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Hellas Verona, non esistono mezze misure: 2 pareggi in 26 partite

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Hellas Verona, Paolo Zanetti

L’Hellas Verona di Zanetti è reduce dalla vittoria casalinga contro la Fiorentina. I gialloblu sono in piena lotta salvezza e combattono con armi da 3 punti.

Il dato che sta caratterizzando la stagione del Verona è a dir poco sorprendente, soprattutto se si parla di una squadra in lotta per non retrocedere. La squadra di Zanetti infatti, non conosce mezze misure e in questo campionato ha pareggiato solamente 2 volte in 26 partite, contro Udinese e Venezia. L’Hellas però ha vinto ben 8 volte, ed è la squadra con più vittorie della colonna destra della classifica, anche sopra a Torino, Genoa e Como, nonostante queste abbiano più punti.

Verona, i due ingredienti per salvarsi: cuore e grinta

In questa stagione più di una volta i veneti sono sembrati disorganizzati, sfiduciati e messi male in campo, come nelle goleade subite contro l’Atalanta, sia all’andata che al ritorno, contro l’Inter e nello scontro diretto contro l’Empoli.

Tante altre volte però, la squadra di Zanetti ha gettato il cuore oltre l’ostacolo arrivando a raggiungere risultati importanti come le vittorie contro il Napoli, la Roma, il Bologna e per ultima la Fiorentina.

Il Verona fa di elementi come la grinta, il cuore e la personalità il suo pane quotidiano e spesso sono proprio questi fattori che spingono la squadra alla vittoria. La salvezza sembra essere un obiettivo alla portata della rosa di Zanetti, che però deve cercare di dare una continuità ai risultati ottenuti e magari portare a casa qualche punto in più anche dai pareggi, evitando sconfitte di misura.

Verona

 

Serie A

Fiorentina, Fagioli: “Ho pianto quando ho lasciato la Juve”

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Italia

Nicolò Fagioli ha detto “addio” alla Juventus, si è preso in poco tempo la Fiorentina. Una scelta sentita dal giocatore, che ora ha acquisito più serenità.

Nicolò Fagioli ha detto “addio” alla Juventus, si è preso in poco tempo la Fiorentina. Una scelta sentita dal giocatore nata da un malcontento, infatti dichiara di essersi “riappropriato della sua vita”.

Il centrocampista è stato tra i migliori in campo nelle recente disfatta bianconera e si è concesso al Corriere della Sera un’intervista, probabilmente per fare chiarezza in merito all’abbandono della squadra.

Fiorentina, Fagioli

NICOLO FAGIOLI PERPLESSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Nicolò Fagioli, l’intervista

Il centrocampista, da poco entrato nella Fiorentina dopo un periodo di ansia e malcontento, dichiara il suo status ad un’intervista al Corriere, su quanto sia stata “liberatoria” l’uscita dalla squadra.

ADDIO JUVE – “Alla Fiorentina mi sono riappropriato della mia vita… Alla Juve sono stato undici anni, quando a fine dicembre ho deciso che me ne sarei andato mi sono sentito più leggero. Ma nel momento dell’addio ho pianto. Una bella botta. Ho pianto senza accorgermene, quel giorno mi sono reso conto che si chiudeva una lunga fase della vita, lasciavo i posti, i compagni, il tragitto di tutti i giorni. È stato traumatico. La Fiorentina mi ha accolto con tanto affetto e la novità ha finito per prevalere sul resto.”

COME KEAN – “La partenza da Torino mi ha permesso di esaurire la fase del ragazzino. Che mi stava molto stretta. La stessa cosa l’ha provata Moise. Alla Juve eravamo sempre quelli del settore giovanile, della Next Gen, trattati come tali. Uno scotto che abbiamo pagato.”

RAPPORTO CON MOTTA E ALLEGRI – “Alla Juve devi vincere vincere vincere, non puoi sbagliare. Se sbagli vai fuori. E se sei il giovane diventi il primo cambio e nessuno dice niente. Solo Allegri mi ha dato la possibilità di giocare con continuità. Dopo Genoa e Lipsia, Motta non mi ha più considerato. Firenze mi ha restituito il piacere e la leggerezza. Fagiolino è morto, oggi sono Nicolò.”

