Focus
Parma, da uomo mercato ai fischi del Tardini: la caduta di Dennis Man

Il Parma cade in casa contro il Como e trova la seconda sconfitta dall’arrivo di Chivu in panchina. Tra i protagonisti, in negativo, Dennis Man.
Il Parma cade al Tardini contro il Como e perde una grossa chance per ipotecare la salvezza.Il vantaggio sulla zona retrocessione resta comunque rassicurante, ma molto si deciderà nel prossimo turno, quando i crociati affronteranno l’Empoli. È la seconda sconfitta dall’arrivo in panchina di Chivu, ma la prestazione nel complesso è stata incoraggiante. Tante occasioni create e una clamorosa nel recupero, sprecata da Dennis Man.

Benevento, Italy, April 03, 2021. Dennis Man player of Parma, during the match of the Italian football league Serie A between Benevento vs Parma final result 2-2, match played at the Ciro Vigorito stadium in Benevento. Credit: Vincenzo Izzo/Alamy Live News
Parma, i fischi per Man e un addio ormai scritto
L’esterno rumeno, entrato per cambiare la partita, ha fallito da due passi il gol del pareggio e ha accusato il colpo. Un errore che ha scatenato i fischi di una parte del Tardini, con il rumeno che ha forse toccato ieri il punto più basso del suo percorso in gialloblù.
Man non segna dal primo dicembre contro la Lazio e da settimane è finito nel mirino dei tifosi, che gli contestano l’atteggiamento, la mancanza di determinazione e l’assenza di spirito battagliero. Il tutto derivato, probabilmente, da un mercato di gennaio in cui il giocatore, corteggiato a lungo dalla Fiorentina, avrebbe voluto cambiare aria.
Da quel momento, infatti, il rendimento dell’esterno è calato non di poco, e il cambio modulo delle ultime settimane non l’ha di certo aiutato.
Ieri si è vista tutta la sua frustrazione quando, dopo il fischio finale, Man è scoppiato in lacrime. Ha sfogato la rabbia in panchina e poi è andato sotto la curva, dove ha ricevuto l’abbraccio e l’incitamento dei compagni. Un segnale forte da parte del gruppo, in un momento molto complicato per lui.
A fine stagione l’addio sembra ormai inevitabile. Le big che lo seguivano a gennaio, però, adesso sono molto più lontane.
Focus
Milan-Benfica 1-0: la quarta Coppa dei Campioni rossonera

Il 23 maggio è una data storica per il milanismo. Trentacinque anni fa, nel 1990, Milan-Benfica segnò la vittoria della quarta Coppa dei Campioni rossonera.
La squadra rossonera con questa vittoria europea in quel di Vienna suggellava uno dei cicli più vincenti e iconici della storia del calcio europeo. Tutto questo nella cornice dello stadio Prater (oggi Ernst Happel Stadion), teatro di una finale combattuta contro il Benfica.

