Esteri
Il Manchester United e la sua (eterna) crisi
La crisi del Manchester United post-Ferguson sembra non avere fine. I fischi assordanti fanno da colonna sonora in un Old Trafford semi-vuoto.
Fuori dalla Coppa di Lega al secondo turno da detentori del trofeo. Ottavi in campionato e con un piede fuori dalla Champions. Club in vendita, ma senza acquirenti. Proprietà sfiduciata e giocatori contestati. E’ l’impietosa situazione di uno dei club più rinomati al mondo: il Manchester United.
I numeri di una partenza da horror
Manchester United vs Manchester City 0-3: Gol & Highlights.
8 allenatori (di cui 2 ad interim) cambiati in 10 anni. La miseria di 5 trofei nello stesso arco temporale. Una serie sconfinata di delusioni e di record negativi.
• Con 8 sconfitte in 15 gare, questa è la peggior partenza della storia del Manchester United dal 1962.
• Il Manchester United non perdeva 5 delle prime 10 gare casalinghe dal 1930.
• Il Manchester United ha perso più partite a Old Trafford negli ultimi 10 anni (35) che nei 27 dell’intera era Ferguson. (34)

Photo Source: Newcastle United Official Website.
Quanto spende il Manchester United?
❝Non riesco a spiegarmi perché il Manchester United non lotti mai per il titolo.❞ [Pep Guardiola]
E’ evidente, quindi, che il problema del Manchester United non possa essere (solo) l’allenatore. Eppure i giocatori, sulla carta, ci sono. Gli investimenti anche. Il Manchester United, solo questa estate, ha speso oltre 200 milioni sul mercato. E’ la quinta squadra ad aver investito di più fra quelle di Premier League. E non ha neanche venduto in maniera particolare, dato che solo otto squadre hanno incassato meno.
Per rapporto fra entrate e uscite estive, il Manchester United è la 18esima squadra della Premier League. Con un differenziale (negativo) di quasi 150 milioni di euro. Solo negli ultimi anni sono arrivati giocatori del calibro di Mount. Casemiro. Varane. Oltre al ritorno di Cristiano Ronaldo.
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I problemi del Manchester United
Nonostante ciò, i risultati non arrivano. Tuttavia, a preoccupare maggiormente il board dirigenziale non dovrebbero essere (paradossalmente) i risultati sul campo quanto la delicata situazione all’interno dello spogliatoio.
Quello del Manchester United ha, da sempre, la fama di essere uno spogliatoio di prime donne. Complicatissimo da gestire e con equilibri talmente sottili che potrebbero essere facilmente tagliati con un grissino.
Lo stesso spogliatoio che esautorò Solskjaer, leggenda del club e ingaggiato proprio per il suo feeling con l’ambiente, ora sembra aver fatto lo stesso con ten Hag. L’anno scorso il caso relativo a Cristiano Ronaldo. Prima acquistato in pompa magna e poi “costretto” dal tecnico olandese a un esodo dorato in Arabia Saudita dopo i primi sei mesi della sua gestione.
E’ fin da subito parsa una scelta forte. Sintomatica di come l’ex-Ajax sembrasse avere in mano le redini del gruppo. Però al Manchester United ne sono successe veramente troppe nell’ultimo periodo. A cominciare dal caso Greenwood, assolto con formula piena ma comunque rigettato dal gruppo e costretto a un anno di prestito interlocutorio in Spagna al Getafe.
Poi un altro caso simile, ovvero quello di Antony. Messo inizialmente fuori squadra a causa delle accuse di violenza sessuale della sua compagna e poi successivamente reintegrato. Fuori squadra ci è finito anche Sancho, ma stavolta per attriti personali avuti con lo stesso allenatore.
Problemi, questa volta di natura tattica, con ten Hag li ha avuti anche Maguire. Il colosso inglese era sbarcato a Manchester nell’estate del 2019, che pur di strapparlo al Leicester lo aveva reso il difensore più pagato della storia del calcio. Arrivato come uno dei migliori centrali del pianeta, la leadership nello spogliatoio di Maguire era stata evidente sin dai primi allenamenti. Un atteggiamento che aveva spinto Solskjaer a nominarlo capitano della squadra, nonostante fosse appena arrivato.
Poi i dissapori con ten Hag. Gli acquisti di Lisandro Martinez, fedelissimo del tecnico, e Varane che per un anno intero gli hanno precluso le porte della titolarità. Maguire era talmente fuori dal progetto tecnico che il Manchester United gli aveva tolto la fascia di capitano (passata poi sul braccio di Bruno Fernandes), messo sul mercato e invitato a trovarsi una sistemazione.

