Mondiale per Club
Real Madrid massacrato dal PSG (0-4): tutto troppo facile a New Jersey
Non c’è storia fra Real Madrid e PSG, nella seconda semifinale del Mondiale per Club: Luis Enrique troverà Enzo Maresca in finale.
Ennesima prestazione straripante del meraviglioso PSG di Luis Enrique, che si fregia di un altro scalpo illustre (il Real Madrid, dopo il Bayern Monaco) e si conferma la squadra più forte del mondo.
Troppo PSG per il Real: ora il Chelsea di Maresca in finale
Non c’è bisogno del titolo di campione del mondo (a livello di club) per stabilire che il PSG sia la squadra più forte del mondo. Quattro trofei, en plein in patria (Ligue 1, Coupe de France e Trophée des Champions) e la sonora lezione di calcio impartita all’Inter in finale di Champions League. Copione che si è ripetuto, quasi come un déjà vu, con il Real Madrid, nella gara che valeva la finale della prima edizione del Mondiale per Club.
Ora, fra il PSG e il quinto trofeo del 2026 (che potrebbero diventare sei qualora i parigini vincessero anche la Supercoppa Europea contro il Tottenham), c’è solo il Chelsea di Enzo Maresca. Fra i francesi e gli spagnoli non c’è mai partita, con i transalpini che sono già avanti di tre gol quando il tabellone luminoso dello stadio non ha neppure superato la mezz’ora. Parte bene il Real, anche se in realtà erano partite bene entrambe.
La partita è piacevole nei primi minuti, con le Merengues che hanno la prima occasione della partita con Bellingham, ma poi il PSG sale rapidamente in cattedra. Due parate importanti di Courtois, prima che Fabian Ruiz sblocchi il risultato approfittando di un pasticcio del canterano Asencio: schierato titolare al posto dello squalificato Huijsen, dato che l’ex Juventus era stato espulso contro il Borussia Dortmund.
Il giovane spagnolo, però, prosegue nel suo Mondiale per Club da incubo. In questa edizione del torneo aveva infatti giocato una sola partita: quella contro il Pachuca, dove era stato espulso dopo appena sette minuti. Da quel momento in avanti non aveva più giocato, se si eccettuano i cinque minuti conclusivi della partita proprio contro la BVB. Tirato fuori dalla naftalina, il prodotto della Cantera blanca pasticcia un pallone in area di rigore facendoselo portare via da Dembélé. Il francese viene steso da Courtois, ma l’ex Napoli ribatte a rete.
Il Real prova subito a scuotersi, con un’iniziativa personale del grande ex Mbappé, ma un altro errore marchiano (questa volta di Rudiger, il più esperto del reparto arretrato) consente allo stesso Dembélé di involarsi verso la porta avversaria. DemBolt è in stato di grazia e, quest’anno, non sbaglia mai. 2-0 e l’impressione che fra le due squadre ci sia qualche categoria di differenza. Sensazione poi corroborata sempre da Fabian Ruiz, che, intorno alla mezz’ora, sublima una straordinaria azione corale con la doppietta personale.
Da quel momento in poi è accademia parigina, con il Real che prova a scuotersi (soprattutto ad inizio secondo tempo) ma che non riesce mai realmente a impensierire la porta difesa da Donnarumma. Nel finale arriva anche il gol del 4-0 di Goncalo Ramos, subentrato nella ripresa, con tanto di commovente dedica al compianto Diogo Jota. Le attenuanti per Xabi Alonso ci sono, dalle tante assenze al poco tempo avuto a disposizione per lavorare, ma anche la colpa di aver impostato un piano partita semplicemente folle.
Se lo spartito tattico preparato da Luis Enrique non stona una nota, quello del suo omologo basco fa acqua da tutte le parti. Se è vero che il PSG vanta un novero di soluzioni praticamente sterminato ed è capace di farti male in ogni modo, a prescindere dall’atteggiamento che adotti in campo, è altrettanto vero che difendere con una linea così alta contro una squadra così letale nell’aggredire gli spazi è un suicidio.
Il Real sin qua aveva fatto vedere segnali incoraggianti su come la rivoluzione (tecnica e culturale) voluta da Xabi Alonso stesse attecchendo sui giocatori, ma aveva anche mostrato perplessità che sono tutte venute al pettine in questa partita. E, soprattutto, c’è il “caso” Mbappé. Lui continua a segnare, ma nel frattempo la sua squadra non vince nulla; delude in praticamente tutte le competizioni a cui prende parte e soprattutto mostra una preoccupante involuzione collettiva sin dall’arrivo in rosa del fuoriclasse francese.
Il PSG, al contrario, una volta potata l’ultima “mela marcia” e disintossicato lo spogliatoio, è diventata una macchina di corale perfezione. Per qualsiasi squadra, al di fuori dello stesso PSG, perdere un giocatore di quel valore e che ha richiesto una spesa tanto esosa sarebbe stato un disastro economico. I parigini non solo l’hanno assorbito da un punto di vista economico, tanto da essere arrivati a spendere circa 240 milioni (fra la sessione estiva e quella invernale) nell’anno della sua partenza a parametro zero, ma anche tecnico-tattico.
Il PSG è indubbiamente più forte senza Mbappé, il Real indubbiamente più debole. Non può certamente essere soltanto colpa sua, ma anche la stessa Francia (se si eccettua il Mondiale del 2018 e la trascurabile Nations League del 2021) ha sempre underperformato con lui in campo. Prima ancora che l’imposizione della propria filosofia di gioco in un club tradizionalmente restii a cambi pelle così profondi, la missione che attende Xabi Alonso è quella di mettere Mbappé al centro di un Real Madrid nuovamente Galactico: da questa impresa, più di ogni altra cosa, dipende il suo destino sulla panchina del Bernabeu.

