Le interviste
Esclusiva CS Fabrizio Ravanelli: “Sentenza contro la Juventus ingiusta e inammissibile, Allegri sta facendo un grande risultato. Su Del Piero…””
Fabrizio Ravanelli, bandiera e bomber della Juventus, ci parla della situazione attuale della Juventus di Allegri e di Andrea Fortunato e Gianluca Vialli.
Benvenuto Fabrizio e grazie per la disponibilità. In questi giorni abbiamo visto, per il caso plusvalenze, che la Juventus ha depositato la sua difesa e a quanto pare sembrerebbe che i punti tolti possano essere riconsegnati e poi bisognerà aspettare gli esiti dell’indagine “Prisma”. Un tuo pensiero al riguardo di questa situazione della Società e della squadra?
“Bah, per quanto riguarda la Società credo che stia lavorando bene poi è difficile dare un giudizio da fuori, io credo che la Juventus abbia cercato prendendo anche i migliori avvocati di poter fare valere le proprie ragioni. Quindi, io credo che la Juventus come Società i è sempre distinta per la grande professionalità, per la trasparenza, per la correttezza, per l’educazione sportiva. Questa squadra e questo Club si è sempre contraddistinto non solo in Italia ma nel mondo e ha avuto sempre come binomio la correttezza e la professionalità e anche i grandi successi in campo. Quindi sono convinto che si sta operando bene e sono convinto che allo stesso tempo che la Juventus riavrà i 15 punti e questo credo sia quantomeno logico, perché quello che è stato fatto è un qualcosa di non giusto e scandaloso. Dare 15 punti di penalizzazione lo trovo assolutamente inammissibile la sentenza contro la Juventus. Poi per quanto riguarda la Juventus di oggi sul campo credo che stia recuperando in questo momento i suoi migliori giocatori. E’ ancora un po’ prematuro poter dire dove poteva arrivare questa squadra qual ora fosse stata al completo ed al 100%, però possiamo dire che nonostante le mille problematiche di inizio anno, quelle vissute in Champions League causate da diversi problemi ed anche da diversi infortuni, la Juventus si sta riprendendo alla grande! Ci auguriamo che la Juventus ci possa regalare grandi soddisfazioni in campo, come magari ci ha regalato l’ultima con il Torino con un secondo tempo fantastico e, perché no, regalarci un 2° posto in campionato e magari anche un trofeo tra Coppa Italia ed Europa League. Saranno due competizioni molto dure e molto difficili dove ci vorrà sicuramente una grandissima Juventus sotto tutti i punti di vista. Da quello caratteriale, temperamentale e a quello tecnico dove dovrà dimostrare di essere una squadra granitica nella fase difensiva e migliorare soprattutto sotto porta perché nonostante tutto la Juve crea diverse palle goal ma riesce quasi sempre a sfruttare solo il 50% di quello che crea. Quindi dovrà riuscire a migliorare sotto questo punto di vista ma sono convinto che a fine anno potremmo trarre delle somme positive!”.
Il lavoro di Massimiliano Allegri, oggi i tifosi sono un po’ divisi su questo, secondo te è un operato positivo o miglioreresti qualcosa?

“Credo che a migliorare sia in primis Massimiliano a volerlo fare, io credo che stia lavorando veramente bene. Ci sono stati dei momenti dove anche il mister avrà avuto le sue colpe ma credo che tutti nell’arco di una stagione, dai giocatori alla Società e all’allenatore, possono avere dei momenti non dico di debolezza ma dei momenti dove non riescono magari a raggiungere il massimo della performance. Come lo è per un giocatore lo è allo stesso tempo per il mister. Io credo che se avesse l’opportunità di tornare indietro a inizio anno certe situazioni potrebbe anche correggerle per poter migliorare i risultati. Però alla base di questo credo che stia facendo un grandissimo risultato perché con i 15 punti saremmo a 50 punti se non sbaglio e i 2 punti persi e tolti in maniera scorrettissima, uso questo aggettivo perché quello che è capitato contro la Salernitana è stato qualcosa di veramente scandaloso per non usare altre parole, quindi fare un 52 punti nonostante tutto vuol dire che sta facendo un grande risultato. Semifinale in Coppa Italia, sta andando avanti in Europa League. E’ logico che quello che è successo in Champions League è da cancellare però credo che sia da cancellare soprattutto anche per mancanza degli effettivi, di giocatori, perché la Juventus non dimentichiamoci che è stata costruita sulla forza di Pogba, sulla forza di Federico Chiesa, sulla forza di certi giocatori che poi sono venuti a meno anche per problemi fisici! Quindi non credo che sia un’attenuante per lui però non ci sono sempre stati. La Juventus quando arriva nel momento topico, soprattutto agli ottavi (prima) di Champions League, arrivavamo sempre incerottati, quest’anno purtroppo ancora prima e siamo usciti dalla Champions League. Io sono ancora speranzoso che Allegri possa dare ancora tanto a questa squadra, ci credo e sono convinto che potrà regalarci delle grandi soddisfazioni da qui alla fine del campionato o quantomeno ce lo auguriamo tutti quanti”.
