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Milan, “la maledetta domenica” di Loftus-Cheek, segna ma arriva Rabiot: si apre il ballottaggio

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Milan: Adrien Rabiot pronto a prendere il posto di Loftus-Cheek, consolidando il suo rapporto con Allegri e il ruolo chiave nel centrocampo rossonero.

Nonostante la bellissima notizia che ha visto Ruben Loftus Cheek rientrare nei piani della sua nazionale, con Thomas Tuchel che diramando la lista dei convocati ha deciso di comprendere anche il nome di RLB, interrompendo così un digiuno di esperienze extra club che durava da sette anni, esattamente dal 18 novembre 2018.

Loftus Check sarà dunque arruolato nella nazionale,  di cui sarà assieme ad Harry Kane l’unico giocatore che milita attualmente al di fuori dei confini inglesi. un dato a suo favore che rende la notizia ancora più sorprendente, dato che nonostante il grande talento di cui la Premier League dispone, il nome di Loftus Cheek,  una volta appreso dell’infortunio di Adam Wharton del Crystal Palace, avvenuto domenica sera contro l’Aston Villa,  è stato il primo a cui ha pensato il commissario tecnico inglese.

Ma cosa è successo qualche kilometro più a sud, sempre domenica sera, che  ha visto coinvolte Milano  e Marsiglia: Giusto, l’arrivo di Adrien Rabiot a Milano, proprio nella  sponda rossonera, andando così a rovinare, quello che di li a poche ora avrebbe potuto essere coronato come uno dei migliori weekend del numero 8 rossonero, da quando si trova in Italia: iniziato con un goal venerdì sera a Lecce e culminato poi con il richiamo da parte della sua nazionale.

Milan, cosa cambia con Rabiot

Ecco ora cosa potrebbe succedere in mezzo al centrocampo rossonero: senza fasciarsi la testa prima di sbatterla, è opportuno pensare che, se da una parte il ruolo di Modric differisce sia per occupazione di campo che per questioni tattiche, oltre ad essersi rivelato salvifico per l’organizzazione di gioco rossonero, con il croato onnipresente sul rettangolo di gioco, pronto a detta spazi e tempi di tutta la manovra offensiva.

E accanto a lui l’imprescindibile Fofana, che dopo aver passato una stagione a reggere praticamente in solitaria il peso del reparto, data la propensione offensiva da trequartista prestato ad essere uno dei due di un 4-2-3-1 di Tijani Reijnders, ad oggi sembra aver confermato ancora una volta quanto di buono sia in grado di fare.

Che sarà proprio Ruben Loftus-Cheek, il prescelto per lasciare il posto ad Adrien Rabiot? è una domanda che sorge spontanea ed è così che allo stesso tempo trova la sua risposta. Dato che difficilmente il francese raggiungerà Max Allegri per sedersi accanto a lui in panchina.

Sembra essere dello stesso avviso anche Adrien Rabiot,  che non ha mai voluto nascondere di avere  un ottimo rapporto con il tecnico, che sconfina dall’erba del campo di calcio sino a rientrare in una sfera più ristretta, quasi come a legarli. Oltre alla questione tecnico-tattica –  motivo per cui in 3 anni passati in bianconero con Allegri è stato schierato in campo 127 volte –  ci sia anche quella personale, citata prima,  che lo ha portato a definire lo stesso allenatore con queste parole affidate alla Gazzetta dello Sport: “Apprezzo molto Allegri come persona. Ha una mentalità vincente. E con lui posso parlare di tutto, non solo di calcio”.

Milan, Allegri

MASSIMILIANO ALLEGRI PENSIEROSO SULLA PANCHINA DELLA ROMA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

La grande stagione di Rabiot al Marsiglia

Se mischiamo questo al fatto che sotto la guida di Roberto De Zerbi abbia raggiunto i suoi migliori numeri in carriera: sia a livello meramente statistico, parlando di gol e assist (10 e 6), ma anche dal punto di vista dell’impiego in termini di minutaggio, con l’allenatore cresciuto nel settore giovanile, guarda caso proprio del Milan, che dopo averlo messo in campo per la prima volta non lo ha più voluto togliere. Rabiot ha infatti giocato tutte le partite dell’OM dal 20 ottobre (proprio dopo la sosta per le nazionali, come quello che accadrà a Milano, dove verrà arruolato alla squadra una volta terminati gli impegni con la nazionale transalpina, tra l’altro è anche dove ha svolto le visite mediche) sino al termine della scorsa stagione.