Kylian Mbappé ( foto KEYPRESS )
Mondiale per Club
Chelsea, Maresca è solo l’ultimo: il legame tra i Blues e i tecnici italiani
Il Chelsea di Maresca, dopo la Conference League, si aggiudica anche il Mondiale per club. La tradizione tra i tecnici italiani e i Blues continua…
Il Chelsea di Enzo Maresca è sul tetto del mondo. Tutto facile per i Blues che nel fantastico impianto newyorkese del MetLife Stadium hanno annientato il Paris Saint Germain con un netto 3-0, maturato nel primo tempo.
Dopo la Conference League conquistato contro il Betis, il Chelsea si porta a casa una doppietta di trofei niente male. La prima esperienza sulla panchina del club inglese per l’ex vice di Guardiola è stata molto positiva. Infatti, oltre ad aver portato in bacheca due trofei, Maresca ha anche guidato il Chelsea al terzo posto, valido per la qualificazione alla prossima Champions League.
L’ex tecnico del Leicester ha già conquistato i cuori dei tifosi dei Blues. Ma questa non è una novità. Infatti, la storia ci insegna che tra il lussuoso quartiere londinese e i colori italiani c’è sempre stato un fortissimo legame. Maresca non è il primo italiano a portare in alto il Chelsea. Diversi sono gli azzurri che sono passati sia in campo che in panchina e che sono rimasti molto legati ai Blues.

Il primo che viene in mente è sicuramente Gianluca Vialli. L’ex gemello del goal arriva a Londra sotto la guida di Gullit, dove vince subito una FA Cup. Dopo l’addio dell’olandese, Vialli diventa player-coach e in questo doppio ruolo vince una Supercoppa UEFA e conquista uno storico secondo posto.
A sedersi sulla panchina del Chelsea nel lontano 2009 arriva anche Carlo Ancelotti con il suo iconico sopracciglio che porta in bacheca un incredibile double: Premier League ed FA Cup. Prima dell’arrivo dell’attuale ct del Brasile mai nessuno era riuscito a compiere la doppietta sulla panchina dei Blues. Un altro tecnico che sicuramente rimarrà nella storia del Chelsea è Roberto Di Matteo, colui che ha portato a Stamford Bridge la prima storica Champions League. Il 19 maggio 2012 batte il Bayern Monaco ai rigori grazie ad un “meravigliosamente, immensamente Drogba” che trascina la propria squadra al titolo più ambito.

La storia dei tecnici italiani sulla sponda blu di Londra non si ferma certo qui. Nel 2016 arriva il “serial winner”, quello capace di vincere in ogni piazza (l’ha dimostrato quest’anno a Napoli, come se ce ne fosse bisogno): Antonio Conte. L’ex Juve al primo anno domina la Premier League con 30 vittorie in 38 giornate. L’anno successivo si porta anche a casa una FA Cup contro lo United di Mourinho.
Infine nell’annata 2018-19 arriva Maurizio Sarri. L’ex Napoli può fare affidamento su un Eden Hazard in gran spolvero che trascina i Blues alla vittoria dell’Europa League contro i rivali di sempre dell’Arsenal.
La connessione tra il Bel Paese e il Chelsea continua a scrivere pagine importanti di storie e noi ci auguriamo che anche Enzo Maresca possa continuare su questa scia, da lui stessa disegnata.
Mondiale per Club
Chelsea, una vittoria da outsider come nel 1998 in Supercoppa europea
La vittoria di ieri nel Mondiale per club del Chelsea contro il PSG ricorda molti la vittoria in Supercoppa europea 1998 contro il Real Madrid da outsider.
Ieri il Chelsea ha vinto il Mondiale per club battendo il PSG in finale a sorpresa: una vittoria da outsider dei Blues, che ricorda molto quella in Supercoppa europea nel 1998 contro il Real Madrid di Raul.

