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Braghin: “In questi 12 anni mi sento a casa”

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Braghin

Stefano Braghin, Women’s Football Director di Juventus, é intervenuto in conferenza nella sala stampa dello Juventus Training Center di Vinovo

Braghin-Juventus

Braghin-Juventus

Alle ore 14:30 il direttore ha risposto alle domande dei giornalisti presenti in sala stampa a pochi giorni dall’avvio della seconda fase del campionato di Serie A Femminile.

La Juventus Women, che ha chiuso la prima parte del campionato a quota 43 punti in classifica, sarà infatti impegnata Domenica 17 Marzo alle 16:00, nel match valevole per la prima giornata, a Milano contro l’Inter.

Queste le parole rilasciate da Stefano Braghin:

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Il rinnovo contrattuale

“In questi dodici anni di Juve mi sento a casa mia. È un club che ha segnato un lungo tratto della mia carriera, farei fatica a vedermi dietro un altro simbolo. Mi è sempre risultato difficile pensare di poter vedere questa squadra da avversario.

Il fatto che la società abbia ritenuto che questo potesse essere un posto in cui sentirmi a casa mi inorgoglisce. Credo che la Juventus non sia un club come gli altri, quando ha il privilegio di starci devi tenerlo a cuore”.

Sulle Women in prestito

“I prestiti sono il pagliativo per far fare alle ragazze il percorso che non riescono a fare nel Club. Un progetto strutturato che funziona, le seguiamo molto.

Abbiamo una struttura che segue settimanalmente le ragazze, abbiamo dei feedback buoni in tutte le squadre. Quando parlo di giovani parlo di loro, ci sono valori che riusciamo a trasmettere dentro il Club”.

Gli stimoli per la squadra

“Quando giochi alla Juventus non servono stimoli ulteriori, le ragazze sono chiamate a dare delle risposte come tutti noi.

Nei cambiamenti ci sono azzeramenti delle gerarchie, chi magari era più tranquillo della sua posizione deve dimostrare di poterla tenere e chi era un po’ più indietro ha voglia di mettersi in mostra. Su questa scia bisogna consolidarsi.

Quando i risultati non vengono dopo un periodo positivo lungo c’è più difficoltà nel vivere le sconfitte. Parliamo di un gruppo che negli ultimi sei anni ha partecipato a 19 competizioni e ne ha vinte 12, che è passato dall’ultimo al nono posto in Europa.

Abbiamo vinto più titoli di tutte le altre squadre messe insieme negli ultimi sette anni. Qualunque squadra inizi un ciclo penso voglia cominciarlo come noi.

Poter affrontare queste fasi con la consapevolezza di quello che è stato fatto è un buon aiuto ed è merito di tutti quelli che hanno lavorato in questo progetto in questi anni”.

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Milan, Leao Mendes e Conceicao: intrighi con la dirigenza | La verità

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Milan, andiamo qui di seguito a svelare alcune indiscrezioni in nostro possesso. La situazione è in assoluto divenire.

La notizia è venuta fuori in questi ultimissimi giorni, tuttavia è sicuramente il caso di fare chiarezza sull’intera situazione. Come sempre scritto da noi di Calcio Style, alcune nostre preziose fonti ci riferiscono che il discorso Conte sia tutt’altro che chiuso e tutta una serie di indizi, social ma non solo, ci farebbero propendere con fermezza verso questa ipotesi.

Non possiamo però non parlare di Sergio Conceicao. A dire la verità, i contatti risalgono a un mese fa, e non è stato il Milan a cercarlo, bensì è stato proposto dal suo agente Jorge Mendes, più o meno nello stesso periodo in cui aveva proposto anche Julen Lopetegui.

Il probabile rinnovo con il Porto, unito ad altri interessi dei rossoneri, aveva fatto cadere tutto in un nulla di fatto. Le cose però sono drasticamente cambiate. Furlani ha continuato a fare robusta opposizione su Conte e i rapporti tra il presidente del Porto Villas-Boas con Conceicao si sono decisamente inaspriti. Tanto da spingere nuovamente Mendes a proporre il suo assistito ai rossoneri.

