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Serie A, la TOP 11 della stagione 2024/2025

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Conclusasi ufficialmente la stagione calcistica, quantomeno a livello di club, è arrivato il momento di tirare le somme: ecco cosa ci ha detto la Serie A.

La Serie A 2024/2025 ha emesso i suoi verdetti, definitivi e insindacabili. Deludenti per alcuni, sorprendenti per altri. Festeggiamenti e delusioni, dubbi e certezze. Ecco, secondo me, gli undici che si sono distinti di più.

Serie A, ecco la TOP 11 della stagione

– Portiere:

In ex aequo, la palma di miglior portiere della stagione se la aggiudicano in due. Impossibile non menzionare Mile Svilar, ultimo regalo di Mourinho alla Roma. Scoperto dal portoghese durante una gara di Champions League fra il suo Manchester United e il Benfica, fortemente voluto nella Capitale e lanciato da titolare in prima squadra nientemeno che a San Siro contro il Milan: nell’ultima partita del Profeta di Setubal sulla panchina giallorossa. Un battesimo di fuoco alla scala del calcio, di quelli che vengono dedicati ai predestinati.

Tuttavia, la mia scelta ricade su De Gea. Uno dei primi cinque portieri al mondo quando sta bene, e quest’anno è stato bene: eccome. Il settimo posto della Fiorentina, strappato con le unghie e con i denti all’ultima giornata per il suicidio della Lazio, è dovuto in larga parte alle sue parate. Senza dubbio il miglior acquisto della recente storia Viola e forse uno dei migliori in assoluto. Un acquisto d’altri tempi, che riporta la mente ai fasti di quando il pallone che rotolava nel bel paese era il più ambito dell’intero orbe calcistico.

Serie A

DAVID DE GEA PUNTA IL DITO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

– Difensori:

La solidità difensiva del suo Napoli campione d’Italia, Antonio Conte l’ha costruita attorno a Rrahmani. Il kosovaro ex-Hellas Verona, nella scorsa sciagurata stagione, aveva dato l’impressione di patire terribilmente l’assenza di un leader difensivo come Kim. Tuttavia, quest’anno si è dimostrato il baluardo della difesa. Che al suo fianco ci fosse Buongiorno (infortunato per praticamente metà stagione), il redivivo Juan Jesus o l’adattato Oliveira poco cambia. Per lui sono due scudetti in tre anni da titolare fisso, altroché gregario.

Mancini e N’Dicka avrebbero meritato di esserci entrambe, ma ho reputato opportuno inserire soltanto un difensore della Roma. I giallorossi hanno avuto numeri difensivi straordinari con Ranieri e i due baluardi della retroguardia capitolina sono cresciuti esponenzialmente. Il primo è finalmente divenuto leader, meno urticante e più concreto, migliorando anche nella costruzione da dietro. Il franco-ivoriano, invece, è finalmente tornato sui livelli che gli avevano permesso di vincere un’Europa League da titolare con l’Eintracht.

Ho scelto di inserire Mancini, in modo tale da avere il centro-sinistra “libero” per Bastoni. La finale di Champions League ha messo a nudo le difficoltà dell’Inter di avere un’interpretazione difensiva europea, con l’età di Acerbi e Pavard che impone ai nerazzurri sempre una linea molto bassa. In una retroguardia che fa fatica ad alzare le linee e nel correre all’indietro, il mancino italiano diventa un punto di riferimento per oggi e per domani. Solido, pulito nel far uscire il pallone lateralmente e bravo anche a sganciarsi: tipico braccetto.

Italia, Europei 2024

ALESSANDRO BASTONI INDICA IL NUMERO QUATTRO E GIANLUCA MANCINI ( FOTO FORNELLI/KEYPRESS )

– Centrocampo:

Pulisic è stato una delle poche note liete della stagione del Milan. Il miglior giocatore (sia per rendimento che per valore assoluto) dei rossoneri, assieme a Reijnders che però non trova posto in questa top per il modo in cui lo ha utilizzato Conceicao nel girone di ritorno. 11 gol e 9 assist (il secondo per servizi vincenti in ex aequo con Bellanova, meglio di lui soltanto Lukaku con 10) sono un bottino consistente considerando che la sua squadra ha terminato la stagione al nono posto in classifica: è l’uomo da cui ripartire per ricostruire il Milan.

