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Juventus-Adidas, si tratta il rinnovo, sponsorizzazione più ricca

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La Juventus vuole crescere. Lo sta dimostrando in ogni settore, ha acquistato il giocatore più forte al mondo, le azioni in Borsa sono in continua ascesa, è entrata tra i primi 10 club più ricchi, ed ora vuole trovare un nuovo accordo con lo sponsor Adidas; il Financial Time riporta che le due Società sono in trattativa per il rinnovo.

La Juventus vorrebbe rivedere i termini del contratto di sponsorizzazione.

Indice

Da Nike ad Adidas

Sino al giugno 2015 la Juventus era sponsorizzata da Nike con un accordo siglato nel 2003; la collaborazione durò ben 12 anni. L’accordo era del valore di 151,8 milioni in 12 anni, circa 12,65 milioni annui e prevedeva: la sponsorizzazione tecnica, le forniture annuli di materiale tecnico, il diritto di Nike di utilizzare, in via esclusiva e con facoltà di sub-licenziare a terzi i marchi Juventus ed altri diritti di proprietà industriale per produrre pubblicizzare e vendere in tutto il mondo e con ogni mezzo prodotti e servizi.

Sulla base del contratto Nike si occupava in esclusiva dell’intero licensing della Juve e sviluppava prodotti e servizi a marchio Juve attraverso una rete di punti vendita tradizionali on-line e per corrispondenza; venne costituita la Società Juventus Merchandising srl che era interamente posseduta da Nike.

Nell’autunno 2013 vi fu la svolta Juventus lascia la Nike e nell’ottobre dello stesso anno fu firmato il contratto con ADIDAS per entrare in vigore dal 1^ luglio 2015 per 6 stagioni. Prevedeva un corrispettivo fisso di 23,25 milioni a stagione e la gestione da parte di Adidas delle attività di licensing e merchandising della Juventus a fronte di un corrispettivo fisso di 6 milioni all’anno, che portava il valore della sponsorizzazione tecnico a poco meno di 30 milioni.

Inoltre, la Juventus, con questa versione del contratto, avrebbe beneficiato di royalties addizionali al superamento di determinati volumi di vendita.

Nell’estate del 2016 vennero apportate delle modifiche all’accordo. La Juventus ha rinunciato ai 6 milioni aggiuntivi di minimo garantito, con l’obbiettivo di aver maggiori guadagni attraverso la gestione diretta di licensing e merchanding. Bisogna tenere presente che la gestione diretta avrebbe potuto portare si un incremento dei ricavi, ma anche maggiori investimenti e maggiori costi di gestione.

Effetto CR7

Gli effetti del “colpo del secolo” si sono già fatti sentire; i titoli della Juventus volano in borsa solo ieri, dopo la vittoria in casa con il Sassuolo, è schizzato a 1,565 euro con un aumento del 3,51%. Il sito Juventus, appena venne data l’ufficialità dell’accordo con il calciatore portoghese andò in tilt, gli store presi d’assalto per la maglia numero 7.

Quest’anno la squadra di Agnelli potrebbe raggiungere vendite record di magliette. La correlazione è molto, molto forte tra il numero di magliette vendute in un anno in tutto il mondo ed il valore dell’accordo. Sicuramente l’arrivo di CR7 ha fatto impennare le vendite.

L’attuale trattativa

Il Financial Time citando fonti vicine alla trattativa, scrive che la Juventus sarebbe in trattativa con Adidas per rimodulare i termini del contratto che lega la Società calcistica al colosso tedesco. Il primo punto sarebbe la parte economica oltre alla maggiore visibilità del club con l’arrivo di CR7. Il club juventino presieduto da Andrea Agnelli è ad oggi controllato da Exor.

Le cifre saranno sicuramente superiori a quelle attuali, avvicinando il valore della sponsorizzazione a quella dei top club europei di primissima fascia, inoltre la Juventus tenderebbe anche ad un miglioramento delle condizioni economiche dell’accordo di sponsorizzazione con il gruppo FCA (brand Jeep).

Il tutto farebbe ipotizzare che, entro tre stagioni, il valore complessivo degli accordi commerciali della Juventus dovrebbe passare da 114 milioni della stagione in corso a 235 milioni di euro.

L’arrivo di CR7, l’incremento delle vendite di magliette e non solo, le ottime prestazioni della squadra daranno alla Juventus la possibilità di negoziare con Adidas.

 

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Assemblea ECA, Al-Khelaifi: “La Superlega non esiste”

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Assemblea ECA, Nasser Al-Khelaifi

All’Assemblea ECA (European Club Association) svoltasi ieri a Madrid ha presenziato il presidente Nasser Al-Khelaïfi, noto per essere anche il presidente del PSG.

