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La fortezza bianconera: allo Stadium non si passa!

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Sono impressionanti i numeri che contraddistinguono il percorso nazionale ed europeo della Juventus, e questo è ormai un dato noto a tutte le big europee, ma anche e sopratutto nostrane. La crescita esponenziale della società prima, e della rosa poi, evidenzia successi sempre più brillanti. Quello che più però lascia basiti ed impressionati i tifosi di tutto il mondo, sono i risultati che la Juventus ha ottenuto fra le mura dolci di casa, mettendo in mostra una qualità assolutamente eccelsa.

La potenza casalinga

I dati che mostrano lo strapotere della Juventus sono emblematici, e quanto più favorevoli possibile. Se partiamo dal 2011 infatti, data di inaugurazione dello splendido impianto Torinese, la Juventus ha collezionato solo 9 sconfitte. Esattamente, 9 sconfitte, in 8 anni. Un bottino magro dunque per le avversarie non solo nazionali, ma anche Europee. La prima sconfitta subita dalla squadra bianconera, fra le mura amiche, risale al novembre 2012, quando l’Inter di Stramaccioni grazie ad un Super Milito e al Gol di Palacio, superò gli stessi bianconeri per 3 reti a 1. Da lì in poi, un fiume in piena di successi, più che di sconfitte. L’anno più “ricco” di sconfitte è quello più recente, nel 2018, dove la squadra allora guidata da Max Allegri ha perso per 3 volte, con Napoli, United e Real Madrid.

La fobia europea

Se è vero che nel campionato nostrano la Juventus mostra una potenza inarrivabile, è altrettanto vero che la stessa squadra torinese, soffre moltissimo le gare Europee. Non può essere un caso che le sconfitte più brucianti e pesanti, siano maturate proprio in Europa. Il 3 a 0 subito contro i Blancos di Madrid ha lasciato ferite piuttosto profonde nell’orgoglio bianconero, lacerato però anche dal rivale di sempre, Mourinho, che espugna lo Stadium con il suo United, battendo la Juve in rimonta, provocando in seguito gli stessi tifosi.

Un fortino dunque quello bianconero che mostra, con coerenza, la crescita esponenziale di una squadra che non fa che regalare gioie ai propri tifosi, che ora però, si aspettano un successo nell’Europa che conta.

Esteri

Jamie Vardy è inossidabile: 37 anni e non sentirli

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Jamie Vardy si appresta a concludere la sua 12esima stagione con la maglia del Leicester da mattatore assoluto, come spesso gli è capitato.

Vardy, che numeri a 37 anni!

Jamie Vardy compirà 38 anni il prossimo Gennaio, eppure il tempo per li sembra non passare mai. Da quando le foxes lo hanno prelevato dal Fleedwood Town nella lontana estate del 2012, salvandolo da una carriera da operaio, Vards ha sempre fatto ciò che gli riesce meglio: ovvero scappare alle spalle dei difensori e segnare.

E anche questa stagione, stante il livello (comunque alto) del Championship, non fa eccezione. 18 gol e 2 assist in 35 partite sarebbero numeri alti anche se non altissimi, ma a far specie è la sua media realizzativa in rapporto ai minuti giocati. Ovviamente, a questo punto della sua carriera, il nativo di Sheffield va gestito e non può essere sempre titolare. Non sempre gioca e negli infrasettimanali spesso e volentieri siede in panchina.

Nonostante ciò, Vardy ha la seconda media realizzativa del campionato. 1616 minuti sono l’equivalente di poco meno di 18 partite intere (17,95) il che vuol dire che il centravanti inglese ha una media di 0,88 gol per partita. Dal punto di vista del minutaggio, la sua media è di 1 gol ogni 101 minuti: solo Sargent ha fatto meglio.

Vardy è considerato all’unanimità il miglior giocatore nella storia del Leicester. E’ il quarto con più presenze di sempre con 462, davanti a lui soltanto Kasper Schmeichel (480) e gli inarrivabili Adam Black (557) e Graham Cross (599). Egli è anche il terzo marcatore all time del club, avendo segnato 188 gol. Meglio di lui hanno fatto soltanto gli inarrivabili Arthur Rowley (265) e Arthur Chandler (273).

Vardy

Rinnovo o addio: le parole di Maresca

La linea societaria del Leicester è chiara. Prima bisogna capire in che divisione giocheranno le foxes il prossimo anno, e poi ci si siederà al tavolo per delineare il futuro. E ora che la promozione è aritmetica, certamente nelle prossime settimane il board dirigenziale si siederà al tavolo con tutti i calciatori in scadenza di contratto.

Nonostante un parco attaccanti estremamente nutrito, che nemmeno squadre di categoria superiore possono vantare, Vardy è sempre stato in cima alle gerarchie di Maresca. La concorrenza di Daka, Iheanacho e del giovane Cannon (ragazzo prelevato in estate dall’Everton dopo una promettente scorsa stagione in prestito al Preston) e l’età avanzata non sono bastate per togliere a King Jamie lo scettro di totem della squadra.

Dell’argomento ne ha parlato anche l’allenatore italiano, intervistato dai media locali venerdì pomeriggio prima che il Leeds perdesse sul campo del QPR facendo diventare aritmetica la promozione del Leicester.