arrigo sacchi celebrazione 120 anni ac milan during Milan vs Sassuolo, Italian Soccer Serie A Men Championship in Milano, December 15 2019 – LPS/Fabrizio Carabelli
Notti europee: Milan-Benfica
A guidare il Milan c’era Arrigo Sacchi, innovatore del pallone, che aveva rivoluzionato l’idea stessa di questo sport. Il suo Milan non si affidava a giocate estemporanee, ma al collettivismo in cui ogni elemento era funzionale al tutto. In campo, poi, nomi sublimi: dalla difesa composta da Baresi, Costacurta, Maldini e Tassotti, passando per il dinamismo e la visione di Ancelotti e Donadoni a centrocampo. Per arrivare poi all’incredibile trio olandese rappresentato da Ruud Gullit, Marco van Basten e Frank Rijkaard.
Un trio che possedeva caratteristiche come potenza, tecnica e intelligenza tattica. I rossoneri si presentavano a Vienna per cercare quello che oggi chiamerebbero “back to back”. In sostanza avevano vinto la Coppa dalle grandi orecchie nel 1989 e provavano a ripetersi nel 1990.
Il percorso europeo era stato tutt’altro che semplice. Dopo aver superato agilmente il primo turno contro l’HJK Helsinki, il Milan aveva eliminato il Real Madrid (2-0 a San Siro e una sconfitta indolore per 1-0 al Bernabéu). Ai quarti, avevano avuto la meglio sul Malines, ma solo nei supplementari. In semifinale fu il Bayern Monaco a mettere seriamente alla prova i campioni uscenti. Decisiva, in quel caso, la regola del gol in trasferta. Ad aiutare i rossoneri il 2-2 nel complessivo.
La squadra di Arrigo Sacchi arrivò prima anche in questo frangente: prima volta nella storia a passare un turno grazie a questa norma anche dopo i supplementari.
Un lampo di Rijkaard illumina la notte rossonera
Ad affrontare il team di Sacchi il Benfica di Sven-Göran Eriksson. I portoghesi arrivavano da una cavalcata imponente. Avevano battuto tra gli altri Honvéd, Dnipro e Olympique Marsiglia. Ma il Milan era di un altro livello rispetto a quelle compagini.
Primo tempo molto tattico, con entrambe le squadre prudenti e concentrate nel non concedere opportunità. Di conseguenza nessuna occasione clamorosa. A regnare soltanto tanta lotta ed equilibrio assoluto.
La svolta arriva nella ripresa. Rientrato dagli spogliatoi il Milan prende più coraggio iniziando ad alzare i ritmi. Van Basten sfiora il vantaggio, trovando la pronta risposta del portiere lusitano Silvino Louro.
Ma al 67’ proprio l’attaccante olandese serve un pallone in profondità a Frank Rijkaard, che taglia la difesa del Benfica come burro, si presenta davanti al portiere e con freddezza lo trafigge. Milan-Benfica 1-0. E reterà così fino al triplice fischio. Da quel momento in poi, il Milan gestisce il vantaggio con maturità e intelligenza, impedendo ai portoghesi di rientrare in gara. Una vittoria di squadra, di metodo, di carattere, in puro stile Arrigo Sacchi.
Un lascito per le generazioni future
Quella finale non è stata solo la conquista della quarta Coppa dei Campioni nella storia del Milan. E’ stata l’apice di un’epoca irripetibile. Il ciclo di Sacchi ha lasciato un segno indelebile nel calcio, diventando modello e fonte d’ispirazione per generazioni di tecnici.
Oggi, a 35 anni di distanza, quella notte viennese continua a vivere nei racconti, nei video sgranati, nei cori dei tifosi, nei ricordi di chi c’era e in quelli di chi avrebbe voluto esserci. Quel 23 maggio 1990 è una data scolpita nella leggenda rossonera. Un esempio di come il calcio, quando giocato con intelligenza e passione, si trasforma in arte.
E per ogni milanista, Milan-Benfica resterà per sempre una sinfonia perfetta in bianco, rosso e nero.
Focus
Storie di Campioni: Gianluigi Buffon

Riviviamo la carriera calcistica dei migliori campioni del passato. Dai primi calci al pallone alla gloria eterna. Oggi è il turno di Gianluigi Buffon.
Gianluigi Buffon è stato uno dei più grandi portieri della storia del calcio. Riviviamo la sua vita e carriera dagli inizi di Parma fino alle grandi parate che lo hanno fatto diventare quello che è stato.

