Focus
Superlig: colpi Osimhen e Duran. Da dove arriva il momento florido turco
La Serie A turca negli ultimi tre anni si è fatto valere sul mercato spendendo cifre record, con non ultimo il trasferimento di Victor Osimhen dal Napoli.
L’acquisto del nigeriano dai partenopei per 74 milioni di euro non è che uno dei colpi economicamente più costosi del calcio turco negli ultimi anni. Ma da dove salta fuori tutto questo denaro in Turchia?

LA DELUSIONE DI VICTOR OSIMHEN ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Osimhen, Duran e gli altri: il potere d’acquisto turco
Dal 2022 al 2025 club turchi come Galatasaray, Fenerbahçe, Beşiktaş e Trabzonspor si sono rese protagoniste del calciomercato, andando a volte a spendere cifre, sia per i trasferimenti che per gli stipendi, che non si reputavano possibili per questi club.
Il caso Osimhen è uno di questo. La punta nigeriana ha fatto ritorno al Gala, questa volta a titolo definitivo, dopo che il club turco ha sborsato 75 milioni di euro. Nonostante questo, la squadra giallorossa si permetterà di pagare circa 9 milioni di euro annui Leroy Sanè. Da segnalare anche i 22 milioni, bonus compresi, all’anno per Osimhen. Quasi simile poi, intorno ai 20 milioni, quello di un altro nuovo acquisto del campionato turco: Jhon Duran.
D’altro canto anche il Besiktas si è spinta oltre rispetto al suo solito. La squadra turca ha acquistato Orkun Kokcu per 30 milioni di euro, bonus inclusi. Il Beşiktaş inoltre è riuscita a convincere Rafa Silva e lo stesso Orkun Kökçü, rispettivamente con 6 e 5 milioni di euro.
Ma da dove vengono tutti questi soldi? Per la risposta bisogna tornare indietro al 2022. Nell’estate di quell’anno il Galatasaray era reduce da un 13esimo posto, il Fener ancora a secco di Scudetti e il Besiktas si trovava a dover arginare problemi gestionali ed economici. In tutto questo, ne aveva approfittato il Trabzonspor, vincitore in Superlig a 40 anni di distanza.
Da tutte queste motivazioni si crearono rivoluzioni interne e si decise di adottare una politica di mercato molto più aggressiva per cercare di risalire la china in breve tempo. Un concetto molto coccolato da Erden Timur, allora vicepresidente del Galatasaray.
“Ci saranno sei grandi campionati in Europa e la Turchia ne farà parte. Siamo qui per questo. Squadre come Galatasaray, Beşiktaş e Fenerbahçe potranno vincere la Champions League“. Per riuscire nell’obiettivo una prima idea fu quella di puntare su giocatori famosi. Una mossa che ha fatto però lievitare le cifre impiegate per tornare al top. In giallorosso, con Okan Buruk allenatore, sono arrivati professionisti di fama mondiale come Mauro Icardi, Dries Mertens, Lucas Torreira e Juan Mata.
Il Fenerbahçe, invece, ha puntato su giocatori brasiliani ingaggiando l’allenatore Jorge Jesus.
L’anno seguente il Gala ha aggiunto alla rosa Zaha, Ziyech, Davinson Sánchez e Tetê. L’aggiunta di questi profili ha fatto lievitare il valore della rosa sopra i 250 milioni di euro.
Il Fenerbahçe non è stato con le mani in mano e ha risposto con Cengiz Ünder, Fred, Szymański ed Edin Džeko, affidando nel 2024 il progetto ad un allenatore come José Mourinho.
Il meccanismo Superlig
Ogni squadra turca poi prende le proprie risorse da differenti “pozzi”. Il Fenerbahçe per esempio trae forza economica dai contatti del presidente Ali Koç nel mondo degli affari. Koç, uno degli uomini più ricchi del Paese, ha investito moltissimo nella squadra ma ha saputo anche stipulare importanti accordi di sponsorizzazione (Adidas e Chobani per citarne due).
Il Galatasaray, invece, trae guadagno con il Progetto Florya. L’enorme cifra, circa 500 milioni di euro, che dovrebbe arrivare dalla vendita del terreno dove si trovavano i vecchi campi di allenamento potrebbe essere cruciale per arginare i debiti e investire su nuovi trasferimenti.
Strategia simile quella del Beşiktaş, che con il progetto Dikilitaş acquisterà ventimila mq di terreni grazie al quale avrà nuove strutture e nuove fonti di guadagnano.
Ad oggi però la squadra che fa più soldi è il Trabzonspor. Il tutto grazie a: collaborazioni con le amministrazioni locali per gli impianti, gli investimenti come il Kartal Tesisleri (un insieme di strutture ricreative per i tifosi) e il progetto Akyazı aiutano le finanze del club. Oltretutto, il sostegno della popolazione di Trabzon alla squadra, la vendita delle magliette e gli sponsor contribuiscono attivamente al bilancio.
Ma come nelle più belle delle favole c’è sempre un però: i debiti dei club. Nel 2025, il debito totale dei quattro grandi club ha raggiunto 1,14 miliardi di euro. Negli ultimi cinque anni, solo le spese nette per i trasferimenti hanno superato i 261 milioni di euro. Tutto questo va ad impattare la sostenibilità economica dei club.
Infatti, ad oggi, la situazione è gestita attraverso prestiti bancari o con soldi immessi dai rispettivi presidenti nel club. Altro fattore importante è l’aspettativa dei tifosi. Infatti, con l’arrivo di grandi nomi vorrebbero mantenere questo livello.
Una macchina che, a guardare a lungo termine, sembrerebbe deleteria sia per lo sviluppo Nazionale turco sia per un peggioramento della situazione finanziaria.
La parola al tempo.
Focus
Napoli, accadde oggi: l’ultima di Ancelotti con i Partenopei
Oggi, 6 anni fa, il Napoli ospitava il Genk per la 6a giornata della Champions League 2019/2020. Una partita decisiva per l’accesso agli ottavi e non solo.
Siamo al 10 dicembre 2019 e la squadra Partenopea allenata da Carlo Ancelotti è in crisi nerissima. Gli azzurri non vincono tra tutte le competizioni da ottobre, e sono settimi in campionato a -17 dall’Inter capolista.
In Champions, i Partenopei sono secondi nel girone dietro al Liverpool. Per la qualificazione agli ottavi basta un pareggio in casa contro il Genk. Tuttavia, la qualificazione agli ottavi potrebbe non bastare per salvare la panchina di Ancelotti, visti i problemi fuori dal campo.
Napoli-Genk, 10 dicembre 2019

