Serie A
Milan, Sottil: “Abbiamo dato un segnale, un onore essere qui”

Riccardo Sottil, attaccante esterno del Milan, ha parlato al termine della partita contro il Lecce, vinta 3-2 nonostante lo svantaggio iniziale di 2 gol.
Il Milan vince 3-2 a Lecce e pone fine alla striscia di 3 ko di fila in Serie A. Nei 15 minuti iniziali, prima Gimenez e poi Gabbia si vedono annullare un gol: nel mezzo, i salentini vanno in vantaggio con Krstovic al settimo minuto. Nella ripresa l’attaccante montenegrino raddoppia al minuto 59, ma da lì inizia la rimonta rossonera: prima l’autogol di Gallo al 68°, poi due reti di Pulisic al 73° (su rigore) e all’81°. Il Diavolo si porta a -8 dal quarto posto, i pugliesi restano a +3 sulla zona retrocessione.

ESULTANZA MILAN ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Lecce-Milan 2-3: le parole di Sottil nel dopo partita
Al termine dell’incontro, l’esterno offensivo del Milan Riccardo Sottil ha parlato ai microfoni di DAZN. Di seguito le sue parole.
L’analisi della partita
“Sicuramente non era un periodo positivo per noi, stasera facendo due gol che sono stati annullati non è facile reagire ma siamo riusciti a ribaltare. Oggi abbiamo dato un bel segnale, il mister mi ha detto che voleva mettermi in quella posizione e io entro dove mi mette lui“.
L’arrivo al Milan
“Quando ci sei dentro capisci quanto sia grande, ero e sono milanista. Per me è stato un grande orgoglio riuscire a vestire questa maglia. Il Milan è grande, lo dice la sua storia e i suoi trofei. Per me è un onore vestire questa maglia, sono felicissimo di essere qui“.
L’idolo da bambino
“L’ho detto anche alla prima conferenza, quando ero piccolo avevo un debole per Alexandre Pato. Mi ricordo ancora la sua prima partita contro il Napoli, era un Milan di grandi campioni. C’erano Seedorf e Ronaldo, poi Ibra, ma avevo un debole per lui“.
Papà Andrea
“Non si arrabbia mai però è sempre molto presente. Non mi ha mai messo pressioni, è sempre molto equilibrato. Ci fa piacere sentirci prima e dopo le partite, per me è sempre stato un punto di riferimento“.
Serie A
Juventus, basta obiettivi: servono punti per sopravvivere

La Juventus è in caduta libera e tutti devono assumersi le proprie responsabilità. Il quarto posto non è solo un traguardo, ma un obbligo per evitare il peggio.
Il tracollo della Juventus è una realtà inconfutabile, il peggior incubo divenuto concreto. Il progetto bianconero è stato accantonato e ora ognuno, dai giocatori allo staff tecnico, deve guardarsi dentro senza alibi.
La Juventus affonda: serve un cambio di rotta immediato
Un confronto tra le parti avverrà nei prossimi giorni con chi resterà alla Continassa, ma la resa dei conti è già iniziata negli spogliatoi del Franchi, subito dopo il triplice fischio. Giuntoli non ha perso tempo: è sceso nello spogliatoio per lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile. Non si molla, non si getta la spugna. Il quarto posto, ormai, non è più un semplice obiettivo stagionale, ma un obbligo per scongiurare scenari ben peggiori.

CRISTIANO GIUNTOLI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Un progetto fallito sul nascere
La scelta di non addossare tutte le colpe a Thiago Motta è un segnale forte: la crisi della Juventus non ha un solo responsabile, ma è il risultato di un’involuzione collettiva, per questo ieri Giuntoli ha parlato nel post partita. I giocatori non possono più nascondersi dietro le scelte del tecnico, perché il problema è più profondo. Giuntoli si aspettava un moto d’orgoglio, un segnale di reazione. Invece, ha trovato una squadra smarrita, preda di una pericolosa rassegnazione, che sembra aver perso il carattere che ha sempre contraddistinto la Vecchia Signora.
La Juventus, quest’estate, ha deciso di ripartire da zero con scelte audaci e controverse, sacrificando figure chiave dello spogliatoio. Ora, le conseguenze di quelle decisioni si stanno manifestando in tutta la loro gravità.
Serie A
Palladino: con l’acqua alla gola si è ripreso la Fiorentina

