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Juventus, Chiellini: “Sarri? C’è rispetto nei suoi confronti da parte di tutti”
Intervenuto in conferenza stampa da Coverciano, ecco le parole del capitano della Juventus e della nazionale italiana Giorgio Chiellini.
Le parole di Giorgio Chiellini
“È stato strano giocare a porte chiuse per tanti mesi, non c’è emozione, senti tutto. Ci auguriamo di riavere al più presto i tifosi. Sembra di giocare amichevoli e invece sono partite importanti. È un periodo difficile, sono stato tre mesi senza vedere la famiglia. Io stavo bene prima del lockdown, lo stop invece ha inficiato il mio rientro. Speravo di dare il mio contributo e ci ho messo di più per questo scombussolamento della vita. Ora mi sento di nuovo me stesso. È sempre una gioia indossare la maglia della Nazionale e rivedere i compagni”. Per poi aggiungere: “Abbiamo una Nazionale composta da tanti giovani che avranno un anno di esperienza in più”.
A proposito della ripartenza della Seria ha dichiarato: “Visto quanto successo in questi mesi non si può parlare di ripartenza normale. Lo vediamo da quel che succede, siamo anche fortunati, e tocchiamo ferro, ma nel resto del mondo ci sono situazioni molto gravi. Ci saranno da fare sacrifici ma lo sappiamo”. Inevitabile un commento sul nuovo allenatore della Juventus, Andrea Piro, con Chiellini che ha affermato: “Per noi Pirlo è il mister. Andrea era un Andrea fino a qualche settimana fa, ora però è il mister ed è giusto ci siano le gerarchie“. Per poi aggiungere: “Mancini ha avuto un’esperienza simile a Pirlo. È difficile dire che errore non dovrà fare. Con età diverse e percorsi diverse, non è corretto fare un paragone con Sarri. Se domani dovessi diventare l’allenatore della Juve mi mancherebbero le basi ma conosco le persone, la situazione non è paragonabile a quella di Sarri”.
Soffermandosi su Sarri, “È stato un anno non semplice, complicato, anche per le vicissitudini esterne che hanno aumentato le difficoltà. Abbiamo vinto lo Scudetto, sembra una cosa scontata. La speranza di tutti era di fare un altro tipo di campionato, un altro tipo di crescita, però sono certo nel dire che ce l’abbiamo messa tutti tutta. Conoscete Maurizio, persona vera, nessuno può dirgli niente. Ne sono uscite tante ma c’è rispetto nei suoi confronti da parte di tutti, ancor di più da parte mia per la persona che è“. Futuro? “L’Europeo potrebbe segnare anche la fine della mia carriera, non lo escludo. Dico la verità: se arrivo a fare l’Europeo sono felice, vuol dire esser tornato ai miei livelli”.
Final eight? “Premesso che bisogna valutare se è possibile a livello economico, perché riduce il numero delle partite, a me la Final Eight è piaciuta davvero tanto. Tra l’altro è anche meglio per noi giocatori: metterla a fine campionato permette alle squadre di concentrarsi appunto sul campionato, senza impegni in mezzo, e poi sulle coppe. Credo che alcune tra le novità introdotte per emergenza o per ragioni di prevenzione sanitaria vadano usate come spunti da tenere in considerazione”. Mentre per quanto riguarda i playoff Serie A ha affermato: “Non mi convincono, perché bisognerebbe cambiare la mentalità. Credo che sia molto meglio se si riesce a finire il campionato regolarmente. Certo a volte è solo questione di tempo nell’adattarsi alle cose nuove. Magari cose che adesso sembrano impossibili saranno normali tra dieci anni, come dieci anni fa sembrava impossibile la moviola in campo e invece adesso c’è il Var. Ma se proprio devo pensarci e rispondere di getto ora, non è che l’idea dei play-off mi faccia impazzire”.
Per finire un commento sul suo momento personale, con Chiellini che ha dichiarato: “È un periodo difficile, sono stato tre mesi senza vedere la famiglia. Prima del lockdown poi stavo bene, poi c’è stata una prolungata chiusura e mi ha inficiato sul rientro, quando dovevo star meglio e ho vissuto peggio gli ultimi due mesi. Speravo di dare il mio contributo e ci ho messo di più per questo scombussolamento della vita. Ora ho dato continuità, mi sento di nuovo me stesso. Tornare qui mi ha dato tanta gioia, indossare la maglia dell’Italia, vedere i compagni, il mister, dopo un anno così ne avevo bisogno. Nell’ultimo anno non ho giocato e dato continuità, spero di giocare il più possibile e voglio godermi quel che farò negli ultimi mesi. A quest’età non posso fare programmi a lungo termine”.
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Inter, parla Marotta dopo lo scudetto
Il CEO dell’ Inter ha elogiato il presidente Steven Zhang per la sua abilità nel delegare responsabilità efficacemente.
Le parole del CEO dell’Inter
Dapprima Marotta ha sottolineato l’importanza di concedere autonomia al management per consentire all’Inter di operare al meglio. Un’altra questione approfondita dal dirigente é come Zhang comprenda l’importanza della delega di compiti per il successo dell’organizzazione.
Marotta ha dichiarato che Zhang è costantemente informato sulle attività dell‘Inter. Quindi il team è per lui responsabile di ciò che accade all’interno del club.
Ha evidenziato come la responsabilità ricade sul management e non sulla proprietà.
Lavorare insieme in modo efficiente è essenziale per il successo e Marotta ha apprezzato il rapporto di collaborazione tra il management e la proprietà.
Marotta parla del club
Anche la fiducia di Marotta nella leadership di Zhang è evidente cosí come la solidità della gestione del club sembra promettente per il futuro.
