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Milan: la strategia per Rebic
Da oggetto anonimo a vero e proprio uomo partita, questa la parabola di Ante Rebic il quale sta diventando settimana dopo settimana un giocatore sempre più imprescindibile per il gioco del Milan attuale. Ma lo sarà anche per quello del Milan che verrà? C’è da dare atto all’attaccante il fatto di averci messo molto del suo per uscire dal pantano in cui stava tristemente scivolando, il ragazzo è creciuto gara dopo gara riuscendo a ritagliarsi sempre più spazi che hanno ripagato la fiducia del tecnico Stefano Pioli con ben 7 reti ed 1 assist da inizio 2020. Ma andiamo ad analizzare le possibilità che si stanno aprendo intorno al croato.
C’è il sì di Rangnick
Il prossimo tecnico rossonero, salvo sorprese, dovrebbe essere Ralf Rangnick, i dubbi dovrebbero essere fugati, sarà l’ex Lipsia a prendere il posto di Pioli sulla delicata panchina del Milan. Da rilevare un precedente tra il tedesco e Rebic, risale alla stagione 2014/2015 quando proprio Rangnick scelse il croato per il reparto offensivo del Lipsia. L’esperienza purtroppo non fu delle migliori ed a fine stagione Rebic non venne riscattato, ma questa volta potrebbe essere diverso, il giocatore è cresciuto sia fisicamente che soprattutto mentalmente ed una seconda occasione gli potrebbe essere concessa.
Prestito o riscatto immediato
Si aprono due possibili scenari che Gazidis nei prossimi mesi avrà sul tavolo da valutare: continuare con il prestito fino al 2021 come d’altronde già concordato la scorsa estate con l’Eintracht Francoforte, oppure spingere sull’acceleratore ed anticipare il riscatto rilevando il croato a titolo definitivo, scelta quest’ultima decisamente meno economica, ma che cautelerebbe il club in caso di ulteriori exploit del ragazzo che ne farebbero lievitare ulteriormente il prezzo.
La scelta più economica al momento sarebbe la prima, ossia tenere il giocatore fino al 2021, vedere come si comporterà da qui a fine stagione e poi averlo a disposizione anche la prossima. Solo allora si potrà prendere una decisione e ritengo questa sarà la soluzione adottata dal Milan che al momento non ha le forze economiche e contrattuali per sostenere una spesa intorno ai 40 milioni che andrebbe contro la politica di restrizioni che vorrebbe ulteriromente irrigidire la nuova gestione Gazidis.
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Mourinho: “Commesso un errore a non aver accettato il Portogallo quando ero alla Roma”
L’ex allenatore della Roma, José Mourinho, è tornato a parlare della sua esperienza sulla panchina giallorossa e sulla possibilità di lasciarla dopo Budapest.
José Mourinho è tornato a parlare della sua esperienza di due anni e mezzo sulla panchina della Roma. Il tecnico portoghese ha rilasciato una breve intervista ai microfoni del canale coreano di EA Sports su Youtube soffermandosi sul periodo dopo la finale di Budapest con la proposta di sedersi sulla panchina del Portogallo.
Le parole dello Special One
“Le due finali con la Roma sono state quelle più difficili da raggiungere. Forse anche l’Europa League con il Manchester United è stata molto difficile. Perché erano due squadre che quando sono arrivato erano in una situazione molto difficile. Alcuni allenatori sono magari più furbi e intelligenti e quindi scelgono l’incarico giusto con le condizioni ideali per arrivare al successo.
Io ho bisogno di lavorare sempre, sentire che sto facendo qualcosa e sto aiutando. Mi piacciono le sfide, anche se a volte sono ingiuste perché non ci si può aspettare che io vinca trofei quando la mia squadra non è la più forte.