Orsolini per Bologna può diventare ciò che Gomez è stato per Bergamo e Berardi per Reggio Emilia. Un giocatore di categoria, che non deve illudersi di meritare palcoscenici più lussureggianti. Il ragazzo, che pare intelligente, sembrerebbe averlo capito. “Qui è una favola” ha detto, e non si stenta a crederci. Bologna è un’isola felice, dove si fa (bene) calcio in serenità. La prima stagione ad alto livello a 28 anni fa sì che non lo si possa considerare un grande giocatore, ma ha l’occasione per incidere il suo nome nella storia del suo club.

Impossibile non citare Scott McTominay. Il “centravanti ombra” di Conte, che sfrutta il ruolo da pivot che Conte ha cucito addosso a Lukaku in questa fase della sua carriera per diventare l’epicentro offensivo del Napoli. Centrocampista più prolifico in Serie A e fra i più incisivi d’Europa, il tecnico salentino è riuscito a portare al non plus ultra quella fisicità e quei tempi d’inserimento che lo avevano reso un gigantesco what if al Manchester United. Ma si sa, ad Old Trafford non funziona niente mentre a Napoli ha funzionato tutto.

Thuram è stato una delle poche certezze di una Juventus disastrata. Messo sovente in discussione da un confuso Thiago Motta, da quando Tudor lo ha rimesso al centro del progetto è diventato l’anello di continuità in una squadra che sino all’ultimo ha rischiato di rimpiangere la gestione di questa stagione negli anni a venire. La sensazione è che di questo giocatore, straordinariamente completo, ancora non si sia vista la massima espressione, arrovellato attorno ad un contesto che non gli ha permesso di esprimere le sue capacità.

Napoli

Scott McTominay punta il dito ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

– Attacco:

Se ci sono due note liete nella stagione indecifrabile della Fiorentina, quelle sono il sopracitato Dea Gea e soprattutto Kean. Due giocatori sui quali gravavano legittimi dubbi, legati allo stato fisico per il primo e per la comprovata esuberanza caratteriale nel secondo, ma che hanno trascinato la formazione gigliata al di fuori dell’oblio sportivo. L’ex Juventus fa reparto da solo, attacca la profondità come pochi centravanti in Europa e la sua esuberanza fisica-atletica lo rende uno degli attaccanti più difficili da marcare dell’intera Serie A.

Lukaku deve la sua intera carriera o quasi a Conte. Lo ha trasformato in un bomber implacabile durante il loro primo incontro, quando fu amore a prima vista ad Appiano Gentile. Senza gli schemi del tecnico salentino il gigante belga sembrava perso, lontano parente di quello ammirato durante il suo primo ciclo milanese anche nel suo bis nerazzurro. Dopo un altro ritorno, quello tragicomico al Chelsea. Poi di nuovo la chiamata del suo mentore e Big Rom torna uno dei segreti delle vittorie di Antonio. 14 gol, 10 assist e un lavoro di inestimabile valore per la squadra. Questa versione è meno appariscente della prima, ma non per questo meno efficace.

Impossibile non inserire in una TOP 11 sui migliori giocatori della Serie A il capocannoniere, con Retegui che è parso tutto un altro giocatore dopo la cura Gasperini. Promettente ma limitato a Genova, cannoniere di razza e dall’implacabile concretezza a Bergamo. Ma occhio a dire che la bacchetta magica del Gasp abbia relegato all’Italia il tanto agognato centravanti, poiché non v’é certezza di ciò che trovi al di fuori del Gewiss. La prova del nove saranno il prossimo anno, dove l’italo-argentino saluterà il suo mentore, e i Mondiali del 2026.

italia

Mateo Retegui e Wout Faes ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

– Allenatore:

Sostituire Thiago Motta a Bologna, artefice di qualcosa a metà fra un capolavoro e un miracolo, era il più ingrato degli oneri. Scelta coraggiosa quella di Italiano, ma fatta forte della consapevolezza che in Emilia avrebbe trovato l’ambiente ideale per lavorare. La straordinaria stagione dei rossoblù, per certi versi superiore addirittura a quella passata, inevitabilmente metterà in vetrina alcuni dei suoi pezzi pregiati, che saluteranno la barca parimenti a quanto era successo la scorsa estate con Calafiori, Zirkzee e lo stesso Thiago Motta.