Da grande bomber e per tutta l’esperienza che hai avuto, avresti un consiglio da vero bomber di razza, quale tu sei, da dare a Dusan Vlahovic? Credi nelle sue potenzialità e che possa rimanere a lungo nella Juventus?

“Questo non lo so perché non sono un allenatore, nel senso non sono allenatore in questo momento della Juventus e quindi non conosco benissimo i programmi della Juve per il futuro. E’ logico che per il momento Dusan Vlahovic non sta rendendo per quello che tutti quanti ci aspettavamo e credo che allo stesso tempo sia lui in primis a non essere contento anche vista l’uscita dopo la partita con il Toro. Credo che il suo viso faceva capire quanto lui non era contento, non tanto della sostituzione ma quanto magari per la sua performance. Come qualità credo che siano indiscusse, è un giocatore che ha delle grandi qualità e delle potenzialità incredibili e credo e mi auguro che lui possa rimanere più tempo possibile alla Juventus e regalarci tanti goal! E’ logico che un consiglio che gli posso dare da attaccante, visto che potrei essere anche suo padre, gli direi di stare tranquillo. Di trovare quella serenità e quella tranquillità interiore che serve nei momenti più difficili per tornare ad essere protagonista non solo in campo ma soprattutto nella fase finale degli ultimi 20m dove lui, in questo momento, trova grosse difficoltà”.
Fabrizio, c’è una semifinale di Coppa Italia contro l’Inter e questa partita contro il Friburgo. Secondo te quante possibilità ha la Juventus di centrare entrambi gli obiettivi o anche solo uno dei due?
“E’ difficile dirlo. Molto dipenderà dagli infortuni e dalla condizione fisica della squadra. Mi sembra che la squadra sia in una buona condizione fisica, ci auguriamo di recuperare tutti i giocatori e credo che non ci siano ulteriori stop per giocatori importanti. Allo stesso tempo credo che partiremo con il 50% di probabilità alla pari con l’Inter in Coppa Italia. Per quanto riguarda il Friburgo credo che la Juventus abbia leggermente un minimo vantaggio, però al di là di tutto è una squadra che è 4° nel campionato tedesco dove ci sono Bayer Monaco, Union Berlino e Borussia Dortmund che comunque stanno facendo una stagione pazzesca! Abbiamo visto che tra l’altro il Dortmund ha battuto il Chelsea in Champions League e quindi questo vuol dire che il livello del calcio tedesco si sta alzando. Il livello medio e normale delle squadre tedesche si sta alzando e quindi sarà un test molto difficile per la Juve! Quindi dico 51% per la Juventus e 49% per il Friburgo ma sarà una partita combattutissima dove saranno, ancora una volta, i dettagli a fare la differenza ma soprattutto saranno i grandi campioni a spostare gli equilibri come è successo a Nantes con Di Maria”.
Tu hai alzato la Champions League, che consiglio daresti alla Juventus per far sì che questo gap europeo possa essere colmato per un futuro in Europa?