Il presidente Nasser Al-Khelaïfi ha parlato della situazione dell’ECA. che sta attraversando una fase di grande espansione e conta oggi oltre 600 club affiliati grazie all’arrivo di 266 squadre aggiuntive in questa stagione.

Queste le parole di Al-Khelaïfi a tale proposito: “È un momento fantastico a causa della nostra rapida espansione e della nostra evoluzione positiva. Questo dimostra che l’ECA è un’organizzazione dinamica, democratica, rappresentativa e inclusiva.

Quando sono diventato presidente dell’ECA, c’erano 174 club… ora siamo 610. L’unità è la forza dell’ECA, che è completamente diversa dal precedente G-14”.

Il presidente ne ha approfittato anche per polemizzare sulla Superlega. Queste le sue parole: “La porta è sempre aperta per quei club che non sono nell’ECA. La Superlega non esiste. Quindi, quando se ne renderanno conto, saranno i benvenuti a tornare (l’allusione è soprattutto al Barcellona, ndr).

Abbiamo giocato contro di loro nei quarti di finale della Champions League, la migliore competizione per club al mondo. È la migliore competizione, il miglior sistema che abbiamo. Non sono davvero contenti, ma ancora una volta ci giocano perché sanno che è importante.

Sanno che è la competizione principale. Spero che quindi ne siate consapevoli. Sanno che la porta è sempre aperta. Siamo in contatto congiunto con la FIFA e l’UEFA”. I club che ancora sostengono convintamente il progetto della Superlega sono, in particolare, il Barcellona e Real Madrid.

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Milan, così non va: esci dalla mediocrità! | L’editoriale di Mauro Vigna

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Milan, già dal titolo si può capire di che tenore (senz’altro duro) è il taglio di questo articolo. Non si può sprecare un’altra stagione.

Parlare con mesi di anticipo a volte può dare delle soddisfazioni, in quanto, spesso si viene smentiti. Ed è quello che spero vivamente accada. Perché altrimenti dovremo nuovamente assistere a un anno, il prossimo, sotto il segno della mediocrità.

Mediocrità, parola ricorrente durante questa stagione, basti vedere alcuni elementi in rosa. Che vanno cambiati, o meglio, vanno sostituiti con rinforzi qualitativamente superiori. Iniziamo da Calabria, bravo bello educato e con un cuore grande così, ma vederlo capitano di una squadra come il Milan appare, scusatemi, una bestemmia. Sapete vero di cosa stiamo parlando? Del Milan, squadra che ha alzato al cielo 7 Champions. Giusto per ricordarlo.

Una squadra che per due anni non è stata in grado di trovare un vice Theo Hernandez facendo giocare al suo posto terzini destri, difensori centrali e facendo il segno della croce in settimana augurandogli lunga vita calcistica.

Un centrocampo inesistente, caratterizzato da giocatori bravissimi ad accarezzare il pallone, un po’ meno a picchiare. Quanto servirebbe un Kessiè qualsiasi. E quanto servirebbe una punta centrale che non avesse 38 anni, con tutto il rispetto per Giroud, un ex campione, ma che da marzo in avanti deve giocare con l’ossigeno perché non ha un vero e proprio sostituto.

Quindi che si fa? Con Pioli a fine ciclo ci si trova praticamente a maggio senza avere deciso un allenatore e con gli altri club che stanno praticamente prendendosi i migliori attaccanti, lasciando a noi – forse – qualche briciola per quando decideremo di fare mercato.

Capitolo allenatore. Da qui capiremo se aspettarci un altro campionato mediocre, oppure no. Antonio Conte avrebbe permesso di alzare l’asticella, ma un Van Bommel, brava persona eh, ha pure pianto quando se ne è andato, pensate possa rappresentare la scelta giusta? Uno che ha la stessa esperienza di Palladino che almeno ha allenato in Serie A? Uno che ha subìto le stesse reti di Pioli, ma in Belgio? Giovane, parla 5 lingue, ma a noi serve uno con gli attributi che sappia strigliare Leao quando passeggia come fosse in Via Montenapoleone a Milano, durante un derby.

Ripeto, se sarò smentito sarò felice. In realtà è quello che voglio, essere smentito coi fatti. Con uno come Conte in panchina, con Gyokeres in attacco, magari uno come Amrabat in mediana, Buongiorno Scalvini in difesa. Un forte terzino destro. E poi ne parliamo. Altrimenti…la solità mediocrità.

Questa deve essere la stagione della svolta, non serve molto. L’ossatura della squadra c’è, servono 4-5 rinforzi di qualità nei posti giusti. È un allenatore con le palle quadrate.

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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”

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De Laurentiis

Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.

Le parole di Lotito su Gravina

Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.

In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.

Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.

❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞

Lotito

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