Photo Source: Manchester City Official Website.
Ten Hag confuso e sfiduciato
C’è da dire che, sino a questo momento, la dirigenza dei Red Devils ha assecondato ten Hag praticamente in tutto. Dalla gestione dei casi spinosi all’interno dello spogliatoio (leggasi Sancho, Greenwood e, soprattutto, Cristiano Ronaldo) alle scelte di mercato.
Dall’ostracismo nei confronti di Maguire, praticamente venduto al West Ham prima che il rifiuto del giocatore facesse saltare una trattativa virtualmente conclusa, alla riunione con diversi suoi ex-giocatori ai tempi dell’Ajax.
E sono proprio i pupilli di ten Hag a destare maggiore perplessità nella sponda rossa di Manchester. In particolar modo Antony, acquistato per quasi 100 milioni di euro, che in Inghilterra è già stato ribattezzato “il peggior spreco di soldi da quando esiste la Premier League“.
Oppure Onana, le cui papere da inizio stagione stanno facendo il giro del web a cadenza settimanale. Per non parlare del dietrofront su Maguire all’indomani del rifiuto del difensore di accasarsi a Londra.
Prima celebrando pubblicamente la sua voglia di “lottare per avere un posto in squadra“, appena pochi giorni dopo averlo accompagnato alla porta con dichiarazioni lapidarie. Poi riaggregandolo alla prima squadra e infine schierandolo titolare a discapito di Varane.
Proprio i 96 minuti disputati dal centrale francese nelle ultime 5 partite (comprese le ultime due partite consecutive passate in panchina) stanno facendo discutere. Ufficialmente è una scelta tecnica, dovuta allo stato di forma di Maguire definito “dominante” da ten Hag all’indomani della vittoria in Champions League contro il Copenaghen, ma gli insiders britannici ipotizzano che le ragioni non siano di natura tattica.
Badate bene. Il problema non è che Varane faccia panchina a Maguire. Il livello di Maguire non è certo inferiore a quello di Varane. Il problema sono le evidenti contraddizioni nelle scelte di ten Hag e l’eccessiva rapidità con la quale le sue convinzioni sembrino mutare nel tempo.

Photo Source: Newcastle United Official Website.
Atmosfera rovente
In uno scenario del genere viene davvero difficile scagionare il tecnico da eventuali responsabilità. La posizione di ten Hag è a rischio e non potrebbe essere altrimenti visto l’inizio di stagione da incubo dei Red Devils.
Ma in questo momento il Manchester United è una sorta di buco nero, che divora con la sua pantagruelica fame qualsiasi cosa entri nella sua orbita. Quale grande allenatore accetterebbe di sedersi sulla panchina di una squadra che ha assunto la poco edificante etichetta di “manager-eater“?
Quale grande allenatore accetterebbe di lavorare in una squadra in cui regna il caos totale a tutti i livelli? Dal campo allo spogliatoio, passando per una proprietà sfiduciata e che non ha abdicato solo per mancanza di interessi concreti.
Nel corso di questi mesi sono arrivate numerose proposte, da Al Thani (cugino del proprietario del PSG) a Jim Ratcliffe (l’uomo più ricco della Gran Bretagna) passando per il fondo Elliott. Ma ogni consultazione per la cessione del club si è conclusa in un nulla di fatto.
Allo stato attuale delle cose il Manchester United rimane in vendita ma nessuna trattativa per un passaggio di consegne è in piedi. Il quadro che emerge da questa situazione è quello di un ambiente in piena contestazione, in primis con la famiglia Glazer (da sempre bersaglio principale dell’invettiva della tifoseria) ma ora anche con gli stessi giocatori.
Contestazione esplosa dopo la sconfitta interna (0-3) contro il Newcastle di ieri sera, che ha visto il Manchester United uscire al secondo turno da campione in carica. Con i tifosi che abbandonano gli spalti a dieci dal novantesimo e gli assordanti fischi di chi invece è rimasto a fare da colonna sonora. Quale allenatore, grande o meno che sia, accetterebbe di andare a lavorare in un ambiente del genere? Io personalmente no.
Premier League
Manchester United, Mount: “Mi sento vicino a tornare quello del Chelsea”
Mason Mount è determinato a ritrovare la sua forma migliore al Manchester United, promettendo di superare i livelli raggiunti al Chelsea.