Tuttavia, il Bologna quest’anno ha dimostrato una straordinaria capacità di rigenerarsi. Lungimirante Italiano nell’accettarne la chiamata, molto furbo nel non cedere alle lussureggianti proposte di club più blasonati. Non è detto che altrove si trovino le stesse condizioni per lavorare che ci sono a Bologna, basti vedere il mezzo flop del suo predecessore a Vinovo per rendersene conto. Santino sul tavolo, come Meloni con quello di Renzi alla vigilia dei referendum. Italiano è sì bravo, ma a Bologna quanto incide l’allenatore e quanto il contesto?

Bologna, Italiano

VINCENZO ITALIANO PUNTA IL DITO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Serie A, la TOP 11 della stagione 2024-2025 (3-4-3): De Gea; Bastoni, Rrahmani, Mancini; Pulisic, McTominay, K.Thuram, Orsolini; Kean, Retegui, Lukaku. Allenatore: Vincenzo Italiano.

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Italia, il percorso in Confederations Cup nel 2013

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Balotelli

Oggi, 12 anni fa, l’Italia di Prandelli faceva il suo esordio alla Confederations Cup 2013 contro il Messico. Ma com’è andato a finire il percorso?

Un anno dopo l’ottimo cammino ad EURO 2012, la Nazionale Azzurra di Prandelli vuole provare a vincere la Confederations Cup.

Tra i convocati spuntano i soliti Buffon, Abate, Barzagli, Bonucci, Chiellini, De Rossi, Marchisio, Pirlo e Balotelli. Ma attenzione anche a giocatori come Maggio, Astori, De Sciglio, Candreva, Diamanti, Cerci, El Shaarawy e Giovinco.

Italia, Confederations Cup 2013: spettacolo contro il Giappone

Prandelli, Italia

CESARE PRANDELLI SALUTA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

L’Italia finisce nel Girone A insieme al Brasile (padrone di casa), il Messico e il Giappone. La partita contro i Verdeoro sarà l’ultima partita del girone.

L’esordio è il 16 giugno contro il Messico al Maracanà. Gli Azzurri la sbloccano dopo 27 minuti grazie ad un’altra punizione di Pirlo. Il vantaggio però dura solo 7 minuti e il Messico pareggia con un rigore del Chicharito Hernandez (34′).

Gli Azzurri dominano, ma segnano solo a 12 minuti dal novantesimo grazie al solito Balotelli: buon esordio dunque. La seconda partita contro il Giappone è clamorosa: i Samurai Blu vanno addirittura sullo 0-2 (Honda 20′ e Kagawa 33′).

Un gol di De Rossi (41′) riapre la partita, e a inizio ripresa la banda Prandelli riesce a ribaltarla. Decisivi un autogol di Uchida (50′) e un rigore di Balotelli (52′). Il Giappone però segna il 3-3 con Okazaki (69′), ma poi  arriva il definitivo 4-3 firmato Sebastian Giovnico (86′). 2 minuti dopo, viene anche annullato il gol del 4-4 a Yoshida.

Limiti difensivi e sfortuna

Azzurri dunque in semifinale con un turno d’anticipo insieme al Brasile (6 punti anche per i Verdeoro). La partita per il primo posto tra Italia e Brasile è bella ma dimostra i problemi difensivi degli azzurri.

Il Brasile passa in vantaggio a fine primo tempo con un gol di Dante (45+1), ma la banda Prandelli riesce a pareggiare l’incontro grazie a un gol di Giaccherini (51′). I Verdeoro però, nonostante la sofferenza, segnano due volte (Neymar 54′ e Fred 65′).

Gli Azzurri riescono a riaprirla con Chiellini (71′), ma Fred chiude la partita in extremis (89′) per il definitivo 2-4. La banda Prandelli, dunque, chiude seconda nel girone e affronterà la Spagna in semifinale, un anno dopo la batosta a EURO 2012.

La squadra di Prandelli gioca un’ottima partita attaccando nel primo tempo e resistendo nel secondo tempo e nei supplementari. Ai rigori segnano tutti tranne Bonucci che spara il suo tiro in tribuna: Jesus Navas ne approfitta e manda le Furie Rosse in finale. Tra i rigori calciati, però, c’è anche un bel cucchiaio di Candreva a Casillas.

Gli Azzurri provano a riscattarsi nella partita per il terzo posto contro l’Uruguay: anche in questo caso si va ai rigori, ma i gol non mancano questa volta. La banda Prandelli va in vantaggio nel primo tempo con Astori (24′), ma l’Uruguay pareggia nella ripresa con il solito Matador Cavani (58′).