“Mah, il consiglio è quello di andare sempre ad acquistare i giocatori che sono in rampa di lancio e che abbiano grande talento ma soprattutto italiani! Non dimentichiamoci che noi nel ’96 abbiamo vinto la Coppa dei Campioni con 9/11 di in campo di italiani, quindi questo ti fa capire quanto sia stato forte, il 22 maggio ’96, il senso di appartenenza di quella squadra. Sarebbe stata pronta a buttarsi e gettarsi nel fuoco per quei colori bianconeri, per il proprio allenatore, e ognuno di noi avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutare un compagno per alzare quella coppa! Ci è tornato molte volte in mente tutti i sacrifici che avevamo fatto per poter raggiungere quel traguardo! Tutti questi elementi messi insieme oggi, ieri e domani, faranno sempre la grande differenza. Quindi, da parte mia, dico alla Juventus ed alla Società Juventus di andare sempre a cercare talenti ma italiani, poi che ci debba essere un giusto mix con giocatori che vengono dall’estero e che hanno quel senso di appartenenza e di professionalità che ha sempre contraddistinto i grandi campioni. Oggi nella Juve vediamo quel senso di appartenenza in Danilo e quindi giocatori del genere sono la fortuna degli allenatori, sono la fortuna delle Società e dei tifosi! Ci vorrà del tempo ma la Società dovrà essere brava ad andare a cercare quei talenti come oggi abbiamo dimostrato di avere, perché Iling, Fagioli, Miretti, Soulé e tanti altri ragazzi giovani potranno, in futuro, riuscire a dare quella forza e quel senso di appartenenza a questa squadra. Riformare uno zoccolo duro italiano per far sì che questa squadra possa tornare di nuovo a vincere non solo in Italia ma anche a rialzare dopo tantissimi anni la Champions League”.
Fabrizio, un pensiero particolare per tutti noi che abbiamo a cuore i nostri campioni che ormai non ci sono più. Il tuo grandissimo amico Andrea Fortunato e Gianluca Vialli. Un pensiero per queste due bandiere che ricordiamo costantemente tutte le volte che si va allo stadio.

“Sembrano che siano parole di circostanza, erano due caratteri totalmente diversi. Andrea era un ragazzo intraprendente con un carattere molto forte e che aveva voglia di arrivare e spaccare il mondo! Lui aveva firmato un contratto per 4 anni alla Juventus, era nel giro della Nazionale e quindi aveva tutte le possibilità per imporsi e diventare uno dei terzini più forti d’Italia. Purtroppo la sua malattia ce lo ha portato via ma io credo che comunque da su in cielo ci osserverà e ci darà… Nonostante il tempo passa sarà sempre al fianco nostro. Io ho avuto l’opportunità di conoscerlo già nel servizio militare, abbiamo vinto un campionato del mondo insieme, ci siamo ritrovati a dividere la camera quando eravamo nel servizio militare a Napoli e poi ci siamo ritrovati a dividerla nella Juventus. C’era un rapporto veramente molto stretto. Con Gianluca Vialli ancora non dico di più ma è stato un qualcosa di incredibile! E’ stato il nostro capitano e sarà il nostro capitano anche ora e in futuro! E’ stato una persona che ci ha insegnato tante cose, ci ha insegnato veramente cosa voglia dire l’umiltà, cosa significa essere leader, cosa significa essere un capitano di una squadra. Lui è stato il vero nostro capitano della squadra! Ci ha trascinato con le sue gesta, con il suo modo di comportarsi, con i suoi modi gioiosi, con i suoi scherzi, con il suo modo di sdrammatizzare anche i momenti difficili e allo stesso tempo di farsi scivolare tutti quei “complimenti” che in certi momenti piovevano dalla critica e dai tifosi. Quindi era veramente un grande saggio e ci manca tantissimo! Ci manca tantissimo non solo come calciatore e come uomo di sport ma come uomo! Io credo che mancherà tanto alle sue due figlie e a sua moglie. Per me è stato il mio idolo, il mio simbolo. Io non mi vergogno a ridire che ho sempre cercato di emularlo in tutto e per tutto e quindi sarà sempre devoto a Gianluca Vialli! Lo ringrazierò sempre per tutta la mia vita di quello che mi ha insegnato! Rimarrà sempre un grande simbolo nel mio cuore e nella mia mente ma questo credo che apparterrà come giocatore non solo ai tifosi Juventini o della Nazionale Italiana o della Sampdoria ma rimarrà nel cuore di tutti i tifosi che amano il calcio!”.
