Focus
Euro 2000: Wiltord prima e Trezeguet poi condannano l’Italia di Zoff
I gol della seconda punta, a pochi secondi dalla fine della partita, e dell’attaccante nel supplementare condannano l’Italia nella finale di Euro 2000.
In una finale piena di rimpianti la nostra Nazionale perde la possibilità, veramente vicinissima, di poter vincere un altro Europeo dopo quello del 1968. Ci vorranno altri 21 anni da quella data prima che i tifosi azzurri potranno esultare.

Euro 2000: facciamo chiarezza
Il 10 giugno 2000, in Belgio ed Olanda, iniziano l’undicesima edizione dei campionati europei per nazioni. Come nel precedente Europeo del ’96, si adotta la formula dei 4 gironi da 4 squadre.
Come in tutte le manifestazioni c’è sempre un girone più complicato degli altri. Per l’edizione del 2000 era formato da: Portogallo, Germania, Inghilterra e Romania. Come prima sorpresa vanno fuori, con un solo punto, i tedeschi campioni in carica. Insieme a loro escono anche gli inglesi. Il Portogallo, invece, si affidava alla generazione di Figo, Rui Costa, Nuno Gomes e Sergio Conceiçao.
Nel Girone B, la Spagna di Raul e Mendieta precede la Jugoslavia di Boskov. Va subito fuori la Norvegia. Haaland ovviamente non è ancora nato, o meglio nascerà a giorni (21 luglio 2000). E la Francia? I transalpini chiudono il loro girone davanti all’Olanda, molto quotata vedendo quello che Riijkard era riuscito a mettere insieme. A testimoniare tutto questo il risultato del match contro la Jugoslavia: 6-1. La Francia batte a fatica la Spagna (che spreca un rigore con Raul) e fa fuori il Portogallo in semifinale (golden gol di Zidane su rigore).
Il cammino italiano invece inizia con un girone perfetto: tre vittorie contro Belgio, Turchia e Svezia. In questo modo gli azzurri si regalano la Romania nei quarti. Un secco 2-0 garantisce la semifinale, di prestigio, con gli olandesi. Rimasti in 10 per il rosso a Zambrotta e dopo che l’Olanda sbaglia 2 rigori nei regolamentari, si va ai rigori.
Toldo, estremo difensore azzurro, ne para altri due e regala la semifinale all’Italia. Questo Euro 2000 prima della finale.
Italia-Francia: dal sogno alla realtà
Il 2 luglio allo Stadion Feijenoord di Rotterdam è tutto pronto per la finale. L’Italia si affida a : Toldo; Cannavaro, Nesta, Iuliano, Pessotto, Maldini (c); Albertini, Di Biagio (Ambrosini 66′), Fiore (Del Piero 53′); Totti, Delvecchio (Montella 86′).
I transalpini rispondono con: Barthez; Thuram, Desailly, Blanc, Lizarazu (Pirès 86′); Vieira, Deschamps (c), Djorkaeff (Trezeguet 76′), Zidane; Henry, Dugarry (Wiltord 58′).
Entrambe le compagini partono forte, con la Francia che si rende subito pericolosa con Thierry Henry prima e Youri Djorkaeff poi. Sponda Italia, un calcio di punizione di Demetrio Albertini sfiora la traversa.
A sei minuti dall’intervallo ancora pericoloso Henry che serve Djorkaeff. Il francese stoppa e si gira e calcia basso ma Toldo si tuffa in bello stile e blocca. La prima frazione si chiude.
L’Italia passa però dopo 10 minuti del secondo tempo. Un colpo di tacco di Francesco Totti libera Gianluca Pessotto sulla sinistra, il cross elude Marcell Desailly, permettendo a Delvecchio di colpire al volo e di insaccare dalla breve distanza. L’Italia avrebbe, dopo soli sei minuti dal vantaggio, la palla del raddoppio ma Del Piero spreca.
La Francia le prova tutte, inserendo anche un terzo attaccante: Trezeguet. Ma nulla sembra poter scalfire Toldo. Dopo un’altra occasione sprecata dagli Azzurri, si palesa il finale più brutto ma possibile: la Francia impatta il risultato. Wiltord si libera sulla sinistra, in pieno recupero, e batte Toldo mandando la contesa ai supplementari.
La Francia comincia i tempi supplementari all’attacco. Zidane sale ancor di più con i giri del motore. Robert Pires, esterno dell’Arsenal, dopo una discesa sulla sinistra -al 103esimo minuto- crossa all’indietro trovando Trezeguet. Il giocatore, che in quell’estate passerà dal Monaco alla Juventus, calcia verso la porta il primo tiro della sua partita. Palla in rete, sotto la traversa. In mezzo ai festeggiamenti francesi, Deschamps alza al cielo il trofeo Henri Delaunay.