Mason Mount e il Ritorno alla Forma
Mason Mount, centrocampista del Manchester United e ex stella del Chelsea, ha recentemente espresso la sua determinazione a tornare alla forma che lo ha reso uno dei giocatori più promettenti della Premier League. Durante un’intervista con Sky, Mount ha dichiarato: “Mi sento vicino a ritrovare il mio livello al Chelsea. Penso che possa essere ancora più alto di prima”. Questa affermazione arriva in un momento cruciale della sua carriera, mentre il giocatore lavora sodo per raggiungere nuovi traguardi con il club di Manchester.
Il Futuro di Mount al Manchester United
L’arrivo di Mason Mount al Manchester United è stato accolto con grande entusiasmo dai tifosi, che vedono in lui un elemento chiave per il futuro del club. La sua capacità di influenzare il gioco con passaggi precisi e movimenti intelligenti è stata evidente durante il suo periodo al Chelsea, e ora i fan sperano di vederlo brillare con la maglia dei Red Devils. La determinazione di Mount a migliorare ulteriormente potrebbe essere un fattore decisivo per il successo del Manchester United nelle competizioni nazionali e internazionali.
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Fonte: l’account X di Fabrizio Romano.
🚨 Mason Mount tells Sky: “I feel like I’m close to being back [to my level at Chelsea. I think it can be higher than before”. pic.twitter.com/9vyK0P3Nwp
— Fabrizio Romano (@FabrizioRomano) December 26, 2025
Esteri
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Premier League
Manchester United, Amorim: “In un anno qui ho imparato più che in cinque altrove”
Rubén Amorim, allenatore del Manchester United, ha parlato nella conferenza stampa che precede il Friday Night di questa sera contro il Newcastle.

Manchester United, le parole di Ruben Amorim
Un Anno di Cambiamenti
Ruben Amorim, allenatore del Manchester United, ha recentemente dichiarato di aver imparato più nell’ultimo anno che nei cinque precedenti messi insieme. Un’affermazione che sottolinea quanto sia stato intenso e formativo il suo percorso professionale negli ultimi dodici mesi. “Farei il 75% delle cose in modo diverso”, ha confessato Amorim, suggerendo che le esperienze passate hanno portato a una maturazione significativa nel suo approccio al calcio e alla gestione della squadra.
Le parole di Amorim evidenziano una consapevolezza che spesso si manifesta solo dopo aver affrontato sfide complesse e aver riflettuto sui propri errori. L’allenatore non ha specificato esattamente quali decisioni cambierebbe, ma è chiaro che la sua intenzione è quella di imparare e migliorarsi costantemente.
Prospettive per il futuro
Con una mentalità aperta e una forte volontà di evolvere, Ruben Amorim si prepara ad affrontare le prossime sfide con una prospettiva rinnovata. La sua riflessione pubblica potrebbe ispirare altri nel mondo del calcio a considerare l’importanza della crescita personale e professionale. Non è solo una questione di tattica o strategia, ma di un approccio olistico che tiene conto delle esperienze passate e delle lezioni apprese.
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Fonte: l’account X di Fabrizio Romano.
🚨 Ruben Amorim: “If I could go back to this time a year ago, I would do things so differently”.
“I have learned more in this year as a manager than the other five combined. I would do 75% of things different”.
— Fabrizio Romano (@FabrizioRomano) Dec 26, 2025
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