamenti delle tifoserie.
Volevo solo giocare a ping pong è il suo primo libro.
La promozione del libro:
Volevo solo giocare a ping pong sarà distribuito in tutte le librerie italiane (sia fisiche che online) a partire dall’11 aprile 2024. Il libro è già in lettura presso la stampa nazionale (Il Fatto Quotidiano, L’Avvenire e La Domenica de Il Sole 24 Ore hanno già confermato l’interesse a pubblicarne una recensione).
Inoltre il libro sarà presente al Salone del Libro di Torino dal 9 al 13 maggio, a Napoli Città Libro dal 14 al 16 Giugno e alla Frankfurter Buchmesse, la più importante fiera del libro a livello internazionale per lo scambio dei diritti, dal 16 al 20 ottobre 2024.
Volevo solo giocare a ping pong è disponibile anche su Amazon.
Focus
Juventus, la cura Spalletti funziona: ora puoi tornare grande
Tre vittorie di fila e una Juventus diversa. Più solida, più convinta e a due punti dalla vetta: il lavoro di Spalletti inizia a dare segnali chiari.
La Juventus continua a crescere. Ieri, contro la Roma, è arrivata la terza vittoria consecutiva tra tutte le competizioni, ma soprattutto il secondo successo di fila contro una diretta concorrente per la Champions, dopo quello della scorsa settimana contro il Bologna.
Segnali importanti, che raccontano di una squadra in netta evoluzione rispetto a qualche settimana fa. Nelle ultime due uscite, soprattutto, si è vista una Juve diversa: più compatta, più attenta, ma anche più sicura delle proprie idee e a tratti persino bella e convincente, pur non essendo ancora ai livelli che Spalletti vorrebbe raggiungere.
Ed è proprio questo il punto: il margine di miglioramento resta ampio, ma il percorso intrapreso sembra quello giusto. La crescita è evidente e si riflette anche sulla classifica. Oggi la Vecchia Signora si trova a soli due punti dalla vetta, seppur con una partita in più, un dettaglio che non cancella però il lavoro fatto fin qui.
Un lavoro che porta chiaramente la firma di Spalletti.

LUCIANO SPALLETTI AMAREGGIATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Juventus, numeri e identità: il marchio di Spalletti
Da quando è arrivato sulla panchina bianconera, infatti, il tecnico di Certaldo ha dato alla Juventus un’identità precisa. In 11 partite da tecnico della Juve è arrivata una sola sconfitta, contro il Napoli. Per il resto il bilancio parla di 7 vittorie e 3 pareggi, risultati che non sono arrivati per caso ma attraverso idee chiare, organizzazione e una maggiore compattezza collettiva.
La Juventus oggi sa cosa fare in campo, sa come difendersi e quando accelerare. È più corta, concede meno e riesce a gestire meglio i momenti della partita. Tutti aspetti che mancavano in precedenza e che ora iniziano a essere riconoscibili.
È probabilmente ancora presto per parlare apertamente di rimonta scudetto, anche perché l’obiettivo dichiarato della stagione resta la qualificazione alla Champions League. Ma se le squadre davanti continueranno a perdere punti, come già successo più volte finora, tutto può succedere.
La Juventus non è ancora tornata grande, ma ha iniziato a comportarsi come tale. La strada è lunga, serviranno continuità e ulteriori conferme, ma la sensazione è che la cura Spalletti stia funzionando. La squadra cresce, i risultati arrivano e la classifica sorride più di quanto ci si potesse aspettare solo poche settimane fa.
Sognare forse è prematuro, ma nemmeno proibito. E in fondo, come spesso accade nel calcio, quando le basi sono solide e le idee chiare, il resto può arrivare da sé.
La Juventus, intanto, ha ritrovato fiducia. E non è poco.
Focus
Napoli, dal Bologna al Bologna: il cerchio che si chiude
Il Napoli ritrova il Bologna in finale di Supercoppa: un mese e mezzo dopo la notte più buia, una sfida che vale molto più di un trofeo.
Il Napoli ha scoperto ieri sera che sarà il Bologna l’avversario nella finale di Supercoppa Italiana. Una sfida che va ben oltre il valore del trofeo. Proprio contro i rossoblù, prima dell’ultima sosta per le Nazionali, la squadra partenopea aveva probabilmente toccato il punto più basso della sua stagione. La sconfitta in Emilia aveva aperto una fase delicatissima: voci insistenti sulle possibili dimissioni di Antonio Conte, presunte fratture nello spogliatoio, un clima pesante che sembrava destinato a trascinarsi a lungo, come un domino pronto a cadere.
E invece, da quel momento, qualcosa è cambiato. Al rientro in campo il Napoli ha iniziato a cambiare passo, trovando continuità e convinzione. Le vittorie contro Atalanta, Roma e Juventus hanno restituito fiducia a un ambiente che sembrava smarrito. Non sono mancati i passi falsi, come quelli della scorsa settimana contro Benfica e Udinese, ma la vittoria contro il Milan nella semifinale di Supercoppa ha lasciato sensazioni diverse: un Napoli che continua a cambiare pelle e che, forse, è davvero rinato.