Un attestato di stima che, se da una parte lascia sgomenti dato quanto accaduto — anche se denota la fermezza e ponderazione di De Zerbi nel trattare determinate situazioni delicate — che un giocatore così importante venga lasciato partire così a meno di 24 ore dal termine del calciomercato, subito dopo aver perso una partita fondamentale come il derby degli olimpici (Olympique Marseille vs Olympique Lyon), dall’altra trova l’esatta esaltazione nel modo di pensare di Allegri, che come De Zerbi prima di lui aveva riservato un trattamento speciale.

Dalle parole al campo, la rinascita di Rabiot

Quando, nel marzo 2023, anno della consacrazione di Rabiot dopo anni bui in Serie A, aveva segnato già più gol dei suoi 4 anni precedenti alla Juventus (al tempo già 9). Si era già capito da qui che qualcosa era cambiato: una rinascita in bianconero, settando uno standard che ha fatto da  preludio di quella che è sarebbe stata l’ efficienza nella carriera di Rabiot da lì in avanti.

Un punto altissimo che poi è stato mantenuto nel tempo, scatenato presumibilmente dalla data fissata sul suo contratto, che lo avrebbe messo davanti a una nuova trattativa, che, ovviamente, come accade nel mondo del calcio: buone prestazioni sono seguite da ottime cifre in sede di negoziazione.

Un mantra che ha trovato in Max Allegri il punto di partenza, dato che, ad ispirare (e con il senno di poi anche ad anticipare) la grande stagione di Rabiot, furono proprio le sue parole: “Dovrebbe fare dieci gol, non cinque o sei”. Ulteriore conferma della profonda lungimiranza: Allegri aggiunge, “Il primo gol arriva da un suo inserimento, ma di questi ne deve fare trenta a partita, perché è forte di testa, ha strappo con le gambe. È normale che quando arriva dentro l’area deve essere decisivo”. Ed è proprio dall’interno dell’area di rigore il luogo da cui sono arrivati tutti e 10 i gol realizzati nella scorsa stagione al Marsiglia.

Milan

Sia che si continuerà sulla strada del 3-5-2 o, come suggerito dalle parole di Tare, virare su un 4-3-3, poco cambia, gli undici titolari  del Milan sono comunnque destinati  a subire un cambiamento. Che sarà Adrien Rabiot il cavallo giusto su cui puntare per evitare ulteriori passi falsi? Lo scopriremo solo col tempo, intanto iniziamo a vedere un impronta più vicina al modus Allegriano, con la speranza che  possa essere di buon auspicio per una stagione migliore di com’è iniziata.

 

 

 

 

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Contestato, discusso, vincente: perché De Laurentiis è il miglior presidente della storia del Napoli

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Napoli

Dal fallimento alla Serie C fino a scudetti e trofei: i numeri e i fatti dell’era De Laurentiis alla guida del Napoli.

Si può discutere sul carattere, sul modo di comunicare, sulle scelte spesso divisive. Ma se si guarda ai fatti, è difficile sostenere il contrario: Aurelio De Laurentiis è il miglior presidente che il Napoli abbia mai avuto.

Il produttore cinematografico ha rilevato il club quando navigava in Serie C1, in uno dei momenti più bui della sua storia recente, e lo ha riportato passo dopo passo nell’élite del calcio italiano. Oggi il Napoli è stabilmente al tavolo delle grandi, al pari di Juventus, Inter e Milan, con una dimensione sportiva, economica e internazionale che prima semplicemente non esisteva.

Il 2025 lo ha confermato ancora una volta. Il popolo partenopeo è esploso in festa dopo l’ennesimo trionfo stagionale, celebrando una squadra che ha strameritato la Supercoppa Italiana nonostante assenze pesantissime come quelle di De Bruyne, Lukaku e Anguissa. Un successo che non nasce dal caso, ma da una struttura solida, da una programmazione precisa e da una continuità di alto livello.

