Doti che in effetti Dugarry non metterà in mostra. Nel frattempo, sempre in Italia, la Juventus si aggiudicava le prestazioni calcistiche dell’altro compagno di squadra di Dugarry, Zidane. Ma qui viene il bello. A distanza di qualche anno poi Silvio Berlusconi dichiarerà: “Mandai Braida in Francia: invece di tornare da Bordeaux con Zidane mi portò Dugarry”. Galliani si schierò subito a difesa di Braida dicendo: “In quel momento il ruolo di Zidane era coperto da Roberto Baggio e da Savicevic, a noi serviva un vice-Weah”.
Il vero problema di Dugarry a quei tempi era che segnava con il contagocce. Inoltre un grave problema del francese era la mancanza di modestia, da buon tipico girondino quale era. Basti pensare che nella conferenza stampa di presentazione disse: “Mi considero un piccolo Vialli. Voglio giocare e non ho certo paura della concorrenza di George Weah”.
La fortuna del francese
Il bilancio al primo anno è modesto. Il Milan arriva settimo in campionato, con Christophe che mette a referto 5 reti, ma nessuna ad un top club. C’è da dire che il francese, nella sua carriera, non arriverà mai alla doppia cifra. L’avventura al Milan terminava l’estate seguente, con Galliani che riuscì a piazzarlo al Barcellona. In Spagna il bilancio sarà ancor più scadente.
Ma il francese doveva avere una buona stella a vegliare su di lui. Infatti, grazie ad una discreta annata in Francia con il Marsiglia, riesce a guadagnarsi la convocazione al Mondiale del 1998 in casa.
Dugarry nella competizione per nazioni riuscì anche a segnare un gol, che gli conferì i gradi di campione del mondo. Dopo tutto questo torna nella squadra che lo aveva lanciato, il Bordeaux,. Nel 2000 riesce addirittura a diventare campione d’Europa con la Francia, ai danni della nostra Italia. La sua carriera terminerà dopo una parentesi in Inghilterra con il Birmingham ed una in Qatar.
Attualmente, Dugarry lavora come opinionista presso una TV francese e presta la sua voce come commentatore tecnico nella serie di videogames PES.




