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Solskjaer shock: “L’acquisto di Ronaldo ha ucciso il nostro stile di gioco”
Ole Gunnar Solskjær ha parlato del suo periodo da allenatore del Manchester United e in particolare dell’arrivo di Ronaldo.
Il 19 Dicembre 2018 Ole Gunnar Solskjær veniva nominato manager ad interim del Manchester United. In sostituzione a José Mourinho, esonerato dopo la sconfitta per tre a uno nel derby con il Manchester City.
A fine stagione venne poi confermato come capo-allenatore, dando inizio a un percorso durato 168 partite e terminato il 20 Novembre 2021 in seguito alla sconfitta per quattro a uno sul campo del Watford di Claudio Ranieri.
Cosa ha detto Solskjær su CR7?
Pur non avendo vinto nulla nel suo triennio sulla panchina dei Red Devils, una cosa che lo accomuna alla stragrande maggioranza degli allenatori che si sono succeduti nel post-Ferguson, è opinione diffusa fra i tifosi del Manchester United che Solskjær abbia fatto molto bene alla guida del club.
L’allenatore norvegese ha infatti ottenuto un secondo e un terzo posto, oltre a una finale di Europa League persa soltanto ai calci di rigore. Quantomeno nei primi due anni e mezzo sotto la sua egida, in quanto la terza stagione è stata semplicemente disastrosa. Ed è paradossale che il suo unico fallimento sia arrivato in concomitanza con la squadra più forte fra quelle da lui allenate.
La natura di quel flop, secondo molti, va ricercata nell’acquisto di Cristiano Ronaldo. L’ingombrante figura del fuoriclasse portoghese ha esacerbato una spogliatoio storicamente complicato e che Solskjær, sino a quel momento, aveva faticosamente gestito.
Tuttavia, il suo arrivo dalla Juventus ha fatto deflagrare la squadra sia dal punto di vista ambientale che tecnico-tattico. Non è soltanto una mia opinione, in quanto persino lo stesso Solskjær è di questo avviso.
Senza più una panchina da allora, l’ex-attaccante è stato intercettato da Gary Neville e ha concesso una lunga intervista a Stick to Football: programma televisivo, di proprietà di Sky Bet, in cui ha fatto da co-conduttore.
❝Il Ronaldo-bis non ha funzionato. E’ stato un fallimento per me, per il club e per lo stesso Cristiano. Tuttavia, col senno del poi lo ricomprerei. In quel momento lì sarebbe stato impossibile non acquistarlo. Prima del suo arrivo eravamo la squadra che pressava più in alto di tutta la Premier League. Per fare spazio a Cristiano abbiamo dovuto vendere Daniel James e tutt’ora credo che fosse la scelta giusta, ma erano giocatori diversi.
Con Cristiano in campo abbiamo dovuto modificare il nostro approccio in fase di non possesso e la cosa non ha pagato. Con lui in campo non potevamo più pressare allo stesso modo e giocare come giocavamo prima. Abbiamo dovuto cambiare il nostro di stile di gioco per adattarlo a lui e la cosa non ha funzionato: è stato disfunzionale per il sistema.❞
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Spezia, il monte ingaggi continua a preoccupare: la situazione
Spezia, la situazione degli ingaggi elevati continua a condizionare il mercato. Sono tre, in particolare, i giocatori fuori dai parametri. Vediamo di seguito nel dettaglio.
Prosegue a rilento il mercato dello Spezia, frenato da altre priorità, come per esempio la questione relativa al monte ingaggi.
Come riferisce Il Secolo XIX, infatti, vari giocatori percepiscono emolumenti fuori dai parametri stabiliti, e per i quali bisognerà trovare una soluzione.
Daniele Verde
Gli interessati sono Daniele Verde e Arkadiusz Reca, con uno stipendio di 900mila euro annui, e Lukas Muhl con 750mila.
Qualora non dovessero trovarsi adeguate soluzioni, spiega il quotidiano ligure, si percorrerà la pista della spalmatura della cifra su più anni.
Si va verso la definizione, infine, per quanto riguarda la posizione di Szymon Zurkowski, in procinto di passare all’Empoli.
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Juventus, tesoretto Next Gen: la strategia
La crescente importanza della squadra Under 23 in Italia, soprattutto per club come la Juventus, rappresenta una strategia efficace per sviluppare giovani talenti e generare significativi ritorni economici.
Questa squadra funge da ponte cruciale tra la Primavera e la prima squadra, offrendo un’esperienza competitiva ai giovani che non sono ancora pronti per il massimo campionato.
Giocare in Serie C fornisce ai giovani calciatori un’esperienza di gioco più fisica e tattica rispetto ai campionati giovanili, accelerando il loro sviluppo.
I giocatori possono essere inseriti gradualmente in prima squadra, riducendo il rischio di bruciare talenti acerbi.
Gli allenatori possono valutare il potenziale dei giocatori in un contesto competitivo, decidendo con maggiore precisione chi può fare il salto in prima squadra.