Le due squadre trovano poi entrambe il gol su punizione: Diamanti per l’1-2 (73′) e Cavani per il 2-2 (78′). Ai rigori il protagonista è Buffon che para i rigori di Forlan, Caceres e Gargano, regalando il terzo posto agli Azzurri: un cammino tutto sommato positivo.

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Cagliari, Pisacane la chiave per ritrovare Gaetano?

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Cagliari

Il ritorno di Fabio Pisacane da allenatore può rilanciare Gianluca Gaetano, poco valorizzato da Nicola ma considerato centrale nel progetto Cagliari.

Il Cagliari volta pagina e affida la guida tecnica a Fabio Pisacane, dopo la decisione di separarsi da Davide Nicola. L’ex allenatore, pur raggiungendo la salvezza, non è riuscito a dare un’identità alla squadra, né a valorizzare appieno un organico che la società considera ricco di talento e con diversi profili su cui puntare anche in chiave futura. 

Tra questi c’è senza dubbio Gianluca Gaetano, il fantasista ex Napoli per cui in estate i rossoblù hanno battuto la concorrenza del Parma, riportandolo in Sardegna dopo gli ottimi 6 mesi della stagione 2023/24. Un’operazione convinta, voluta, ma che finora non ha dato i frutti sperati.

Cagliari

Rome, Italy 4.11.2024 : Cagliari team lined up before Italian football championship Serie A Enilive 2024-2025 match SS Lazio vs Cagliari Calcio at Stadio Olimpico in Rome on November 04, 2024.

Cagliari, Gaetano può tornare centrale

Con Nicola, infatti, non è mai scattata la scintilla: Gaetano ha spesso iniziato le partite dalla panchina, chiuso dalle scelte tattiche dell’ex tecnico e dalla presenza di Nicolas Viola, preferitogli in diverse occasioni. Ora però la situazione potrebbe cambiare radicalmente. 

Viola sembra destinato all’addio visto il contratto in scadenza e una trattativa per il rinnovo ora in stallo, mentre Pisacane, che conosce bene l’ambiente e lo spogliatoio, è pronto a rilanciare i giocatori più tecnici e creativi del gruppo. 

Gaetano, per caratteristiche e qualità, potrebbe essere il primo beneficiario di questo cambio di rotta: il Cagliari ha ancora bisogno della sua fantasia e Pisacane sembra l’uomo giusto per restituirgli un ruolo da protagonista.

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Napoli, Conte detta la linea: vuole una squadra camaleontica

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Milan

Il Napoli è al lavoro per regalare ad Antonio Conte una rosa sempre più competitiva e ambiziosa. Il tecnico vuole gicoatori duttili.

Il Napoli sta lavorando a ritmo serrato per consegnare ad Antonio Conte una rosa quanto più vicina alla versione definitiva già per l’inizio del ritiro estivo. L’obiettivo della società è chiaro: permettere al nuovo tecnico di partire subito con un gruppo quasi al completo per lavorare intensamente sulla parte atletica ma soprattutto sull’identità tattica. Per questo motivo, ha trasmesso un messaggio forte e chiaro al direttore sportivo Giovanni Manna: la parola d’ordine per questo mercato è duttilità.

Napoli

ANTONIO CONTE INVITA TUTTI ALLA CALMA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Napoli, duttilità come parola chiave

Conte vuole calciatori versatili, in grado di interpretare più ruoli e adattarsi ai cambi di sistema o alle emergenze stagionali. Non è un caso se i nomi accostati agli azzurri in queste settimane rientrano pienamente in questa logica. 

Juanlu Sanchez, ad esempio, arriverebbe come vice-Di Lorenzo, ma lo spagnolo del Siviglia potrebbe giocare anche da esterno a tutta fascia o addirittura da ala pura. Un discorso simile vale per  il milanista Yunus Musah, in grado di agire in una mediana a due o a tre, ma anche di spostarsi sull’esterno a gara in corso. 

La duttilità è una caratteristica anche del nuovo acquisto Luca Marianucci, capace di adattarsi sia a una difesa a tre che a quattro, e all’occorrenza persino da mediano, come fatto a Empoli. 

Infine, attenzione al nome di Ademola Lookman: l’attaccante dell’Atalanta partirebbe da ala sinistra nel tridente, ma potrebbe anche accentrarsi sulla trequarti o agire in un attacco a due. 

Il concetto è chiaro: Conte, visti i tanti impegni che attendono la sua squadra la prossima stagione, vuole un Napoli ancor più competitivo e camaleontico, capace di adattarsi ai momenti della partita e alle caratteristiche dell’avversario.

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