Marotta ha garantito ai tifosi che il club è finanziariamente solido . Probabilmente la proprietà fornirà inoltre ulteriori dettagli sul rifinanziamento del debito.
Ha assicurato che qualsiasi errore è imputabile al management e non alla proprietá ed ha enfatizzato la trasparenza e la responsabilità del team di gestione nerazzurro. Ha sottolineato che lavoreranno duramente per garantire il successo della squadra.
La collaborazione efficace tra management e proprietà è orientata verso la stabilità e il successo del club.
La gestione di Zhang ha portato a significativi risultati sportivi per i neroazzurri. Marotta ha voluto rassicurare i tifosi sulla solidità della leadership del presidente.La prospettiva di continuità e di successo per il club sembra essere al centro della strategia di gestione del team.
È importante sottolineare che da quando é presente la gestione di Zhang ha portato a importanti risultati sportivi per il club. Tra questi la vittoria del titolo di campione d’Italia nella stagione 2020/2021.
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Assemblea ECA, Al-Khelaifi: “La Superlega non esiste”
All’Assemblea ECA (European Club Association) svoltasi ieri a Madrid ha presenziato il presidente Nasser Al-Khelaïfi, noto per essere anche il presidente del PSG.
Il presidente Nasser Al-Khelaïfi ha parlato della situazione dell’ECA. che sta attraversando una fase di grande espansione e conta oggi oltre 600 club affiliati grazie all’arrivo di 266 squadre aggiuntive in questa stagione.
Queste le parole di Al-Khelaïfi a tale proposito: “È un momento fantastico a causa della nostra rapida espansione e della nostra evoluzione positiva. Questo dimostra che l’ECA è un’organizzazione dinamica, democratica, rappresentativa e inclusiva.
Quando sono diventato presidente dell’ECA, c’erano 174 club… ora siamo 610. L’unità è la forza dell’ECA, che è completamente diversa dal precedente G-14”.
Il presidente ne ha approfittato anche per polemizzare sulla Superlega. Queste le sue parole: “La porta è sempre aperta per quei club che non sono nell’ECA. La Superlega non esiste. Quindi, quando se ne renderanno conto, saranno i benvenuti a tornare (l’allusione è soprattutto al Barcellona, ndr).
Abbiamo giocato contro di loro nei quarti di finale della Champions League, la migliore competizione per club al mondo. È la migliore competizione, il miglior sistema che abbiamo. Non sono davvero contenti, ma ancora una volta ci giocano perché sanno che è importante.
Sanno che è la competizione principale. Spero che quindi ne siate consapevoli. Sanno che la porta è sempre aperta. Siamo in contatto congiunto con la FIFA e l’UEFA”. I club che ancora sostengono convintamente il progetto della Superlega sono, in particolare, il Barcellona e Real Madrid.
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Milan, così non va: esci dalla mediocrità! | L’editoriale di Mauro Vigna
Milan, già dal titolo si può capire di che tenore (senz’altro duro) è il taglio di questo articolo. Non si può sprecare un’altra stagione.
Parlare con mesi di anticipo a volte può dare delle soddisfazioni, in quanto, spesso si viene smentiti. Ed è quello che spero vivamente accada. Perché altrimenti dovremo nuovamente assistere a un anno, il prossimo, sotto il segno della mediocrità.
Mediocrità, parola ricorrente durante questa stagione, basti vedere alcuni elementi in rosa. Che vanno cambiati, o meglio, vanno sostituiti con rinforzi qualitativamente superiori. Iniziamo da Calabria, bravo bello educato e con un cuore grande così, ma vederlo capitano di una squadra come il Milan appare, scusatemi, una bestemmia. Sapete vero di cosa stiamo parlando? Del Milan, squadra che ha alzato al cielo 7 Champions. Giusto per ricordarlo.
Una squadra che per due anni non è stata in grado di trovare un vice Theo Hernandez facendo giocare al suo posto terzini destri, difensori centrali e facendo il segno della croce in settimana augurandogli lunga vita calcistica.
Un centrocampo inesistente, caratterizzato da giocatori bravissimi ad accarezzare il pallone, un po’ meno a picchiare. Quanto servirebbe un Kessiè qualsiasi. E quanto servirebbe una punta centrale che non avesse 38 anni, con tutto il rispetto per Giroud, un ex campione, ma che da marzo in avanti deve giocare con l’ossigeno perché non ha un vero e proprio sostituto.
Quindi che si fa? Con Pioli a fine ciclo ci si trova praticamente a maggio senza avere deciso un allenatore e con gli altri club che stanno praticamente prendendosi i migliori attaccanti, lasciando a noi – forse – qualche briciola per quando decideremo di fare mercato.
Capitolo allenatore. Da qui capiremo se aspettarci un altro campionato mediocre, oppure no. Antonio Conte avrebbe permesso di alzare l’asticella, ma un Van Bommel, brava persona eh, ha pure pianto quando se ne è andato, pensate possa rappresentare la scelta giusta? Uno che ha la stessa esperienza di Palladino che almeno ha allenato in Serie A? Uno che ha subìto le stesse reti di Pioli, ma in Belgio? Giovane, parla 5 lingue, ma a noi serve uno con gli attributi che sappia strigliare Leao quando passeggia come fosse in Via Montenapoleone a Milano, durante un derby.
Ripeto, se sarò smentito sarò felice. In realtà è quello che voglio, essere smentito coi fatti. Con uno come Conte in panchina, con Gyokeres in attacco, magari uno come Amrabat in mediana, Buongiorno o Scalvini in difesa. Un forte terzino destro. E poi ne parliamo. Altrimenti…la solità mediocrità.
Questa deve essere la stagione della svolta, non serve molto. L’ossatura della squadra c’è, servono 4-5 rinforzi di qualità nei posti giusti. È un allenatore con le palle quadrate.
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