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Ancelotti recupera Allan e Milik, entrambi fuori da qualche partita per infortunio. L’attaccante polacco gioca in attacco affiancato da Mertens, mentre il centrocampista brasiliano gioca come centrocampista centrale insieme a Fabian Ruiz. Insigne e Lozano, invece, partono dalla panchina.
I Partenopei vanno vicini al gol dopo 2 minuti, con un colpo di testa di Koulibaly che colpisce la traversa. Pochi secondi dopo, Milik approfitta di una disattenzione del portiere Vandevoordt, e mette il pallone in rete.
Poco prima della mezz’ora, l’attaccante polacco si ripete: cross basso di Di Lorenzo dalla destra, e Milik arriva prima di tutti sul pallone, battendo Vandevoordt, 2-0 (26′). A 10 minuti dall’intervallo, Vandevoordt commette un fallo su Callejon in area, rigore e cartellino giallo per il portiere belga classe 2002: dal dischetto, Milik segna la sua tripletta (37′).
Intanto, il Genk sfiora diverse volte il 3-1, con Onuachu che si divora due gol da solo davanti a Meret: in entrambi le occasioni calcia fuori. Poche emozioni nel secondo tempo, visto che la qualificazione agli ottavi dei Partenopei è ormai archiviata. Ancelotti fa entrare dalla panchina Gaetano (esordio in Champions per lui), Llorente e Lozano, al posto di Zielinski, Callejon e Milik.
I padroni di casa guadagnano un altro rigore poco prima del quarto d’ora finale di gara, con un tiro al volo di Callejon respinto con il braccio da un giocatore avversario. Visto che Milik è uscito, il rigore lo batte Mertens: il belga segna il rigore, battendo Vandevoordt con un cucchiaio.
Milik e compagni, dunque, si qualificano agli ottavi da secondi nel girone. Tuttavia, il cambio in panchina avviene lo stesso: esonerato Ancelotti, al suo posto arriva Gennaro Gattuso.
Focus
Napoli, Lukaku verso il rientro: come cambierà l’attacco?
Il Napoli ritrova Romelu Lukaku, ma ora resta da capire come Conte gestirà l’attacco con il belga e un Rasmus Højlund in grande forma.
Arrivano finalmente ottime notizie in casa Napoli sul fronte delle indisponibilità. Romelu Lukaku è infatti tornato ad allenarsi in gruppo dopo la lesione di alto grado al retto femorale della coscia sinistra rimediata nell’amichevole di agosto contro l’Olympiakos, un infortunio che l’ha tenuto fuori per quasi quattro mesi. Un rientro fondamentale non solo per Antonio Conte, ma anche per tutto lo spogliatoio, che ritrova una delle sue figure più esperte e carismatiche.
Il ritorno del belga, però, si intreccia con un’altra grande verità delle ultime settimane: il Napoli sembra aver trovato finalmente la quadra in attacco. Dopo mesi di dubbi, rotazioni e difficoltà nel trovare la formula giusta, ora la squadra ha un’identità ben definita anche grazie a un Højlund sempre più determinante.
Per questo la domanda è inevitabile: come cambierà l’attacco azzurro con il rientro di Lukaku? Conte rinuncerà al danese o proverà a far convivere i due?