Quale nazionale allenerei? È normale, il Portogallo. Ho avuto due volte la possibilità di andarci, ma non sono arrivate al momento giusto per me. Mi sono fatto prendere dalle emozioni quando non ho accettato l’ultima offerta, perché ho deciso di restare alla Roma e penso di aver fatto un errore. Perché ora il Portogallo ha una squadra fantastica, una delle migliori, tra le prime cinque.
Lo sapevo, ma mi sentivo in grande connessione con la Roma, con i tifosi, quindi non ho voluto prendere quella decisione. L’occasione Portogallo è arrivata due volte, credo però che arriverà anche una terza e la prenderò. Sperando che la generazione che avrò sarà forte come questa”.
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Inter: per l’Aiac il migliore è Inzaghi
Il grande cammino in campionato dell’Inter porta in prima pagina i volti di molti interpreti. Uno su tutti Simone Inzaghi, il tecnico premiato dall’AIAC.
Inter, Simone Inzaghi incoronato come miglior allenatore della Serie A per la stagione 2023-2024
Ci avviamo verso il concludersi della stagione ed oltre ai verdetti è tempo anche di riconoscimenti individuali per i protagonisti del nostro campionato.
Tra i premi che hanno già trovato un padrone c’è quello dell’AIAC (Associazione Italiana Allenatori Calcio), che ogni anno assegna questo riconoscimento a quello che è stato il miglior allenatore della stagione, attraverso una votazione.
Riconosciuto da molti, tifosi e non, come uno dei maggiori artefici della grande cavalcata scudetto dell’Inter, il vincitore non poteva che essere Simone Inzaghi.
Il tecnico interista ha battuto il collega e tecnico del Bologna Thiago Motta, con oltre il 55% dei voti a favore e riceverà il premio, assegnato in collaborazione col famoso marchio delle figurine Panini, a Rimini durante la terza edizione dell’evento “Premio Panini – The Coach Experience Figurina D’Oro” che si terrà dal 6 all’8 giugno.
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Milan, un muro intorno a Leao: discorsi con Mendes e fiducia condizionata
Milan, è un po’ sulla bocca di tutti il comportamento in campo dell’esterno portoghese. Divisa infatti la tifoseria la quale pretende un rendimento diverso. Vediamo qui di seguito i ragionamenti della dirigenza rossonera.
Sono ore di riflessione queste per il nuovo reparto offensivo rossonero. La priorità è quella di trovare un attaccante in grado di sostituire al meglio la partenza di Olivier Giroud. Una volta trovato quello, la dirigenza potrebbe anche considerarsi soddisfatta là davanti.
Senonché verranno fatte attente riflessioni anche su Rafael Leao, il cui rendimento non è di certo stato all’altezza durante buona parte della stagione. Le aspettative su di lui erano alte. da tempo si dice che gli manca poco alla consacrazione a top player, che i tempi sono maturi e che la prossima stagione sarà quella buona e sistematicamente queste premesse vengono disilluse. Ma quindi quale è il vero Leao? Un buon giocatore o un potenziale top player?
Se lo sta chiedendo anche il Milan che comunque propende verso la seconda ipotesi e di conseguenza sta costruendo un muro intorno a lui al fine di trattenerlo ancora la prossima stagione. La fiducia sarà appunto condizionata al rendimento in campo, consapevoli della clausola rescissoria che pende sulla sua testa di 175 milioni di euro.
Sappiamo che il discorso è stato affrontato in queste ultime settimane con il procuratore Jorge Mendes il quale avrebbe garantito al Milan (in cambio di un suo assistito sulla panchina, ndr) di trovare un acquirente in grado di avvicinarsi come cifra a tale clausola. I rossoneri hanno risposto no grazie, con l’intenzione di tenere Leao almeno ancora per un anno e farlo allenare da un altro allenatore che sicuramente prenderà il posto di Stefano Pioli in estate. La speranza è che con stimoli nuovi, soprattutto mentali, il calciatore possa davvero switchare in modalità top player.
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