Poi si può entrare nel merito delle scelte, delle frizioni, delle polemiche. Ma la realtà resta una sola: il Napoli di oggi è il risultato diretto di una gestione che ha trasformato un club fragile in una potenza credibile e vincente.

De Laurentis e l’inversione di trend

La prima stagione di Aurelio De Laurentiis alla guida del Napoli è la 2004/05. Il club, appena rifondato e ripartito dalla Serie C1, chiude al terzo posto: un classico anno di assestamento, utile a ricostruire struttura, identità e ambizioni.

È solo l’inizio. Nei due anni successivi il Napoli brucia letteralmente le tappe. Tra il 2005 e il 2007 arriva uno storico doppio salto: prima la vittoria del campionato di Serie C, poi il secondo posto in Serie B, che vale il ritorno in Serie A dopo sei anni di assenza.

Dal 2007/08 in avanti il Napoli torna stabilmente nel massimo campionato e, nel giro di quattro stagioni, mette in bacheca il primo trofeo dell’era De Laurentiis. È la Coppa Italia 2011/12, conquistata battendo 2-0 la Juventus campione d’Italia nella finale di Roma, con le reti di Cavani e Hamsik. Un successo che segna un punto di svolta e certifica il ritorno del Napoli ai vertici.

Quello è solo il primo sigillo. Ne seguiranno altri: la Coppa Italia del 2014, la Supercoppa Italiana dello stesso anno, e un’altra Coppa Italia nel 2020. In campionato, il Napoli resta costantemente competitivo, chiudendo quattro volte al secondo posto e altre quattro al terzo, sempre a ridosso dello scudetto.

Poi arriva il momento più alto: il 2023, l’anno dell’apoteosi, con la conquista dello scudetto che mancava da oltre trent’anni. Un traguardo storico, seguito dal secondo titolo sotto la gestione De Laurentiis nel 2025, e ora impreziosito da una nuova Supercoppa Italiana.

Bilancio finale?
In 21 anni di gestione, De Laurentiis ha preso un Napoli in Serie C e lo ha trasformato in una realtà stabile, vincente e riconosciuta ai massimi livelli del calcio italiano ed europeo.
Può piacere o meno. Ma i numeri, alla fine, raccontano sempre la verità

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Napoli, accadde oggi: trionfo a Doha in Supercoppa

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Oggi, 11 anni fa, il Napoli affrontava la Juventus per la Supercoppa Italiana giocata a Doha. I protagonisti della sfida sono i due argentini: Tevez e Higuain.

Questa sera il Napoli di Antonio Conte affronterà il Bologna per la finale della Supercoppa Italiana 2025. Il club Partenopeo non vince il trofeo dal 2014 dopo aver battuto la Juventus ai calci di rigore. La partita terminò 2-2 ai supplementari (1-1 dopo 90 minuti).

C’è un dato curioso: quella partita si giocò lunedì 22 dicembre 2014. Oggi è lunedì 22 dicembre 2025. Dunque, sono passati 11 anni esatti dall’ultimo trionfo in Supercoppa dei Partenopei.

Juventus-Napoli, 22 dicembre 2014

Napoli

Da un lato troviamo Buffon, Bonucci, Chiellini, Barzagli, Pirlo, Vidal, Pogba e Tevez: l’allenatore è Massimiliano Allegri. Dall’altro lato troviamo Albiol, Koulibaly, Hamsik, Mertens, Callejon e Higuain: l’allenatore è Rafael Benitez. Lo spettacolo è assicurato.

Passano solamente 5 minuti e la Juventus passa in vantaggio: Tevez approfitta di un erroraccio di Koulibaly ed Albiol, e si trova a tu per tu con Rafael. Il portiere brasiliano riesce a toccare il pallone, ma non ad impedire che entri in rete, 1-0. I Partenopei, però, non ci stanno e cercano in tutti i modi di pareggiare l’incontro.

Le occasioni per la squadra di Benitez arrivano eccome, con Hamsik e Higuain che colpiscono il palo. Nel secondo tempo, arriva il gol del pareggio: cross di De Guzman per Higuain che batte Buffon di testa (68′).