Ultimissima domanda: secondo te, alla fine di questa stagione quando tutta questa situazione che coinvolge la Juventus sarà finita, prevedi in Società qualche cambiamento come magari l’arrivo di un grande campione in Società come Del Piero? Potebbe cambiare il CDA o credi che rimarrà tutto uguale in Società?
“Beh, queste sono domande a cui io non posso rispondere. Posso soltanto sperare che magari Alessandro Del Piero, che è stato un grande capitano e un simbolo di questa Società, possa oggi tornare a rappresentare questo Club nel miglior modo possibile. Credo che non ci sia miglior persona come Alessandro per poter rappresentare la Juventus. Poi per altri discorsi io credo che non sia all’altezza e non devo nemmeno essere così presuntuoso da poter esprimere i miei giudizi o quello che dovrebbe fare la Società perché non sono in grado. Ci saranno delle persone che sono molto più brave di me a capire chi dovrà entrare nella Società e quali saranno i ruoli di quelle persone che entreranno”.
Fabrizio un saluto per il canale Beppe Bianconero, per tutta la redazione di Calcio Style e tutti gli ascoltatori che ti stanno seguendo.
“Ciao ragazzi, vi saluto anche io con grande affetto e mi raccomando “Fino alla fine” forza Juventus! Non dimentichiamoci mai! Grazie a voi!”
Video intervista:
Le interviste
ESCLUSIVA CS – Carlo Nervo: “Il Bologna può arrivare in Europa quest’anno ha una rosa molto competitiva. Nazionale? Ci sono troppi…”
L’ex centrocampista del Bologna Carlo Nervo (1994-2005, 2006-2007) ha parlato ai nostri microfoni della’attuale situazione dei rossoblù, sulla lotta Scudetto in Serie A e molto altro.
In un’intervista di 5 minuti, Carlo Nervo ha detto la sua su come può andare il Bologna questa stagione, parlando anche di giocatori come Bernardeschi e Orsolini, e anche dell’allenatore dei rossoblù Vincenzo Italiano.
Inoltre ha analizzato anche la situazione della Nazionale Italiana e del motivo per cui, secondo lui, gli Azzurri stanno vivendo un momento così complicato.
Di seguito, l’intervista di Carlo Nervo.
Le parole di Carlo Nervo
Dove può arrivare questo Bologna in campionato e in coppa?
“Vista espressione di gioco e i risultati, può arrivare in alto. Secondo me l’Europa dovrebbe essere la giusta posizione, però sognare non costa niente. Le altre squadre sono forti, però il Bologna li ha messi sotto”.
Secondo lei il Bologna ha bisogno di rinforzarsi nel mercato di gennaio, visti alcuni infortuni sulle fasce?
” A mio avviso, a parte gli infortuni, la rosa é completa. Immobile, al momento, é fuori ma é un giocatore forte che segna molti gol: inoltre la crescita di Bernardeschi é stata importante. Secondo me la rosa é molto competitiva, io non toccherei niente”.
Chi vince il campionato?
“Bella domanda, magari il Bologna. No, io vedo il Milan che può insidiarsi”.
Quindi Allegri con il suo Corto Muso?
“Secondo me hanno una bella rosa e un allenatore che sa vincere”.
Italiano é un pò sottovalutato come allenatore?
“No, non é sottovalutato, nel senso che lui é già in una grande squadra, perché il Bologna é una grande squadra”.

VINCENZO ITALIANO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Un aggettivo per l’allenatore e per quello che sta facendo?
“Consapevole: lui é consapevole di essere in una grande piazza”.
Orsolini? E’ un Nervo 2.0
“No, secondo me è più forte. Vede molto la porta, ma soprattutto é un ragazzo per bene che é legato alla città e alla maglia. Quindi deve continuare come sta facendo”.
Adesso nella Nazionale Italiana c’é meno abbondanza di grandi giocatori. Come si può risolvere questa cosa?
“Ai miei tempi per andare in Nazionale dovevi essere forte. Adesso fai dieci partite bene in Serie A e ti chiamano in Nazionale. Non ci sono i campioni come Del Piero e Totti: bisognerà analizzare perché non vengono fuori questi talenti qui in Italia, e valutare tutti i settori giovanili.
Poi, troppi stranieri: quando c’ero io arrivavano i top player stranieri, ora ci sono giocatori che trovi anche in Serie B, in Serie C. Hanno un cognome difficile, quindi impattano sul pubblico. E poi un’altra cosa, meno potere e procuratori”.