Rasmus Winther Hojlund punta il dito ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Napoli, Conte guarda al futuro con un occhio al passato
Højlund sta sostituendo Lukaku in modo importante, garantendo gol, assist e una crescita evidente sia tecnica che mentale. Panchinarlo adesso, nel suo momento migliore, rischierebbe di essere controproducente.
E allora non è utopia immaginare alcune partite con un attacco a due, con Lukaku e Højlund contemporaneamente in campo. Il belga potrebbe agire più da collante, legando il gioco e aprendo spazi, mentre il danese tornerebbe ad attaccare la profondità con continuità.
In questo senso, un 3-5-2 classico potrebbe essere una soluzione, ma non va esclusa nemmeno l’idea di riproporre quel 4-2-4 visto a Bari e nei primi mesi alla Juventus, per sfruttare anche gli esterni.

LORENZO LUCCA RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Lucca verso l’addio?
La pista più probabile, almeno nell’immediato, è però un’altra: Conte potrebbe scegliere l’alternanza nel ruolo di riferimento offensivo nel suo 3-4-3, sfruttando i tanti impegni delle prossime settimane per gestire minutaggi e recuperi. In questo scenario c’è però chi rischia seriamente di perdere ulteriore spazio: Lorenzo Lucca, che già ora fatica a ritagliarsi minuti e che potrebbe addirittura lasciare Napoli già a gennaio, appena sei mesi dopo il suo arrivo.
Il rientro di Lukaku rappresenta dunque una grande notizia, ma anche un nuovo rompicapo per Conte. Un problema, però, che ogni allenatore vorrebbe avere: troppa qualità e troppe soluzioni.
Focus
Milan, i numeri di Pulisic: è lui la stella al momento
Continua il momento di forma strepitoso di Pulisic con il Milan. Paragonando le sue statistiche con quelle di Leao, è lui l’uomo chiave dei rossoneri.
Pulisic continua ad essere il trascinatore dei rossoneri: la doppietta di ieri sera contro il Torino ne è la prova. E pensare che il giorno prima della partita, il calciatore statunitense era a casa con la febbre a 39°C.
I tifosi considerano Leao la stella della squadra di Allegri, e si aspettano molto da lui. Tuttavia, mettendo a confronto le statistiche del calciatore portoghese con quelle di Pulisic, è evidente chi sia la stella attualmente.
Milan, Pulisic on fire: statistiche a confronto con Leao

CHRISTIAN PULISIC ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Nella stagione 2024/25, Pulisic ha realizzato 11 gol e fornito altrettanti assist in Serie A, mentre in Champions League ne ha segnate 4 di reti. Inoltre, è suo il gol del momentaneo pareggio nella finale di Supercoppa Italiana, poi vinta contro l’Inter da 2-0 a 2-3. Leao, invece, nella Serie A 2024/25 ha realizzato 8 gol e e 10 assist, mentre in Champions League 3 gol e 1 assist.
Per quanto riguarda questa stagione, Pulisic è attualmente il capocannoniere della Serie A con 7 gol insieme a Lautaro Martinez. Inoltre, è a quota 2 reti in Coppa Italia. Nel frattempo, Leao ha segnato 5 gol finora in questa Serie A, e fornito 1 assist.
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