ALLA VIOLA – “C’era il Marsiglia, c’erano diversi club. Ho scelto chi mi ha voluto di più, sono state fondamentali le chiacchierate con Pradè, con Goretti e Palladino. Kean mi ha detto ‘vieni qui che si sta bene’. Il Viola Park è davvero fantastico.”

SCOMMESSE – Fagioli si è messo ormai alle spalle la sua battaglia contro la dipendenza dalle scommesse, che lo ha portato a una squalifica di sette mesi e oggi ne parla con maturità, ricordando i momenti duri che ha passato. “È iniziato tutto come un gioco. La noia mi ha rovinato la vita. Il centro della mia vita erano le scommesse, non più il calcio. Mi sentivo soffocato ma non bisogna aver paura di chiedere aiuto.”

IDOLO E MODO DI GIOCARE – Modric mi piace, è il mio idolo, lo osservo sempre con attenzione. I suoi movimenti con e senza palla, le giocate di esterno, su quelle lavoro sul serio. Ho anche avuto la fortuna di incontrarlo agli Europei. Spero di poter tornare in Nazionale il più velocemente possibile, non posso non considerarlo un obiettivo. Dove gioco? Dipende da cosa mi chiede l’allenatore, se devo stare più alto o più basso. Con Palladino gioco a tre e mi trovo bene. E le tre partite in una settimana non mi pesano. La stanchezza? A vent’anni è impossibile, a trenta forse. È anche vero che il giocatore esperto sa come dosare le energie. Se giochi in una squadra come la Juve, l’Inter, il Milan e il Napoli è naturale avere tanti impegni, lo sai in partenza.”

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Serie A

Juventus-Yildiz, rapporto incrinato: stabilita la cifra per la cessione

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Serie A

Il futuro di Kenan Yildiz sembra sempre più lontano dalla Juventus. La storia tra i bianconeri e il talento turco sembra essere giunta ormai al termine.

In una Juventus che continua a deludere tra prestazioni indecorose e un ambiente sempre più ostile a Thiago Motta, anche le problematiche con alcuni giocatori sono finite sotto i riflettori. 

Se il destino di Dusan Vlahovic, ormai destinato all’addio, era già in bilico da tempo, la situazione di Kenan Yildiz è quella che ha sorpreso di più. A inizio stagione il talento turco era stato investito di un ruolo centrale nel progetto,  con anche la maglia numero 10 che fu del suo idolo Alex Del Piero. 

Una scelta che sembrava il preludio a una lunga avventura bianconera. Negli ultimi mesi, però, la situazione è cambiata radicalmente. Nelle ultime due parte contro Atalanta e Fiorentina, che avrebbero potuto essere decisive per l’obiettivo Champions e anche per riaprire un piccolo spiraglio per lo Scudetto, Yildiz ha giocato in totale solo 45 minuti.

Contro la Dea è stato sostituito all’intervallo sullo 0-1, mentre nella trasferta a Firenze ha assistito alla disfatta per 3-0 dalla panchina. Segnali evidenti di una rottura con l’allenatore ormai difficile da ricucire.

Juventus, Cristiano Giuntoli

CRISTIANO GIUNTOLI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Juventus, Mendes è già al lavoro

In questo scenario, la posizione della società è chiara: Yildiz non è considerato incedibile. L’obiettivo primario della Juventus rimane la qualificazione alla prossima Champions League, un traguardo essenziale sia per la sostenibilità economica del club che per la costruzione del futuro progetto tecnico. 

Ma, in caso di mancato raggiungimento dell’obiettivo, anche il destino del giovane turco potrebbe cambiare. Jorge Mendes, agente del giocatore, ha già avviato i primi contatti con diversi club di Premier League.

Cristiano Giuntoli valuta il suo talento tra i 75 e gli 80 milioni di euro, una cifra molto importante per un giocatore che, nonostante le tante difficoltà, ha comunque contribuito con 6 gol e 5 assist in stagione.

Juventus-Empoli, Thiago Motta

Kenan Yıldız e Thiago Motta ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Yildiz, da simbolo del futuro a possibile addio

Quella che sembrava poter essere una lunga e gloriosa avventura bianconera rischia di trasformarsi in una storia interrotta troppo presto. Il talento cristallino di Yildiz, la fiducia iniziale della società e l’investitura con la maglia numero 10 lasciavano presagire un percorso di crescita insieme. 