L’URLO DI LUCIANO SPALLETTI E GIGI BUFFON ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Gianluigi Buffon: gli inizi
Gigi Buffon nasce a Carrara il 28 gennaio 1978 da una famiglia di sportivi. Da sempre appassionato al calcio, comincia a muovere i suoi primi passi nella scuola calcio del Canaletto, successivamente dopo aver passato diversi anni tra settori giovanili di squadre dilettanti, arriva la chiamata del Parma. Inizialmente cominciò a giocare a centrocampo e solo all’età di 14 anni passò alla porta. Dopo aver fatto tutta la trafila giovanile nella stagione 1995/96 venne aggregato alla prima squadra, dove inizierà ad incantare tutti.
Il debutto con il Parma e il passaggio alla Juventus
Esordì all’età di 17 anni il 19 novembre 1995 contro il Milan, la gara terminò 0-0 e lui fu uno dei migliori in campo. Nella stagione successiva diventò il portiere titolare del gialloblu. Fu una grande stagione dove i parmensi riuscirono ad arrivare secondi in campionato alle spalle della Juve e si qualificarono alla UCL. La consacrazione arriva nella stagione 1998/99 dove il Parma riuscì a vincere Coppa Italia e Coppa UEFA. Successivamente per 75 miliardi di lire passò alla Juventus diventando l’acquisto più oneroso della storia bianconera.
L’amore per la Juventus
Con la Juventus resta per 19 stagioni diventando una vera e propria bandiera del club (con una parentesi in Francia al PSG). Diventa così probabilmente il portiere più forte della storia del calcio alternando parate su parate che porteranno i bianconeri in alto in Italia. Nel 2006 dopo essere diventato Campione del Mondo con la Nazionale decide di restare in bianconero dopo la retrocessione in Serie B giurando così amore alla maglia. Dopo aver riportato il club al titolo di Campione d’Italia (per 9 anni di fila), decide di cambiare aria e approdare in Francia al PSG.
Gianluigi Buffon, la parentesi in Francia e il ritorno a Parma
All’età di 40 anni passa al PSG provando a vincere la tanto ambita Champions League (unico titolo mai vinto in carriera. Sarà una stagione con molti alti e bassi dove non riuscirà a vincere la massima competizione europea. Dopo esser tornato alla Juve come secondo portiere decide dunque di chiudere il cerchio e tornare al Parma in Serie B. Saranno anni faticosi dove però riuscirà a portare i gialloblu nella massima serie italiana, il 30 Maggio 2023 scende in campo contro il Cagliari, quella sarà la sua ultima partita. Si ritirerà poi il successivo 2 agosto, all’età di 43 anni.
La Nazionale
Con la Nazionale italiana disputa il Mondiale del 1998, del 2002, del 2006, del 2010e del 2014, trionfando in Germania nel 2006 disputando un torneo clamoroso. Con l’Italia ha disputato 176 partite, diventando così uno dei giocatori simbolo della Nazionale. Tutt’ora è stato nominato capo delegazione della Nazionale da CT Luciano Spalletti.
Gianluigi Buffon: il palmares
Club
- Coppa Italia: 6 (record condiviso con Roberto Mancini)
- Parma: 1998-1999
- Juventus: 2014-2015, 2015-2016, 2016-2017, 2017-2018, 2020-2021
- Supercoppa italiana: 7 (record)
- Parma: 1999
- Juventus: 2002, 2003, 2012, 2013, 2015, 2020
- Campionato italiano: 10 (record)
- Juventus: 2001-2002, 2002-2003, 2011-2012, 2012-2013, 2013-2014, 2014-2015, 2015-2016, 2016-2017, 2017-2018, 2019-2020
- Campionato italiano di Serie B: 1
- Juventus: 2006-2007
- Supercoppa francese: 1
- Paris Saint-Germain: 2018
- Paris Saint-Germain: 2018-2019
-
- Coppa UEFA: 1
- Parma: 1998-1999
Nazionale
- Campionato mondiale: 1
- Germania 2006
Individuale
- Trofeo Bravo: 1
- 1998-1999
- Oscar del calcio AIC/Gran Galà del calcio AIC: 16
- Miglior portiere: 1999, 2001, 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2008
- “Fan” award: 2006, 2007
- Squadra dell’anno: 2012, 2014, 2015, 2016, 2017
- Miglior calciatore assoluto: 2017
- ESM Team of the Year: 3
- 2002-2003; 2014-2015; 2016-2017
- Miglior portiere europeo: 3
- 2003, 2016, 2017
- Miglior giocatore UEFA: 3
- Miglior portiere: 2003, 2017
- Miglior giocatore dell’anno: 2003
- Squadra dell’anno UEFA: 5
- 2003, 2004, 2006, 2016, 2017
- Portiere dell’anno IFFHS: 5
- 2003, 2004, 2006, 2007, 2017
- Inserito nel FIFA 100
- 2004
- Premio Yashin: 1
- 2006
- All-Star Team del mondiale: 1
- Germania 2006
- FIFA FIFPro World XI: 3
- 2006, 2007, 2017
- Squadra del torneo dell’europeo: 2
- Austria-Svizzera 2008, Polonia-Ucraina 2012
- Premio IFFHS: 2
- Miglior portiere degli ultimi 20 anni: 2009, 2012
- Premio IFFHS: 1
- Miglior portiere del decennio (2000-2009)
- Premio IFFHS: 1
- Miglior portiere del XXI secolo (2012)
- Premio IFFHS: 1
- Miglior portiere degli ultimi 25 anni: 1987-2012
- Premio IFFHS: 1
- Miglior portiere di tutti i tempi: 1987-2020
- Squadra della stagione della UEFA Europa League: 1
- 2013-2014
- Squadra della stagione della UEFA Champions League: 2
- 2014-2015, 2016-2017
- Pallone Azzurro: 2
- 2013, 2016
- Premio Gianni Brera allo sportivo dell’anno: 1
- 2015
- Premio Nazionale Carriera Esemplare “Gaetano Scirea”: 1
- 2016
- Golden Foot: 1
- 2016
- The Best FIFA Goalkeeper: 1
- 2017
- Gazzetta Sports Awards nella categoria Uomo dell’anno: 1
- 2017
- Squadra maschile dell’anno IFFHS: 1
- 2017
- Candidato al Dream Team del Pallone d’oro (2020)
- Premio IFFHS: 1
- Miglior portiere degli ultimi 35 anni (1987-2022)
- Globe Soccer Awards alla carriera
- 2024
- UEFA President’s Award: 1
- 2024
Focus
Como, Yeremay promesso sposo: statistiche e scheda tecnica

