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Lazio: serve la Champions per il salto di qualità
Il bilancio certificato qualche giorno fa ci ha fatto comprendere come oltre alle società di Lotito, tutta la Lazio sia in fase di crescita.
Indice
Società in crescita
Uno dei sintomi di una crescita societaria è la crescita del monte ingaggi, e in questo la Lazio ha fatto un ottimo salto di qualità, arrivato a toccare i 68 milioni di euro, con un incremento del 37% rispetto all’anno precedente, dove il monte ingaggi era pari a 50.1 milioni e nel prossimo bilancio in virtù dei rinnovi di Milinkovic Savic ed Immobile ci sarà un altro balzo in avanti.
Salto di qualità
Per molti anni si è chiesto a Lotito di fare uno sforzo in più per fare in modo di fare quel salto che permetta alla Lazio di raggiungere il tavolo delle grandi e non arrancare per arrivarci a fasi alterne. Richiesta sempre rispedita al mittente in virtù delle minori disponibilità della società biancoceleste nei confronti delle altre big.
Per stare al passo con gli altri ci sono varie soluzioni, alcune per il momento assolutamente non realizzabili tipo lo stadio di proprietà che per il momento e per varie vicissitudini a livello infrastrutturale non è una soluzione a livello immediato. Visto il modo di gestire la società di Claudio Lotito che non fa mai il passo piu lungo della gamba in nome del bilancio, cosa assolutamente condivisibile, i modi per scalare le gerarchie del campionato di serie A si riducono drasticamente.
La Champions League
Nel calcio di oggi, divenuto un vero e proprio buisness a tutti gli effetti, bisogna aumentare i fatturati per competere con l’elite del calcio europeo, una società che non ha molti sponsor importanti e non ha un marketing entusiasmante, questi compensi puó aumentarli a dismisura solo in due modi, o attraverso la cessione dei propri calciatori più richiesti e costosi e quindi attraverso le classiche plusvalenze, oppure raggiungendo la Champions League con cadenza annaule.
In questo la Lazio ha sprecato molte opportunità, gli anni in cui si è fatta beffare dall’Udinese ne sono la riprova, mentre l’anno scorso a parte gli errori di approccio di alcune partite, bisogna ammettere che si è lottato contro i mulini a vento e contro errori grossolani del VAR e la Champions si è persa all’ultima giornata nello scontro diretto contro l’Inter, per la differenza reti negli scontri diretti. Ora che le grandi stanno tornando e che le milanesi sono tornate a comporre ottime rose sarà sempre piu difficile raggiungere l’obiettivo ma se si vuole fare il salto di qualità entrare nelle prime quattro posizioni è l’unica maniera per aumentare i ricavi in maniera esorbitante, l’Europa League non basta più.
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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”
Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.
Le parole di Lotito su Gravina
Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.
In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.
Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.
❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞
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Mourinho: “Roma? Mi dissero di andare via dopo Budapest”
L’ex tecnico della Roma, José Mourinho, è tornato a parlare del suo passato sulla panchina giallorossa, terminato a gennaio 2024 per esonero.
José Mourinho torna a parlare della sua avventura a Roma sulla panchina giallorossa. Nell’intervista rilasciata qualche giorno fa al The Telegraph, Il tecnico portoghese si è soffermato sul post finale di Europa League di Budapest dove gli fu consigliato da amici e parenti di lasciare la società giallorossa.
Mourinho ha passato due anni e mezzo nella Capitale collezionando su 138 match 68 vittorie, 30 pareggi e 40 sconfitte con una media punti pari a 1,70. Nella sua avventura giallorossa il portoghese ha portato la Roma a giocare due finali consecutive in Conference League (trionfo contro il Feyenoord) ed in Europa League (sconfitta ai rigori contro il Siviglia).
Mourinho, l’addio dopo Budapest
“I miei amici, la mia famiglia, perfino il mio agente mi dissero di andare via dopo la finale di Europa League dello scorso anno. Ma ho sentito la spinta del club, dal punto di vista emotivo, e sono andato avanti. Ho rifiutato la panchina della nazionale portoghese e anche un’offerta molto conveniente dall’Arabia Saudita per restare alla Roma”.
Scelta, quella di rimanere ai giallorossi, risultata sbagliata visto l’esonero arrivato a fine gennaio dopo aver collezionato 29 punti in 20 partite.
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