Una querelle senza fine, uno scontro frontale senza precedenti tra il comune di Napoli e la società sportiva calcio Napoli sulla convenzione e la gestone dello stadio San Paolo. Limitiamoci all’attualità: De Laurentiis acquista due pagine di un noto quotidiano a tiratura nazionale per esprimere il suo pensiero sul sindaco di Napoli, sulla situazione dello stadio, per attaccare il comune. Un gesto clamoroso, se volete folcloristico ed eccentrico ma proprio dell’uomo che ha fatto dell’eccentricità e dell’esuberanza il suo dna.
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Ma il limite, la dead line, è stata passata da un po’. L’incomunicabilità tra comune di Napoli e società ha radici ben lontane: non si sono mai amati De Laurentiis e De Magistris, troppo diversi come carattere, diverse le estrazioni culturali e politiche. Inevitabile lo scontro.
Uno, Imprenditore di talento giustamente rivolto al bene societario e alla logica del profitto che ha come fine ultimo quello di far crescere il marchio e il business del calcio Napoli anche attraverso una gestione diversa del San Paolo, ammaliato dal Santiago Barnabeu di Madrid, dal Camp Nou, dall’Anfiel Road di Liverpool. L’altro, un sindaco populista che fa della sua immagine di capo popolo il suo dna, che si dimena tra problemi amminsitrativi e di bilancio e che in piena emergenza non trova di meglio che rilanciare il problema San Paolo per distogliere i cittadini dalle emergenze della città.
Due diversi approcci al problema: uno imprenditoriale, l’altro tipicamente social-populista, che mai e poi mai potranno coincidere.
Fatto sta che il San Paolo è un monumento ormai al degrado. Il comune chiede al Napoli calcio la firma della convenzione e i canoni di concessione. Giusto, se non fosse che il bene che viene concesso è un bene depauperato del suo valore, indegno monumento alla vergogna che mal si concilia con una squadra che è attualmente la numero 17 del ranking europeo.
Utilizzato durante la settimana da altri soggetti (per volere del comune) e durante l’estate per concerti e bivacchi che devastano il prato, i seggiolini, i bagni: una vergogna.
Da parte sua anche il Napoli ha le sue colpe. De Laurentiis, da imprenditore, dovrebbe pensare in itinere e quindi al di là del presente e del just in time, acquistare un terreno, non solo a parole, anche al di fuori di Napoli città, e iniziare a progettare l’idea di uno stadio di proprietà come la Juventus, l’Udinese, la Roma di Pallotta. Solo cosi’ il napoli calcio potrà finalmente crescere in budget, fatturato e risultati.
Il San Paolo è una battaglia persa, non sarà mai una bomboniera ma solo un tenero ricordo del tempo che fu. E’ ora di pensare al futuro, che non sia solo il Bari (chi vuol comprendere comprenda). Il San Paolo oggi è ‘lo specchio della città, di una città che vive tra il ‘vorrei ma non posso’, tra il rilancio di un turismo globalizzato grazie allo sforzo comune di tanti imprenditori di successo e di uno scenario unico al mondo e di un’amministrazione che il più delle volte sembra essere più un freno e un ostacolo che un aiuto per il definitivo salto di qualità di una delle più belle città del mondo.
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