London, United Kingdom, 7th August 2024:- Outside Stamford Bridge, the home of Chelsea Football Club
Chelsea, i Blues vincono il Mondiale per club da outsider: una impresa simile quella del 1998 in Supercoppa europea contro il Real Madrid
Il Chelsea chiude la sua straordinaria stagione vincendo il Mondiale per club, battendo il PSG campione d’Europa in finale per 3 a 0, per Enzo Maresca è il secondo trofeo stagionale dopo la Conference League di maggio contro il Betis. La vittoria dei Blues è stata davvero contro tutti i pronostici, visto che il PSG aveva vinto e stravinto tutto in questa stagione, sembrava davvero un armata invincibile. Ma si sa, nel calcio i pronostici si possono ribaltare nel campo di gioco, questa impresa a molti tifosi Blues è ricordata quella dell’agosto del 1998 in Supercoppa europea contro il Real Madrid campione d’Europa di Raul.
Anche in quella occasione, i Blues partivano sfavoriti, non per la formazione, che era di livello altissimo tanto che il compianto Gianluca Vialli decise di non scendere in campo, vestendo solo i panni del tecnico, delegando l’attacco a Zola e Casiraghi, mica chiunque. Certo, le merengues erano uno squadrone, oltre Raul c’erano anche Redondo, Seedorf, Hierro, Sanchis, Mijatovic e Roberto Carlos, tanto che Guus Hiddink si permise di tenere in panchina nientemeno che Fernando Morientes. Ma alla fine la spuntarono i Blues di misura per 1 a 0, con la rete di Gustavo Poyet. Quindi, un impresa da outsider, che ancora una volta dimostra che i pronostici lasciano il tempo che trovano e conta ciò che si fa nei 90 minuti di gioco, come lo ha dimostrato il Chelsea ieri sera ed anche quello del lontano 1998.
Mondiale per Club
Mondiale per Club: duello spettatori Real Madrid-Psg
Con il Mondiale per Club ormai terminato è tempo di tirare le somme sulla nuova competizione organizzata dalla FIFA. A partire dall’affluenza media.
Al Metlife Stadium di East Rutherford la competizione mondiale per club registrava 81.118 presenze, rendendo l’atto finale tra Chelsea e Psg l’incontro più visto, seppur di poco, del torneo.

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Spettatori Mondiale per Club: il duello che non ti aspetti
Si perchè la finale per poche centinaia di spettatori supera quel Psg e Atletico Madrid della fase a gironi che aveva registrato 80.619 spettatori. Alla fine della fiera, o per meglio dire del torneo, la spuntata il Chelsea di Enzo Maresca, che aggiunge un altro trofeo dopo la Conference League. Ma non solo. Con il successo nel Mondiale per Club il Chelsea diventa l’unica squadra ad aver vinto almeno una volta tutte e 5 le competizioni europee.
C’è da dire che, non con molto stupore però va segnalato, che nessuna delle due finaliste ha registrato un’affluenza media inferiore rispetto agli altri club, pur essendo arrivate fino in fondo. I campioni in carica addirittura terminano il loro torneo al 5o posto per affluenza media, dietro addirittura all’Atletico Madrid martoriato a suon di gol dalla squadra transalpina.
Si conferma squadra dal Dna internazionale il Real Madrid. La squadra del neo allenatore Xabi Alonso si conferma prima alla fine del torneo con 68.962 spettatori medi per partita, pur essendo arrivata fino in finale. Ma la squadra spagnola aveva affermato il suo dominio già nella fase a girone. A chiudere il podio la squadra di Luis Enrique, seconda, con 68.019 spettatori di medi e l’Inter Miami di Leo Messi, arrivato agli ottavi, con 54.799.
Quasi snobbate le italiane. Entrambe uscite agli ottavi di finale, la Juventus si è in qualche modo difesa, mentre differente la situazione dell’Inter. La Vecchia Signora ha chiuso al 13esimo posto con una media di 41.651. L’Inter ha chiuso il percorso nella caldissima Charlotte supportato da 20.030 spettatori. Tuttavia, quest’ottavo di finale è risultato il match meno visto dalla fase a eliminazione diretta in poi. I nerazzurri chiuderanno poi con una media di 32.596, la terzultima fra le europee.
Peggio di loro infatti, a livello europeo, solamente il Salisburgo (28.573) ed il Benfica 30.380).
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