La Juventus ha dimostrato di poter vendere giocatori sviluppati nella Nex Gen (si chiama cosi l’under 23 bianconera) per cifre significative.
Juventus tesoretto da oltre 120 milioni
Esempi recenti includono:
Iling-Junior e Barrenechea:Parte dell’operazione che ha portato Douglas Luiz a Torino, generando introiti significativi.
Matias Soulè e Dean Huijsen: Vendite imminenti che contribuiscono al totale di oltre 60 milioni di euro.
Le vendite di giocatori come Stephy Mavididi, Franco Tongya, Simone Muratore e Manolo Portanova hanno portato complessivamente decine di milioni di euro.
Radu Dragusin e Koni De Winter, entrambi venduti al Genoa, hanno fruttato circa 20 milioni di euro.
Anche Giacomo Vrioni ha contribuito con circa 4 milioni di euro.
Stephy Mavididi: Venduto al Montpellier dopo un periodo di prestito al Digione, rappresenta uno dei primi esempi del successo del modello Under 23 della Juventus.
Franco Tongya: Scambiato con Marley Akè, ha contribuito a rafforzare la prima squadra mentre generava una significativa valutazione di mercato.
Simone Muratore e Manolo Portanova: Le loro cessioni hanno portato risorse fresche e dimostrato la validità del progetto Under 23.
L’integrazione di giovani come Miretti, Fagioli, Yildiz e Nicolussi Caviglia nella prima squadra è un chiaro esempio del successo del progetto Under 23.
Questi giocatori sono ora colonne portanti della squadra e potenziali fonti di ulteriori plusvalenze future.
Il modello Under 23 della Juventus rappresenta un circolo virtuoso che beneficia sia dal punto di vista tecnico che economico.
Permette al club di sviluppare talenti, integrarli gradualmente nella prima squadra o venderli a prezzi elevati, reinvestendo poi queste risorse nel club.
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Enrico Valentini: da capitano del Norimberga a tifoso della Juventus
Enrico Valentini, 35enne e abruzzese di orine, del Norimberga ha il cuore diviso: dall’essere capitano della formazione tedesca a primo della Juventus.
Italiano del Norimberga e tifoso della Juventus. Una coincidenza: infatti, oggi pomeriggio (alle ore 17:00) si sfideranno in amichevole proprio la formazione tedesca e quella bianconera.
Di chi stiamo parlando? Proprio del capitano tedesco, Enrico Valentini.
35 anni compiuti a febbraio, terzino destro e (a dispetto del nome) italiano proprio non lo è: infatti è nato e cresciuto in Germania, proprio a Norimberga. Le sue origini sono, comunque, legate al nostro paese: i genitori Vincenzo e Maria, trasferitisi in Germania tanti anni fa per aprire un’attività di ristorazione, sono originari dell’Abruzzo.
La particolarità di Valentini? È un super tifoso della Juventus.
Detto e ribadito a più riprese dallo stesso calciatore, il capitano del Norimberga ha sempre sognato di disputare un’amichevole contro i bianconeri: e le due società lo hanno accontentato.
Indice
“La Juve vince perché merita”
Dopo la conquista del Tricolore (2018) da parte della Juventus, Valentini si esponeva così:
“In Italia la Juve vince perché merita ma si cerca di infamarla. In Germania è diverso e ciò non accade: anche qui il Bayern Monaco trionfa in continuazione ma viene accettato perché è indubbiamente la squadra più forte.
Beh, poi in Italia si festeggia quando si è un punto dietro… Un grave errore da parte del Napoli, che così non ha fatto altro che caricare la Juve“.
L’inno bianconero
E poi c’è la storia dell’inno della Juventus cantato dai giocatori del Norimberga, dove lo stesso Valentini aveva spiegato l’origine dell’usanza:
“Durante uno dei miei primi allenamenti il nostro capitano ha messo la canzone della Juve nello spogliatoio ed io sono rimasto un po’ così. Ero stupito: non me l’aspettavo. L’aveva sentita in Champions dopo le vittorie dei bianconeri e gli piaceva.
In Germania, come in quasi tutti i club, quando arriva un giocatore nuovo deve presentarsi cantando una canzone davanti a tutti. Così io ne ho approfittato cantando proprio l’inno della Juve. Da inizio stagione è diventato il nostro tormentone”.
Un sogno che si avvera
Un sogno che si avvera per il capitano del Norimberga, un sogno che le due Società gli hanno concretizzato:
“Sarebbe un sogno fare un’amichevole contro i bianconeri. Io non posso decidere niente a riguardo ma… lanciamo un appello (raccontava al sito di Gianluca Di Marzio sei anni fa). Da bambino il mio idolo assoluto era Del Piero e lo sarà per sempre. Seguo sempre i bianconeri e sono contentissimo per questo Scudetto: sofferto ma meritato”.
Insomma: quella di oggi, per Valentini, non sarà una semplice amichevole. Soprattutto per il battito del suo cuore.
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