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Salernitana, Radovanovic si sfoga: “Fa male essere trattati così!”

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Salernitana, il centrocampista Radovanovic, che ha rescisso il proprio contratto con il club di Iervolino, si sfoga in una bella intervista a tuttomercatoweb.com.

Un fulmine a ciel sereno quello della volontà della Salernitana di voler rescindere il contratto con Radovanovic, che era stato uno dei protagonisti dell’insperata salvezza, ad un certo punto, dei campani e che aveva sempre mostrata viva dedizione e attaccamento ai colori granata.

L’addio di Radovanovic è stato un momento di ringraziamento per tutti, dalla tifoseria alla società, tranne per il direttore sportivo De Sanctis, su cui il centrocampista non ha speso parole.

Ecco alcuni passi salienti dell’intervista rilasciata al portale.

Lei accettò Salerno in una situazione di classifica critica, come andò? “Il 27 gennaio mi chiama Walter Sabatini, mi ha detto testualmente “Sei un leone in gabbia, esci da questa gabbia e lotta insieme a noi”. Ho sempre giocato al Nord: Bergamo, Verona, Novara, Genova. Avevo voglia di provare sulla mia pelle le sensazioni di una squadra del Sud. Accettai subito, chiesi soltanto due anni di contratto nonostante una posizione di classifica deficitaria. Lo stesso ds mi disse “Stai attento, abbiamo un piede e mezzo in serie B”. Ma per me non sarebbe stato un problema, sarei rimasto per riportare la Salernitana in A”.

Com’è stato l’approccio a Salerno?

“Quando sono arrivato ho fatto fatica. E’ un po’ lo stesso discorso che valeva per Fazio: la lunga inattività, soprattutto a certi livelli, si paga e ci vuole tempo per ritrovare una condizione accettabile.

Quando Sabatini, in una intervista, si lamentò dello scarso rendimento dei nuovi arrivati mi sono arrabbiato perchè avrei preferito me lo dicesse in faccia, ma poi ho capito che lo ha fatto volutamente per pungerci nell’orgoglio. E ho trasformato quella rabbia in energia positiva…”

Poi Radovanovic parla della tifoseria granata che ha fatto sentire sempre molto intensa la vicinanza alla squadra, aiutandola a raggiungere il miracolo della salvezza.

Calciomercato Salernitana

Adesso però c’è stato l’addio, come è andata?

Evidentemente la società voleva cambiare tanto, qualcuno di noi è rimasto solo perchè aveva il contratto. Io sarei rimasto a Salerno, nonostante le tante voci sulla scelta di non rinnovare. A fine gennaio, a 34 anni e con una famiglia dietro, non posso sentirmi dire “O vai a Cagliari o ti mettiamo fuori lista”.

Ho un figlio che va alle scuole elementari, mi trovo bene a Salerno, dopo centinaia e centinaia di partite in A e tra i professionisti ero pronto a dare una mano pure se non avessero rinnovato. Ma non mi aspettavo un trattamento così. Ringrazio il Cagliari, ci mancherebbe, ma la mia testa era tutta dedicata alla Salernitana.

La Salernitana era il mio paradiso. Mia moglie Anita è molto triste, la mia famiglia è stata accolta benissimo e nessuno si aspettava uno stravolgimento del genere nell’arco di 48 ore. Giovedì sono andato a prendere le bimbe a scuola, ci siamo commossi quando le maestre le hanno abbracciate e salutate con affetto. E, nel mio cuore, l’amarezza e la rabbia aumentano.

Sono marito, sono padre, non mi aspettavo un trattamento del genere. Accetto le scelte del presidente, anzi lo ringrazio per avermi fatto vivere l’anno più importante della mia carriera. Estendo il ringraziamento a Nicola, Colantuono, Sabatini, lo staff medico, i fisioterapisti, i miei ex compagni ai quali voglio veramente bene.”

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Assemblea ECA, Al-Khelaifi: “La Superlega non esiste”

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Assemblea ECA, Nasser Al-Khelaifi

All’Assemblea ECA (European Club Association) svoltasi ieri a Madrid ha presenziato il presidente Nasser Al-Khelaïfi, noto per essere anche il presidente del PSG.

Il presidente Nasser Al-Khelaïfi ha parlato della situazione dell’ECA. che sta attraversando una fase di grande espansione e conta oggi oltre 600 club affiliati grazie all’arrivo di 266 squadre aggiuntive in questa stagione.