Il Como di Fabregas, al termine di una stagione straordinaria, è già in clima calciomercato e a breve dovrebbe chiudere per Yeremay. Ecco l’identikit.
I lariani sono pronti al primo grande colpo del prossimo calciomercato. Il primo reparto interessato da cambiamenti è l’attacco, 30 milioni di euro già sul piatto.
Como, l’identikit di Yeremay: primo colpo da 90?
Il percorso clamoroso di Nico Paz e compagni è ancora impresso negli occhi di tutti gli appassionati ma per la società lombarda è già tempo di pianificare le prossime mosse, soprattutto in ambito calciomercato.
Da settimane infatti proseguono i contatti tra il Como e il Deportivo La Coruna per il trasferimento, alla corte di Fabregas, dell’attaccante classe 2002 Yeremay Hernández.
Nato a Las Palmas, ha iniziato a praticare il calcio all’interno della cantera del club cittadino per poi passare a quella del Real Madrid e da subito ha attirato l’attenzione di diversi talent scout. L’esordio in Liga2 avviene il 17 agosto 2024, dopo una lunga trafila tra le leghe minori, con la maglia del Deportivo.

Fonte: profilo Instagram Yeremay https://www.instagram.com/p/DBKNS7gI-hA/
La stagione ormai conclusa è stata quella dell’esplosione per Yeremay che ha messo a referto 15 gol e 5 assist in 37 partite, conquistando le attenzioni di club anche esteri, tra cui il Como e la Juventus.
Il club lariano però è risultato più deciso e sicuro dell’ingaggio del 10 che in particolare vanta una grande tecnica individuale, unita a freddezza sotto porta e tendenza ad aiutare la squadra in fase di costruzione. Lo stile di gioco assomiglia a quello di Nico Paz ma la posizione prediletta è principalmente largo a sinistra per poi rientrare.
Un colpo da 90 per il Como che nelle prossime ore finalizzerà l’operazione pagando la clausola da 30 milioni di euro.
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