Invece, le crepe nel rapporto con Thiago Motta e i dubbi della dirigenza hanno reso il suo futuro più incerto che mai.

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Serie A

Roma, Ranieri: “Due mesi e smetto. Senza Dybala dobbiamo fare tutti qualcosa in più”

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Roma

Il tecnico della Roma, Claudio Ranieri, dopo aver ricevuto il premio Maestrelli, ha parlato del prossimo decisivo periodo per la banda giallorossa.

Claudio Ranieri, allenatore della Roma, questa mattina è stato protagonista alla 40esima edizione del Trofeo Maestrelli dove è stato premiato come migliore tecnico. Dopo aver ricevuto il premio, l’ex Leicester ai è soffermato con i giornalisti presenti per scambiare un paio di battute sul finale di stagione della Roma.

Ranieri si è soffermato sul suo futuro in panchina e sulle 9 partite rimaste in calendario per poter conquistare un piazzamento Champions.

Roma

LA GIOIA DI CLAUDIO RANIERI CHE AVANZA IN EUROPA LEAGUE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Roma, le parole di Ranieri

Che ricordo ha di Maestrelli?

“Maestrelli era una persona estremamente giusta, è la terza volta che vinco questo premio e mi fa molto piacere perché era un allenatore che ha saputo amalgamare i suoi campioni. La Lazio ha vinto grazie ai campioni che aveva ma soprattutto all’uomo che riusciva a compattarli”.

Ho parlato con sua moglie e le ho detto ‘Lasciamo perdere la pensione

“No, no. La pensione è cosa giusta”.

La qualificazione in Champions League è possibile? Se l’aspettava o è rimasto stupito?

“Stupito non posso esserlo perché sono sempre positivo nel lavoro e nel gruppo dei giocatori che ho a disposizione. Ho trovato un gruppo forte ma che aveva perso autostima. Ho cercato di compattarlo e di dare a loro ciò che meritavano di avere. Si sono ritrovati e compattati, hanno fatto tanto e adesso viene il bello e il difficile. Dobbiamo continuare con la leggerezza che ci ha contraddistinto e la voglia che ha fatto innamorare i nostri tifosi”.

Un altro premio da aggiungere alla sua collezione?

“Sì, è la terza volta che vengo premiato al Premio Maestrelli. Mi fa molto piacere, è un personaggio unico nella storia del calcio italiano, un signore vero. Fa sempre piacere ricevere un riconoscimento così importante. E poi, se la squadra sta andando bene, è ancora meglio. Adesso arriva il difficile, perché il campionato è apertissimo: tutti sono in lotta per la vittoria finale, per chi deve andare in Europa, in Champions League, e chi si deve salvare”.

Lei è arrivato in un momento davvero difficile per la Roma, eppure oggi i numeri raccontano una storia diversa. La Roma nell’anno solare è la squadra che ha fatto più punti in Europa.

“Quando sono arrivato, ho pensato solo a cercare di fare bene, riportando autostima e positività a tutti i ragazzi. Perché i ragazzi erano validi, ma non riuscivano a ritrovarsi; i risultati erano negativi. Il sacrificio da parte di tutti è stato grande, e i risultati ora sono sotto gli occhi di tutti. Però, è come se non avessimo ancora fatto tutto, perché il bello arriva ora, ed è il momento più difficile”.

La perdita di Dybala quanto può incidere?

“Speriamo che la squadra si compatti ancora di più. Senza un campione del genere, dobbiamo fare tutti qualcosa in più per la squadra”.

Mister, quanto le ha fatto piacere vedere che, dopo il suo gol, i compagni sono corsi tutti ad abbracciare e sostenere Dovbyk?

“Mi ha fatto piacere, sì. I suoi compagni di squadra hanno fatto un bel gesto. Lui è un ragazzo molto timido e ha bisogno di comprensione e affetto da parte di tutti noi”.

Mister, l’Inter resta la favorita per lo scudetto, anche dopo la vittoria a Bergamo contro l’Atalanta?

“L’Inter era la favorita all’inizio, ma ora ci sono ventisette punti per tutti. Che vinca il migliore”.

A fine anno basta?

“Due mesi e smetto, confermo”.

Ancelotti?

“Carlo sta bene a Madrid”.

I giocatori piangeranno senza di me?

“No, saranno contenti”.

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