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Incontro AIA-allenatori: fino ad ora 7 errori legati al Var
Nell’incontro avvenuto ieri a Milano, nella sede della Lega Serie A, tra gli allenatori della Serie A e i vertici arbitrali, il designatore arbitrale Nicola Rizzoli, insieme a Nicchi, presidente dell’AIA, ha tracciato un bilancio di questi primi mesi di inizio stagione: 7 errori arbitrali fin qui, uno in meno rispetto alle prime 12 giornate della stagione scorsa.
Indice
Sette errori legati al Var
Nel workshop sull’arbitraggio presenti 16 allenatori su 20. Assenti giustificati solo Allegri, Di Francesco, Gasperini e Giampaolo. E’ stato un confronto costruttivo, in cui i vertici dell’AIA tuttavia hanno richiesto una maggior collaborazione, soprattutto per le troppe proteste in campo durante le pause Var: le ammonizioni sono aumentate in questo inizio stagione, ribadita inflessibilità in tal senso.
Nelle prime 120 partite di questo campionato sono 7 gli errori arbitrali legati all’uso della Var (uno in meno della scorsa stagione nello stesso periodo), 5 dei quali, sempre secondo Rizzoli, perché non si è verificato al monitor l’episodio. Per questo motivo, l’ex arbitro emiliano ha invitato ad un maggior utilizzo del video i direttori di gara.
Nello specifico, gli episodi chiamati in causa sono:
1. fischio anticipato che cancella il gol buono di Berenguer in Udinese-Toro
2. mancato rigore al Bologna contro l’Udinese
3. mancato controllo sul rigore dato al Chievo contro il Bologna
4. rigore da togliere alla Fiorentina contro l’Atalanta
5. rigore negato all’Inter contro il Parma
6. mancato annullamento del gol del Frosinone per carica su Sirigu contro il Torino
7. mancato rosso per chiara occasione da gol a Vicari in Lazio-Spal
Capitolo falli di mano
Fino a qui, secondo Rizzoli, nessun errore grave, ma piccole differenze di valutazione comprensibili sulla quale l’Ifab dovrebbe far presto chiarezza, togliendo il concetto di volontarietà. Sul tema è intervenuto anche Pioli, allenatore della Fiorentina, che per una maggiore serenità invoca l’utilizzo del Var in ogni situazione di fallo di mano, come previsto dal regolamento.
La mancata espulsione di Benatia
Secondo Rizzoli, il mancato secondo giallo a Benatia in Milan-Juve è supportabile da un punto di vista tecnico. L’arbitro avrebbe potuto punire il giocatore marocchino con il cartellino rosso (per doppia ammonizione) se avesse avuto la certezza che quello di Higuain fosse un controllo di palla. Poiché è stato considerato come anticipo dell’avversario, anziché come controllo di palla, il regolamento in tal caso prevede solo il calcio di rigore, come è stato fatto.
Impossibile azzerare gli errori
Il designatore Rizzoli ha infine ricordato come l’anno scorso con l’introduzione del Video Assistant Referee si è passati dal 5.78% di errori a meno dell’1%. Tuttavia rimane impossibile pensare di azzerare gli errori: come sostenuto dai vertici arbitrali fin dalla sua introduzione, la Var infatti non deve rendere le partite perfette ma eliminare gli errori più evidenti.
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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”
Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.
Le parole di Lotito su Gravina
Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.
In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.
Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.
❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞
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Mourinho: “Roma? Mi dissero di andare via dopo Budapest”
L’ex tecnico della Roma, José Mourinho, è tornato a parlare del suo passato sulla panchina giallorossa, terminato a gennaio 2024 per esonero.
José Mourinho torna a parlare della sua avventura a Roma sulla panchina giallorossa. Nell’intervista rilasciata qualche giorno fa al The Telegraph, Il tecnico portoghese si è soffermato sul post finale di Europa League di Budapest dove gli fu consigliato da amici e parenti di lasciare la società giallorossa.
Mourinho ha passato due anni e mezzo nella Capitale collezionando su 138 match 68 vittorie, 30 pareggi e 40 sconfitte con una media punti pari a 1,70. Nella sua avventura giallorossa il portoghese ha portato la Roma a giocare due finali consecutive in Conference League (trionfo contro il Feyenoord) ed in Europa League (sconfitta ai rigori contro il Siviglia).
Mourinho, l’addio dopo Budapest
“I miei amici, la mia famiglia, perfino il mio agente mi dissero di andare via dopo la finale di Europa League dello scorso anno. Ma ho sentito la spinta del club, dal punto di vista emotivo, e sono andato avanti. Ho rifiutato la panchina della nazionale portoghese e anche un’offerta molto conveniente dall’Arabia Saudita per restare alla Roma”.
Scelta, quella di rimanere ai giallorossi, risultata sbagliata visto l’esonero arrivato a fine gennaio dopo aver collezionato 29 punti in 20 partite.
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