Notte da sogno per la Fiorentina di Raffaele Palladino. Il tecnico, ex Monza, ha fatto vivere una notte da sogno ai tifosi dopo il pesante 3ao alla Juventus.
La Fiorentina passeggia, anzi demolisce, su una Juventus inguardabile e irriconoscibile. Mister Palladino, con i gol di Gosens, Mandragora e Gudmunsson, salva la panchina quantomeno per il tempo della sosta. Grandissima prova di Fagioli, che mette a referto due assist, probabile rimpianto juventino. Una cosa è certa: l’impresa contro la Juve sarà ricordata e raccontata dai tifosi fiorentini per molto tempo.
Palladino salvo…per adesso
Prestazione vincente dei Viola contro la Juventus. Palladino sembra aver ri-trovato una quadra di squadra per affrontare questo finale di stagione per le posizioni europee. De Gea tra i pali muro difensivo, una difesa che con il nuovo vestito a tre sembra aver trovato solidità, centrocampo di alta qualità con l’innesto di Fagioli (in casa Juve si staranno mangiando le mani?), e una coppia d’attacco formata da Gudmundsson e Kean che fa sognare.
Il tecnico Viola è stato più volte nella stagione criticato per la qualità del gioco della sua squadra. Tuttavia va sottolineata una dote dell’allenatore di Mugnano di Napoli: la capacità di saper reagire e resistere quando ci si ritrova con l’acqua alla gola. Qualità da molti considerata da grande allenatore.
Bisogna dire però che la squadra è inciampata, nel corso della stagione, in errori che poi non sono stati del tutto corretti. Errori che hanno indotto i media e gli addetti ai lavori a fare paragoni con il precedente tecnico Viola, Vincenzo Italiano.
Sta di fatto che il tecnico della Fiorentina spera, con gli aggiustamenti fatti, di aver trovato la quadra per centrare l’Europa: “Stasera è stata magica. Non ci rendiamo ancora conto. Siamo felici, abbiamo giocato con intensità ed energia, a tutto campo: serviva una partita così, per dare la svolta”.
Serie A
Fiorentina, Comuzzo dall’addio alla panchina: non è più inamovibile

Pietro Comuzzo è sicuramente una delle sorprese più liete della stagione della Fiorentina. Da gennaio, però, sembra aver perso la titolarità.
In una Fiorentina che continua a vivere una stagione tra alti e bassi, una delle poche certezze, almeno fino a gennaio, era rappresentata da Pietro Comuzzo. Il classe 2005 si era guadagnato il posto da titolare inamovibile con prestazioni di grande solidità, attirando così l’attenzione dei top club italiani.
Il Napoli, in particolare, aveva tentato il colpo nel mercato invernale, arrivando a offrire oltre 30 milioni di euro per strapparlo ai viola. La trattativa, però, non si è concretizzata e, paradossalmente, da quel momento qualcosa è cambiato nella stagione del difensore.
Gli errori e la rinascita di Pongracic
Comuzzo ha risentito della discontinuità della Fiorentina e di alcune scelte sperimentali di Palladino, commettendo qualche errore di troppo che ha finito per pesare sulle sue gerarchie in squadra.
Nel frattempo, Marin Pongracic ha ritrovato la miglior condizione dopo un avvio di stagione shock tra errori madornali e infortuni. L’ex Lecce, arrivato in estate per 16 milioni come erede di Milenkovic, ha scalato le gerarchie fino a diventare un titolare inamovibile, complice anche il passaggio alla difesa a 3.
Un futuro ancora da scrivere con la Fiorentina?
Nonostante il minutaggio ridotto, Comuzzo non è stato del tutto accantonato: Palladino lo ha schierato titolare nel doppio confronto di Conference League contro il Panathinaikos, segno che la fiducia nel talento del giovane difensore resta.
La sua gestione, però, è cambiata, forse anche per valorizzare l’investimento fatto su Pongracic. Con l’estate ormai alle porte e i grandi club sempre vigili, il futuro di Comuzzo potrebbe essere ancora un tema caldo del mercato: resterà a Firenze o cederà al corteggiamento di una big?
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