❝Ho parlato di Jamie tante volte, dicendo sempre la stessa cosa. Non ci sono dubbi sul fatto che sappia come si faccia gol, l’unico dubbio è legato alla sua tenuta fisica. Ha 37 anni, ma nonostante questo sta mostrando che sta bene a sufficienza per poter giocare ad alto livello. Il problema è che se gioca una partita poi il suo corpo ha bisogno di tre o quattro giorni di riposo e per gli allenamenti è un problema.

In termini di allenamento settimanale non sta facendo bene, ma sta facendo la cosa più importante in questo sport ovvero segnare quando va in campo. So bene che Jamie sa come si fa gol, perché li fa da quando ha iniziato a giocare e continuerà a farlo fin quando non smetterà. Non sono sorpreso dal numero di reti che ha segnato per noi quest’anno. Per ora siamo soddisfatti del suo rendimento, quando la stagione sarà finito ci siederemo al tavolo con lui e con gli altri ragazzi in scadenza e prenderemo una decisione. ❞

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Premier League

Bowen, dal record di Di Canio all’Europeo: nuova vita da “centravanti”

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Erano almeno vent’anni che il West Ham non aveva un centravanti da “venti gol” stagionali, ma lo ha trovato in Jarrod Bowen.

Bowen come Sheringham e Di Canio

Ai miei tempi si usava la locuzione “centravanti da venti gol” per indicare l’attaccante prolifico, quello con i crismi da grande squadra. Venti era il benchmark ideale, più che altro convenzionale, su cui veniva fissata l’asticella della competitività per i centravanti.

Poi chiaramente i tempi sono cambiati. I difensori sono peggiorati (perché non gli si gli insegna più a difendere ma solo a giocare il pallone) e allora è diventato più facile, anche per punte di medio livello, arrivare a quel bottino di gol nell’arco di una stagione.

Regola che sembra non valere per il West Ham, che solo negli ultimi anni (grazie allo straordinario lavoro di David Moyes) è riuscito a passare da squadra la cui massima aspirazione era una salvezza tranquilla a realtà consolidata della Premier League.

Infatti, erano più di vent’anni che un attaccante del West Ham non segnava almeno 16 gol in Premier League. L’ultimo fu Paolo Di Canio nella stagione 1999-2000. A frantumare questo record è stato Jarrod Bowen, che sta completando la sua evoluzione grazie al nuovo ruolo che Moyes gli ha ritagliato.

Infatti, per via dell’infortunio di Antonio, quest’anno il tecnico inglese lo ha provato a lungo nel ruolo di centravanti. E Bowen, esaltato dal calcio proposto dalla squadra più verticale d’Inghilterra, ha ripagato il suo allenatore con un bottino stagionale che parla chiaro: 20 gol e 10 assist per il top performer degli hammers.

Il West Ham non aveva un attaccante in grado di arrivare a venti reti stagionali (fra tutte le competizioni) dalla stagione 2004-2005, quella della premiata ditta Teddy Sheringham e Marlon Harewood. E chissà che questa nuova funzione da esterno-centravanti, unita a dei numeri realizzativi obiettivamente straordinari, non possa rafforzare la sua candidatura per gli Europei che si terranno questa estate in Germania.

Bowen

David Moyes manager of West Ham United during the Premier League match West Ham United vs Manchester United at London Stadium, London, United Kingdom, 23rd December 2023
(Photo by Mark Cosgrove/News Images)

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Ligue 1

Fonseca: “Marsiglia? Ancora non so cosa farò il prossimo anno…”

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Paulo Fonseca, ex-allenatore della Roma e attualmente in forze al Marsiglia, ha parlato del suo futuro in una recente intervista.

Lille, le parole di Fonseca

Paulo Fonseca si sta riscattando in Francia. Dopo un’esperienza tutto sommato non particolarmente felice a Roma, culminata con l’esonero e con l’arrivo di José Mourinho, sta vivendo un biennio molto positivo al Lille. Tuttavia, il contratto che lega il portoghese a Les Dogues scadrà il prossimo 30 Giugno.

Nessuna trattativa per un eventuale rinnovo è stata imbastita con i mastini di Lille e la sensazione diffusa nell’ambiente è che l’ex-Roma a fine anno saluterà il Nord della Francia. Potrebbe però rimanere in Ligue 1, dato che su di lui ci sono da settimane insistenti voci di un interesse del Marsiglia.

In passato si era parlato anche di Lione, che però dovrebbe confermare Pierre Sage e non potrebbe essere altrimenti data la sua media punti da record. Proprio del suo futuro ha parlato questa mattina il tecnico lusitano, nella conferenza stampa che precede la difficile trasferta di Metz, e queste sono le sue parole:

❝Come vivo questa fine di stagione e questa situazione? In maniera tranquilla, sono totalmente concentrato sulle ultime quattro partite. Il mio futuro non è importante, il futuro del Lille è sicuramente più importante. Sono totalmente concentrato sulle prossime quattro partite. So cosa farò il prossimo anno? Non ho deciso.❞

Fonseca

ODESSA, UKRAINE -2 March 2019: Legendary famous football coach Paulo Alexandre Rodrigues Fonseca during match Shakhtar (Donetsk) with Chornomorets. Press conference, comments Head coach Paulo Fonseca

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