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Paris Saint Germain ennesima debacle
Ci avevano sperato i parigini dopo l’1-0 al parco dei principi e dopo il vantaggio nel match di ritorno, ma non avevano fatto bene i conti con Carlo Ancelotti e i suoi blancos.
Quattro eliminazioni ai quarti, tre agli ottavi, una sconfitta in finale, un’altra in semifinale e, infine, eliminati agli ottavi.
Ecco l’ennesimo bilancio negativo di un club che non sa vincere in Europa nonostante i tanti, “troppi” campioni.
Probabilmente è questa la chiave di lettura della situazione, un club senza identità ricco, colmo di giocatori, che alla stregua di figurine non riescono a colmare il gap con le big d’Europa, che invece hanno “identità”.
Identità, intesa come attaccamento alla maglia e come provenienza calcistica, cosa che i giocatori del PSG non conoscono venendo in pratica da ogni parte del mondo.
Inutile pavoneggiarsi sul progetto, inutile cambiare allenatore, inutile prendere nel team 3-4 giocatori titolati con il pallone d’oro e farli giocare insieme se non c’è la magia, l’amalgama che li tiene uniti e li fa crescere, inutile prendere 4-5 doppioni per ruolo spendendo miliardi e non avere una “cantera” di giovani che crescono con un ideale di calcio e attaccamento alla maglia. Inutile, tutto questo è inutile se non c’è la “squadra”.
Poco meno di 1 miliardo e mezzo di Euro spesi in quasi di 10 anni e nessun titolo al di fuori dei confini francesi, non è un buon bottino, e anche se il patrimonio dello sceicco è immenso, non fa mai piacere, buttare via i soldi per non vincere l’ambita Champions, specie in una stagione in cui la finale causa guerra è stata spostata proprio nel tuo stadio.
Forse è il caso di ricordare che i soldi nello sport non fanno né i risultati né la felicità.
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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”
Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.
Le parole di Lotito su Gravina
Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.
In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.
Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.
❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞
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Mourinho: “Roma? Mi dissero di andare via dopo Budapest”
L’ex tecnico della Roma, José Mourinho, è tornato a parlare del suo passato sulla panchina giallorossa, terminato a gennaio 2024 per esonero.
José Mourinho torna a parlare della sua avventura a Roma sulla panchina giallorossa. Nell’intervista rilasciata qualche giorno fa al The Telegraph, Il tecnico portoghese si è soffermato sul post finale di Europa League di Budapest dove gli fu consigliato da amici e parenti di lasciare la società giallorossa.
Mourinho ha passato due anni e mezzo nella Capitale collezionando su 138 match 68 vittorie, 30 pareggi e 40 sconfitte con una media punti pari a 1,70. Nella sua avventura giallorossa il portoghese ha portato la Roma a giocare due finali consecutive in Conference League (trionfo contro il Feyenoord) ed in Europa League (sconfitta ai rigori contro il Siviglia).
Mourinho, l’addio dopo Budapest
“I miei amici, la mia famiglia, perfino il mio agente mi dissero di andare via dopo la finale di Europa League dello scorso anno. Ma ho sentito la spinta del club, dal punto di vista emotivo, e sono andato avanti. Ho rifiutato la panchina della nazionale portoghese e anche un’offerta molto conveniente dall’Arabia Saudita per restare alla Roma”.
Scelta, quella di rimanere ai giallorossi, risultata sbagliata visto l’esonero arrivato a fine gennaio dopo aver collezionato 29 punti in 20 partite.
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