L’ESULTANZA GRINTOSA DI ANTONIO CONTE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Napoli, una finale per guardare avanti
Ora, però, serve la conferma definitiva. Di nuovo il Bologna, di nuovo la squadra di Vincenzo Italiano, questa volta con in palio un trofeo. Vincere la Supercoppa permetterebbe di riscattare un inizio di stagione complicatissimo, ma sarebbe soprattutto un segnale forte. Battere i felsinei, un mese e mezzo dopo quella sconfitta che aveva annichilito l’ambiente azzurro, significherebbe chiudere un cerchio, trasformando una ferita aperta in un punto di ripartenza.
Il successo avrebbe un peso enorme anche in prospettiva. Il nuovo anno vedrà il Napoli impegnato nella difesa del titolo e desideroso di andare avanti in una Champions League finora più sofferta che brillante.
Vincere l’ennesimo big match di questo periodo manderebbe un messaggio chiaro anche alle rivali: il Napoli c’è, ed è pronto a giocarsela fino in fondo. Dal Bologna al Bologna, dunque. Il passato recente è lì, davanti agli occhi. Il futuro, invece, passa da questa finale. Sta al Napoli decidere come affrontarlo.
Focus
Aleksey Batrakov, il talento che ha stregato Barcellona e Psg!
Il Lokomotiv Mosca vanta in rosa il giocatore più prezioso della Russian Premier League, ovvero Aleksey Batrakov. Barcellona, Psg e Porto hanno mostrato interesse.
Aleksey Batrakov è un trequartista classe 2005 del Lokomotiv Mosca. Vale 25 milioni di euro e, in 2 stagioni (sino ad ora) ha realizzato 60 presenze, 30 gol e 15 assist.
Un contributo offensivo che farebbe scalpore anche se si trattatasse di una punta, ma stiamo parlando di un trequartista di soli 20 anni.
La sua permanenza in Russia dalla prossima stagione appare improbabile, dato l’interesse di club come Barcellona, Psg e Porto.
Il giocatore ha un contratto che lo lega al club sino al 2029. A meno che non siano il giovane stesso e i propri agenti a spingere per una cessione, potrebbero essere necessari 30 milioni di euro o anche più per acquistarne le prestazioni.

Dal Barcellona al Psg, ma chi è Batrakov?
Il giocatore attualmente vanta 15 gol e 6 assist in 23 presenze. È il miglior marcatore del e il secondo miglior assistman in questa stagione del campionato russo.
È il calciatore con più tiri nello specchio della porta nel Lokomotiv Mosca (1.4), è quello che tenta più tiri a partita (2.8), quello che ha creato più occasioni importanti (9) e il primo per passaggi chiave nei 90 minuti (3.1 a partita).
Offensivamente è un gioiello assoluto, in ogni singolo aspetto possibile.
La sua qualità più distintiva è la capacità di arrivare in area di rigore al momento giusto. Ha l’istinto di un attaccante con l’intelligenza tecnica di un regista.
Supporta tanto l’attacco e torna anche indietro, si sacrifica per tentare di recuperare palla e far ripartire l’azione in attacco, spesso con lui a guidarla.
La sua intelligenza calcistica è eccezionale: interpreta gli spazi, anticipa le reazioni difensive e trova costantemente angolazioni che aprono percorsi di progressione per la sua squadra.
Davanti alla porta, mostra una calma e una precisione fuori dal comune per un giocatore della sua età.
Invece di forzare tiri dalla distanza (sebbene possa tirare anche da lontano con ottima precisione), cronometra le sue incursioni in area di rigore, concludendo con precisione e compostezza. I suoi movimenti gli permettono di aggirare i duelli fisici; segna evitando il contatto piuttosto che subendolo.
primo tocco preciso e un controllo eccellente negli spazi stretti. Pur non essendo un dribblatore naturale, il suo gioco di collegamento rapido e la capacità di combinare palla in spazi ristretti lo rendono molto efficace nelle zone d’attacco affollate.
La sua agilità, il suo equilibrio e la sua tecnica pulita gli garantiscono di perdere raramente il possesso palla sotto pressione.
Avrebbe le caratteristiche tecniche per giocare anche come seconda punta, ma al momento fisicamente sarebbe troppo faticoso per lui.
Alto 171cm e con un fisico ancora da dover irrobustire. In Russia potrebbe anche interpretarlo, ma nei top 5 campionati russi non sarebbero sufficienti le alte qualità tecniche per eludere i duelli avversari.
Una tappa intermedia sarebbe la più consigliata nel suo caso. Al Porto, con Farioli, potrebbe maturare molto e senza particolari pressioni.
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