Queste le parole di Al-Khelaïfi a tale proposito: “È un momento fantastico a causa della nostra rapida espansione e della nostra evoluzione positiva. Questo dimostra che l’ECA è un’organizzazione dinamica, democratica, rappresentativa e inclusiva.

Quando sono diventato presidente dell’ECA, c’erano 174 club… ora siamo 610. L’unità è la forza dell’ECA, che è completamente diversa dal precedente G-14”.

Il presidente ne ha approfittato anche per polemizzare sulla Superlega. Queste le sue parole: “La porta è sempre aperta per quei club che non sono nell’ECA. La Superlega non esiste. Quindi, quando se ne renderanno conto, saranno i benvenuti a tornare (l’allusione è soprattutto al Barcellona, ndr).

Abbiamo giocato contro di loro nei quarti di finale della Champions League, la migliore competizione per club al mondo. È la migliore competizione, il miglior sistema che abbiamo. Non sono davvero contenti, ma ancora una volta ci giocano perché sanno che è importante.

Sanno che è la competizione principale. Spero che quindi ne siate consapevoli. Sanno che la porta è sempre aperta. Siamo in contatto congiunto con la FIFA e l’UEFA”. I club che ancora sostengono convintamente il progetto della Superlega sono, in particolare, il Barcellona e Real Madrid.

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Milan, così non va: esci dalla mediocrità! | L’editoriale di Mauro Vigna

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Milan, già dal titolo si può capire di che tenore (senz’altro duro) è il taglio di questo articolo. Non si può sprecare un’altra stagione.

Parlare con mesi di anticipo a volte può dare delle soddisfazioni, in quanto, spesso si viene smentiti. Ed è quello che spero vivamente accada. Perché altrimenti dovremo nuovamente assistere a un anno, il prossimo, sotto il segno della mediocrità.

Mediocrità, parola ricorrente durante questa stagione, basti vedere alcuni elementi in rosa. Che vanno cambiati, o meglio, vanno sostituiti con rinforzi qualitativamente superiori. Iniziamo da Calabria, bravo bello educato e con un cuore grande così, ma vederlo capitano di una squadra come il Milan appare, scusatemi, una bestemmia. Sapete vero di cosa stiamo parlando? Del Milan, squadra che ha alzato al cielo 7 Champions. Giusto per ricordarlo.

Una squadra che per due anni non è stata in grado di trovare un vice Theo Hernandez facendo giocare al suo posto terzini destri, difensori centrali e facendo il segno della croce in settimana augurandogli lunga vita calcistica.

Un centrocampo inesistente, caratterizzato da giocatori bravissimi ad accarezzare il pallone, un po’ meno a picchiare. Quanto servirebbe un Kessiè qualsiasi. E quanto servirebbe una punta centrale che non avesse 38 anni, con tutto il rispetto per Giroud, un ex campione, ma che da marzo in avanti deve giocare con l’ossigeno perché non ha un vero e proprio sostituto.

Quindi che si fa? Con Pioli a fine ciclo ci si trova praticamente a maggio senza avere deciso un allenatore e con gli altri club che stanno praticamente prendendosi i migliori attaccanti, lasciando a noi – forse – qualche briciola per quando decideremo di fare mercato.

Capitolo allenatore. Da qui capiremo se aspettarci un altro campionato mediocre, oppure no. Antonio Conte avrebbe permesso di alzare l’asticella, ma un Van Bommel, brava persona eh, ha pure pianto quando se ne è andato, pensate possa rappresentare la scelta giusta? Uno che ha la stessa esperienza di Palladino che almeno ha allenato in Serie A? Uno che ha subìto le stesse reti di Pioli, ma in Belgio? Giovane, parla 5 lingue, ma a noi serve uno con gli attributi che sappia strigliare Leao quando passeggia come fosse in Via Montenapoleone a Milano, durante un derby.

Ripeto, se sarò smentito sarò felice. In realtà è quello che voglio, essere smentito coi fatti. Con uno come Conte in panchina, con Gyokeres in attacco, magari uno come Amrabat in mediana, Buongiorno Scalvini in difesa. Un forte terzino destro. E poi ne parliamo. Altrimenti…la solità mediocrità.

Questa deve essere la stagione della svolta, non serve molto. L’ossatura della squadra c’è, servono 4-5 rinforzi di qualità nei posti giusti. È un allenatore con le palle quadrate.

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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”

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De Laurentiis

Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.

Le parole di Lotito su Gravina

Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.

In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.

Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.

❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞

Lotito

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