La Francia continua il periodo positivo a livello nazionale vincendo Euro 2000 dopo il Mondiale casalingo del 1998.
Per l’Italia un’immensa delusione per aver buttato un Europeo.
Focus
Pisa, notte nera a Lecce: ora la classifica si complica
Notte amara per il Pisa di Gilardino dopo la sconfitta contro il Lecce. Ora la classifica preoccupa e il mercato di gennaio diventa decisivo.
Un’altra sconfitta, forse la più pesante della stagione, per il Pisa di Alberto Gilardino. Nell’anticipo del venerdì sera i nerazzurri escono battuti dallo scontro diretto con il Lecce che avrebbe potuto cambiare il volto della classifica e che invece rischia di complicare ulteriormente il cammino verso la salvezza. Il punteggio racconta solo in parte quanto visto in campo.
A pesare non è neanche tanto il risultato finale, quanto la prestazione. Perché se è vero che fin qui il Pisa aveva spesso dato l’impressione di meritare più punti di quelli raccolti, con prove solide anche contro le grandi del campionato, quanto visto ieri sera è stato ben lontano dalla media stagionale. Una squadra spenta, rinunciataria, mai davvero dentro la partita e incapace di reagire.
Un Pisa praticamente irriconoscibile, come ammesso dallo stesso Gilardino nel post-partita. Poca intensità, poche idee e una sensazione di fragilità che non si era mai vista in modo così evidente. Ed è proprio questo l’aspetto più preoccupante: perdere uno scontro diretto senza mai dare la sensazione di poterlo davvero vincere.

Idrissa Toure’ (Pisa) during warm up during Italian soccer Serie B match AC Pisa vs Ascoli Calcio at the Arena Garibaldi in Pisa, Italy, December 08, 2022 – Credit: Gabriele Masotti
Pisa, il mercato per invertire la rotta
Questa terza sconfitta consecutiva lascia ora il Pisa momentaneamente a quattro punti dalla zona salvezza, una distanza che potrebbe anche aumentare nel prosieguo del weekend. Un dato che fotografa un momento complicato e che non può essere ignorato. Anche perché il bilancio complessivo parla chiaro: un solo successo finora, arrivato contro la Cremonese ormai più di un mese fa. Decisamente non abbastanza per guardare alla salvezza con ottimismo.
A rendere il quadro ancora più difficile ci sono poi le assenze imminenti. Le partenze di Nzola e Akinsanmiro per la Coppa d’Africa toglieranno soluzioni, profondità e qualità a una rosa già in affanno. La sensazione è che, senza interventi, il rischio di scivolare ulteriormente sia concreto.
Per questo gennaio diventa un passaggio obbligato. Servirà intervenire con forza sul mercato per provare a invertire la rotta e dare nuove energie a un gruppo che, dopo un buon avvio, sembra aver perso certezze e brillantezza.
Il Pisa ha mostrato di poter stare in questa categoria, ma ora servono risposte immediate. Perché il tempo stringe e la classifica, giornata dopo giornata, inizia a fare davvero paura.
Focus
Inter, il futuro di Akinsanmiro: basta un milione per riportarlo a Milano
Akinsanmiro stupisce al Pisa e torna nei piani dell’Inter: grazie alla clausola di recompra da 1 milione i nerazzurri possono riportarlo subito a Milano.
Stankovic, Pio Esposito e suo fratello Sebastiano sono solo alcuni dei maggiori talenti usciti dalle giovanili dell’Inter, settore di cui oggi la società di via della Liberazione va particolarmente fiera. Ovviamente, l’unico che gioca stabilmente nella squadra in cui è cresciuto è il più piccolo della famiglia Esposito, Pio, che — a differenza di suo fratello Sebastiano, oggi al Cagliari — ha concluso la classica trafila di prestiti nella scorsa stagione allo Spezia.
Tuttavia, non si può dire lo stesso dell’altro giocatore citato. Pur essendo attualmente in Belgio, Stankovic continua a vestire una maglia nerazzurra, quella del Club Brugge, anche se è dei tre quello più lontano: per riportarlo a Milano, infatti, l’Inter dovrebbe versare i 15 milioni previsti dalla clausola di recompra, inserita nella trattativa con il club vicecampione del Belgio.
Non è però l’unico giocatore con un passato interista ad avere una clausola simile, e che — guarda caso — ha cambiato città, ma non colori. Il nome in questione è quello di Ebenezer Akinsanmiro, centrocampista nigeriano arrivato nel 2023 alla corte nerazzurra e oggi in forza al Pisa. Come per Stankovic, anche sul suo contratto è presente una clausola che permetterebbe all’Inter di riportarlo a Milano senza ulteriori trattative; ma, a differenza del figlio d’arte, la cifra è notevolmente più bassa, rendendo il tutto più realistico.
