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Italia, giovani alla ribalta
L’ Italia di Roberto Mancini ha disputato ieri a San Siro la partita valida per la semifinale di Nations League contro la Spagna persa per 2-1.
Gli azzurri dopo il pareggio con la Svezia 3 anni fa che non ha permesso la qualificazione ai mondiali, sono tornati a giocare una partita a San Siro.
Un ritorno amaro non solo per il risultato ottenuto sul campo ma anche per un giocatore in particolare, Gianluigi Donnarumma.
l’ex portiere del Milan, ha lasciato in questa sessione di mercato i rossoneri per andare al PSG.
Questo trasferimento ha creato molte polemiche proprio per questo motivo nel corso dei 90 minuti il portiere della nazionale è stato accompagnato dai fischi.
Nonostante questa nota negativa, per la nazionale c’è anche qualcosa da salvare.
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Italia, il duo Chiesa-Pellegrini funziona
Ieri a sorpresa Roberto Mancini ha deciso di sorprendere tutti mettendo una formazione totalmente rinnovata, causa anche le assenze dei giocatori del calibro di Immobile, Belotti e Zaniolo.
Roberto Mancini doveva sciogliere un dubbio in attacco, mettere Lorenzo Insigne come falso nueve accompagnato da Federico Chiesa e Lorenzo Pellegrini o sacrificare il capitano della Roma, fresco di rinnovo, per mettere Federico Bernardeschi.
Il tecnico di Jesi ha deciso di optare per la seconda scelta che però non ha portato i frutti sperati, di fatti l ‘Italia nel primo tempo è stata quasi nulla.
Dal secondo tempo in poi però la squadra Azzurra ha cambiato volto, grazie ai cambi.
Oltre a Chiesa che ormai è diventato insostituibile per questa squadra grazie alla sua rapidità, al suo spirito di sacrificio e alla sua tecnica, Mancini ha fatto entrare in campo Lorenzo Pellegrini.
Proprio questi due giocatori sono stati coloro che hanno salvato l’Italia grazie al gol del 2-1.
Gol che è arrivato grazie al contropiede orchestrato da Federico Chiesa, concluso poi da Lorenzo Pellegrini all’ 87′ minuto.
Questi due giocatori rappresentano il futuro di questa nazionale e sicuramente questa sintonia che si è vista tra i due in campo fanno ben sperare il tecnico azzurro.
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La risposta di Lotito a Gravina: “La FIGC non è il suo granducato personale”
Continuano le schermaglie verbali a distanza fra il presidente della Lazio Claudio Lotito e quello della FIGC Gabriele Gravina.
Le parole di Lotito su Gravina
Non si è fatta attendere troppo la replica del presidente della Lazio Claudio Lotito alle accuse del numero uno della FIGC Gabriele Gravina. Repetita iuvant: stamane vi avevamo riportato le dichiarazioni del presidente federale, rilasciate a “Il Foglio“, in cui quest’ultimo attaccava frontalmente il patron bianco celeste.
In sostanza, Gravina accusava il vulcanico patron della società capitolina di voler dettare legge all’interno del consiglio federale. Oltre ad alludere a un presunto conflitto d’interesse, dato che Lotito è al tempo stesso membro del consiglio federale e membro del consiglio della Lega Calcio.
Oltre che, ovviamente, senatore della Repubblica Italiana e Presidente della Lazio. Tempo qualche ora ed è arrivata anche la replica del diretto interessato, affidata a un’intervista concessa all’Ansa.
❝Leggo con stupore le dichiarazioni del sig. Gravina sulla mia persona, che si commentano da sole. Chiare manifestazioni di pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti, al fine di difendersi dalle responsabilità circa lo stato attuale del calcio in Italia che tutti gli attribuiscono. I suoi rapporti personali con alcuni presidenti non escludono il disagio e la confusione che oggi regna nel sistema calcio, condivise da tutti gli operatori che cercano, nonostante gli ostacoli posti dal sig. Gravina, di rinnovarne le regole. La mia posizione di proprietario di club, consigliere federale, consigliere di Lega e componente del Senato, ruoli peraltro acquisiti con regolari e democratiche elezioni, mi consente di avere una visione più ampia e completa dei problemi e delle soluzioni possibili per eliminare i guasti prodotti. Il mondo del calcio non chiede isolamento, ma necessita di una visione ampia delle sue varie componenti. Alle quali i miei ruoli istituzionali, attesa l’importante ed alta valenza del calcio, mi danno la possibilità di offrire un contributo fattivo, facendolo uscire da un’autonomia erroneamente intesa come ‘granducato personale’.❞
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Mourinho: “Roma? Mi dissero di andare via dopo Budapest”
L’ex tecnico della Roma, José Mourinho, è tornato a parlare del suo passato sulla panchina giallorossa, terminato a gennaio 2024 per esonero.
José Mourinho torna a parlare della sua avventura a Roma sulla panchina giallorossa. Nell’intervista rilasciata qualche giorno fa al The Telegraph, Il tecnico portoghese si è soffermato sul post finale di Europa League di Budapest dove gli fu consigliato da amici e parenti di lasciare la società giallorossa.
Mourinho ha passato due anni e mezzo nella Capitale collezionando su 138 match 68 vittorie, 30 pareggi e 40 sconfitte con una media punti pari a 1,70. Nella sua avventura giallorossa il portoghese ha portato la Roma a giocare due finali consecutive in Conference League (trionfo contro il Feyenoord) ed in Europa League (sconfitta ai rigori contro il Siviglia).
Mourinho, l’addio dopo Budapest
“I miei amici, la mia famiglia, perfino il mio agente mi dissero di andare via dopo la finale di Europa League dello scorso anno. Ma ho sentito la spinta del club, dal punto di vista emotivo, e sono andato avanti. Ho rifiutato la panchina della nazionale portoghese e anche un’offerta molto conveniente dall’Arabia Saudita per restare alla Roma”.
Scelta, quella di rimanere ai giallorossi, risultata sbagliata visto l’esonero arrivato a fine gennaio dopo aver collezionato 29 punti in 20 partite.
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