Le interviste
ESCLUSIVA CS – Giulio Scarpati: “La Roma non ha l’obbligo di vincere, per questo oggi vola. Gasperini ha cambiato tutto: ora la squadra corre fino al 90°”
Lo storico volto di Un Medico in Famiglia e romanista dichiarato, Giulio Scarpati ha raccontato ai nostri microfoni una vita intrecciata al giallorosso: dagli anni dell’alzabandiera sempre ammainato alle domeniche allo stadio con il fratello, fino allo sguardo lucido sulla Roma di oggi.
In una lunga intervista, Scarpati ha condiviso le sue opinioni sul lavoro di Gasperini, il momento della squadra, gli obiettivi stagionali e la crisi della Nazionale. Un dialogo sincero, appassionato, a tratti critico, che ci rivelato l’anima di un tifoso autentico, oltre che di un grande attore.
Di seguito, l’intervista di Giulio Scarpati.
Le parole di Giulio Scarpati
Ci vuole parlare del suo legame con la Roma?
“Essere tifoso della Roma significa, prima di tutto, accettare una certa dose di sofferenza. Negli anni ’60 la squadra non era certo tra le grandi. La Juventus ci passava spesso i suoi “bidoni”, giocatori ormai a fine carriera. Per fortuna, con il tempo, la società è cresciuta e si è strutturata molto meglio. La mia passione è nata grazie a mio fratello maggiore, romanista sfegatato. A casa avevamo l’alzabandiera da issare quando la Roma vinceva, ma non lo usavamo quasi mai… le vittorie erano rare, così la bandiera rimaneva per lo più ammainata. Ricordo anche che quando la Roma vinceva, ritagliavamo i titoli di giornale e li attaccavamo in camera. Da bambino andavo anche tanto spesso allo stadio con la tessera dello Junior Club, sempre assieme a mio fratello.
Da attore, poi, mi è capitato di giocare più volte con la Nazionale degli Attori, allenata da Giacomo Losi: una persona straordinaria. Mi dava ottimi consigli su come migliorare in difesa, il ruolo in cui giocavo. Io e mio fratello abbiamo sempre seguito la Roma, nel bene e nel male. Forse avremmo potuto vincere qualcosa di più, ma proprio perché si vince poco, quando succede la gioia è enorme. I festeggiamenti per uno Scudetto a Roma…a Torino se li sognano!”
Mettiamo da parte il passato e guardiamo al presente: avrebbe mai immaginato a inizio stagione questa Roma capolista?
“Assolutamente no, devo essere sincero. Però riponevo molta fiducia in Gasperini, che sa fare benissimo il suo lavoro. Si è integrato in modo sorprendente e credo che anche il lavoro miracoloso fatto da Ranieri l’anno scorso lo abbia agevolato. Peccato per quella Champions sfiorata di un punto. Chissà, magari con altre due partite ci saremmo qualificati noi al posto della Juventus… Da tifoso, comunque, sono felicissimo del percorso che stiamo facendo.”
È davvero soddisfatto in tutto?
“Beh, l’unica ombra, finora, è l’Europa League. Non stiamo brillando e migliorare la classifica sarà complicato, soprattutto con tutte le partite ravvicinate. L’obiettivo sarebbe entrare tra le prime otto, ma la vedo dura. Detto ciò, resto ottimista: per me è già molto ciò che la squadra ha fatto finora.”
Dove si nota maggiormente la mano di Gasperini?
“Ha ridato motivazione a tanti giocatori. Penso a Pellegrini, che sta vivendo una vera e propria rinascita. Anche il gioco è cambiato. Oggi le partite sono più dinamiche, divertenti, c’è una chiara volontà di dominare l’avversario – una sensazione che, con tutto il rispetto, si percepiva meno nell’era Mourinho. Gasperini è l’allenatore ideale per questo gruppo, e lo dimostra la condizione atletica: la Roma corre e pressa fino al 90°, è un miglioramento enorme. Serve però che gli attaccanti inizino a segnare con più continuità, quello resta un problema.”

GIAN PIERO GASPERINI DA INDICAZIONI AI SUOI RAGAZZI. IN EVIDENZA EL AYNAOUI E TSIMIKAS ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
La Roma ha subito solo cinque gol diventando così la miglior difesa del campionato. Come se lo spiega?