Che, un po’ a sorpresa, hanno accettato di ascoltare le richieste del noto procuratore. Questo non significa affatto che Conceicao sarà il prossimo allenatore, ma registriamo una totale apertura al dialogo, anche da parte dello stesso Zlatan Ibrahimovic, colui che finora aveva sempre e solo caldeggiato la pista Conte.

L’incontro tra Conceicao e Villas-Boas si consumerà tra domani e lunedì, ma riteniamo che il tecnico portoghese sia ormai con più di un piede fuori dal progetto Porto, quindi libero di decidere il suo futuro.

Milan

Ma perché questa attenzione intorno alla galassia Mendes? Da fonti certe, il procuratore, attenzione a questa clamorosa notizia, offrirebbe in cambio una sicura sistemazione per Rafael Leao, nel caso quest’ultimo volesse lasciare il Milan. Ergo, troverebbe un club disposto ad avvicinarsi il più possibile alla clausola rescissoria da 175 milioni di euro.

Quello che pensiamo è che Leao possa rimanere, ma nulla è stato ancora deciso. Sicuramente Mendes ha già proposto alla dirigenza rossonera diversi suoi giocatori. Adesso che si dovrà alzare l’asticella, considerata la scarsa esperienza soprattutto di Ibrahimovic, avere un alleato potente come Mendes potrebbe essere un’arma in più per portare a casa talenti altrimenti complessi da trattare.

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Juventus, Allegri: ” Con la Roma partita affascinate, non ci saranno Sandro e Yldiz. Su De Rossi…”

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Juventus, allegri

Massimiliano Allegri in conferenza stampa presenta Roma-Juventus, gara valida per la trentacinquesima giornata di Serie A, in programma domani alle 20:45 all’Olimpico di Roma.

Napoli-Juventus, Allegri - Depositphotos

Juventus’s Head Coach Massimiliano Allegri portrait during italian soccer Serie A match Bologna FC vs Juventus FC (portraits archive) at the Renato Dall’Ara stadium in Bologna, Italy, April 30, 2023 – Credit: Ettore Griffoni
Depositphotos

Di seguito le sue parole:

Come si avvicina la squadra a questa partita?
“Ci siamo avvicinati bene, poi vediamo domani se riusciremo a tornare alla vittoria. La Roma ha grandi qualità tecniche. Sarà una partita affascinante, ma difficile e complicata”.

Può giocare Weah?
“Ha fatto una buona partita. In questo periodo sta meglio e può giocare. Domani non ci saranno Alex Sandro e Kenan Yildiz che ha una gastroenterite”.

Come sta McKennie?
“Ha fatto un’ottima stagione. In questo momento ho bisogno di tutti. Davanti Kean sta decisamente meglio e anche Milik dopo il gol contro la Lazio è in fiducia. Sabato ha fatto molto bene. Cambiaso può giocare da esterno anche da interno. Sa giocare a calcio e può ancora migliorare tanto”.

Sulle parole di De Rossi?
“Ringrazio Daniele. Io poi ho giocato con suo papà nel Livorno. Daniele ha dato entusiasmo e spensieratezza, nonostante Mourinho avesse fatto un ottimo lavoro. Troveremo una Roma arrabbiata dalla sconfitta di giovedì che vuole tornare a combattere per i primi quattro posti in campionato”.

Quanto si sente Juventino?
“Ormai sono 10 anni che vivo a Torino e ho avuto la fortuna di far parte di questa grande famiglia e grande club. Il Dna di ogni società va sempre rispettato”.

Sarebbe servita più spensieratezza per fare meglio?
Il calcio è difficile da spiegare. Il calcio va giocato, ci sono momenti in cui va bene e in cui va meno bene. Noi abbiamo avuto in paio di mesi dove non abbiamo avuto attaccanti. Non dobbiamo pensare a quello che è stato. Domani abbiamo una bella partita da giocare contro una squadra forte. Bisogna prepararsi a giocare una bella partita”.

Una sfida tra generazioni? Un pensiero sul Grande Torino..
“Giusto ricordare con grande affetto il grande Torino che è stata una squadra memorabile. Dybala è un giocatore straordinario a livello tecnico, di livello assoluto. Paredes lo scorso anno non ha fatto bene, ma il valore del giocatore nessuno l’ha messo in dubbio”.