Il risultato non cambia per il resto del secondo tempo, dunque si va ai supplementari. Ad essere più pericolosa nei supplementari è la Juventus, visto che Koulibaly salva sulla linea un tiro di Vidal. I bianconeri, però, tornano in vantaggio dopo neanche un minuto dall’inizio del secondo tempo supplementare: Tevez riceve palla da Pogba, si libera di un suo avversario con una finta e batte Rafael con un destro chirurgico all’angolino.

Quando tutto sembra finito, però, arriva anche la doppietta di Higuain: cross di Gargano, tiro di Mertens bloccato, la palla arriva al numero 9 argentino che da terra in area riesce a mettere il pallone in rete (118′). Si va, dunque, ai calci di rigore.

La sequenza dei rigori inizia con gli errori di Jorginho (parata di Buffon) e Tevez (palo). Dopodiché, arrivano i gol di Ghoulam, Vidal, Albiol, Pogba, Inler, Marchisio, Higuain, Morata, Gargano e Bonucci. Buffon riesce poi a parare i tiri dal dischetto di Mertens e Callejon: tuttavia, i bianconeri sprecano entrambi i match point con Chiellini (parata di Rafael) e Pereyra (alto).

Dopo che Koulibaly segna il suo rigore, sono i Partenopei ad avere il match point: se Padoin non segna il suo rigore, il Napoli vince la Supercoppa Italiana 2014. Infatti, Rafael riesce a parare il tiro dal dischetto dell’ex centrocampista del Cagliari e la squadra Partenopea può esplodere di gioia insieme ai suoi tifosi.

Il Napoli vince la Supercoppa Italiana 2014 grazie ai due gol di Higuain e le parate decisive ai rigori di Rafael.

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Roma, Gasp scarica Ferguson: i motivi della rottura

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Roma

Dopo la sconfitta contro la Juventus il tecnico della Roma ha usato parole dure nei confronti dell’irlandese: le cause della rottura risalgono ad un mese fa.

Il rapporto tra Evan Ferguson e la Roma potrebbe essere giunto al capolinea. La prova dell’irlandese contro la Juventus (entrato al posto di Dybala al secondo tempo) è risultata ancora una volta opaca. Anche se da una sua conclusione è nata la rete di Baldanzi che ha accorciato le distanze, l’ex Brighton non ha inciso nella maniera in cui si aspettava Gian Piero Gasperini.

Roma

EVAN FERGUSON RAMMARICATO DOPO LA SOSTITUZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Le parole di Gasperini su Ferguson: i motivi di un amore mai sbocciato

E lo stesso tecnico giallorosso nella conferenza post partita non è stato tenero nei confronti di Ferguson. Ad una domanda di un giornalista sulla possibilità di aver potuto impiegare il n.11 dal primo minuto al posto di Dybala, Gasperini ha risposto di preferire tutta la vita la Joya centravanti a lui.

Come riportato dall’edizione odierna de Il Corriere dello Sport i motivi delle parole dure di Gasperini nei confronti di Ferguson sono legati a vicende di un mese fa. Secondo Gasperini Ferguson non sarebbe rientrato in una condizione fisica ottimale durante l’ultima sosta per le nazionali e, nonostante il suo infortunio al piede, lo stesso attaccante avrebbe dato in quel momento maggiore priorità alla selezione irlandese piuttosto che a rimettersi in forma per la Roma e per il tecnico.

Non solo Ferguson, però. Gasperini sarebbe insoddisfatto anche di altri giocatori che, secondo lui, non starebbero avendo degli atteggiamenti giusti. Non ci vuole un genio a capire che l’allenatore ce l’avesse anche con Bailey, entrato ed uscito per l’ennesimo infortunio stagionale, e con Tsimikas (mai entrato negli schemi del tecnico).

Nella pancia dell’Allianz, sempre secondo Il Corriere dello Sport, ci sarebbe stato anche un confronto tra Gasperini e il DS dei giallorossi Massara. Il tecnico chiede in maniera urgente rinforzi in attacco, e lo sfogo dopo la gara contro la Juventus è stato l’ennesimo segnale della sua sempre più crescente insoddisfazione.

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