“Molto merito va a Svilar, che sta facendo miracoli. Negli ultimi anni abbiamo avuto portieri straordinari – da Alisson a Szczęsny – e lui sta seguendo quella scia. C’è poi la crescita di Mancini e, più in generale, l’organizzazione difensiva plasmata da Gasp. Non c’è un singolo leader: la forza è il gruppo. Ed è bello vedere che l’allenatore coinvolga tutti, soprattutto i giovani come Pisilli.”
Si può dire allora che Gasperini sia un allenatore che sposta gli equilibri? Guardando l’Atalanta con Juric verrebbe da pensarlo…
“Al di là del valore di Gasperini, credo che Juric abbia limiti nella gestione del gruppo. È suscettibile e comunica poco coi giocatori. Gasperini, anche quando si arrabbia, lo fa per stimolare. Juric non mi è sembrato ancora abbastanza maturo per allenare una grande squadra.”
Non teme un calo di rendimento della rosa?
“La vera incognita restano gli infortuni. Dybala è un valore assoluto, ma purtroppo non garantisce continuità. A questo si aggiunge il vincolo del fair play finanziario, che ha limitato la possibilità di intervenire sul mercato con innesti mirati. Detto ciò, apprezzo molto il lavoro della società e, in particolare, l’impronta lasciata da Ranieri: si sarà capito che ho un debole per lui! Lo stimo profondamente per come l’anno scorso è riuscito a risollevare la squadra.”
C’è qualcosa che la Roma ha più degli altri top club?
“Sì, ha un vantaggio psicologico enorme. Non ha l’obbligo di vincere sempre e comunque, come accade invece a Inter o Napoli. E questo, in campo, pesa eccome.”
Eppure, negli scontri diretti la squadra fatica…
“Diciamo che molti avversari contro cui abbiamo perso erano più attrezzati. Col Milan abbiamo sbagliato l’approccio perché siamo sì partiti fortissimo, ma non siamo mai riusciti a concretizzare. Con l’Inter il divario tecnico si è visto. Non credo ci sia un problema strutturale negli scontri diretti; piuttosto dobbiamo essere più cinici quando le occasioni capitano, perché in partite del genere non sono mai tante.”
Che idea si è fatto delle altre big del campionato?
“Sono certo che la Juventus con Spalletti adesso crescerà moltissimo. L’Inter è fortissima ma talvolta vince anche con un po’ di fortuna, ed è quella che temo di più. Il Milan mi sembra più solido dello scorso anno. Il Napoli con Conte non mollerà un centimetro: è tignoso e combatterà fino alla fine anche se ora è in difficoltà.”

L’ESULTANZA URLO DI ANTONIO CONTE DOPO IL GOL DI SPINAZZOLA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Qual è l’obiettivo minimo della Roma?
“La Coppa Italia.”
Perché proprio la Coppa Italia?
“Perché sarebbe fantastico vincere la decima.”
E l’obiettivo più grande, invece?
“Tornare a giocare in Champions. È un qualcosa di fondamentale anche a livello economico.”
Passiamo alla Nazionale. Cosa ne pensa della disfatta contro la Norvegia?
“È stata una partita strana. Nel primo tempo abbiamo fatto meglio noi, loro sembravano quasi in vacanza. Poi, quando la Norvegia ha iniziato a far valere la sua qualità, l’Italia ha perso ritmo ed è andata in blackout. Purtroppo, in Nazionale il problema è molto più profondo di quanto sembri…”
A cosa si riferisce?
“Al fatto che da anni la Nazionale non esprime un gioco convincente. I club hanno ormai un peso enorme e i raduni non sono più quelli di una volta. Spalletti, secondo me, ha fallito proprio per questo: non ha avuto il tempo necessario per costruire un’identità di gruppo.”
Che ne pensa invece di Gattuso?
“È un allenatore onesto, diretto, che dice ai giocatori ciò che pensa. Lo apprezzo molto.”
Ora che i playoff sono una realtà, ritiene che l’Italia riuscirà a supererli?
“Se incroceremo squadre meno attrezzate di noi, credo proprio di sì. E speriamo anche in un pizzico di fortuna, che non guasta mai.”