È giusto recuperare Atalanta- Fiorentina a fine stagione?
“Fortunatamente il destino è nelle nostre mani. Dobbiamo fare i punti per non interessarci di questa partita. Il calendario è pieno e lo scorso anno sarà ancora peggio”.

Il risultato del Bologna vi influenza?
“Per quanto riguarda il risultato noi siamo davanti e dobbiamo fare punti. I nostri 65 punti non bastano per la Champions. Il Bologna ha fatto una grande stagione e nessuno si aspettava questo”.

Ha parlato con Vlahovic?
“Ho parlato con lui come con tutti. Gli attaccanti stanno bene, quando segna nelle partitine vuol dire che stanno bene. Sono contento, perchè possono diventare determinanti”.

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Torino, 75 anni fa era Grande e fu annientato

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Grande Torino, oggi ricorre l'anniversario della tragedia di Superga

Settantacinque anni, per colpa di un beffardo destino, il Grande Torino Campione d’Italia venne annientato. Ricordiamo insieme la strage di Superga.

Il Torino, allora, si chiamava Grande Torino: l’appellativo se lo era meritano appieno, dal momento che nella decade degli anni Quaranta aveva avuto un exploit pazzesco: ben cinque scudetti conquistati, a partire dalla stagione 1942-1943.

Fino alla fatale stagione 1948-1949 proprio alla fine della quale, il 4 maggio del 1949, avvenne un terribile incidente aereo che passò alla storia come la tragedia di Superga.

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4 maggio 1949: la tragedia di Superga

L’incidente coinvolse il velivolo Fiat G.212, un aereo da trasporto sia civile che militare, registrato come I-ELCE, che si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga a Torino.

A bordo c’era l’intera squadra dell’allora Grande Torino, insieme a dirigenti, giornalisti sportivi e l’equipaggio. Tutti persero la vita, per un totale di 31 persone.

Grande Torino, le circostanze dell’incidente aereo

L’incidente avvenne dopo l’ultima partita giocata contro il Benfica a Lisbona. Alcuni giocatori e personaggi influenti non erano a bordo per vari motivi, tra i quali infortuni, malattie e impegni personali.

L’aereo, dopo uno scalo intermedio a Barcellona, avrebbe dovuto atterrare a Torino, ma le cattive condizioni meteorologiche contribuirono all’incidente.

Tragedia di Superga, le vittime

Come abbiamo scritto, la squadra del Grande Torino venne annientata. Ad eccezione di due fortunati giocatori: il difensore Sauro Tomà, che non prese parte alla trasferta portoghese per un infortunio al menisco e trovò poi la morte a 92 anni (nel 2018), e il portiere di riserva Renato Gandolfi, al quale fu preferito il terzo portiere Dino Ballarin.

Morirono tre dirigenti del club: il direttore generale Egidio Agnisetta, il dirigente accompagnatore Ippolito Cavalieri e Andrea Bonaiuti, addetto all’organizzazione delle trasferte. Oltre, ovviamente, al giovane allenatore, l’inglese Leslie Lievesley, al direttore tecnico Egri Erbstein e al massaggiatore Ottavio Cortina.

Nell’incidente morirono anche tre noti giornalisti sportivi: Renato Casalbore di Tuttosport, Renato Tosatti della Gazzetta del Popolo e Luigi Cavallero de La Nuova Stampa. Avevano tutti meno di 60 anni.

Gli effetti della tragedia sulla collettività

L’incidente ebbe un impatto devastante sulla città di Torino e sull’intero Paese. I funerali delle vittime attirarono una partecipazione popolare massiccia.

Nonostante la tragedia, il campionato continuò e il Torino fu proclamato Campione d’Italia. La Nazionale italiana, colpita dall’evento, scelse di viaggiare via nave per i Mondiali in Brasile l’anno successivo.

I resti dell’aereo e alcune memorabilia sono conservati nel Museo del Grande Torino. Molti dei giocatori sono sepolti a Torino e nei loro comuni d’origine, mentre alcuni membri dell’equipaggio sono sepolti nella città stessa.

Grande Torino, il ricordo sui social

Stamattina, a dedicare omaggi via social alle sfortunate vittime di quell’incidente sono in molti. A partire dagli stessi granata, ma includendo anche i cugini/eterni rivali della Juventus.

Non mancano anche i media, come RaiSport.

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