La questione Stankovic
Tuttavia, anche nel caso di Stankovic si tratta di un’operazione tutt’altro che sconveniente: il giocatore, che non avrebbe trovato spazio — o almeno non quanto nella scorsa stagione al Lucerna, dove aveva collezionato 38 presenze, segnato tre gol e fornito due assist — è stato ceduto a una squadra dove certamente avrebbe avuto modo di giocare. Ma il Club Brugge non avrebbe agito “pro bono” per l’Inter senza nulla in cambio. Ecco perché, ai 10 milioni incassati dai nerazzurri, la dirigenza guidata da Giuseppe Marotta ha deciso di aggiungere una clausola di recompra da 25 milioni: da un lato testimonianza del grande valore del giocatore cresciuto sotto la guida di Christian Chivu, dall’altro segnale che l’Inter, pagando 25 milioni, riacquisterebbe un profilo molto più maturo e con esperienza accumulata anche su palcoscenici importanti, al prezzo di 15 milioni di euro, cifra più bassa di quella che potrebbe diventare la sua valutazione da qui a qualche mese.
Inter, cosa fare con Akinsanmiro
La società nerazzurra sarebbe rimasta molto soddisfatta dell’apporto dato alla causa del Pisa dal suo giovane talento, un fattore che di fatto lo avrebbe riportato al centro dei piani dell’Inter per il futuro. Il giocatore, infatti — per il quale, ricordiamo, basterebbe versare solo un milione per riaverlo — ha già praticamente sextuplicato il valore dell’investimento che l’Inter dovrebbe sostenere per riportarlo a Milano.
L’Inter comunque non si è fatta cogliere alla sprovvista. Durante l’ultima finestra di mercato, quando si è seduta al tavolo con la dirigenza del Pisa, avrebbe deciso di impostare la trattativa nel seguente modo, come raccontato anche da Calciomercato.com: il giocatore sarebbe passato al Pisa in prestito oneroso, con una opzione di riscatto a 7 milioni.
E allora perché l’Inter può riprendere totalmente possesso del suo giocatore — dato che, di fatto, lo è ancora — per soltanto un milione?
La risposta risiede nella clausola di recompra, in pieno stile Real Madrid, una tutela fondamentale per i grandi club che, spesso impegnati in progetti ambiziosi, rischiano di lasciarsi sfuggire i migliori talenti cresciuti nel loro settore giovanile. Una clausola che, in questo caso, permetterebbe — come già detto — di riacquistare il giocatore tramite un controriscatto da un milione di euro.

LAUTARO MARTINEZ PENSA ALLA CHAMPIONS LEAGUE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Focus
Arbitri, VAR e polemiche: Un problema creato dal sistema
Arbitri e VAR sono al centro di molte discussioni nel calcio italiano. Ogni giornata porta nuovi dubbi e polemiche sulle decisioni in campo, che spesso finiscono sotto la lente dei media e dei tifosi.

Il problema non riguarda solo gli arbitri: anche il sistema in cui operano influisce sulle scelte. Il VAR è arrivato con la promessa di maggiore chiarezza, ma non sempre riesce a evitare gli errori o a spiegare le decisioni in modo trasparente.
Quando le situazioni restano controverse, spesso le responsabilità sembrano sfumare tra arbitri e tecnologia.
In altri Paesi, gli arbitri forniscono spiegazioni ufficiali dopo le partita; in Italia, invece, la comunicazione resta limitata. Questo contribuisce a creare incertezza e sospetti tra tifosi e addetti ai lavori. Gli arbitri italiani affrontano una pressione costante e, talvolta, questo si riflette nelle decisioni prese in campo.
Var, cambiamento a fuoco lento
Un esempio recente arriva dalla partita Lazio–Milan a San Siro. Nei minuti di recupero, il VAR ha richiamato l’arbitro Collu al monitor per valutare un possibile rigore per la Lazio, dopo un tocco di braccio di Pavlovic che inizialmente era stato ignorato. Dopo l’on‑field review, l’arbitro ha deciso di non concedere il penalty, assegnando invece un calcio di punizione per fallo in attacco.
La scelta ha provocato proteste della Lazio, critiche diffuse sui media e la squadra biancoceleste ha anche saltato la conferenza stampa post‑gara, pubblicando immagini del replay sui social per contestare il verdetto. L’allenatore Maurizio Sarri ha poi suggerito di riposizionare le postazioni VAR lontano dalle panchine per ridurre tensioni e confusioni durante le partite.
Nonostante le critiche, ogni stagione vengono annunciate nuove iniziative per aumentare trasparenza e dialogi, ma i cambiamenti concreti sono spesso lenti o limitati. In sintesi, il dibattito sugli arbitri e sul VAR no riguarda solo singoli episodi: riflette questioni più ampie legate al sistema del calcio italiano, alla gestione della tecnologia e alla comunicazione con tifosi e media.
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