MATEO RETEGUI RAMMARICATO ( FOTO KEYPRESS )
Le bombe di Vlad
LBDV presenta: “Il portiere di Ceaușescu” e “Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio”
Domenica 16 novembre, alle ore 18.00, il Punk Roma (Via dei Durantini 18, Roma) ospiterà un evento speciale dedicato alla letteratura sportiva e alla cultura calcistica.
Protagonisti della serata saranno due firme d’eccezione: Guy Chiappaventi, giornalista di La7, autore del libro “Il portiere di Ceaușescu” (Bibliotheka Edizioni), e Ciro Romano, caporedattore di LBDV, che presenterà “Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio” (Garrincha Edizioni).
A dialogare con gli autori ci sarà Daniele Garbo, giornalista sportivo già volto di Mediaset e Direttore Editoriale di LBDV, mentre la presentazione sarà affidata al giornalista di Le Bombe di Vlad, Alberto Caccia.
L’incontro rappresenta un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati di calcio, giornalismo e narrazione sportiva. Due libri diversi ma accomunati da una stessa passione: quella per il pallone e per le storie che lo rendono eterno.
Il portiere di Ceaușescu. Helmut Duckadam, storia di un antieroe
Una storia lunga quasi quarant’anni e undici metri, la storia di quando una squadra di sconosciuti strappò il titolo più importante del calcio europeo – la Coppa dei Campioni – a una superpotenza, il Barcellona.
Era la notte magica del 7 maggio 1986 quando, nello stadio di Siviglia, Helmut Duckadam, allora ventisettenne, riuscì nell’impresa di parare tutti e quattro i rigori dei giocatori catalani consentendo alla Steaua Bucarest di laurearsi campione d’Europa, prima volta per una squadra dell’Est. Una notte di felicità per un popolo che viveva con le luci spente, senza riscaldamento e con il frigorifero vuoto.
Quando la Steaua rientrò in Romania, all’aeroporto 15 mila persone accolsero i giocatori e almeno altrettante scesero in strada per seguire il tragitto del pullman fino a Bucarest. Fu un fatto insolito per la Romania comunista, dove le manifestazioni spontanee di piazza erano vietate, ma il regime volle capitalizzare la vittoria. Il presidente Ceaușescu invitò la squadra a palazzo e Duckadam diventò per sempre l’eroe di Siviglia.
L’autore
Giornalista, inviato del tg La7. Dopo aver raccontato la suburra di Roma, la mafia e la ‘ndrangheta, due guerre in Medio Oriente, terremoti, tsunami e alluvioni, negli ultimi anni ha seguito la cronaca a Milano.
Ha vinto il premio Ilaria Alpi, il Premiolino e il premio Goffredo Parise. Ha pubblicato sette libri, incrociando spesso il calcio con la cronaca: il primo, Pistole e palloni sulla Lazio anni Settanta, ha avuto otto edizioni in quindici anni e ha ispirato la serie Sky Grande e maledetta.
Jongbloed. Il romanzo del tabaccaio
Ciro Romano ci racconta le gesta dello storico portiere olandese Jongbloed, eroe dell’arancia meccanica di sua maestà Cruijff . Un viaggio dentro la vita di uno dei calciatori più importanti della sua era. Non una monografia, dimenticate i tabellini, quello che troverete in queste pagine è l’atmosfera, è l’uomo prima del calciatore, è la storia prima dei gol, è il lato nascosto del pallone. Preparatevi, riavvolgete il nastro, premete play e godetevi questa partita di carta e inchiostri, inseguendo in campo un calciatore indimenticabile. Una nuova figurina letteraria da collezionare, una nuova figurina per completare lo scaffale dei campioni.
L’autore
Ciro Romano vive a Salerno è avvocato, abilitato alle Magistrature Superiori. Guarda il calcio dall’età di tre anni, e ne scrive per testate giornalistiche e pagine social. Prima per passione, poi per motivi professionali, diventa esperto di tifo radicale. Tiene conferenze e partecipa a dibattiti pubblici per l’abolizione alle limitazioni di legge al tifo e agli spostamenti delle tifoserie.
Ha pubblicato “Volevo solo giocare a ping pong” (Caffèorchidea).
(Foto: DepositPhotos)
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